Rivista Anarchica Online


Fuori dagli schemi ideologici
intervista di Charles Jacquier
a Domenico "Mimmo" Pucciarelli

Da vent'anni un gruppo di anarchici anima a Lione diverse attività editoriali e culturali libertarie.
A colloquio con uno di loro.

 

L'Atelier de Création Libertaire [Laboratorio di Creazione Libertaria, NdT] esiste dal 1979. In quale contesto, a quale fine e con quali mezzi è stato creato?

All'epoca pubblicavamo la rivista Informations et réflexions libertaires (IRL, Informazioni e riflessioni libertarie, NdT), che intendeva essere una struttura aperta ai dibattiti e agli scambi tra tutte le correnti libertarie. Questo perché il nostro obiettivo era di promuovere un anarchismo non dogmatico e contemporaneo, che operasse una rottura con quello che oggi viene chiamato 'classico' e che è rappresentato da "organizzazioni" e/o da gruppi che spesso si fanno la guerra l'un l'altro, non soltanto attraverso la scrittura, ma anche durante le manifestazioni di piazza…
Guardando al movimento libertario di Lione del tempo, che gravitava intorno a una stanza e a una struttura (Coordination libertaire, Coordinamento libertario, NdT) che riuniva tutti gli sforzi per "essere presenti" sulla scena politica, sociale e culturale esistenti nella nostra regione, l'ACL sposava quel desiderio di presentare un'altra immagine degli anarchici e delle loro idee. Volevamo far conoscere quell'anarchismo contemporaneo uscito dalle rotture aperte dagli avvenimenti del maggio '68 in particolare, e in generale dai movimenti di contestazione sviluppatisi a partire dalla fine degli anni '60 un po' dappertutto nei paesi "ricchi e democratici", così come tra i giovani inquieti e in fermento di tutto il mondo.
Durante tutti gli anni '70, analogamente ad altri anarchici in altri paesi, abbiamo tentato di approfondire la nostra riflessione tenendo conto delle pratiche nuove nelle quali ci impegnavamo. Una riflessione che doveva superare lo stadio dei dibattiti improvvisati (per quanto ricchi potessero essere), per trasformarsi in carta stampata, in libri e in opuscoli, ma anche in dibattiti e riviste più "teoriche". Non si trattava, peraltro, di un approccio originale, poiché si ritrovava già, per esempio, nella rivista internazionale Interrogations (Interrogativi, NdT) e nell'attività di un gruppo di anarchici italiani che, dopo aver fondato il mensile A rivista anarchica, aveva dato vita al Centro studi libertari G. Pinelli che organizzava, tra le altre cose, dei dibattiti e iniziava a pubblicare scritti di autori contemporanei.
I mezzi con cui siamo partiti erano quelli che l'entusiasmo collettivo consente di mettere in atto, insieme a una piccola sottoscrizione tra "i compagni e le compagne" che all'epoca frequentavano l'ambiente libertario e in particolare il locale di rue Pierre-Blanc nel quartiere della Croix-Rousse.

Come si situa l'ACL in rapporto alle altre strutture del movimento libertario, tanto a Lione quanto a livello nazionale e internazionale?

Come indicato nella risposta precedente, l'ACL nasce all'interno di quel movimento libertario di Lione che si ristruttura e si sviluppa al di là delle tradizionali linee di divisione tra le diverse tendenze ideologiche libertarie. Questo anarchismo à la lyonnaise potrà, in tale contesto, dar vita a luoghi e ad attività non settarie (contrariamente a quel che allora spesso succedeva in altre città) come il Collectif utilitaire lyonnais (Collettivo utilitario di Lione, NdT), che agiva nel quartiere della Croix-Rousse e la libreria libertaria la Gryffe. Coronamento di questo "anarchismo à la lyonnaise" sono state le due Giornate libertarie organizzate all'inizio degli anni '80, che col loro successo e dinamismo collettivo hanno contribuito, in quel momento, a rendere possibile di immaginare "un altro futuro" per il movimento libertario. In realtà, bisognerà attendere la guerra del Golfo e i movimenti di novembre-dicembre 1995 per intravedere un reale sviluppo del movimento… che oggi, tuttavia, in quest'inizio 1999, sembra nuovamente in fase di stagnazione….

