Rivista Anarchica Online


Questi
fantasmi

a cura di Carlo E. Menga

Sono passati diversi anni da quando Luca De Filippo, ex Felice Sciosciammocca oggi piuttosto ingrassato, ed ex comprimario nelle commedie del padre Eduardo, dopo la morte di quest'ultimo, utilizzava il personaggio di Pasquale Lojacono e la famosa scena al balcone con l'invisibile e inudibile professor Santanna, dalla commedia Questi fantasmi!, per fare la pubblicità di un caffè di cui non ricordo la marca. E molti di più ne sono passati da quando io, ancora poco più che adolescente, vidi per la prima volta in televisione quella commedia. Quando ebbi veduto anche lo spot di cui sopra, ricordo di non aver potuto fare a meno di compiere dei paragoni. Dai quali, tutto sommato, il figlio d' arte, la cui bravura in scena già conoscevo per averlo visto altre volte nei lavori paterni, usciva con valutazioni positive, per quello che possono valere le mie valutazioni. Carino! - mi dicevo -, una bella trovata pubblicitaria, di quelle rarissime che svolgono una funzione culturale, come quella di quei libri o film che, come dice Beniamino P lacido, ti spingono ad andarti a guardare altri film o a leggere altri libri. Però mi restava l'ombra, il fantasma, del dubbio. Perché Eduardo non aveva mai fatto la pubblicità e invece suo figlio sì, letteralmente "a babbo morto", come dicono i toscani? Non potevo fare a meno di pensare al rigore, all'impegno, all'onestà del padre. Vuoi vede re che il figlio Luca, niente niente, si era "venduto"? ("Abbiamo la parola giusta: perché non dobbiamo usarla?", diceva Eduardo in Ditegli sempre di sì).
Oggi ne ho, purtroppo, la conferma. Quella famosa scena viene da qualche tempo riutilizzata, in altro contesto e preceduta da preliminari variabili, per fare la pubblicità dell'acqua ULIVETO. Una di queste sceneggiature preliminari, vista di recente, mi ha indotto ad alcune riflessioni.
Nello spot un bambino, il figlio, in pigiama, entra nella camera da letto dei genitori, spaventato perché ha sognato i fantasmi. Il padre, Luca, lo rassicura che i fantasmi non esistono ma sono il frutto della sua digestione pesante, poiché a cena ha mangiato tutte quelle crocchette, e gli offre un bicchiere d'acqua Uliveto, decantandogliene le virtù eupeptiche. La mattina del giorno dopo, il medesimo, al balcone, per maggiore chiarezza, ridecanta a beneficio del professor Santanna.
Notiamo che, mentre il figlio è in pigiama, i genitori sono seduti sul letto e ancora completamente vestiti, e il bicchiere e la bottiglia della fatidica acqua sono a immediata portata di mano. Che ore sono? A che ora i due hanno messo a letto il figlio? Perché dunque sono ancora vestiti? Quale Kama-sutra prevede l'uso (e quale?) di una bottiglia d'acqua minerale? O anche i genitori avevano esagerato con le crocchette e, memori delle passate esperienze come solo gli adulti sanno essere memori, si preparavano ad affrontare una nottata di fantasmi? E allora perché non ne avevano data preventivamente anche al bambino, di quell'acqua miracolosa, della quale, comunque, dovevano aver fatto abbondante uso durante il pasto serale (potenza delle crocchette)? Ma non lasciatevi distrarre da siffatte domande e da altre che, come a me, potrebbero venirvi in mente, e correre il rischio di tralasciare come insignificante il particolare delle crocchette.
Chiediamoci: perché crocchette e non bastoncini di pesce o sofficini, o chicken mcnuggetts di Mac Donald's? Quale bambino mangia più le crocchette di patate, e soprattutto quale mamma si mette più a prepararne? Implicitamente e paradossalmente si suggerisce che siano di più facile digestione le porcherie surgelate e/o vendute nei fast-food rispetto alle crocchette di patate di cui mi deliziava la buonanima di mia nonna. Cappellata sesquipedale o solidarietà di trust? La seconda che hai detto, affermerebbe Guzzanti. Siamo ormai abituati a questo genere di implicitazioni, ma occorre stare sempre vigili. Confessate: di questa non ve n'eravate accorti.
C'è una sola ragione per la quale Luca De Filippo possa aver accettato di fare da testimonial per questa - mi sia consentito: mia nonna si rivolta nella tomba - indegnità. I soldi. Forse il teatro non rende più a sufficienza. Nel 1946, quando la commedia era stata scritta, Pasquale Lojacono chiedeva al suo fantasma benefattore la somma di duec entomila lire. Oggi potremmo ipotizzare, fatti i dovuti conti con la svalutazione, l'inflazione, il costo del denaro e il potere d'acquisto, la cifra di almeno duecento milioni a botta. Forse Luca ha problemi di rapporto di coppia. Come recitava suo padre nei panni del personaggio di Lojacono, "il lavoro onesto è doloroso e misero... e non sempre si trova. E allora la perdo! [...] Perché, a un certo punto, il bene, l'amore, di tanto in tanto, deve, per qualunque donna, trasformarsi in una pietra preziosa, in un oggetto d'oro, in un vestito bello [...] si no se perde ... fernesce, mòre!". E prima, nel secondo atto: " ... finalmente avremmo [...] soffocate le nostre amarezze in un amplesso completo e complesso d'ogni sentimento: amore, tenerezza, bene e sensi compresi [...] Cu' a panza vacante, Mari'? ... Cu' a panza vacante, Mari', e sense se perdeno ... Giulietta e Romeo dovevano essere ricchissimi, se no dopo tre giorni se pigliàveno a capille ... Nun da' retta a e chiacchiere...
" Prendiamo monito anche noi da De Filippo, e non diamo più retta alle chiacchiere che vorrebbero, insieme con l'acqua Uliveto, darci a bere.

Carlo E. Menga