Rivista Anarchica Online
Liberismo in ospedale
di Marco Serio
Da mesi la Regione Lombardia sta discutendo sulle linee-guida della politica sanitaria, incentrata sulla
privatizzazione. Ne parliamo con alcuni infermieri impegnati nel sindacalismo di base
"Avendo celebrato insistentemente l'individualismo, e la competizione, i
principi di mercato adesso permeano
le nostre vite e catturano il nostro stesso pensiero. Quando noi utilizziamo il tempo a calcolare come si fa a
vincere, diventa poi difficile rimanere attaccati ai bisogni fondamentali dell'uomo. Noi non abbiamo cessato di
parlare di valori, ma questi sono spesso i valori del mercato, avendo dato troppa importanza al potere e al denaro.
Noi dimentichiamo che la civiltà è qualcosa di più dei beni materiali e dei diritti
individuali. Essa è
comportamento etico, rispetto, dignità e assistenza... Noi abbiamo abdicato troppo facilmente; noi
dobbiamo fare
un altro serio tentativo per elaborare una politica nazionale che fornisca l'assistenza sanitaria a tutti. Dopo tutto,
quale giuramento o impegno abbiamo preso, sia come individui che come professione, per obbligarci a limitare
l'assistenza? Noi ci siamo impegnati, invece, per fornire assistenza".
Jerome P. Kassirel direttore della rivista The New England Journal of
Medicine
Queste parole rendono molto bene l'idea dell'essenza del liberismo applicato non solo alla sanità, ma
in ogni
campo dell'attività economica o sociale: l'unica logica accettata è quella della competizione, del
calcolo dei costi
e dei benefici (per chi?), della merce come unico valore a cui tutto è subordinato. I diritti (e anche i
doveri), la
solidarietà, l'uomo nella sua interezza hanno poco valore (aggiunto). Queste stesse parole sono state
usate a Milano per aprire un'assemblea di lavoratori della sanità appartenenti
all'area dell'autorganizzazione. L'assemblea, ben riuscita anche per la partecipazione di cittadini interessati,
è
stata organizzata per discutere possibili lotte contro la legge Borsani (assessore alla sanità della
Lombardia)
aprendo la strada alla privatizzazione della sanità in regione. Ma quanto sta avvenendo in Lombardia
non è un caso isolato: in questa regione il processo di privatizzazione è
solo un pò più avanti che in altre parti d'Italia; del resto il progetto di legge Borsani è solo
l'applicazione di
disposizioni nazionali nel campo della sanità (L. 502/92 e legge finanziaria del '95). La Lombardia,
governata
dal Polo, come pioniere del liberismo in un'Italia, governata dall'Ulivo. Ma Polo e Ulivo non erano
avversari? Quella che segue è una chiaccherata, intervista è troppo ufficiale, con alcuni degli
organizzatori dell'assemblea
di cui si diceva in apertura.
Quali sono gli aspetti più evidenti della riforma, sia dal punto di vista dei lavoratori che
degli utenti della
sanità?
Angelo (Sindacato di Base dell'ospedale Gaetano Pini) Gli aspetti più
salienti coinvolgono sia i lavoratori che i cittadini, che sono oggetto entrambi di una aggressione
del cosiddetto efficientismo o filosofia della produzione nella sanità: la Borsani sancisce un principio caro
al
padronato, tagliare il più possibile risorse per il soddisfacimento di tutto ciò che è
esigenza collettiva, quindi
parificare o addirittura favorire il privato rispetto al "pubblico" (le virgolette sono mie, ndr); questo significa, in
soldoni, maggior peso del grande capitale che già è presente con molte cliniche private, aumento
dei costi (per
gli utenti) della sanità, immenso carico di lavoro e meno diritti per gli operatori (questo succede
già anche senza
legge Borsani). Questo sta portando ad un collasso, comunque a una contraddizione forte tra quella che è
la sanità
intesa come possono interderla lavoratori e cittadini e quelli che sono i poteri che la gestiscono. La Borsani
è solo
la punta di un iceberg di un progetto di riforma globale della sanità in Italia che si basa sul principio
"produrre
di più, curare di meno". Questo significa smantellamento di tutto ciò che è prevenzione,
mancanza di garanzie
per i ceti più deboli.
Pino (Unione Sindacale Italiana ospedale S. Paolo) Il progetto di legge Borsani
non è altro che l'estrema conseguenza di quanto previsto dai D.P.R. 502 e 517 del
1992; dico questo perché se non si conoscono non si può comprendere quello che dice la legge
Borsani: di fatto
molti passaggi di questa legge regionale sono contenuti in questi decreti legge dell'allora ministro De
Lorenzo. I punti fondamentali sono la separazione tra il piano sanitario e il piano sociale nel senso che la
persona non è più
vista nella sua interezza, nella sua totalità; viene separata la prestazione sanitaria dall'intervento sociale.
