Rivista Anarchica Online


Luglio libertario

 

Una proposta di lavoro e socialità per questa estate. Alla cascina Torchiera, a Milano.

 

A luglio sui tetti.
di Matteo Vescovi & Luca Frigerio

Cascina autogestita Torchiera. Luglio 1999. Lo stesso clima la stessa temperatura delle precedenti tre edizioni del "Luglio libertario". Quattro giorni all'anno. Svariate ore di sguardi, parole, annusamenti, legami tra modi diversi di inventarsi il proprio quotidiano in senso libertario. Il raggio d'azione copre l'area milanese perché quotidianità fa rima con territorialità, eludendo una qualche licenza poetica.
Quest'anno le realtà che il Luglio ha saputo avvicinare danno un'impronta diversa da quella degli scorsi anni. Nasce oggi la necessità di trasformare la vetrina delle realtà libertarie del milanese in un laboratorio permanente dove le stesse possano progettare ed intraprendere percorsi comuni vivendo nel concreto gli spazi della cascina che con questa edizione si vogliono ristrutturare.
In questo modo si propone di dare una maggiore continuità a questi rapporti attraverso l'esercizio di una prassi libertaria. Sottrarre ancora una volta al degrado uno spazio in una città che ci vuole sempre più soggetti dispersi, distanti capaci solo di schivare colpi piuttosto che mordere, marcare l'intorno con la propria impronta. Intento ancor più valido quest'anno visto che da mesi sugli occupanti della cascina incombe un'ordinanza di sgombero. Il messaggio di risposta è palese: i nostri sogni, la nostra creatività non potranno mai essere sgomberati; per cui avanti, con chiunque si senta di giocarsi questa storia, con cazzuole e inesauribili momenti di progettazione.
Comun denominatore della quattro giorni, ormai è chiaro, sarà l'autocostruzione, a partire dalla mattina di giovedì 8 luglio. Non l'unico obiettivo, nè l'unica iniziativa.
In un'ottica di ridefinizione del proprio quotidiano verranno sviscerati temi come l'attuabilità di un'economia alternativa: l'urgenza di far penetrare con più forza nel movimento antagonista l'idea di un consumo critico, di mutuo appoggio, di gestione diversa delle proprie risorse umane ed economiche. A segnare la svolta di una teoria che vuole essere sempre più prassi sarà la presenza di un mercatino fisso nell'aia della cascina: espressione delle esperienze di autoproduzione, dalla coltivazione diretta all'artigianato passando per l'editoria. Per rompere la vetrina ci si propone di ampliare il gruppo d'acquisto formato mesi fa dall'Associazione Maltrainsema, per un consumo consapevole che combatta le logiche di una tecnologia ormai protagonista anche in campo alimentare e per tornare a essere soggetti attivi delle proprie azioni quotidiane, piccole o grosse che siano. Stesso significato si vuole dare all'incontro di soggetti o gruppi che da anni o mesi o giorni hanno creato ambiti lavorativi che si muovono per l'appunto su concetti di mutuo appoggio, di creazione di reddito fuori dai meccanismi di sfruttamento tipici della nostra "beneamata" cività occidentale.
Non dimenticando dove ci sta conducendo la sopra citata civiltà, sarà presente durante la quattro giorni una mostra sul Kosovo, composta da installazioni video, fotografie e collegamenti internet, curata dalla Coop. Alekos. La mostra nasce dall'esperienza di interposizione nonviolenta di "I Care" (Prishtina, dicembre 98) che ha portato 200 cittadini in occasione del 50° Anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. A tutti i protagonisti della manifestazione di dicembre in Kosovo, è apparsa chiaramente la possibilità di una guerra aperta tra le due parti in tempi brevi... ora la stiamo vivendo.
Non solo vestiti sporchi e cervelli che fumano: le cene come sempre coloreranno i momenti di rilassamento e socialità così come i concerti, gli spettacoli e le danze fino al freddo del mattino.
E per chi non se la sente di trattenere il fiato incappando nella frenesia e nell'afa milanese ci sarà la possibilità di campeggiare, purtroppo o per fortuna esclusivamente questi soli quattro giorni, dal'8 all'11 luglio.
E' inutile dirlo, ma utile ribadirlo: venite alla cascina, splendida oasi in un lapidare deserto silenzioso, a spendere un po' del vostro prezioso sudore e delle vostre strampalate idee di libertà.

