Rivista Anarchica Online


I conti
tornano

a cura di Carlo E. Menga

I Pitagorici ritenevano sacro il numero dieci, secondo quanto narra Aezio, e avevano l'abitudine di custodire in segreto le proprie dottrine. Anche la pubblicità ha il suo numero sacro, ma, per la sua natura tutt'altro che esoterica, non fa che sbandierarlo ai quattro venti. E' il numero nove, e i suoi multipli decimali. Infatti, se vi capita di entrare in un supermercato (e non può non capitarvi, dato che si tratta, come direbbe lo scrittore giapponese Murakami Haruki, di un inevitabile inconveniente del capitalismo avanzato) o in un qualsiasi altro negozio che espone i suoi prezzi in bella vista, nella stragrande maggioranza dei casi vi sarà offerto d'acquistare un prodotto non già a lire 5.000, bensì a lire 4.990; non a 60.000, ma a 59.900; non a 300.000, ma a 299.000; non a 23.000.000, ma a 22.900.000 (nel caso dei negozi che hanno prezzi che nel mondo del marketing vengono detti "di alto scontrino", accanto all'importo troverete un altro simbolo sacro: l'asterisco *, eufemismo grafico che rimanda alla impudica clausola illeggibile "I.V.A. esclusa").
A proposito di pudore, c'è da aggiungere che mentre alle origini della sua storia la pratica dell' "enneazione" (mi si consenta il conio) veniva trattata esplicitamente come l'occasione offerta di uno sconto, apponendo il prezzo "enneato" accanto a quello "liscio" il quale veniva sbarrato con una linea trasversale (un po' come gli occhi di quelle famose "casalinghe con autoscatto" di cui abbiamo già parlato altrove) per evidenziare il differenziale di risparmio mostrando la misura dell' "affarone" che l'acquirente andava a compiere - correndo però il rischio di farlo anche insospettire circa l'affarone che concludeva il negoziante non solo fino a quando aveva praticato il prezzo pieno, ma anche dopo, dato che comunque la sua brava percentuale esosa doveva lucrarla, pena il rischio di chiudere bottega, ovvero di vivere onestamente col tenore di vita di un impiegato dello stato senza ulteriori fonti di reddito -, oggi, essendosi tale pratica evoluta, il prezzo sbarrato è stato del tutto eliminato, se si escludono casi particolari di offerte di sconto per liquidazioni o per i vari 3x2. Mi è capitato di vedere addirittura un 4x2, un gommista che proponeva il cambio di quattro pneumatici al costo di due, agevolazione obbligata, data la natura dell'esercizio: col 3x2 solo i possessori di tre automobili con gomme contemporaneamente in analogo stato di deterioramento si sarebbero potuti permettere il cambio completo.
Oggi, l'affarone è automatico e implicito. Oggi, pensate: dopo che avrete comprato cinquecento bottiglie d'olio, una di esse l'avrete avuta gratis. Calcolando per comodità 1 kg d'olio d'oliva a bottiglia, e in 50 grammi (sto esagerando: si tratta di quasi mezzo bicchiere da vino) la dose giornaliera di una persona che per friggere usi l'olio di semi, la bottiglia gratis arriva circa dopo 7 anni di intestini lubrificati per una famiglia di 4 persone. E risparmia 5.000 in sette anni, e 10.000 in 14, la bella famigliola, dopo 140 anni potrà permettersi quasi due settimane in alta stagione a Madonna di Campiglio. Meglio di un buono postale. E l'automobile? Ammettendo che rottamiate e ricompriate ogni cinque anni, se avrete la pazienza di mettere da parte le centomila lire al lustro che risparmiate, dopo 1.150 anni vi regaleranno un'auto da 23.000.000 (beninteso: * I.V.A. esclusa). Certo voi direte: ma chi me lo fa fare? Con le prime centomila posso comprare venti bottiglie d'olio e anticipare di quasi tre anni le vacanze in montagna ...
Un momento, un momento: ho l'impressione che così non funzioni. Pro- babilmente abbiamo fatto male i conti. Loro no. Loro li sanno fare benissimo, i conti. Sanno perfettamente che su una bottiglia che gli è costata sì e no mille lire, loro ci hanno guadagnato 3.990 ovvero sempre le stesse quattromila lire, dato che le 10 lire di resto, poi, alla cassa, non solo non ve le danno, ma, se avete uno scontrino di 99.765 lire dovete ringraziare i vostri Lari e Penati se vi porgono con malagrazia una monetina da 200 lire (per non parlare delle 100 lire che vi richiederanno per ogni busta di plastica che vi occorre per portar via la spesa e che poi metterete da parte in un sacchetto insieme alle altre da regalare alla vostra vecchia zia arteriosclerotica che ne fa inspiegabilmente collezione). Voi, invece, non ci avete guadagnato niente, però ve ne sarete andati da lì soddisfatti, col sorriso sulle labbra, come degli yuppies che hanno appena fatto guadagnare centinaia di milioni al loro cliente e già pregustano il sapore delle briciole percentuali che leccheranno. In più: quelle sono briciole reali, mentre le vostre sono briciole virtuali come le leggi sul moto dei gas. E se vi viene qualche dubbio mentre aspettate l'ascensore con le sporte della spesa in mano, è inutile che torniate indietro a mettere i puntini sulle i, o addirittura a pretendere il resto giusto. Loro non ci sono più. Sono appena partiti per una settimana bianca a Madonna di Campiglio.
Noi possiamo solo nutrire la forse vana speranza che l'Euro ci vendichi.

Carlo E. Menga