Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 27 nr. 236
maggio 1997


Rivista Anarchica Online

Se questa è trasgressione
di Emanuela Scuccato

Lo hanno già premiato a Berlino, dove è risultato vincente; ora Woody Harrelson avrebbe potuto portarsi a casa anche l'Oscar come miglior attore protagonista.
Qualcuno - Natalia Aspesi - lo ha definito "interessante e divertente" e questa è stata più o meno l'opinione corale di tutta la critica cinematografica italiana, con qualche isolato: peccato però che ci tocchi prendere le parti di un pornografo!, osato un po' snobisticamente da schizzinosi non abbastanza al passo coi tempi.
Avete presente i manifesti pubblicitari con quel giovane uomo crocefisso al pube di una donna? Bene! Il film è proprio quello, è Larry Flynt - Oltre lo scandalo. Ultima fatica di Milos Forman. Ed è, nelle intenzioni del suo regista, un film sulla censura. La censura, un tema goloso; la censura e la pornografia poi... Gli spunti alla riflessione non dovrebbero mancare. Anche se quei manifesti pubblicitari, mah... Quando mai si è visto un uomo, giovane e bello, crocefisso a un pube di donna? Mettiamo da parte ogni diffidenza, accantoniamo il sospetto che si tratti di una operazione un po' furbetta e paghiamo il biglietto.
Paghiamolo, alla fine, questo prezzo.
Per ricevere in cambio qualcosa. Cosa, in questo caso? La parabola ascendente di Larry Flynt comincia presto. Quando, ragazzino intraprendente, gestisce con l'aiuto del fratello un casereccio spaccio di alcolici. Che è lui stesso a produrre in una capanna-distilleria nel folto dei boschi.
Forman abbozza il ritratto psicologico del futuro proprietario della porno rivista Hustler (ed attualmente, come ci informano i titoli di coda, di altre 29 riviste di tal fatta) con pochi, ma efficaci tratti: spregiudicato, industrioso, risoluto a lasciarsi alle spalle, costi quel che costi, la cornice di estrema povertà dalla quale proviene. Padre ubriacone e profittatore compreso.
Poche sequenze e ritroviamo il nostro eroe, adulto, nell'Ohio, dove è gerente in compagnia dell'inseparabile fratello di un localetto che offre svariati numeri di strip-tease.
I Flynt sono "al verde". Come uscirne?
Individuato il problema, e il problema è "che la gente non sa quanto scopano bene queste ragazze", si tratta solamente di porvi rimedio. E se la pubblicità è l'anima del commercio, riflette il caleidoscopico Larry, perché non provare a pubblicizzare quelle "vagine" che Dio stesso ha provveduto a creare?
Detto fatto.
Al fotografo appena ingaggiato, che vorrebbe ingentilire i suoi scatti con decorazioni floreali, Flynt chiarisce con paziente ragionamento sillogistico che "noi non vogliamo vendere fiori". Della signorina in questione, esemplifica con professionalità, si vuole vendere proprio ciò che ha in mezzo alle gambe.
E passa di persona ad illustrare come.
Esaurito il proemio, il racconto filmico si snoda didascalico: Larry incontra l'amore in Althea, una spogliarellista non ancora maggiorenne che si esibisce nel suo locale; i due - uniti sono una potenza! - cominciano a fare un mucchio di quattrini; la censura crea le prime grane.
L'apice della travagliata vicenda di questo instancabile manager, su cui si incardina a questo punto una piccola industria del porno, è rappresentato dalla sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti d'America, divenuta storica, che nel 1988 lo assolse dall'accusa di aver subdolamente e volgarmente diffamato con le sue pubblicazioni uno dei leader religiosi più in vista del Paese.
Per Larry Flynt, bizzarro paladino della libertà di stampa, quantunque di ben basso livello, è il trionfo!
The end.
Congegnato benissimo, di scrittura accattivante, televisivamente appetibile, il film di Forman è, a mio avviso, un prodotto culturalmente e politicamente disonesto.
