Rivista Anarchica Online



a cura di Marco Cagnotti (cagnotti@venus.it)

 

vigilanti virtuali

 

Innocuo. Così sembra un computer: innocuo. In fondo cos’è, se non uno scatolone posato su un tavolo? Certo, posso sempre prenderlo e tirarlo in testa al mio vicino. O magari posso strangolare il malcapitato con il filo del mouse. Ma sarebbe un uso improprio: a tutto sembra adatto un computer, fuorché alla violenza. Invece anche il computer, nel rispetto delle funzioni a cui è destinato, può essere usato per compiere atti aggressivi. E non si tratta di lettere minatorie o di missive piene di insulti. E’ da un po’ che ci sentiamo ripetere che sta crescendo l’importanza del mondo dell’informazione, dei bit, rispetto al mondo reale e concreto degli atomi. E con i bit, naturalmente, si può anche fare del male.
Pensiamo agli esseri più spregevoli che ci siano. Nel numero precedente di questa rubrica (A n. 250) ho parlato dei pedofili. Ho detto che troppo spesso la stampa è superficiale e, per condannare i pedofili, condanna il mezzo che alcuni di loro usano, ossia Internet. Onta e vergogna alla stampa arruffona e ignorante, ma rimane il fatto che chi esercita violenza sui bambini è comunque da stigmatizzare. Che fare per combatterli? Qualcuno ha pensato di farsi giustizia da sé. E sono nati dei veri e propri "vigilanti virtuali": esperti di sicurezza informatica in grado di penetrare nei siti illegali e cancellare ogni genere di informazione che essi contengono. Primo bersaglio: i siti di pornografia infantile, naturalmente. Inutile nascondersi dietro un dito: questo è un atto di violenza. Virtuale, certo. Operata sui bit anziché sul muso del pedofilo, naturalmente. Ma pur sempre violenza. Legittima? Non ne sarei tanto sicuro. Chi attribuisce al "vigilante" il diritto di far piazza pulita del sito pornografico? Nessuno, se non lui stesso. E’ insomma una forma di giustizia personale, e cioè di puro arbitrio individuale. E lo stesso può dirsi per le azioni di mailbombing per punire gli spammer, di cui abbiamo già parlato (A n. 241).
Attenzione: non dico che colpire in questo modo pedofili e diffusori di posta - spazzatura sia sbagliato. Lungi da me ogni genere di simpatia per queste due categorie. Dico invece che è pericoloso. Perché innesca una spirale che si sa dove comincia ma non è ben chiaro dove vada a finire. Magari proprio contro di noi. Infatti l’abilità tecnica che consente di penetrare in un sito per provocare danni non è appannaggio esclusivo del "vigilante buono" che distrugge le foto dei pedofili. Domani potrebbe diventare, se già non lo è, patrimonio anche del cattolico fanatico e integralista che entra in un sito anticlericale o per la difesa dei diritti degli omosessuali, e lo distrugge. O del neonazista che cancella il sito che commemora e ricorda la Shoah. Non è ancora successo (che io sappia…) ma potrebbe succedere. E la Rete potrebbe trasformarsi nel campo di battaglia di schiere di hacker dalle ideologie contrapposte che si distruggono reciprocamente i siti o si bombardano le mailbox.
Del resto, quale sarebbe il risultato della violenza esercitata online, anche con le migliori intenzioni del mondo? Chi ha accesso a Internet è ancora una sparuta minoranza: la maggior parte delle persone sa cos’è solo grazie alle informazioni che riceve dai giornali. Se atti di violenza, giusti o ingiusti che siano, dovessero diffondersi e diventare pratica comune, chi osserva dall’esterno vedrebbe ulteriormente confermata l’opinione, già fin troppo diffusa, che il cyberspazio è una specie di Far West in cui chiunque può farsi giustizia da solo. E da lì all’invocare leggi repressive, oggi per punire gli atti di intrusione nei siti altrui, domani magari per mettere il bavaglio a chi pubblica sulla Rete, il passo è breve.
E ora passiamo ad altro. Scopro con piacere che A è letta anche in posti dove mai penserei di trovarla. E ricevo da un lettore, Marco Nunzi, la gentilissima lettera seguente:
"Sono un operatore del ced della Camera. Già, un operatore, tu sapevi che i computer vengono ogni tanto accesi e spenti? Sai cosa vuol dire banche dati da consultare solo tramite terminale? Significa che ogni mattina e ogni sera ci sono degli omini (non dipendenti Camera, bensì di società esterne) che accendono e spengono un elaboratore centrale (sai cosa vuol dire elaboratore centrale? E’ qualcosa di molto differente dal computer che hai davanti). Forse qui spenderanno male i tuoi quattrini (ma perché paghi pure le tasse di questo Stato???) ma posso dirti che chi ti ha istruito ha fatto altrettanto se non peggio. Sei convinto che tutto quello che esiste ora sia opera di internet e dei linguaggi html; ebbene esisteva ed esiste una realtà informatica che funziona "ancora" con i terminali (hai presente le banche, le poste, gli aeroporti, ecc.) ed esistono ancora dei supporti informativi legati a quella realtà. Per gli esperti come te, un giorno aggiungeranno un turno di presidio notturno (grazie da parte delle nostre famiglie), tanto per la copertura finanziaria possono contare su di te, no?"
(...) Be’, cosa si può rispondere? Lo so anch’io che non esistono solo l’HTML dinamico e Java. Marco Nunzi ha ragione: ci sono anche le interfacce a caratteri dei terminali. Alle Poste io non le vedo: mi basta che se ne occupino gli impiegati dietro lo sportello. E quindi me ne frego, e m’interessa solo che il servizio funzioni. Lo stesso dicasi per gli aeroporti. Molte BBS invece impongono ancora un’interfaccia a caratteri a me, proprio a me che vi accedo, ma non mi costano niente. Tuttavia, visto che pago le tasse (e colgo l’occasione per spiegare perché; semplice: sennò la Finanza mi pignora anche le mutande), oso pretendere che lo Stato mi fornisca un supporto tecnologico che sia aggiornato. Chiedo troppo? Non mi pare proprio. Per esempio, la mia banca mi consente di accedere al mio conto, consultarlo, effettuare bonifici e investimenti… via Web! 24 ore su 24, con l’HTML. Mi sembra il minimo, con quello che mi costano gli interessi del mio mutuo e le spese di gestione del mio libretto di risparmio. Perché dunque dallo Stato non potrei pretendere il massimo dell’automazione e della comodità possibili? Chi ha detto che i turni di notte sono inaccettabili? Sarebbe bello sapere cosa ne pensano panettieri, pasticceri e metronotte. E quanta gente servirà mai per accendere e spegnere un computer? Infine, un’annotazione curiosa: Marco Nunzi mi ha scritto un’e-mail con il testo a colori e in grassetto, con alcune parole in corsivo e altre sottolineate. Per fortuna la mia versione di Eudora riconosce questi preziosismi che abbelliscono la sua lettera. Se avessi usato un terminale con un’interfaccia a caratteri dell’università, me li sarei persi.

Marco Cagnotti