Matteo & Luca Frigerio
Cascina Autogestita Torchiera
Tel. 02/3088896 fax 02/38008614
p.le Cimitero Maggiore 18
20154 Milano
Tram 14, Autobus 80

 

Avanti Luglio
di Dino Taddei

Numerare le scadenze ha sempre suscitato in me un sentimento ambiguo. Da bambino il prete, con voce melliflua, mi domandava insistentemente cosa era accaduto nella IV tappa della Via Crucis. Fu tra l'intenso odore di naftalina delle tonache e l'aria viziata delle candele votive che scoprii un imperscrutabile nesso tra libero accesso al cinema oratoriano e conoscenza cristologica.
Qualche anno dopo riebbi a che fare con le numerazioni e con un altro tipo di prete: fu nelle notti estive a sedici anni quando tutto sembrava spiegarsi con la parola estrema, soprattutto litigando di politica. Un mio amico apparentemente coetaneo (in realtà poteva tranquillamente avere cinquanta o sessanta anni più di me) mi zittì prontamente enumerando a catena infiniti Congressi del PCUS - "Tu sai cosa si è deciso al trentesimo Congresso? ed al venticinquesimo? Ed allora taci." Ed io tacqui, sprofondando in quei numeri polverosi grondanti storia.
Eppure esiste un senso positivo in questo tipo di catalogazione ed è quando si intende come segno di cambiamento e non di continuità. E' il caso del Luglio Libertario che rivoluziona completamente la sua formula nella sua quarta edizione.
Per questo motivo mi è sembrato opportuno sentire alcuni tra i compagni promotori per fare un primo bilancio complessivo e capire le nuove strade che s'intendono perseguire.

Malgrado i lettori di A si siano già dovuti sorbire i resoconti dei precedenti Lugli Libertari vorrei chiedervi di riassumere per sommi capi la strada finora fatta.

Il Luglio Libertario è nato quasi per caso quattro anni fa, quando il Centro Studi Libertari e la cooperativa Alekos di Milano proposero al Museo di Storia Contemporanea una mostra sui manifesti della Rivoluzione Spagnola con annesso un convegni di studi. L'iniziativa doveva essere di grande risonanza cadendo nel sessantesimo aniversario dell'inizio della rivoluzione, così qualcuno pensò di utilizzare l'attenzione pubblica che l'evento avrebbe prodotto per attivare al massimo l'area anarchica e libertaria milanese. Un segno di vitalità politica tesa a dimostrare che la storia non si era fermata al luglio del '36, ai miliziani delle colonne, ma che sapevamo portare il nostro progetto di cambiamento sociale al di fuori dei circuiti conosciuti. In altre parole il messaggio doveva suonare più o meno così: attenzione gli anarchici sono presenti nel lavoro, nella cultura, nell'educazione, nel dissenso sociale oggi, non nelle cartoline d'inizio secolo.

Il progetto andò in porto?

Naturalmente no. Per tristi motivi il Centro Studi Libertari e l'Alekos furono estromessi dall'iniziativa ed il Museo fece la sua mostra.
Però la partita non finì così. Decidemmo lo stesso di andare avanti e di non perdere l'occasione di caratterizzare un intero mese con iniziative libertarie. Così è nato il Luglio Libertario, la prima iniziativa dopo moltissimo tempo capace di coagulare tutte le più significative esperienze libertarie in ambito milanese.
Il primo problema che dovemmo affrontare fu la constatazione che in questo ultimo decennio eravamo cresciuti in compartimenti stagni: il movimento anarchico in senso proprio per una strada, le nuove realtà libertarie per un'altra. Nessun punto di contatto, anzi, semmai una reciproca diffidenza basata sulla non conoscenza.
Per rompere questa incomprensione provammo ad organizzare un Luglio nomade, che senso che ogni singolo gruppo si impegnò a proporre degli appuntamenti capaci di essere anche una vetrina del proprio modo di operare. L'idea ebbe successo e permise un po' a tutti di sbirciare cosa facevano i 'parenti', scoprimmo che, una volta date per assodate le differenze, si poteva lavorare insieme, una smentita clamorosa alla supposta rissosità degli anarchici.

Gli anni seguenti avete deciso di cambiare formula, questa scelta, poi rivelatasi fortunata, è stata frutto di una maturazione coerente o piuttosto di una debolezza organizzativa?