Se la scelta di raccontare la storia di un pornografo plurimiliardario voleva essere provocatoria, la provocazione - tutto qua? - è del tipo "digestione no-problem".
Non solo viene ottimamente riassorbita dallo stesso Sistema che l'ha prodotta, potremmo anzi dire che gli è assolutamente funzionale. Se fossimo in vena di dejà vu diremmo che "...Essi non sono più immagini di un altro modo di vita, ma sono piuttosto ibridi o tipi usciti dalla solita vita, che servono ad affermare piuttosto che a negare l'ordine costituito. (L'uomo a una dimensione, H. Marcuse)".
Dio, Stato e Famiglia sono infatti i confini entro i quali, ancora una volta, viene fatta rientrare tutta la vicenda.
Un dio infine negato; uno stato combattuto a suon di dollari; una famiglia sui generis: d'accordo! ma pur sempre Dio, Stato e Famiglia, perni di un Potere disposto forse a perdere una battaglia, certamente non a farsi mettere radicalmente in discussione. (Posto che Larry Flynt o Milos Forman, cecoslovacco di nascita e americano dal '95, si siano mai sognati di farlo!).
"L'America è un grande Paese dove tutti hanno il diritto di dire quello che vogliono, anche se quello che dicono non ci piace. Perché gli Stati Uniti d'America sono un Paese libero". Alla pari di un rullo compressore questo è il leitmotiv che ci accompagna per tutto il film, riuscendo infine a vanificare completamente lo sforzo di cogliere quel groviglio di significato che a Berlino e da noi in molti sono pur riusciti a districare con soddisfazione. E chi non lo conosce questo ritornello? Chi non conosce l'epopea dei primi pionieri d'America, questi eroi che hanno saputo costruire dal nulla un Grande Paese? Ecco, Larry Flynt ha tutte le stimmate del pioniere. E' un eroe negativo, sicuro! ma pur sempre un eroe.
E l'America sa come vendere i suoi eroi. Oltre lo scandalo, non è un film sulla censura, nè tanto meno sulla pornografia.
E' semplicemente un'operazione commerciale gestita con tattica sapiente dalle potentissime industrie cinematografica e pornografica. Un prodotto rozzo, un film che non si perita di lasciar passare battute del tipo: "Larry, questa ragazza è frigida" e lui, calandosi le brache: "Beh! vediamo cosa si pu˜ fare..."
Indimenticabili restano le ultime strisciate, quando Flynt riceve dal suo avvocato - altro personaggio mitologico - la notizia della vittoria alla Corte Suprema.
Ormai paralizzato da anni per le fucilate di un ignoto squilibrato, Larry sta vedendo un video di Althea, la moglie nel frattempo morta di AIDS. La poveretta (nella vita l'attrice Courtney Love, moglie di Kurt Kobain, il leader dei Nirvana morto suicida), "fottuta, drogata e ora anche con l'AIDS", come l'aveva salutata il marito uscendo di galera, sta esibendosi, fiasco alla mano, in uno spogliarello ad uso - come lei stessa lo definisce - del suo amatissimo "storpio".
E lui?
Lui piange.
Quasi quasi si avrebbe voglia che i piccoli E.T. di Tim Burton invadessero lo schermo. Si avrebbe voglia che la scena di Mars Attack! in cui il presidente degli Stati Uniti, alias quella faccia di bronzo di Jack Nicholson, pronuncia il suo ipocrita e melenso discorso di fronte all'ambasciatore di Marte, si sovrapponesse come per incanto a queste sequenze finali di Larry Flynt - Oltre lo scandalo...
Il piccolo alieno piangerebbe, come accade infatti in Mars Attack!...
Oh sì, piangerebbe.
E poi...
Poi, dopo l'emozione, lo devasterebbe. No, il film di Milos Forman non è un film culturalmente e politicamente disonesto. Mi sono sbagliata.
Larry Flynt - Oltre lo scandalo è solo lo scontato apogeo critico di una società pornografica.
"Che agli imbecilli vende il cielo / E dà un blasone e uno stile..." (Nè dio nè padrone, Léo Ferré).