Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 27 nr. 235
aprile 1997


Rivista Anarchica Online

Segnali di fumo
a cura di Carlo E. Menga

Il cellulare di Wittgenstein

Nelle normali modalità della comunicazione può talvolta succedere che, già nelle intenzioni di chi trasmette, il messaggio trasmesso abbia un destinatario diverso dall'effettivo ricevente, o se non ce l'ha, potrebbe essere interpretato in tale senso da chi lo riceve o da chi crede di doverlo ricevere in sua vece. Mentre la presenza effettiva e consapevole di tale modalità può essere testimoniata solo dal trasmittente, il buon fine della sua ricezione dipende ovviamente dai filtri dei possibili destinatari. In sostanza, a seconda degli effetti globali della struttura degli atteggiamenti pregiudiziali del ricevente, può anche succedere che qualcuno colga un messaggio come contenente allusioni comunicative che invece non sono presenti nelle intenzioni del trasmittente, ovvero, in presenza di queste ultime, che esse non vengano affatto colte. Ciò, inoltre, può dipendere come minimo dalla natura del messaggio, spesso dalla sua eccessiva sintesi (uno tra gli elementi che caratterizzano la forma di molti tipi di metafore e figure retoriche. L'ambiguità trascinata dalla sintesi rende, per esempio, possibile il linguaggio poetico).
Nella comunicazione pubblicitaria, lo sdoppiamento tra il destinatario effettivo e il destinatario apparente costituisce praticamente la norma. Norma necessitata dall'intenzione (come abbiamo già visto altre volte) di suscitare meccanismi di identificazione e di status. Se talora può sembrare che da un messaggio pubblicitario scaturiscano effetti indesiderati, occorre tenere presente che essi potrebbero non essere affatto tali, bensì intenzionalmente predisposti nella forma dell'implicitazione. Non sempre però è possibile discriminare con certezza tra la precisa volontà e la svista, la fuga di metafore.
Un esempio di questa indecidibilità lo troviamo nella pagina pubblicitaria del telefono cellulare GSM S4power della SIEMENS, che raffigura un uomo nudo visto di spalle mentre volge lo sguardo indietro intento a conversare sul suo cellulare. A fianco appare la didascalia: "Negli affari un professionista può fare a meno di tutto ... ma non di un cellulare con massima autonomia e minimo ingombro". La nudità è conseguenza dell'iperbole 'fare a meno di tutto'. Conseguenza della nudità è l'essere volto di schiena, per non rischiare di offendere il "comune senso del pudore". Ma dalla schiena più il sintagma 'minimo ingombro' scaturisce come ulteriore conseguenza (indesiderata?) la domanda del fruitore: "dove mai lo riporrà, costui, il telefonino, terminata la conversazione?". Altrettanto spontanea risulta la risposta, sulla quale occorre che io taccia per non urtare a mia volta il comune senso del pudore. Se il destinatario apparente è la figura del manager, mentre quello effettivo risulta esteso a chiunque, noi tutti ci auguriamo che la risposta alla domanda in questione sia proprio quella supposta (scusate il bisticcio). Però, a questo punto, per il meccanismo dell'identificazione, sappiamo cosa farcene del GSM S4power.
Nulla, però, ci impedisce di considerare questo "effetto collaterale" come un esito volontario, dato che proprio questo precipitare del significato potrebbe rappresentare un sistema disinvolto di richiamare l'attenzione senza porsi eccessivi scrupoli, in un campo commerciale affollato di concorrenza, secondo il criterio del "tanto peggio, tanto meglio", collegato con quello del "parlatene male, ma parlatene".
In altri casi, anche quando il destinatario effettivo e quello apparente coincidono, possono residuare ambiguità di messaggio, soprattutto quando il campo di destinazione non è esteso, ma specialistico. Così possono verificarsi sollecitazioni le cui risultanze possono essere interpretate come delle vere e proprie "frodi" da chi le riceve, anche se, in effetti, il ricevente è stato tradito dal proprio filtro.
Ad esempio valga il titolo di un libro edito da Bompiani nel novembre del 1996. Forse io ho visto pubblicità dove non ce n'era. Però certamente ve ne può essere anche sulla copertina di un libro. Si tratta di Semiotica delle passioni. Dagli stati di cose agli stati d'animo, di A.J. Greimas e J. Fontanille. Premetto che se intenzione di frode c'era, si deve imputare agli autori, giacché il titolo italiano è la fedele traduzione di quello francese. Io leggo "stati di cose", associo al Tractatus di Wittgenstein, e aggiungo pertanto un motivo forte (per me) per acquistare il libro. In questa luce, il passaggio cui si allude mi sembra succulento. Ma all'interno del testo scopro che, pur potendosi riscontrare validi motivi per farlo, gli autori non accennano in nessun luogo né all'opera né al nome del filosofo viennese. Mi riservo un'approfondita lettura per stabilire di quanto gli autori sono realmente in debito con lui. Nel frattempo, scorrendo velocemente le note e il testo, e annotando mentalmente numerosi pesanti neologismi, ritrovo la conferma che per certi strutturalisti i problemi linguistici (anzi: il mondo stesso) sono nati con Ferdinand De Saussure.
Essendo felicemente caduto nella trappola che forse mi sono teso da solo, decido di trasferirla, provandoci con voi. Solo questo è il motivo, altrimenti inspiegabile, del titolo di questa puntata della rubrica.