Rivista Anarchica Online


municipalismo

Quale pratica politica libertaria

Tra il 26 e il 28 agosto scorso si è tenuta a Lisbona una conferenza internazionale sul tema dell’ecologia sociale e le sue prospettive politiche: il municipalismo libertario. Tale conferenza è stata organizzata da un comitato costituito da diverse persone attive nel movimento libertario internazionale e sostenuto da alcuni centri di studi libertari (come la Fondazione Salvator Ségui di Madrid); da case editrici quali la Black Rose Books (una delle più antiche e attive tra le attuali case editrici libertarie, tengo a precisare, con sede a Montréal), e la tedesca Trotzem Verlag/Schwarzer faden; l’Istituto di ecologia sociale del Vermont e quello per una Ecosocietà di Montréal, nonché la comunità spagnola Los Arenalejos, ecc. A farsi carico in modo ammirevole dell’organizzazione pratica delle tre giornate è stato il Socius, Centro di ricerca in sociologia economica e delle organizzazioni, diretto da José Maria Carvalho Ferreira... La conferenza, infine, ha avuto anche il patrocinio del dipartimento di sociologia dell’ISCTE di Lisbona e di altre istituzioni locali.
Ad affrontare un viaggio per prendere parte a queste giornate sono state circa 130 persone provenienti da diversi paesi europei (Germania, Spagna, Portogallo, Francia, Olanda, Belgio, Norvegia, Scozia), dalla Turchia, dall’America Latina, dagli Stati Uniti e dal Canada, in rappresentanza di gruppi locali o organizzazioni nazionali (come ad esempio la CGT spagnola, di cui erano presenti una ventina di militanti), oltre a diverse intervenute a titolo personale.
L’idea di questa conferenza, secondo quanto ho potuto comprendere leggendo l’appello pubblicato da diversi giornali libertari ed ecologisti, era di riflettere in merito alla questione dell’ecologia sociale e a quella che sembra esserne la più probabile implicazione pratica e politica, ovvero il municipalismo libertario. Penso che attraverso questa conferenza si sia voluto, da un lato, rendere omaggio all’opera di Murray Bookchin, ispiratore di questi due concetti che negli anni Settanta ed Ottanta hanno aiutato il movimento libertario internazionale ad affrontare la problematica ecologista. D’altra parte si è voluto anche tentare di far avanzare la riflessione sul tema, tenendo conto del libro appena pubblicato di Janet Biehl, che riprende l’idea di municipalismo libertario di Bookchin, dandole maggior respiro e strutturandola maggiormente, alla luce di alcune esperienze portate avanti in vari luoghi, negli ultimi vent’anni, da singoli o gruppi. A dire il vero, ho avuto l’impressione che, se alcuni membri del comitato organizzatore si erano innanzitutto preoccupati di riunire il maggior numero di libertari di diversi paesi, al fine di suscitare una riflessione comune, altri avrebbero voluto che, terminata la conferenza, si potessero stabilire le basi di una rete che si occupasse di municipalismo libertario o che venisse creata una organizzazione specifica.
Nel corso delle tre giornate in cui si è svolto l’incontro, nelle belle sale dell’Istituto di economia e scienze dell’amministrazione di Lisbona, e grazie alla traduzione simultanea assicurata in una delle sale, è stato possibile assistere ad alcuni dibattiti, se non ricchi, per lo meno promettenti. In effetti, a parte la differenza rilevata nei propositi degli organizzatori, differenza percepibile anche in alcuni degli interventi di altri partecipanti, va detto che, nell’insieme, quanti hanno preso la parola hanno espresso la necessità di affrontare la questione di un intervento politico libertario nell’amministrazione cittadina. Ora, se alcuni l’hanno fatto da un punto di vista “ideologico”, altri hanno portato esempi concreti che hanno messo in luce l’attualità di tale questione, e perfino, in qualche modo, l’urgenza di affrontarla, per rispondere tanto a un bisogno del movimento quanto a quelli di quanti, uomini e donne, vogliono partecipare in un altro modo o, se si preferisce, in modo alternativo, alla vita politica, agli affari della città.
