"Antistato" è uno dei termini che più
hanno contribuito nel secolo che va a concludersi allinquietudine
delle buone coscienze. La definizione accomuna realtà
affatto diverse, colpendo in particolare coloro che lhanno
assunta quale strumento di promozione per lidea libertaria.
Le accezioni che ne risultano sono infatti incompatibili: sistema
di potere creato allinterno dello stato dalle organizzazioni
mafiose e "società senza stato".
Per meglio comprendere la singolare carriera del sostantivo,
appare utile richiamare la funzione del comune prefisso. Anti-
indica contrapposizione, carattere che nei confronti dello stato
connota sia il sistema mafioso, sia lideale anarchico. Questo
aspetto si potrebbe generalizzare a tutte le forme di organizzazione
antagoniste al modello di potere centralizzato. Le comunità
che si ispirano al cristianesimo originario sostengono il primato
del senso etico-religioso e del bene comune sullobbedienza
alle leggi dello stato. Quanto, polarità opposta, lagire
criminale comporta uno stravolgimento delle regole socialmente
accettate. Si cerca dimporre lapplicazione di un codice basato
sul beneficio del singolo - del gruppo o della "famiglia"-
a discapito della collettività.
È daltro lato interessante considerare come il rapporto
antistato-crimine sia mutato e continui a mutare in funzione
allevoluzione dei modelli culturali e delle strutture di potere.
In un regime totalitario i due termini divengono sostanzialmente
sinonimi, come dimostra la strategia di eliminazione fisica
di ciò che in una democrazia viene chiamato "opposizione".
Anzi, si manifesta una predilezione per il delinquente conclamato,
in quanto individuo plasmabile in strumento di "operazioni"
e "strategie" dalla maggioranza rifiutate. Un esempio
nella composizione dei gruppi paramilitari - o Squadroni della
morte - che dallAmerica latina alla Serbia hanno aiutato i
governi locali a mantenere il controllo.
Se alla fine del secolo scorso gli anarchici erano considerati
"banda di malfattori", stessa fine avrebbero fatto
dopo un trentennio i militanti dei "partiti democratici".
Sorte che anche in tempi più recenti sarebbe toccata
ad adulteri, obiettori di coscienza, abortisti... Un richiamo
significativo alla tradizione nel mondo contemporaneo è
costituito dal "Giuliani pensiero". La Dottrina della
tolleranza zero comporta la criminalizzazione sia del dissenso
radicale - per la realtà italiana i centri sociali -,
sia della marginalità in generale. Se i primi per il
fatto di occupare spazi pubblici in modo illegale - ma anche
per la stravagante passione per il graffito metropolitano -
sono messi allindice, la sorte peggiore tocca a tossicomani
e homeless, e sans papiers.
Lo stato più potente del pianeta vanta quale credenziale
per ergersi a maître di democrazia il più
alto rapporto tra detenuti e popolazione del mondo sviluppato.
Le carceri, come già gli armamenti, rappresentano ad
oggi uno dei business più proficui. Quale rapporto tra
linasprimento delle pene, il conseguente allungamento dei soggiorni
e delle rette, e le pressioni esercitate dalla lobby delle carceri?
Quale il senso etico dellattuale revival della pena di morte
o della "recidività" del delinquere, che pone
a controparte del superamento dei tre reati la prigione a vita?
Lobiettivo diviene estirpare lantistato alla radice, ma con
questo e il conseguimento di una illusoria sicurezza, i valori
fondanti lumanesimo occidentale.
Unulteriore conferma della versatilità del termine
si ha, in una prospettiva sovranazionale, nella definizione
del nemico. Antistato per antonomasia, lepiteto dopo la caduta
del Muro di Berlino e il naufragio dell"Impero del male",
appare tornato alloriginaria sinonimia di efferatezza, totalitarismo
e crudeltà. La scalfittura nel visino di un marine diciottenne
ne fornisce testimonianza, quanto le fosse comuni o le lunghe
file di deportati. Tuttavia lo sterminio dei Kosovari non sembra
valere quanto quello dei Kurdi, meno vicini alla patria Europa
e perpetrato da uno stato amico. Il calvario, le deportazioni
dei palestinesi meritano nello stesso gioco allopportunità
diplomatica parole di comprensione, ma neppure un ripensamento
sulle forniture belliche e gli aiuti alla "democrazia"
israeliana. Lelenco potrebbe continuare indefinitamente per
dimostrare quanto lalter ego negativo del consesso sviluppato
possa prendere sembianze diverse e stupefacenti.
Terrore
e distruzione
Un crescendo reso più inquietante dalla
tesi di fondo dellaggressione aerea che da circa un mese colpisce
la Serbia. Dopo una serie incredibile di fallimenti, si vorrebbe
convincere lopinione pubblica della giustezza e dellefficacia
di una strategia basata sul terrore e sulla distruzione generalizzate.