 

Numerose discussioni

L'ACL intrattiene qualche rapporto con altre case editrici, e se sì quali? Nell'insieme, queste casi editrici non soffrono forse del loro essere isolate e del fatto di lavorare ciascuna "nel proprio angolino"? Pensate di prendere qualche iniziativa per porre rimedio a questa frammentazione e trovare una sinergia tra azioni disperse? Se sì, in quali ambiti?

Fin dall'inizio della nostra attività abbiamo intrattenuto delle relazioni con altre case editrici: siamo stati promotori di riunioni tra varie case editrici libertarie o di ambito contiguo (Acratie, Le Monde Libertaire, Spartacus, Ludd, ecc.) e abbiamo partecipato (a distanza) a quell'iniziativa denominata "i libertari pubblicano" e che aveva come obiettivo di presentare un catalogo comune, di dar vita a un luogo dove sia possibile trovare regolarmente le nostre pubblicazioni e di organizzare delle giornate dedicate al libro libertario. Più in particolare, abbiamo collaborato con Acratie alla coedizione di due opere, così come con le edizioni de Le Monde Libertaire e Reflex-No pasaran, ma anche con Silence, rivista ecologista e alternativa "vicina" all'ecologia sociale.
Queste esperienze, tuttavia, non hanno dato i frutti che ci aspettavamo: lo sviluppo delle nostre rispettive strutture nonché l'arricchimento dei nostri cataloghi con titoli che contribuiscano al rinnovamento del pensiero libertario, che era e rimane il nostro principale obiettivo.
Da un lato ci si è accorti, anche in seguito a questi tentativi di "coordinare" attività tutto sommato simili, che non è mettendo "testa a testa" delle "forze" che si può rendere più dinamica la cultura libertaria e arricchirla. Dall'altro lato abbiamo capito che le diverse case editrici libertarie non soffrono del loro isolamento, ma di un'evidente mancanza di testi che consentano il rinnovamento delle nostre idee e, conseguentemente, della nostra pratica. Confrontando i cataloghi delle varie case editrici "libertarie", si può facilmente notare che è in quello dell'ACL che si trovano la maggior parte degli autori contemporanei, e che sono presenti i titoli che riflettono la problematica anarchica odierna. Ora, questo lavoro che ci è costato numerose discussioni all'interno del collettivo dell'ACL, avremmo fatto ben più fatica a realizzarlo in una struttura più complessa.
(Per lungo tempo il nostro collettivo è stato composto da tre persone di Lione che si riunivano una volta alla settimana - sono oltre vent'anni che va avanti così!!!, oltre che da alcuni collaboratori e collaboratrici di altre città, il cui aiuto è sempre stato indispensabile. Oggi un "collettivo" più ampio tenta da tre anni di instaurare una nuova dinamica….)
La "dispersione" di cui parli, in fin dei conti, in realtà costituisce una opportunità per ciascun gruppo, poiché ciascuno può esprimere la propria autonomia e le proprie scelte particolari, la sua peculiare visione del mondo.
Certo, l'idea di coordinare le nostre iniziative rimane comunque un obiettivo di cui si può discutere caso per caso, ma non in un quadro rigido…

Dopo vent'anni di lavoro e ottanta titoli pubblicati, quali sono le direzioni principali di lavoro dell'ACL? Vi sono state delle inflessioni nei vostri orientamenti e perché? Quali, in rapporto ai vostri obiettivi iniziali, sono stati, o meno, realizzati?