Non ci sembra il caso di fare propaganda gratuita, la verità è che malgrado l'inaspettato successo dell'iniziativa la nostra capacità organizzativa era ancora gracile, il dispiegamento di appuntamenti su appuntamenti creava una polverizzazione che non facilitava l'avvicinamento di persone potenzialmente interessate ma alle quali mancava l'informazione o la voglia di attraversare ogni giorno la città da una parte all'altra per una presentazione di un libro o per una serata a tema...
Così pensammo che il Luglio sarebbe stato più efficace concentrando le nostre forze in un posto unico, per un periodo più limitato, ma che garantisse il bisogno di socializzazione scarsamente considerato l'anno precedente.
La proposta venne condivisa dalla Cascina Autogestita Torchiera che da allora divenne la sede stabile dell'iniziativa. Il posto d'altro canto si rivelò ideale, infatti la cascina è composta da ampi spazi coperti, da una cucina, da una grande corte con un palco e da un giardino recintato adibito a campeggio e come spazio teatrale. Per il resto dei servizi i compagni si sono fatti in quattro per garantire l'agibilità della struttura e questo - teniamo a sottolinearlo - senza bisogno di direttive superiori; semplicemente ognuno si è messo a fare quello che gli sembrava necessario, chi in cucina, chi a lavare i cessi, chi a tenere la libreria, chi a mettere a proprio agio le persone nuove davanti ad un bicchiere.
E di persone "nuove" ne sono passate davvero tante, incuriosite dalla buona stampa di cui ha goduto l'iniziativa, (molto raramente capita ad un lettore del Corriere della Sera e della Repubblica di leggere appuntamenti anarchici) o grazie alla potentissima forza del passaparola.
Così a distanza di quattro anni siamo paradossalmente arrivati a conseguire il nostro obiettivo originario: non solamente conoscerci ma farci conoscere.
Merito del caldo estivo che spinge la gente fuori di casa a farsi una mangiata o una bevuta ma soprattutto merito della qualità delle iniziative proposte: dai dibattiti, alle presentazioni, dal teatro alla musica, dalle iniziative degli artisti di strada alle mostre non c'è stata proposta che non abbia riscosso interesse. Forse il segreto è proprio nella miscela di momenti seriosi con momenti ludici, il dare spazio a tutti, la scelta di mischiare nei dibattiti relatori con forti propensioni teoriche con relatori che provengono da esperienze sul campo, con lo scopo dichiarato di innescare un confronto a volte contraddittorio ma vivo; al contrario abbiamo sempre cercato di evitare il cibo predigerito, l'uniformità di pensiero. La diversità nn è mai un segno di debolezza.

Quest'anno avete deciso di cambiare, quali sono gli elementi di continuità che permangono?

Il Luglio Libertario si è dimostrato uno strumento eccezionale per la circolazione delle nostre idee, oggi possiamo contare su una coesione dell'area libertaria milanese impensabile quattro anni fa, ad esempio è normale che se la FAI o l'USI propongono delle iniziative sulla guerra tutti si sentono coinvolti o se c'è da difendere il Torchiera dallo sgombero ci si ritrovi uniti in piazza, sembrano banalità ma un tempo non era così, questa esperienza ha messo in moto dei legami che resistono tutto l'anno e che producono convergenze politiche di lunga durata.
Naturalmente intendiamo difendere la convivialità che si è prodotta in questi anni, il piacere di stare insieme, l'aria di festa comunque serpeggiante in questa iniziativa: non sta scritto da nessuna parte che per fare o discutere di cose serie bisogna per forza rompersi i coglioni, eppoi si è dimostrato il modo più semplice per far sentire il Luglio di tutti, anche a chi faceva capolino per la prima volta.

E allora perché cambiare?

In realtà non cambia il Luglio, siamo noi che siamo cambiati. Abbiamo scoperto la possibilità di fare alcune cose insieme, in questi anni lo abbiamo sperimentato, ora abbiamo deciso di fare un salto di qualità: lavorando per la ristrutturazione di una parte della cascina intendiamo trasformare una esperienza positiva ma limitata temporalmente e progettualmente, in qualcosa di più vasto come può essere un tetto comune (ovviamente ogni gruppo deciderà autonomamente se e come partecipare), che non si sovrappone all'esistente ma tende a creare una banchina libertaria permanente dove caricare e scaricare progetti e vissuti.

Dino Taddei