Rivista Anarchica Online
"Dai rave alla vita quotidiana"
di Marvi Maggio
Una alternativa alla povertà, alla disoccupazione, alla solitudine ed alla concorrenza tra individui:
dall'Inghilterra
l'esempio di Exodus
Fra il 9 ed il 14 giugno 1996 si è tenuto a Luton, Regno Unito, l'incontro
annuale dell' «International Net-work
for Urban Research and Action» (Rete Internazio-nale per la ricerca e l'azione urbana) che ha lo scopo di mettere
in relazione ricerca sulla città ed attivismo politico e sociale. A sostegno del suo obiettivo quest'anno
INURA ha tenuto le proprie discussioni nell'edificio autogestito da
Exodus, un gruppo di disoccupati che esprime il bisogno di realizzare un modo di vita collettivo fondato su
condivisione e cooperazione fuori dalle regole del mercato. Tra 20 e 30 ricercatori, professori universitari ed
attivisti provenienti da tutta europa hanno discusso sul tema del seminario «Self-help and utopias» insieme a
molti
membri del collettivo che hanno assiduamente partecipato mostrando molto interesse per le iniziative attuali e
passate realizzate in altri paesi. Luton, 50 km. da Londra, sede di una fabbrica della General Motors e della
produttrice di birra Whitebread
raggiunge oggi in alcune aree tassi di disoccupazione del 60 %. Exodus è un gruppo di disoccupati e
marginali
di Luton che per rispondere ai loro bisogni hanno creato una alternativa alla povertà, alla solitudine, alla
concorrenza fra individui. Ne fanno parte donne, uomini e numerosi bambini; sono presenti diversi gruppi etnici
fra cui giamaicani e caraibici, disoccupati un tempo operai, ferrovieri, segretari, una ex agente immobiliare, un
ex impresario edile, ex militari, ex studenti, anche qualcuno prima dedito alla delinquenza. Il nucleo dei
militanti è di una cinquantina di persone ma le loro iniziative ed i servizi che riescono a offrire
possono contare su un maggior numero di aderenti e di fruitori. La loro storia inizia nel 1992 con l'organizzazione
di «rave» (feste) gratuiti che richiamano dapprima 150, poi 1.000 fino a coinvolgere 10.000 persone e si pongono
in alternativa alle troppo costose discoteche e birrerie. Il rave concepito da Exodus come un dono, sancisce
l'incontro con gli altri al di fuori della logica del mercato con uno spirito comunitario e altruista. Gli organizzatori
ricevono dei contributi volontari che confluiscono in un fondo collettivo il cui uso viene discusso in assemblee
aperte a tutti partecipanti dei rave. La stessa logica collettiva questi disoccupati la applicano al problema della
casa e durante i rave vengono occupati dal 1992 in poi numerosi edifici: un hotel, una fattoria, dei magazzini. Ma
le istituzioni e la polizia li attaccano, c'è una campagna di stampa che li indica come drogati e criminali
sostenuta
da produttori e venditori di birra i cui profitti calano: la gente preferisce il rave gratuito ai loro locali. Nel gennaio
1993 lo sgombero della fattoria che il collettivo Exodus aveva già ottenuto dal Ministero dei Trasporti
in gestione
dà luogo all'arresto di 35 membri. Quattromila persone circondano pacificamente la stazione di polizia
scandendo
slogan nel pomeriggio e ottengono la loro liberazione nel mattino seguente. È stato un evento che ha fatto
sentire
loro la propria forza fondata sulla consapevolezza dei propri diritti e di converso ha fatto percepire che la polizia
non è invincibile e che proprio la resistenza pacifica può talvolta essere efficace. Nel luglio
1993 il collettivo occupa un vecchio ospizio, poi legalizzato dall'amministrazione, detto Housing
Action Zone. Alla fine del recupero ci abiteranno 40 persone selezionate fra i partecipanti ai rave dalla
disponibilità a svolgere lavori di auto-recupero piuttosto impegnativi in un edificio in grave stato di
abbandono
e dalla capacità di resistere alle pressioni talvolta violente della polizia. Il recupero edilizio ha utilizzato
le
capacità lavorative dei membri di Exodus, quelle stesse ritenute obsolete dal mercato del lavoro. Oltre
alle 34 abitazioni già in uso ci sono una stanza per le discussioni, laboratori artigianali per l'autorecupero,
una sala di ritrovo con il caminetto utilizzabile per cene, riunioni e danze, una grossa cucina collettiva. Lo spazio
verde è vasto ed è utilizzato per feste e spettacoli all'aperto. Il complesso si articola in un edificio
principale e altri
minori situati nel verde.
