Rivista Anarchica Online



a cura di Marco Cagnotti (cagnotti@venus.it)

 

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Domanda: «Quanto sarebbe stato diverso il ’68 se avesse avuto a disposizione computer, cellulari e tutte le diavolerie della tecnologia moderna?» Domanda idiota, non c’è che dire. Come stupirsi? I giornalisti RAI non brillano certo per intelligenza. Sennò non farebbero i giornalisti RAI. Umberto Eco lo sa, e dà una risposta degna di lui:«Qualche anno fa il movimento della Pantera aveva a disposizione il fax… ed è durato tre mesi.» Insomma, l’attrezzo tecnologico serve a poco se dietro il braccio c’è una testolina carente di idee. Giusto. E non c’è da stupirsi se le idee mancano soprattutto ora in Italia perché, grazie alle forze progressiste finalmente giunte al potere, viviamo felici e contenti come non mai, e non abbiamo più bisogno di far funzionare i nostri tre neuroni. Anche perché, pare, la pancia piena favorisce l’atrofizzazione delle sinapsi. Purtroppo non tutti i luoghi del mondo sono felici quanto il nostro angolino di Europa, più sberluccicante che mai dei sorrisi dei banchieri che l’hanno appena comprata e che già preparano la vaselina per gli europei. Vi sono anche luoghi tristi, nei quali la gente deve combattere per il pane, la scuola, gli ospedali, le strade. E, si sa, il bisogno aguzza l’ingegno: i neuroni si accendono, le sinapsi si surriscaldano, e le idee per fottere il potere partono. E dove vanno? Dipende. In poche parole dipende dal mezzo con cui le si spedisce in giro per il mondo. Lo sapevano bene gli studenti di Piazza Tienanmen che nel 1989 avevano capito l’utilità del fax. Chissà cosa avrebbero fatto con la posta elettronica e con il Web. Probabilmente quello che oggi ci fanno zapatisti e compagni.
Gli insorti chiapanechi non sono i primi ad aver capito che, accanto alla guerriglia, uno strumento di riscatto sociale irrinunciabile nel mondo moderno è l’informazione. L’uomo con il passamontagna nero e la pipa non sarebbe diventato quel simbolo che è se non avesse saputo “vendere” con abilità e intelligenza la propria immagine e le proprie parole ai giornalisti e quindi all’opinione pubblica mondiale. Però l’insurrezione messicana è la prima ad aver sfruttato in maniera massiccia lo strumento tecnologico per eccellenza, il più moderno, il più alla moda, il più romanticamente libertario, borghese, sovversivo, elitario, capillare e pericoloso della fine del secolo: Internet. Così accanto a fucili e munizioni ha schierato anche computer e modem. E sono nati, voluti da chiapanechi o da loro simpatizzanti, siti, liste, gruppi, e il solito bendiddio che la Rete sa produrre.
Il punto migliore per trovare materiale sul Chiapas nella Rete è probabilmente Zapatistas in Cyberspace (http://www.eco.utexas.edu/faculty/Cleaver/zapsincyber.html), un sito che si offre come raccolta di link. «Che palle!» esclamerete voi, «La solita raccolta di puntatori messi uno in fila all’altro senza che si capisca neanche dal nome se sono interessanti!» E invece no. Invece Zapatistas in Cyberspacer accoglie sì dei link, ma ha l’ambizione di presentarsi come A Guide to Analysis & Information, e quindi li commenta e li descrive uno per uno. E non si limita ai siti di associazioni, comitati e centri sociali. Raccoglie anche liste e gruppi di discussione, in tutte le lingue. Quindi accanto alle home-page dell’EZLN ¡Ya Basta! (http://www. ezln.org) e dello Zapatista Front of NationalLiberation (http://www.peak.org/ ~joshua/fzln/), che pure meritano di essere visitati non foss’altro perché consentono di essere aggiornati sulle ultimissime novità con comunicati, notizie e documentazione varia, si trovano un sacco di altre cose interessanti e degne di attenzione. Fra le risorse in lingua italiana citeremo prima di tutto EZLN-it, una lista di discussione alla quale ci si può iscrivere presso il sito del Coordinamento Zapatista per l’Italia (http://www.ecn.org/ezln-it/), che ospita anche un utile motore di ricerca dedicato alla lista stessa. Molto interessante è pure il sito del Comitato Chiapas Torino (http://vivaldi.nexus.it/commerce/ tmcrew/chiapas/index.htm), nel quale oltre ad appelli urgenti, un forum di discussione e la solita raccolta di altri link si può trovare anche un interessante saggio di Claudio Albertani dedicato alla comunità di Tepoztlán. Vi sono poi Materiali del 2° Incontro per l’Umanità e conto il neoliberismo (http://vivaldi.nexus.it/commerce/ tmcrew/chiapas/index.htm) e Zapatistapage - Tactical Media Crew (http://vivaldi.nexus.it/ commerce/ tmcrew/ chiapas/chiapas.htm), quest’ultimo un po’ disordinato nella presentazione della propriahome-page. Il C.S.O.A. La strada (http://www.ecn.org/la.strada/)dà spazio a sua volta al Chiapas, ma ospita nel proprio sito anche risorse non strettamente concernenti i movimenti sociali di base e offre una sorta di “muro” virtuale sul quale chiunque può lasciare un segno del proprio passaggio. Inutile dire che, indice della maturità dei frequentatori, la maggior parte dei graffiti rientrano nella categoria “cazzate”. Comunque, meglio lì che non sui muri veri. Kollettivo Estrella Roja (http://www.ecn.org/estroja/) è invece un sito dedicato in generale alle lotte di insurrezione e di autodeterminazione, dal Chiapas al Kurdistan.Una citazione a parte merita Tatanka Group Homepage (http://www.geocities.com/CapitolHill/4647/), che presenta l’attività di un gruppo di persone che lavorano a progetti precisi nel Chiapas (La Semillita del Sol, Progetto della ReteEducatori e Progetto Aiutiamo Ramona). Semplice, senza fronzoli, si carica in fretta. Purtroppo rompe un po’ la finestrella che si apre ogni volta che ci si collega al sito (e che ci si ricollega, pure), con lo sponsor. Ma Geocities è Geocities. E la pubblicità è il prezzo da pagare alla società liberista per avere uno spazio gratuito. Alla faccia del Chiapas.

Marco Cagnotti