Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 27 nr. 234
marzo 1997


Rivista Anarchica Online

Liberismo in ospedale
di Marco Serio

Da mesi la Regione Lombardia sta discutendo sulle linee-guida della politica sanitaria, incentrata sulla privatizzazione. Ne parliamo con alcuni infermieri impegnati nel sindacalismo di base

"Avendo celebrato insistentemente l'individualismo, e la competizione, i principi di mercato adesso permeano le nostre vite e catturano il nostro stesso pensiero. Quando noi utilizziamo il tempo a calcolare come si fa a vincere, diventa poi difficile rimanere attaccati ai bisogni fondamentali dell'uomo. Noi non abbiamo cessato di parlare di valori, ma questi sono spesso i valori del mercato, avendo dato troppa importanza al potere e al denaro. Noi dimentichiamo che la civiltà è qualcosa di più dei beni materiali e dei diritti individuali. Essa è comportamento etico, rispetto, dignità e assistenza... Noi abbiamo abdicato troppo facilmente; noi dobbiamo fare un altro serio tentativo per elaborare una politica nazionale che fornisca l'assistenza sanitaria a tutti. Dopo tutto, quale giuramento o impegno abbiamo preso, sia come individui che come professione, per obbligarci a limitare l'assistenza? Noi ci siamo impegnati, invece, per fornire assistenza".

Jerome P. Kassirel
direttore della rivista The New England Journal of Medicine

Queste parole rendono molto bene l'idea dell'essenza del liberismo applicato non solo alla sanità, ma in ogni campo dell'attività economica o sociale: l'unica logica accettata è quella della competizione, del calcolo dei costi e dei benefici (per chi?), della merce come unico valore a cui tutto è subordinato. I diritti (e anche i doveri), la solidarietà, l'uomo nella sua interezza hanno poco valore (aggiunto).
Queste stesse parole sono state usate a Milano per aprire un'assemblea di lavoratori della sanità appartenenti all'area dell'autorganizzazione. L'assemblea, ben riuscita anche per la partecipazione di cittadini interessati, è stata organizzata per discutere possibili lotte contro la legge Borsani (assessore alla sanità della Lombardia) aprendo la strada alla privatizzazione della sanità in regione.
Ma quanto sta avvenendo in Lombardia non è un caso isolato: in questa regione il processo di privatizzazione è solo un pò più avanti che in altre parti d'Italia; del resto il progetto di legge Borsani è solo l'applicazione di disposizioni nazionali nel campo della sanità (L. 502/92 e legge finanziaria del '95). La Lombardia, governata dal Polo, come pioniere del liberismo in un'Italia, governata dall'Ulivo. Ma Polo e Ulivo non erano avversari?
Quella che segue è una chiaccherata, intervista è troppo ufficiale, con alcuni degli organizzatori dell'assemblea di cui si diceva in apertura.

Quali sono gli aspetti più evidenti della riforma, sia dal punto di vista dei lavoratori che degli utenti della sanità?

Angelo (Sindacato di Base dell'ospedale Gaetano Pini)
Gli aspetti più salienti coinvolgono sia i lavoratori che i cittadini, che sono oggetto entrambi di una aggressione del cosiddetto efficientismo o filosofia della produzione nella sanità: la Borsani sancisce un principio caro al padronato, tagliare il più possibile risorse per il soddisfacimento di tutto ciò che è esigenza collettiva, quindi parificare o addirittura favorire il privato rispetto al "pubblico" (le virgolette sono mie, ndr); questo significa, in soldoni, maggior peso del grande capitale che già è presente con molte cliniche private, aumento dei costi (per gli utenti) della sanità, immenso carico di lavoro e meno diritti per gli operatori (questo succede già anche senza legge Borsani). Questo sta portando ad un collasso, comunque a una contraddizione forte tra quella che è la sanità intesa come possono interderla lavoratori e cittadini e quelli che sono i poteri che la gestiscono. La Borsani è solo la punta di un iceberg di un progetto di riforma globale della sanità in Italia che si basa sul principio "produrre di più, curare di meno". Questo significa smantellamento di tutto ciò che è prevenzione, mancanza di garanzie per i ceti più deboli.