Il nostro obiettivo di partenza era quello di presentare un anarchismo contemporaneo. Ci sembra che questo obiettivo sia stato parzialmente raggiunto e continuiamo a ritenere che esso rappresenti l'asse principale intorno al quale dovremmo portare avanti la nostra attività. Ciononostante, la problematica libertaria non è la stessa di vent'anni fa. A quell'epoca dovevamo pensare a strutturare un movimento che per la maggior parte era composto di giovani, e che negli anni '50 e '60 aveva perso molto del suo dinamismo in quella "traversata del deserto" (come la chiamano diversi storici) (espressione figurata per indicare un temporaneo ritiro dalla scena pubblica, NdT). Oggi, e dopo la caduta del muro di Berlino, l'anarchismo sembra nuovamente costituire una delle alternative praticabili, ma ci sembra che il suo contenuto sia da rivedere. A fianco di un anarchismo classico, infatti, il cui apogeo può probabilmente venir identificato con il 19 luglio 1936 in Spagna e con l'inizio della guerra civile, così come con dei tentativi di collettivizzazione su larga scala, vi è stato un anarchismo "contemporaneo" tra la fine degli anni '60 e i primi anni '80, i cui principali rappresentanti (teorici) erano anglosassoni (Goodman e Bookchin, per esempio) e diverse pratiche che da una ventina d'anni sono state più prossime a interrogativi quotidiani che a una visione di lunga durata. In altre parole, con il declino dell'anarchismo classico, un nuovo anarchismo si è sviluppato in quest'ultimo quarto di secolo, il cui manifesto può riassumersi nel desiderio di una rivoluzione del quotidiano (vivere e lavorare in maniera diversa, qui e ora).
Tuttavia, questo ciclo sembra esaurirsi, anche se ogni giorno nascono nuove iniziative, spesso con quello stesso spirito libertario caratteristico dei nuovi movimenti sociali (NMS) sorti negli anni '70. L'immaginario dei libertari, perlomeno di quanti e di quante si riconoscevano in questo movimento, non ha più quella forza (esplosiva) che presentava in altre epoche e in vari paesi. Il fatto è che oggi, dopo oltre un secolo di esperienze e di cultura anarchica ( e libertaria), dobbiamo tornare a riflettere sul contenuto di questa idea (cos'è l'anarchia?) e sulle pratiche che possono conferire nuovo dinamismo a questo immaginario. Infine, si dovrebbe liberarlo di quei vecchi concetti di cui molti anarchici di tutte le tendenze continuano a nutrirsi….

 

Attenti alle diverse forme

Quale posto occupa la storia nel vostro catalogo e, nel futuro, che importanza contate di accordarle? Come sono stati scelti i temi già trattati?

La storia non occupa un posto così importante come avremmo desiderato. Da una parte, non vi sono molti storici di impostazione libertaria e, d'altra parte, alcuni di questi/queste hanno avuto la possibilità, se non la volontà, il desiderio, di venir pubblicati da case editrici "più rispettabili" e "conosciute" della nostra. Dovendosi accorgere, tuttavia, che alcuni dei nostri libri hanno venduto un numero maggiore di copie dei loro, pur pubblicati da case editrici "serie".
Ci piacerebbe sviluppare questo settore, ma si deve anche pensare a fare storia in modo diverso...
Infine, per ciò che concerne la scelta dei testi che pubblichiamo, questa viene fatta muovendo dalle diverse sensibilità espresse da ciascuno dei membri del collettivo, così come dai nostri collaboratori e dalle nostre collaboratrici… il che non è forse un metodo "scientifico" né sempre "redditizio", ma ci consente di dedicare sempre pari interesse a tutto ciò che pubblichiamo.

Per rimanere in argomento, quali avvenimenti, periodi o tematiche sarebbero, secondo voi, da affrontare in via prioritaria e come concepite il vostro rapporto con il passato del movimento?

I periodi e gli avvenimenti da studiare sono numerosi. Il punto è che si dovrebbe avere un approccio diverso al nostro passato. Manca, per esempio, una riflessione sui 50 anni d'attività (propaganda, cultura, azioni, organizzazioni) del movimento libertario spagnolo che hanno preceduto l'emblematica "rivoluzione" del 1936. Non si potrebbe concepire quell'avvenimento, infatti, se non si tenesse conto di tutti gli sforzi quotidiani che hanno avuto corso in cinque decenni, il che equivale alla vita e alle opere di diverse generazioni di uomini e donne libertari/e. In realtà si può affermare che le cose più importanti realizzatesi nel movimento libertario spagnolo si sono prodotte prima del 19 luglio 1936. Ma chi conosce quel passato?
La storia anarchica, dei suoi pensatori e delle sue iniziative, rimane un campo di riflessione aperto nel quale bisognerebbe avventurarsi, non per erigere dei monumenti, ma per comprenderne il movimento e l'immaginario che l'hanno alimentata. È un terreno pressoché vergine…

Come vi collocate in rapporto al "possibilismo libertario" evocato da diversi degli intervenuti al convegno sulla "cultura libertaria" (ACL, 1997) e come immaginate uno spazio editoriale plurale tra le diverse sensibilità del movimento libertario?