Nel piano
sanitario confluiranno tutti gli ospedali e le Aziende Sanitarie Locali, invece nell'altro tutte quelle mansioni e
compiti che un tempo erano demandati alle USSL. Cosa vuol dire questa separazione? Vuol dire specializzare
l'ospedale che diventerà sempre più "tecnologico", che effettuerà interventi sempre
più sofisticati, la cui efficacia
è tutta da verificare, a cui corrisponderà però un aumento di tutte quelle patologie che
potevano essere trattate
diversamente, ma che adesso vengono soprattutto medicalizzate, soprattutto quelle patologie che saranno
rimunerative: insieme a questo aspetto bisogna considerare il modello di prestazione che già da oggi
è in uso e
che entrerà a regime nel 1998, la Tariffa di Prestazione a Pagamento, i famosi DRG, che sono delle
classificazioni
in cui vengono enumerate tutte le patologie con i relativi costi per intervento e i tempi massimi per la degenza,
scaduti i quali l'ospedale convenzionato cesserà di ricevere i rimborsi da parte dell'ASL. É
naturale che quando
si introduce un criterio come quello dell'aziendalizzazione questo porta a una selezione delle patologie, di casi
che possono rendere di più, di ammalati discriminati rispetto ad altri. Ad esempio, sarà
più produttivo curare la
rottura di un femore di un giovane, piuttosto che quello di un anziano perché quest'ultimo guarisce
più
lentamente. Questo secondo noi è insostenibile. Si parla già adesso di programmare tutte le
strutture sanitarie con
questo criterio, che è quello di un'azienda privata come può essere la Fiat, così le strutture
private si
accaparreranno tutti gli interventi redditizi e scarteranno quelli che non lo sono, non a caso gli ospedali privati
non hanno reparti di pronto soccorso (a parte il S. Raffaele, ndr), non hanno unità coronariche, non hanno
la
rianimazione perché sono reparti altamente specializzati e quindi costosi che possono gravare sulle entrate
e sugli
utili delle case di cura private. Quindi la parificazione tra pubblico e privato favorirà senz'altro il privato
che
inoltre impiega personale paramedico poco specializzato e quindi meno costoso.
Anche CGIL, CISL e UIL si sono mobilitate. Quali sono le differenze tra sindacati autorganizzati
e
sindacati ufficiali sulla questione?
Pino Il problema di CGIL, CISL e UIL è che non fanno una critica
totale, non mettono in discussione le leggi nazionali
approvate quando al governo c'erano Amato e Ciampi. Suona molto male che CGIL, CISL e UIL si siano
mobilitate in Lombardia che è governata dal Polo e che invece
piani simili in Emilia e nelle Marche siano passati senza che facessero qualcosa.
Franco (Slai COBAS - centro traumatologico) Noi non aderiamo alle iniziative
di CGIL, CISL e UIL, ma ne organizziamo di nostre perché non ci fidiamo, la
Borsani parla di riordino, privatizzazione, ma non è che questo ora non ci sia già ed è una
privatizzazione voluta
anche da loro. Ti faccio un esempio: nel nostro ospedale, con l'accordo delle organizzazioni sindacali confederali,
22 lavoratrici del convitto per far spazio al reparto solventi (il convitto è composto da lavoratrici per lo
più
precarie che hanno la possibilità di alloggiare in ospedale).
Se la Borsani è solo la punta di un iceberg, se esiste un progetto analogo a livello
nazionale allora possiamo
dire che Borsani non è poi così diverso da Prodi?
Angelo No, sicuramente. Se andiamo a vedere l'ultima finanziaria ci
accorgiamo che sanità, al di là della campagna
demagogica fatta dal governo, subirà dei tagli. C'è un filo rosso che unisce i due progetti di
smantellamento del
diritto alla salute.
Attraverso quali forme di lotta è possibile realizzare l'unione tra lavoratori della
sanità e i cittadini per
opporsi al progetto Borsani?
Franco Una forma di lotta efficace è quella che consiste nel non pagare
subito il ticket, ma pretendere di poter pagare in
seguito tramite bollettino postale. Questo provocherebbe non pochi intralci burocratici.
Si prevede che i partiti politici, finora assenti dalle mobilitazioni di piazza, prendano parte a
questa lotta?
Franco Io non credo che i partiti della cosiddetta sinistra abbiano intenzioni
serie nel voler mobilitare i cittadini sulla
legge Borsani. Loro si muovono all'interno del palazzo con proposte di emendamenti. Dobbiamo essere noi a
prendere l'iniziativa.
Per informazioni o per richiedere il calendario 1997 contattare: USI-S Unione Sindacale Italiana
Sanità viale Bligny 22, 20136 Milano tel/fax (02) 58 30 49 40.
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