Alla fine della conferenza, come direbbe Augustin Garcia Calvo, “eravamo tutti un po’ più ignoranti” perché, se i nostri propositi hanno mostrato che, da un lato, nell’ambiente libertario si è capaci di affrontare sempre più serenamente temi tanto delicati quale quello di un intervento politico nell’amministrazione cittadina, ovvero di una partecipazione come libertari alle elezioni locali; dall’altro lato si è dovuto constatare come la soluzione o, se si preferisce, tutte le risposte pratiche e teoriche a tale questione non siano ancora alla nostra portata. Certo, tra il pubblico vi erano, ad esempio, dei giovani compagni apparentemente molto attivi nella loro città/regione, che non avevano alcun dubbio sull’efficacia del “municipalismo libertario e sulle sue ultime conseguenze, vale a dire la Rivoluzione sociale”, ma c’era anche qualcuno che, come me, da molto tempo cerca di rimettere in discussione i concetti di quell’anarchismo classico di cui ci serviamo ancora per comprendere la realtà dell’anno Duemila.
In realtà, da quando ho letto le opere di Bookchin, che insieme al Laboratorio di Creazione libertaria (Atélier de Création libertaire) ho contribuito a far conoscere in Francia, ho sempre pensato che l’ecologia sociale e il Municipalismo libertario potessero rappresentare utili strumenti per fare dei passi avanti nelle nostre riflessioni e nella nostra pratica. Ciò nonostante, in quest’ultima conferenza alla quale ho assistito, ho nuovamente avvertito “una lenta evoluzione” del pensiero libertario di fronte a quelli che erano degli intenti già una quindicina d’anni fa nei nostri ambienti militanti “puri e duri”; ho nuovamente constatato l’assoluta necessità di un lavoro di riattualizzazione di concetti come quelli di Rivoluzione, Antistatalismo, Antiparlamentarismo, Lotta di classe, Movimento di massa, Anarco-sindacalismo, Comunismo libertario o dello stesso Anarchismo.... Attenzione, però: non si tratta di riprendere qui i vecchi discorsi su quel ben misero tema che opponeva su un piano ideologico i “rivoluzionari” ai “riformisti”, ma di confrontare la nostra pratica quotidiana con le nostre idee, e costruire intorno a queste ultime un corpus (sistema) che sappia tener conto di quanto è successo nel mondo in questi ultimi trent’anni.
In conclusione, con tutte le critiche che si possono muovere a questo tipo di iniziative (per esempio, la scarsa rappresentatività di quei gruppi che hanno una “reale” pratica locale, o la presenza poco numerosa di rappresentanti da paesi come l’Italia o l’Inghilterra o dei paesi dell’est, per non parlare dell’Africa o dell’Asia; o, ancora, la fretta di giungere alla strutturazione formale di un movimento, senza troppo curarsi di che cosa esso potrebbe rappresentare concretamente, e nonostante i limiti di personalismo e talvolta di dogmatismo di cui soffrono sempre i dibattiti interni al movimento...), mi sembra che questa iniziativa possa dirsi un successo.
In effetti, dopo tre giorni di dibattiti e qualche questione importante sollevata da una parte dell’assemblea (come quella della difesa armata di un’ipotetica amministrazione municipale libertaria che venisse attaccata da nemici...), i partecipanti hanno convenuto di rivedersi come previsto negli Stati Uniti (nel Vermont) per una seconda conferenza nell’estate del 1999.
Da qui a quell’appuntamento, ci si è impegnati a promuovere la lettura del libro di Janet Biehl Il Municipalismo libertario (di cui esistono ormai un’edizione tedesca, una spagnola e quella francese, pubblicata a Montréal da Ecososiété, e di cui sono previste prossimamente la traduzione in greco e in italiano...), attraverso dibattiti, conferenze locali e, se possibile, incontri che permettano di portare avanti il dibattito sulla questione, o di creare dei gruppi di riflessione ad hoc... ciò che costituiva, in realtà, la ragione della mia partecipazione personale a questa conferenza.

Mimmo Pucciarelli
(Traduzione dal francese
di Guido Lagomarsino)