Gli sforzi che abbiamo fatto a livello editoriale, parallelamente e logicamente li abbiamo fatti anche per i dibattiti che abbiamo organizzato più o meno regolarmente a partire dalla metà degli anni '80. In questi dibattiti, così come nelle pubblicazioni collettive, ci proponiamo di presentare sempre quel pluralismo libertario che è consustanziale al movimento stesso. In effetti, uno dei nostri obiettivi è di dimostrare che le vecchie categorie nelle quali si usava inquadrare i libertari stanno ormai perdendo di significato. Nelle pratiche quotidiane degli uni/delle une e degli altri/delle altre, vi sono poche differenze. Cosa vi è di diverso tra un comunista libertario, un sindacalista libertario, un anarco-sindacalista, un libertario, un anarchico, ecc. ecc.??? Cos'è un rivoluzionario oggi? Cos'è il "possibilismo libertario"?
Voler ridurre la problematica anarchica (e, per estensione, libertaria) a delle categorie, a degli schemi ideologici, non facilita il necessario aggiornamento dei concetti utilizzati dai nostri avi. Così, pensiamo che gli anarchici e i libertari debbano continuare a rimettere in discussione la realtà così come si vuole farcela accettare, ma si deve anche dar prova di lucidità in rapporto alle teorie e alle pratiche di cui ci sentiamo eredi.
Così, in modo del tutto naturale, pensiamo che non soltanto si debba mantenere e sviluppare uno spazio editoriale plurale, ma anche essere attenti alle diverse e differenti forme e contenuti che le idee e le pratiche libertarie presentano oggi.

Qual è il per il momento il vostro programma di lavoro e come vedete, a più lungo termine, il futuro dell'ACL?

Dopo vent'anni di attività, siamo un po' invecchiati e il nostro entusiasmo non è più quello degli inizi. Dopo essere arrivati a pubblicare fino a nove titoli in un solo anno, abbiamo un po' rallentato la nostra produzione e questo per due ragioni. Innanzitutto perché, come indicato più sopra, la problematica libertaria assume ormai dei contorni di cui ci è necessario precisare il contenuto. Ma ciò è più difficile che non gridare nei cortei anarchici: "Unica soluzione, la rivoluzione!" D'altra parte si è instaurato un dibattito tra i membri che attualmente compongono il gruppo che fa vivere l'ACL su come continuare la nostra esperienza. Opinioni diverse in merito al contenuto, alla forma e al metodo da seguire (chi fa che cosa e in che modo?), ci obbligano a ripensare il nostro futuro a lungo termine.
Per il momento, abbiamo nondimeno diversi progetti sul tavolo, tra cui alcuni titoli come: La Rêverie anarchiste (Il Sogno anarchico, NdT) di Alain Pessin (riedizione di un libro apparso nel 1984), L'Esprit libertaire du surréalisme (Lo spirito libertario del Surrealismo, NdT) d'Alix Large, gli atti del convegno Les Incendiaires de l'imaginaire (Gli incendiari dell'immaginario, NdT) nonché di quello su Présence de Louis Mercier, L'Imaginaire des libertaires aujourd'hui (Presenza di Louis Mercier, L'immaginario dei libertari oggi, NdT) di Mimmo Pucciarelli, La Citadelle des rêves vécus (La cittadella dei sogni vissuti, NdT) di Serge Alexis, Écoles anarchistes au Brésil (1889-1920) (Scuole anarchiche in Brasile, 1889-1920, NdT) di Régina Jomini-Mazoni, Goodwin, ecc. Infine, partecipiamo all'organizzazione del convegno "Ha un futuro l'anarchismo?", che si terrà il 26, 27 e 28 ottobre di quest'anno a Tolosa.

Intervista a cura
di Charles Jacquier
(traduzione dal francese
di Anna Spadolini)

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P.S. L'ACL pubblica una o due volte l'anno la Lettre del l'ACL [Lettera dell'ACL, NdT], inviata gratuitamente dietro semplice richiesta.