Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 26 nr. 230
ottobre 1996


Rivista Anarchica Online

"Dai rave alla vita quotidiana"
di Marvi Maggio

Una alternativa alla povertà, alla disoccupazione, alla solitudine ed alla concorrenza tra individui: dall'Inghilterra l'esempio di Exodus

Fra il 9 ed il 14 giugno 1996 si è tenuto a Luton, Regno Unito, l'incontro annuale dell' «International Net-work for Urban Research and Action» (Rete Internazio-nale per la ricerca e l'azione urbana) che ha lo scopo di mettere in relazione ricerca sulla città ed attivismo politico e sociale.
A sostegno del suo obiettivo quest'anno INURA ha tenuto le proprie discussioni nell'edificio autogestito da Exodus, un gruppo di disoccupati che esprime il bisogno di realizzare un modo di vita collettivo fondato su condivisione e cooperazione fuori dalle regole del mercato. Tra 20 e 30 ricercatori, professori universitari ed attivisti provenienti da tutta europa hanno discusso sul tema del seminario «Self-help and utopias» insieme a molti membri del collettivo che hanno assiduamente partecipato mostrando molto interesse per le iniziative attuali e passate realizzate in altri paesi.
Luton, 50 km. da Londra, sede di una fabbrica della General Motors e della produttrice di birra Whitebread raggiunge oggi in alcune aree tassi di disoccupazione del 60 %. Exodus è un gruppo di disoccupati e marginali di Luton che per rispondere ai loro bisogni hanno creato una alternativa alla povertà, alla solitudine, alla concorrenza fra individui. Ne fanno parte donne, uomini e numerosi bambini; sono presenti diversi gruppi etnici fra cui giamaicani e caraibici, disoccupati un tempo operai, ferrovieri, segretari, una ex agente immobiliare, un ex impresario edile, ex militari, ex studenti, anche qualcuno prima dedito alla delinquenza.
Il nucleo dei militanti è di una cinquantina di persone ma le loro iniziative ed i servizi che riescono a offrire possono contare su un maggior numero di aderenti e di fruitori. La loro storia inizia nel 1992 con l'organizzazione di «rave» (feste) gratuiti che richiamano dapprima 150, poi 1.000 fino a coinvolgere 10.000 persone e si pongono in alternativa alle troppo costose discoteche e birrerie. Il rave concepito da Exodus come un dono, sancisce l'incontro con gli altri al di fuori della logica del mercato con uno spirito comunitario e altruista. Gli organizzatori ricevono dei contributi volontari che confluiscono in un fondo collettivo il cui uso viene discusso in assemblee aperte a tutti partecipanti dei rave. La stessa logica collettiva questi disoccupati la applicano al problema della casa e durante i rave vengono occupati dal 1992 in poi numerosi edifici: un hotel, una fattoria, dei magazzini. Ma le istituzioni e la polizia li attaccano, c'è una campagna di stampa che li indica come drogati e criminali sostenuta da produttori e venditori di birra i cui profitti calano: la gente preferisce il rave gratuito ai loro locali. Nel gennaio 1993 lo sgombero della fattoria che il collettivo Exodus aveva già ottenuto dal Ministero dei Trasporti in gestione dà luogo all'arresto di 35 membri. Quattromila persone circondano pacificamente la stazione di polizia scandendo slogan nel pomeriggio e ottengono la loro liberazione nel mattino seguente. È stato un evento che ha fatto sentire loro la propria forza fondata sulla consapevolezza dei propri diritti e di converso ha fatto percepire che la polizia non è invincibile e che proprio la resistenza pacifica può talvolta essere efficace.
Nel luglio 1993 il collettivo occupa un vecchio ospizio, poi legalizzato dall'amministrazione, detto Housing Action Zone. Alla fine del recupero ci abiteranno 40 persone selezionate fra i partecipanti ai rave dalla disponibilità a svolgere lavori di auto-recupero piuttosto impegnativi in un edificio in grave stato di abbandono e dalla capacità di resistere alle pressioni talvolta violente della polizia. Il recupero edilizio ha utilizzato le capacità lavorative dei membri di Exodus, quelle stesse ritenute obsolete dal mercato del lavoro.
Oltre alle 34 abitazioni già in uso ci sono una stanza per le discussioni, laboratori artigianali per l'autorecupero, una sala di ritrovo con il caminetto utilizzabile per cene, riunioni e danze, una grossa cucina collettiva. Lo spazio verde è vasto ed è utilizzato per feste e spettacoli all'aperto. Il complesso si articola in un edificio principale e altri minori situati nel verde.