La riappropriazione delle aree dimesse Le occupazioni abusive sono state il
mezzo per ottenere la risposta ai loro obiettivi, ma ora non disdegnano né
rapporti con le stituzioni, né di costituirsi in cooperativa. La loro è una cooperativa per la casa
registrata con una
Friendly society e ottengono un sussidio negoziato per loro da CATCH (Co-operative and Tenant Controlled
Housing). Si tratta di sussidi assegnati dallo stato per recuperare proprietà abbandonate, e la loro
consistenza
dipende dal numero di spazi letto risultanti dal recupero. C'è una discordanza fra l'approccio della
cooperativa
CATCH che vuole che il recupero utilizzi lavoratori specializzati e sottovaluta le capacità dei residenti
perché
non certificate e quello dei membri di Exodus che preferiscono attuare l'autorecupero in proprio anche per la
rilevante riduzione di spesa che ne consegue: loro hanno molto entusiamo per quello che stanno costruendo e sono
desiderosi di condividere le conoscenze e capacità presenti fra di loro. Così per ridurre i costi
CATCH ha accettato che molti dei lavori avvenissero in autorecupero. L'impresa ha rifatto
il tetto, ha installato l'acqua calda, l'elettricità ed il gas e ha costruito 3 piccole cucine. Il resto dell'edificio
è stato
e viene ristrutturato usando soldi dell'affitto molto contenuto che ognuno paga al collettivo (40 sterline inglesi
ogni 2 settimane) insieme agli altri fondi di Exodus derivanti anche dai contributi volontari dei partecipanti ai
rave. Il primo contratto di affitto dell'ex ospizio si è concluso nel maggio 1996 e sono in corso le
contrattazioni
per il futuro legale della casa. Una ex agente immobiliare membra di Exodus è impegnata a negoziare il
nuovo
contratto e cerca di dare status di cooperativa anche ad altri progetti fra cui la Long Meadow Farm. Si tratta di
una fattoria occupata e poi ottenuta in gestione dal Ministero dei Trasporti che ne è proprietario, dove il
collettivo
ha ricostruito una casa e le stalle e mantiene capre, pecore, polli, oche e maialini vietnamiti che non sono allevati
per mangiarli o sfruttarne i prodotti: "sono i nostri amici" ci dice Steve, il ragazzo che insieme a una ragazza e
al loro piccolo figlio vi abita e lavora. La fattoria è visitata da bambini e classi di scolari.