Il testimone dellantistato internazionale è stato consegnato
al Presidente Milosevic, ma in vece sua devono pagare i disgraziati
che stanno sotto le bombe. Che lazione di forza potesse scatenare
unennesima pulizia etnica era prevedibile. Che ciò potesse
in qualche modo frenare il bellicismo Nato, augurabile.
Il paradosso, e la docilità del senso critico dei
comuni mortali, appare qui nella propria integrità. Lazione
deve essere a perdite zero per parte alleata; i bombardieri
dal costo iperbolico non possono andare perduti sul campo. Si
propone una "operazione chirurgica" di durata imprecisata,
che comporta lo sgancio degli ordigni a quote elevatissime,
con proporzionale aumento del margine di errore. E se il pilota
sgancia sui profughi anziché sui tank, la responsabilità
è senza dubbio da addebitarsi all"Hitler serbo".
Il senso dellantistato viene dunque a definirsi per contrapposizione
con una forma istituzionale presunta più evoluta. Tuttavia
assumendo un punto di vista più ampio, "stato"
e "antistato" appaiono nutrirsi della medesima materia,
rappresentare le facce di una stessa realtà. Lantistato
totalitario quanto lantistato mafioso non si caratterizzano
nellelaborazione di concezioni alternative del vivere comune.
Ripropongono fasi arretrate dellevoluzione di un medesimo modello.
Se, utilizzando un approccio necessariamente generalizzante,
è possibile sostenere che la dittatura richiami la monarchia
assoluta e lautocratismo, il sistema mafioso afferisce allambito
feudale. La mafia non è in questaccezione negazione
dello stato, quanto un altro stato. Permangono il controllo
della forza - militare e giudiziaria -, del territorio, della
tassazione e dei "monopoli" quali obiettivi. Liturgie,
codici e regole interne consacrano un dominio preteso incontrastato
da parte del gruppo - o della famiglia - sulla collettività.
Lideale, il "governo dei galantuomini", è
totalizzante e non ammette cittadinanza alla differenza. Il
diverso, quale soggetto sociale o semplicemente atteggiamento
intellettuale, deve essere represso. Esiste un gradiente di
pena che va al di là della morte, perché prescrive
il come la morte debba avvenire. Le commissioni che emettono
i verdetti si considerano pienamente autorizzate ad amministrare
la giustizia. La giustizia, o il giustizialismo, mafiosi.
La differenza con altre forme di criminalità sta
nel richiamo alle radici etniche e familistiche, nelliconografia
religioso-cavalleresca, nella proposizione di un sistema compiuto.
La mafia potrebbe evolvere in potenza verso un modello totalitario
e regionalistico di dominio. Sostituire lo stato centralizzato
con lo stato omertoso. La strategia delle famiglie risulta in
questo senso profondamente mutata negli ultimi decenni. Gli
uomini donore fanno studiare figli e picciotti; si servono
di strumenti tecnici e strutture complesse. La mafia non combatte
più lo stato dallesterno, tenta di farsi stato. Si sviluppano
processi di contagio e contaminazioni in tessuti, quali listituzionale
e leconomico, un tempo antagonisti.
Un processo lento, che in Italia si è sviluppato
per tappe e acquisizioni a partire dal riconoscimento dello
status quo feudale nel sud da parte della monarchia sabauda
in cambio della propria legittimazione. La mafia, dalle trattative
per preparare lo sbarco in Sicilia nel 1943 al sistema di scambio
voto-favore dellepoca democristiana, ha in seguito rappresentato
un costante interlocutore per la repubblica. In tale contesto,
il ruolo della capitale morale settentrionale è andato
focalizzandosi sulla controparte legale, il riciclaggio di denaro.
Equilibrio che si è tuttavia definitivamente infranto
a cavallo degli anni 80, con lo scoppio di una sanguinosa guerra
intestina. Conflitto che, con un bilancio assimilabile a una
guerra civile, ha portato al prevalere dei clan più arretrati
e feroci, i corleonesi, e a una tardiva reazione istituzionale.
Quale il comune denominatore tra realtà che abbiamo
definite "antistato totalitario" e "antistato
mafioso" e lorganizzazione sociale ispirata al pensiero
anarchico? Una possibile relazione coinvolge lavversione nei
confronti delle istituzione. Ma mentre i primi non si oppongono
allesistenza dello stato in sé, rappresentando incarnazioni
regressive rispetto alla democrazia partecipativa, lanarchismo
propone un suo superamento. Carattere comune ad altri movimenti
sia di matrice libertaria - federalisti radicali - sia di matrice
religiosa - cristiani di base. Da questo punto di vista la contrapposizione
dialettica tra stato e "antistato anarchico" non sussiste.
Lanarchismo non si pone in una dimensione di contrapposizione,
quanto di alterità; per gli anarchici, lavvenire è
altrove.
Massimo Annibale Rossi
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