Innocuo. Così sembra un computer:
innocuo. In fondo cosè, se non uno scatolone posato
su un tavolo? Certo, posso sempre prenderlo e tirarlo in testa
al mio vicino. O magari posso strangolare il malcapitato con
il filo del mouse. Ma sarebbe un uso improprio: a tutto sembra
adatto un computer, fuorché alla violenza. Invece anche
il computer, nel rispetto delle funzioni a cui è destinato,
può essere usato per compiere atti aggressivi. E non
si tratta di lettere minatorie o di missive piene di insulti.
E da un po che ci sentiamo ripetere che sta crescendo limportanza
del mondo dellinformazione, dei bit, rispetto al mondo reale
e concreto degli atomi. E con i bit, naturalmente, si può
anche fare del male.
Pensiamo agli esseri più spregevoli che ci siano.
Nel numero precedente di questa rubrica (A n. 250) ho parlato
dei pedofili. Ho detto che troppo spesso la stampa è
superficiale e, per condannare i pedofili, condanna il mezzo
che alcuni di loro usano, ossia Internet. Onta e vergogna alla
stampa arruffona e ignorante, ma rimane il fatto che chi esercita
violenza sui bambini è comunque da stigmatizzare. Che
fare per combatterli? Qualcuno ha pensato di farsi giustizia
da sé. E sono nati dei veri e propri "vigilanti
virtuali": esperti di sicurezza informatica in grado di
penetrare nei siti illegali e cancellare ogni genere di informazione
che essi contengono. Primo bersaglio: i siti di pornografia
infantile, naturalmente. Inutile nascondersi dietro un dito:
questo è un atto di violenza. Virtuale, certo. Operata
sui bit anziché sul muso del pedofilo, naturalmente.
Ma pur sempre violenza. Legittima? Non ne sarei tanto sicuro.
Chi attribuisce al "vigilante" il diritto di far piazza
pulita del sito pornografico? Nessuno, se non lui stesso. E
insomma una forma di giustizia personale, e cioè di puro
arbitrio individuale. E lo stesso può dirsi per le azioni
di mailbombing per punire gli spammer, di cui
abbiamo già parlato (A n. 241).
Attenzione: non dico che colpire in questo modo pedofili
e diffusori di posta - spazzatura sia sbagliato. Lungi da me
ogni genere di simpatia per queste due categorie. Dico invece
che è pericoloso. Perché innesca una spirale che
si sa dove comincia ma non è ben chiaro dove vada a finire.
Magari proprio contro di noi. Infatti labilità tecnica
che consente di penetrare in un sito per provocare danni non
è appannaggio esclusivo del "vigilante buono"
che distrugge le foto dei pedofili. Domani potrebbe diventare,
se già non lo è, patrimonio anche del cattolico
fanatico e integralista che entra in un sito anticlericale o
per la difesa dei diritti degli omosessuali, e lo distrugge.
O del neonazista che cancella il sito che commemora e ricorda
la Shoah. Non è ancora successo (che io sappia
) ma potrebbe
succedere. E la Rete potrebbe trasformarsi nel campo di battaglia
di schiere di hacker dalle ideologie contrapposte che
si distruggono reciprocamente i siti o si bombardano le mailbox.
Del resto, quale sarebbe il risultato della violenza
esercitata online, anche con le migliori intenzioni del
mondo? Chi ha accesso a Internet è ancora una sparuta
minoranza: la maggior parte delle persone sa cosè solo
grazie alle informazioni che riceve dai giornali. Se atti di
violenza, giusti o ingiusti che siano, dovessero diffondersi
e diventare pratica comune, chi osserva dallesterno vedrebbe
ulteriormente confermata lopinione, già fin troppo diffusa,
che il cyberspazio è una specie di Far West in
cui chiunque può farsi giustizia da solo. E da lì
allinvocare leggi repressive, oggi per punire gli atti di intrusione
nei siti altrui, domani magari per mettere il bavaglio a chi
pubblica sulla Rete, il passo è breve.
E ora passiamo ad altro. Scopro con piacere che A
è letta anche in posti dove mai penserei di trovarla.
E ricevo da un lettore, Marco Nunzi, la gentilissima lettera
seguente:
"Sono un operatore del ced della Camera. Già,
un operatore, tu sapevi che i computer vengono ogni tanto accesi
e spenti? Sai cosa vuol dire banche dati da consultare solo
tramite terminale? Significa che ogni mattina e ogni sera ci
sono degli omini (non dipendenti Camera, bensì di società
esterne) che accendono e spengono un elaboratore centrale (sai
cosa vuol dire elaboratore centrale? E qualcosa di molto differente
dal computer che hai davanti). Forse qui spenderanno male i
tuoi quattrini (ma perché paghi pure le tasse di questo
Stato???) ma posso dirti che chi ti ha istruito ha fatto altrettanto
se non peggio. Sei convinto che tutto quello che esiste ora
sia opera di internet e dei linguaggi html; ebbene esisteva
ed esiste una realtà informatica che funziona "ancora"
con i terminali (hai presente le banche, le poste, gli aeroporti,
ecc.) ed esistono ancora dei supporti informativi legati a quella
realtà. Per gli esperti come te, un giorno aggiungeranno
un turno di presidio notturno (grazie da parte delle nostre
famiglie), tanto per la copertura finanziaria possono contare
su di te, no?"
(...) Be, cosa si può rispondere? Lo so anchio
che non esistono solo lHTML dinamico e Java. Marco Nunzi ha
ragione: ci sono anche le interfacce a caratteri dei terminali.
Alle Poste io non le vedo: mi basta che se ne occupino gli impiegati
dietro lo sportello. E quindi me ne frego, e minteressa solo
che il servizio funzioni. Lo stesso dicasi per gli aeroporti.
Molte BBS invece impongono ancora uninterfaccia a caratteri
a me, proprio a me che vi accedo, ma non mi costano niente.
Tuttavia, visto che pago le tasse (e colgo loccasione per spiegare
perché; semplice: sennò la Finanza mi pignora
anche le mutande), oso pretendere che lo Stato mi fornisca un
supporto tecnologico che sia aggiornato. Chiedo troppo? Non
mi pare proprio. Per esempio, la mia banca mi consente di accedere
al mio conto, consultarlo, effettuare bonifici e investimenti
via Web! 24 ore su 24, con lHTML. Mi sembra il minimo, con
quello che mi costano gli interessi del mio mutuo e le spese
di gestione del mio libretto di risparmio. Perché dunque
dallo Stato non potrei pretendere il massimo dellautomazione
e della comodità possibili? Chi ha detto che i turni
di notte sono inaccettabili? Sarebbe bello sapere cosa ne pensano
panettieri, pasticceri e metronotte. E quanta gente servirà
mai per accendere e spegnere un computer? Infine, unannotazione
curiosa: Marco Nunzi mi ha scritto une-mail con il testo a
colori e in grassetto, con alcune parole in corsivo e altre
sottolineate. Per fortuna la mia versione di Eudora riconosce
questi preziosismi che abbelliscono la sua lettera. Se avessi
usato un terminale con uninterfaccia a caratteri delluniversità,
me li sarei persi.
Marco Cagnotti
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