La riappropriazione delle aree dimesse
Le occupazioni abusive sono state il mezzo per ottenere la risposta ai loro obiettivi, ma ora non disdegnano né rapporti con le stituzioni, né di costituirsi in cooperativa. La loro è una cooperativa per la casa registrata con una Friendly society e ottengono un sussidio negoziato per loro da CATCH (Co-operative and Tenant Controlled Housing). Si tratta di sussidi assegnati dallo stato per recuperare proprietà abbandonate, e la loro consistenza dipende dal numero di spazi letto risultanti dal recupero. C'è una discordanza fra l'approccio della cooperativa CATCH che vuole che il recupero utilizzi lavoratori specializzati e sottovaluta le capacità dei residenti perché non certificate e quello dei membri di Exodus che preferiscono attuare l'autorecupero in proprio anche per la rilevante riduzione di spesa che ne consegue: loro hanno molto entusiamo per quello che stanno costruendo e sono desiderosi di condividere le conoscenze e capacità presenti fra di loro.
Così per ridurre i costi CATCH ha accettato che molti dei lavori avvenissero in autorecupero. L'impresa ha rifatto il tetto, ha installato l'acqua calda, l'elettricità ed il gas e ha costruito 3 piccole cucine. Il resto dell'edificio è stato e viene ristrutturato usando soldi dell'affitto molto contenuto che ognuno paga al collettivo (40 sterline inglesi ogni 2 settimane) insieme agli altri fondi di Exodus derivanti anche dai contributi volontari dei partecipanti ai rave. Il primo contratto di affitto dell'ex ospizio si è concluso nel maggio 1996 e sono in corso le contrattazioni per il futuro legale della casa. Una ex agente immobiliare membra di Exodus è impegnata a negoziare il nuovo contratto e cerca di dare status di cooperativa anche ad altri progetti fra cui la Long Meadow Farm. Si tratta di una fattoria occupata e poi ottenuta in gestione dal Ministero dei Trasporti che ne è proprietario, dove il collettivo ha ricostruito una casa e le stalle e mantiene capre, pecore, polli, oche e maialini vietnamiti che non sono allevati per mangiarli o sfruttarne i prodotti: "sono i nostri amici" ci dice Steve, il ragazzo che insieme a una ragazza e al loro piccolo figlio vi abita e lavora. La fattoria è visitata da bambini e classi di scolari.

L'autogestione degli spazi di socializzazione
Gli spazi di Exodus sono aperti a tutti e sono gestiti attraverso assemblee settimanali. Ci sono quelle che coinvolgono gli abitanti della Housing Action Zone e trattano di gestione dei fondi, di priorità, di lavori tecnici, loro organizzazione e relative responsabilità. Altre invece coinvolgono i partecipanti ai rave e discutono della gestione dei fondi da essi ricavati per nuove iniziative.
Exodus reclama l'uso collettivo e la riappropriazione delle aree dismesse.
Un loro progetto elaborato a partire dal novembre 1992 e pervenuto nel 1996 a uno stadio piuttosto definito è aprire un centro comunitario in un grosso capannone industriale e farne un luogo di servizio e di lavoro autogestito con l'obiettivo di offrire beni e servizi a prezzi bassi. Il collettivo ha già individuato il luogo dove vorrebbe realizzare il progetto: un capannone di un privato per il quale sta discutendo con l'amministrazione di cui cerca il necessario appoggio. L'edificio dovrebbe ospitare un grosso spazio per i rave; un bar e un caffè a prezzi di costo; un bazaar con beni e servizi a basso costo come abiti di seconda mano e dischi autoprodotti nel centro stesso; un laboratorio musicale con gli apparecchi per stampare dischi, una sala prove e una sala di registrazione; una dozzina di laboratori artigianali che po-trebbero occupare fra i 75 e le 100 persone e un mercatino per venderne i prodotti a prezzi controllati; un centro informativo e di consulenza; un'area gioco per bambini; attività sportive e ricreative; cinema e forum; una stazione radio e macchinari per fare documentari per radio o in video. I fondi almeno all'inizio proverrebbero dalle contribuzioni volontarie dei partecipanti ai rave gratuiti che dovrebbero sostenere la proposta in base al fatto che la condividono. La gestione dei fondi dovrebbe esse controllata da un incontro mensile fra tutti i fruitori del centro comunitario. L'idea del collettivo è di registrare la loro iniziativa come una impresa comunitaria interna all'Industrial Common Owner-ship Movement (ICOM): si tratta di una organizzazione il cui scopo principale è di promuovere il controllo democratico e la proprietà delle imprese da parte delle persone che vi lavorano o le usano e in particolare promuove il principio della proprietà collettiva.
ICOM definisce una azienda comunitaria come una impresa commerciale che commercia con l'obiettivo del profitto, ma in cui il profitto è usato per il beneficio della comunità invece che per l'arricchimento individuale, e dove la proprietà ed il controllo sono nelle mani della comunità. Capisaldi sono il comitato di gestione eletto e che riceve un salario pari al sussidio di disoccupazione, la proprietà comune dei beni, l'accesso aperto alla condizione di membro. È questa una proposta che ha molto a che vedere con il terzo settore e che per qualche aspetto risulta ingenua ma che si fonda sul grande entusiasmo e sulla buona fede dei membri del collettivo. Entrambi verranno messi a dura prova dall'erogazione di lavoro nei fatti gratuito o sottopagato in vista del vantaggio collettivo non monetizzato ma fruito attraverso l'uso di beni e servizi collettivi e dall'ipotesi di mediare con la logica del profitto benché socializzato. Exodus intende ottenere l'edificio in affitto attraverso i buoni rapporti che ormai intrattiene con l'amministrazione e non più con l'occupazione abusiva.
Sono molti i consiglieri dell'amministrazione passati dalla loro parte dopo una iniziale diffidenza dovuta alle campagne di stampa contro «i criminali drogati» finanziate dalle birrerie che perdevano clienti. Exodus ha ottenuto la stima della comunità locale e offre assistenza ad altri gruppi che vogliono adottare il suo modello.
La loro forza è il progetto che li lega: creare uno spazio libero dalle logiche di mercato che appartenga a tutti ed in cui siano possibili relazioni vere fra gli individui fondate su una messa in discussione della scala dei valori adottata dalle nostre società. Cosa contribuisce a determinare il benessere secondo loro va ridefinito: non sono i beni materiali ma i valori relazionali, il rispetto per gli altri, il fare per gli altri e non contro gli altri in base a logiche di concorrenzialità.
Exodus è un esempio di come si possa vivere al di fuori delle regole dell'economia capitalistica che esclude sempre più persone, adottando i valori della cooperazione e migliorando attraverso l'azione collettiva la propria situazione individuale.