Rivista Anarchica Online


La canna del pellegrino
di Carlo Oliva

 

Illustrazione di Natale Galli
Illustrazione di Natale Galli

 

 

Miliardi, miliardi, ancora miliardi sono stati stanziati dal governo non solo per la capitale, ma anche per tante altre località. A Milano, per esempio......

 

Strane e misteriose sono, notoriamente, le vie del Signore. L’altro giorno mi è capitato di leggere sui giornali di una dichiarazione del senatore De Corato, vicesindaco (neofascista) di Milano, a proposito dell’inferriata con la quale egli vuole fermamente recingere il parco di piazza della Vetra, onde evitare che sia ulteriormente infestato da spacciatori di sostanze illecite o altri malintenzionati, che meglio farebbero -a suo avviso- a operare in zone meno centrali e meno degnamente abitate (è lo stesso principio in base al quale il degno personaggio ha spostato, con un acconcio sistema di dissuasioni economico poliziesche, i traffici di “lucciole” e travestiti in viali più periferici e meno visibili, più o meno come una volta, nelle pochades familiari, le domestiche oziose nascondevano la sporcizia sotto il tappeto). Assicurava dunque il senatore De Corato che, a scorno dei suoi molti detrattori, l’inferriata si sarebbe fatta e sarebbe stata pagata, udite udite, con “i fondi del Giubileo”. Lasciandoci tutti perplessi su cosa diavolo c’entrasse il Giubileo con l’ansia perbenistica dell’amministrazione ambrosiana.
Esperite le opportune indagini, ho scoperto che, in vista del prevedibile afflusso di pellegrini dell’anno 2000, il nostro governo non si è limitato a stanziare, con apposita legge, ingenti fondi per migliorare le strutture ricettive e viabilistiche della città di Roma, ma ha pensato anche agli altri centri italiani, grandi e piccoli, che dall’afflusso pellegrinesco potessero essere eventualmente coinvolti. Anche ad essi sono stati destinati dei fondi, da usare a discrezione, o quasi, delle autorità locali. E a Milano appunto per l’inferriata di piazza della Vetra hanno pensato di usarli. Probabilmente De Corato e i suoi non hanno retto all’idea di un pellegrino di passaggio da quelle parti (tutte le strade -si sa- conducono a Roma) che, mentre sosta devotamente presso la basilica di S. Eustorgio, si veda offrire una canna da un extracomunitario di bassi costumi. Nessun pellegrino degno di questo nome, ovviamente, si sognerebbe mai di sconfinare per Quarto Oggiaro o il Giambellino o i tanti altri quartieri milanesi in cui, nell’indifferenza della civica amministrazione, ci si può agevolmente approvvigionare di ogni sorta di prodotti nocivi.
O forse no. Probabilmente di questo aspetto del problema al senatore De Corato non potrebbe importare di meno e la logica per cui, nell’appropinquarsi dell’Anno Santo, si finanziano inferriate in Val Padana è la stessa in base alla quale, anni fa, in occasione dei campionati mondiali di calcio si distribuivano licenze edilizie per alberghi da edificarsi a campionati conclusi. Ma certo è ben strana la situazione dei pellegrini dell’anno 2000. Non sono solo le autorità religiose a preoccuparsi del loro benessere spirituale: hanno suscitato anche la sollecitudine delle autorità civili, che molto stanno operando per il loro confort materiale. Si investono forti cifre, si preparano alloggi e parcheggi, si abbelliscono i centri urbani, si organizzano, a spese pubbliche, la loro venuta e il loro soggiorno. L’intera società civile, quella stessa di cui il Santo Padre non è mai pago di deplorare l’appiattimento su valori tristemente mondani, si mobilita per assicurargli la possibilità di compiere quello che, in teoria, dovrebbe essere un atto di devozione personale.

Illustrazione di Natale Galli

 

Da sette secoli

Ma questo lodevole sforzo non sarà, per avventura, controproducente? Un pellegrinaggio, ricordiamolo, non è un viaggio qualsiasi. È un gesto penitenziale, non un’occasione turistica. Il vero pellegrino non si propone una gratificazione mondana, del tipo di quella di chi si dirige, per dire, verso un villaggio delle Seychelles o una spiaggia delle Maldive. Si prefigge un obiettivo preciso: quello di lucrare, visitando il prescritto numero di basiliche e salendo a ginocchioni quella tal scalinata, quante indulgenze plenarie gli bastano per scaricare i millenni di Purga-torio che, altrimenti, senza fallo dovrebbe scontare. Perché, anche se la Chiesa, ormai, non insiste troppo sull’argomento, e se il Papa, negli immancabili “Arrivederci a Roma” con cui conclude i suoi frequenti viaggi all’estero, non accenna mai al problema (sarà per delicatezza, o in considerazione di tutto il cancan che hanno fatto, in proposito, Martin Lutero e altri guastamestieri par suo) il Giubileo è stato inventato per questo e per questo è stato mantenuto in vita negli ultimi sette secoli.
E un obiettivo del genere comporta, deve comportare, qualche sacrificio adeguato. Nella logica delle indulgenze, chi vuole qualcosa qualcosa deve dare, e non solo sotto forma di quattrini (che sarebbe -mi sembra- un caso di simonia, un peccato, in sé, piuttosto grave). Ai bei tempi di Bonifacio VIII, mettersi in cammino per Roma era un’impresa difficile, faticosa e tutt’altro che scevra di pericoli: era una specie di rinuncia alla normalità, che comportava una quantità di disagi e rinunce che il pellegrino, per così dire, offriva come espiazione, in cambio dei vantaggi spirituali che si riprometteva. E capirete anche voi che il pellegrino contemporaneo, che già ha la disgrazia di viaggiare in volo charter o in autobus gran turismo, usufruendo, di solito, di un pacchetto all inclusive che gli concede di unire il pellegrinaggio a un confortevole giro turistico per il Bel Paese, grandi possibilità di affrontare (e offrire al Signore) disagi e sacrifici non ne ha. Se ci si mette anche lo Stato laico a rendergli il percorso più confortevole e gratificante possibile, a spese di tutti i cittadini, compresi quelli che alle virtù salvifiche delle indulgenze non credono più di tanto, è ovvio che le probabilità che gli restano di risparmiarsi lunghi soggiorni sulle balze del Purgatorio crollano drammaticamente.

 

Penitenza aggiuntiva

A meno, naturalmente, che non pensiate che le moderne tecniche del turismo di massa, quello, appunto, dei voli charter e dei pacchetti all inclusive siano, in sé, già abbastanza penitenziali da soddisfare qualsiasi esigenza di espiazione. Nel qual caso anche l’impossibilità di concedersi, passando per il centro di Milano, una boccata rilassante, potrebbe essere valutata positivamente, come una sorta di benefica penitenza aggiuntiva. Come a dire che la Divina Provvidenza riesce sempre a integrare tutto e tutti nei suoi disegni. Compreso il senatore De Corato.

Carlo Oliva

 

“Un pellegrinaggio,
ricordiamolo, non è un
viaggio qualsiasi.
È un gesto penitenziale,
non un’occasione
turistica. ”