Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 26 nr. 231
novembre 1996


Rivista Anarchica Online

Calabresi, Pinelli, ecc.

Autunno, cadono le foglie....... e non solo. Scherzi a parte, purtroppo per l'ennesima volta quest'estate mi è toccato di leggere che sono stati gli anarchici a mettere la bomba in piazza Fontana, in combutta con i servizi segreti, i fascisti... e chissà chi altro. Una solerte giornalista del settimanale Panorama ha provveduto a riesumare gli esiti di una inchiesta condotta nientemeno che dalle BR e ritrovata nel covo di Robbiano di Mediglia. Roba da premio Pulitzer. D'altronde, durante un estate in cui i giornali non hanno trovato di meglio che sparare sul cadavere di Lotta Continua, non c'era da aspettarsi null'altro. Dire che stanno cercando di riscrivere la storia è poco. Senza scomodare l'esecrabile Nolte, gli scribi di punta della stampa cosiddetta «democratica» stanno conducendo una operazione sottile e pericolosa. Si tratta di far passare per «terrorista» o «prototerrorista» tutto un movimento che nel bene e nel male, tra un miliardo di contraddizioni, portò avanti delle istanze di tipo variamente rivoluzionario, molto al di fuori dai ranghi dell'allora P.C.I
Per fare tutto questo sembrano disposti a rischiare la libertà di alcuni dei «loro» intellettuali più acuti. E questo ci dà l'idea di quanto sia alta la posta in gioco. Nel momento in cui scrivo non mi è ancora noto l'esito della sentenza sull'omicidio Calabresi. Ma posso immaginare già fin da ora che i maggiori quotidiani si lanceranno in una rivalutazione dell'uomo.
Leggeremo del poliziotto moderno che citava Marx e Bakunin, dell'uomo ligio ai doveri dello stato, del servitore solerte dell'ordine costituito che in quelle ore buie cercava con frenesia di scoprire la verità. E pur senza essere un mago so già anche quello che non leggeremo. Nessuno o quasi scriverà una sola riga sulla storia di un ferroviere, che avendo come unica colpa quella di credere in un'«idea» volò giù dal quarto piano della questura di Milano. Non ci sarà nemmeno un accenno alla sentenza, firmata da un giudice campione della sinistra moderna e incolore, Gerardo D'Ambrosio, che dichiarò che Giuseppe Pinelli era stato ucciso da un «malore attivo», creando involontariamente un tipo di sindrome fino ad allora sconosciuta nel campo della patologia penale. Non si sprecheranno fiumi d'inchiostro per risarcire Pietro Valpreda degli anni di vita che gli sono stati rubati da Calabresi e da quelli come lui, che lo avevano accusato di essere il «mostro», il bombarolo.
Rimaniamo noi e pochi altri a voler dire la verità.
Prepariamoci a ribadirla molte volte e per molti anni ancora.

Marco Cilloni
(Milano)