Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 27 nr. 233
febbraio 1997


Rivista Anarchica Online

Entusiasmarsi per il boom?

Cari compagni,
vi scrivo in riferimento al boom editoriale "anarcoide", al capitalismo "anarcoide" e al referendum "anarcoide".
Va anzitutto premesso che "anarc-oide" non è sinonimo di "anarch-ico". Mentre "anarchico" è chi "sostiene la dottrina anarchica", "anarcoide" è chi ha "tendenze anarchiche" (in senso generico), nel senso che è insofferente dei vincoli che a lui sono imposti. In tal senso il boom editoriale "anarcoide" (che riguarda pubblicazioni relative al pensiero politico anarchico e libertario) è "anarcoide" perché l'editoria, come il mercato nella sua complessità, è anarcoide, nel senso che è insofferente dei vincoli e si autodisciplina in base alla sua natura ed ai suoi meccanismi. Per questo, tra l'altro, sostengo che non ha senso scandalizzarsi per le tangenti. La compravendita, infatti, fa parte del mercato. E le tangenti sono naturali prodotti del mercato (e della compravendita), il quale non si lascia imbrigliare da alcun tipo di legislazione esterna ad esso.
Il mercato, dunque, è anarcoide. E anarcoide è anche l'editoria, nel senso che non importa ciò che si stampa, non importa se la casa integrata nel sistema pubblica testi "antisistema", l'importante è che i testi antisistema riescono a far aumentare i profitti della casa editrice "immersa" nel sistema.
Il capitalismo è anarcoide per questo detto, e proprio per questo è funzionale allo stato e contrasta con l'anarchia. L'anarchia non solo si oppone alle leggi dello stato, ma va oltre lo stato stesso, il suo potere e la sua economia.
In tal senso, forse, c'è poco da gioire del "boom editoriale" di cui si parla nel numero di "A" di novembre. O forse: gioire si può, ma con coscienza e con accortezza, tenendo gli occhi aperti e non lasciarsi prendere dalla commozione di vedere un testo di Bakunin pubblicato da una casa editrice non militante. Riguardo al referendum, l'ho definito "anarcoide", nel senso di "scimmiottante l'anarchia". Infatti la democrazia diretta "imposta" dallo stato è solo uno specchietto per le allodole (libertarie). Parlo di "scimmiottamento", anche perché il maggiore promotore di referendum in Italia è quel Pannellache, tra l'altro, si dichiara libertario, solo per raccattare i voti dei delusi della sinistra istituzionale e degli orfani di quella che un tempo si sarebbe definita extraparlamentare (termine, a mio avviso, improprio, in quanto pone come centro della concettualizzazione il parlamento, l'istituzione).
Stiamo attenti dunque ai termini che usiamo e a quelli che vengono usati. Stiamo attenti anche (e soprattutto) alle lusinghe del potere. Del resto non è che la carota sia meno pericolosa del bastone.
Saluti libertari (e liberi).

Alberto Milli
(Grosseto)