Pino (Unione Sindacale Italiana ospedale S. Paolo)
Il progetto di legge Borsani non è altro che l'estrema conseguenza di quanto previsto dai D.P.R. 502 e 517 del 1992; dico questo perché se non si conoscono non si può comprendere quello che dice la legge Borsani: di fatto molti passaggi di questa legge regionale sono contenuti in questi decreti legge dell'allora ministro De Lorenzo.
I punti fondamentali sono la separazione tra il piano sanitario e il piano sociale nel senso che la persona non è più vista nella sua interezza, nella sua totalità; viene separata la prestazione sanitaria dall'intervento sociale. Nel piano sanitario confluiranno tutti gli ospedali e le Aziende Sanitarie Locali, invece nell'altro tutte quelle mansioni e compiti che un tempo erano demandati alle USSL. Cosa vuol dire questa separazione? Vuol dire specializzare l'ospedale che diventerà sempre più "tecnologico", che effettuerà interventi sempre più sofisticati, la cui efficacia è tutta da verificare, a cui corrisponderà però un aumento di tutte quelle patologie che potevano essere trattate diversamente, ma che adesso vengono soprattutto medicalizzate, soprattutto quelle patologie che saranno rimunerative: insieme a questo aspetto bisogna considerare il modello di prestazione che già da oggi è in uso e che entrerà a regime nel 1998, la Tariffa di Prestazione a Pagamento, i famosi DRG, che sono delle classificazioni in cui vengono enumerate tutte le patologie con i relativi costi per intervento e i tempi massimi per la degenza, scaduti i quali l'ospedale convenzionato cesserà di ricevere i rimborsi da parte dell'ASL. É naturale che quando si introduce un criterio come quello dell'aziendalizzazione questo porta a una selezione delle patologie, di casi che possono rendere di più, di ammalati discriminati rispetto ad altri. Ad esempio, sarà più produttivo curare la rottura di un femore di un giovane, piuttosto che quello di un anziano perché quest'ultimo guarisce più lentamente. Questo secondo noi è insostenibile. Si parla già adesso di programmare tutte le strutture sanitarie con questo criterio, che è quello di un'azienda privata come può essere la Fiat, così le strutture private si accaparreranno tutti gli interventi redditizi e scarteranno quelli che non lo sono, non a caso gli ospedali privati non hanno reparti di pronto soccorso (a parte il S. Raffaele, ndr), non hanno unità coronariche, non hanno la rianimazione perché sono reparti altamente specializzati e quindi costosi che possono gravare sulle entrate e sugli utili delle case di cura private. Quindi la parificazione tra pubblico e privato favorirà senz'altro il privato che inoltre impiega personale paramedico poco specializzato e quindi meno costoso.

Anche CGIL, CISL e UIL si sono mobilitate. Quali sono le differenze tra sindacati autorganizzati e sindacati ufficiali sulla questione?

Pino
Il problema di CGIL, CISL e UIL è che non fanno una critica totale, non mettono in discussione le leggi nazionali approvate quando al governo c'erano Amato e Ciampi.
Suona molto male che CGIL, CISL e UIL si siano mobilitate in Lombardia che è governata dal Polo e che invece piani simili in Emilia e nelle Marche siano passati senza che facessero qualcosa.

Franco (Slai COBAS - centro traumatologico)
Noi non aderiamo alle iniziative di CGIL, CISL e UIL, ma ne organizziamo di nostre perché non ci fidiamo, la Borsani parla di riordino, privatizzazione, ma non è che questo ora non ci sia già ed è una privatizzazione voluta anche da loro. Ti faccio un esempio: nel nostro ospedale, con l'accordo delle organizzazioni sindacali confederali, 22 lavoratrici del convitto per far spazio al reparto solventi (il convitto è composto da lavoratrici per lo più precarie che hanno la possibilità di alloggiare in ospedale).

Se la Borsani è solo la punta di un iceberg, se esiste un progetto analogo a livello nazionale allora possiamo dire che Borsani non è poi così diverso da Prodi?

Angelo
No, sicuramente. Se andiamo a vedere l'ultima finanziaria ci accorgiamo che sanità, al di là della campagna demagogica fatta dal governo, subirà dei tagli. C'è un filo rosso che unisce i due progetti di smantellamento del diritto alla salute.

Attraverso quali forme di lotta è possibile realizzare l'unione tra lavoratori della sanità e i cittadini per opporsi al progetto Borsani?

Franco
Una forma di lotta efficace è quella che consiste nel non pagare subito il ticket, ma pretendere di poter pagare in seguito tramite bollettino postale. Questo provocherebbe non pochi intralci burocratici.

Si prevede che i partiti politici, finora assenti dalle mobilitazioni di piazza, prendano parte a questa lotta?

Franco
Io non credo che i partiti della cosiddetta sinistra abbiano intenzioni serie nel voler mobilitare i cittadini sulla legge Borsani. Loro si muovono all'interno del palazzo con proposte di emendamenti. Dobbiamo essere noi a prendere l'iniziativa.

Per informazioni o per richiedere il calendario 1997 contattare:
USI-S Unione Sindacale Italiana Sanità
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tel/fax (02) 58 30 49 40.