L'autogestione degli spazi di socializzazione Gli spazi di Exodus sono aperti
a tutti e sono gestiti attraverso assemblee settimanali. Ci sono quelle che
coinvolgono gli abitanti della Housing Action Zone e trattano di gestione dei fondi, di priorità, di lavori
tecnici,
loro organizzazione e relative responsabilità. Altre invece coinvolgono i partecipanti ai rave e discutono
della
gestione dei fondi da essi ricavati per nuove iniziative. Exodus reclama l'uso collettivo e la riappropriazione
delle aree dismesse. Un loro progetto elaborato a partire dal novembre 1992 e pervenuto nel 1996 a uno stadio
piuttosto definito è
aprire un centro comunitario in un grosso capannone industriale e farne un luogo di servizio e di lavoro
autogestito con l'obiettivo di offrire beni e servizi a prezzi bassi. Il collettivo ha già individuato il luogo
dove
vorrebbe realizzare il progetto: un capannone di un privato per il quale sta discutendo con l'amministrazione di
cui cerca il necessario appoggio. L'edificio dovrebbe ospitare un grosso spazio per i rave; un bar e un caffè
a
prezzi di costo; un bazaar con beni e servizi a basso costo come abiti di seconda mano e dischi autoprodotti nel
centro stesso; un laboratorio musicale con gli apparecchi per stampare dischi, una sala prove e una sala di
registrazione; una dozzina di laboratori artigianali che po-trebbero occupare fra i 75 e le 100 persone e un
mercatino per venderne i prodotti a prezzi controllati; un centro informativo e di consulenza; un'area gioco per
bambini; attività sportive e ricreative; cinema e forum; una stazione radio e macchinari per fare
documentari per
radio o in video. I fondi almeno all'inizio proverrebbero dalle contribuzioni volontarie dei partecipanti ai rave
gratuiti che dovrebbero sostenere la proposta in base al fatto che la condividono. La gestione dei fondi dovrebbe
esse controllata da un incontro mensile fra tutti i fruitori del centro comunitario. L'idea del collettivo è
di
registrare la loro iniziativa come una impresa comunitaria interna all'Industrial Common Owner-ship Movement
(ICOM): si tratta di una organizzazione il cui scopo principale è di promuovere il controllo democratico
e la
proprietà delle imprese da parte delle persone che vi lavorano o le usano e in particolare promuove il
principio
della proprietà collettiva. ICOM definisce una azienda comunitaria come una impresa commerciale
che commercia con l'obiettivo del
profitto, ma in cui il profitto è usato per il beneficio della comunità invece che per l'arricchimento
individuale,
e dove la proprietà ed il controllo sono nelle mani della comunità. Capisaldi sono il comitato di
gestione eletto
e che riceve un salario pari al sussidio di disoccupazione, la proprietà comune dei beni, l'accesso aperto
alla
condizione di membro. È questa una proposta che ha molto a che vedere con il terzo settore e che per
qualche
aspetto risulta ingenua ma che si fonda sul grande entusiasmo e sulla buona fede dei membri del collettivo.
Entrambi verranno messi a dura prova dall'erogazione di lavoro nei fatti gratuito o sottopagato in vista del
vantaggio collettivo non monetizzato ma fruito attraverso l'uso di beni e servizi collettivi e dall'ipotesi di mediare
con la logica del profitto benché socializzato. Exodus intende ottenere l'edificio in affitto attraverso i
buoni
rapporti che ormai intrattiene con l'amministrazione e non più con l'occupazione abusiva. Sono molti
i consiglieri dell'amministrazione passati dalla loro parte dopo una iniziale diffidenza dovuta alle
campagne di stampa contro «i criminali drogati» finanziate dalle birrerie che perdevano clienti. Exodus ha
ottenuto la stima della comunità locale e offre assistenza ad altri gruppi che vogliono adottare il suo
modello. La loro forza è il progetto che li lega: creare uno spazio libero dalle logiche di mercato che
appartenga a tutti ed
in cui siano possibili relazioni vere fra gli individui fondate su una messa in discussione della scala dei valori
adottata dalle nostre società. Cosa contribuisce a determinare il benessere secondo loro va ridefinito: non
sono
i beni materiali ma i valori relazionali, il rispetto per gli altri, il fare per gli altri e non contro gli altri in base a
logiche di concorrenzialità. Exodus è un esempio di come si possa vivere al di fuori delle
regole dell'economia capitalistica che esclude
sempre più persone, adottando i valori della cooperazione e migliorando attraverso l'azione collettiva la
propria
situazione individuale.
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