Rivista Anarchica Online
Cronaca dal Chiapas
di Pino Cacucci
"Da tutti gli angoli della terra: guardo le etnie, le nazioni, i colori e gli zaini e non
posso evitare, nostalgia che non
si estingue, di tornare con la memoria al canto delle Brigate Internazionali nella rivoluzione spagnola. Questi,
senza dubbio dubbio, sono altri tempi e un'altra razza. Vengono qui senz'armi, si iscrivono al tavolo degli
accrediti, formano capannelli in lingue diverse, e parlano, sembra, di una nuova Babele, una torre di utopie
incrociate. E' arrivato Douglas Bravo, il guerrigliero venezuelano degli anni sessanta. E' arrivato Hugo Blanco,
che in quegli stessi anni organizzava contadini indios in Perù e dalla prigione scambiava lettere in
quechua con
José Marìa Arguedas. Sono arrivati tanti giovani che non hanno patito né la guerra
né il carcere, per il loro bene
e quello di tutti noi. E' arrivato anche un signore italiano che mi hanno presentato e, scambiandomi con un altro,
in francese mi ha detto: "Io sono quello che ha perso l'aereo". Gli ho stretto la mano e ho risposto: "Piacere. Io
sono quello che ha perso il treno, ma tanto tempo fa...". Così ha scritto il giornalista e politologo
messicano Adolfo Gilly riportando le prime impressioni dell'Incontro
Internazionale per l'Umanità e contro il Neoliberismo, tenutosi dal 27 luglio al 3 agosto nelle
comunità
chiapaneche di La Realidad, La Garrucha, Roberto Barrios, Oventic e Morelia, dove sorgono gli "Aguascalientes",
un po' anfiteatri e un po' vascelli pirata, in territorio zapatista (ma come dice Marcos, "non è l'Ezln a
controllare
questi territori, sono le comunità indigene a controllare l'Ezln"). Ogni Aguascalientes è un "tavolo
di lavoro" con
relativo argomento - politico, economico, culturale, sociale, e rapporto tra indios, minoranze e resto del mondo
- e lo sforzo organizzativo è stato immane: almeno cinquemila partecipanti a cui garantire una tettoia per
dormire
(siamo in piena stagione delle piogge, il fango impera ovunque) e pasti, oltre agli spazi per discutere, proporre,
ascoltare, ma anche suonare, cantare, persino ballare (cosa possono avere in comune il cantautore uruguayano
Daniel Viglietti con il gruppo hard rock statunitense Rage Against the Machine? L'amore per lo zapatismo,
ovviamente, che li ha portati insieme nel cuore della Selva Lacandona). Gli Aguascalientes distano tra loro molti
chilometri, anzi, molte ore di strade sterrate spesso trasformate in pantani, con lunghi spostamenti a piedi
perché
"parcheggiare" pullman, jeep e camionette significa intasare un sentiero molto prima che si arrivi a destinazione.
San Cristobal de las Casas ha esaurito ogni posto letto, per una volta i proprietari di alberghi hanno dovuto
ringraziare gli indios che solitamente trattano con disprezzo, visto che hanno incassato palate di pesos nel periodo
meno indicato per visitare la città. L'Italia ancora una volta, rappresenta la contraddizione più
palese: la sua è
forse la nazionalità più numerosa (a parte i messicani), ma presenta il minor numero di giornalisti
(solo il
Manifesto ha un inviato e un collaboratore "residente"). Ai nostri telegiornali non frega niente dell'Incontro che
ha mobilitato televisioni statunitensi, francesi o giapponesi, nonché giornalisti e fotografi del
New York Times,
Washington Post, The Economist, Le Monde, Liberation, El Pais, tanto per citare alcuni mostri sacri
dell'informazione mondiale. Ma pazienza, siamo abituati a cercarci le notizie da soli, se aspettiamo i giornali
nostrani (e delle televisioni taciamo per evitare turpiloqui) sappiamo che lo spazio è già occupato
dagli amorazzi
di Alba Parietti e Lady Diana... Era una sfida, o meglio una scommessa, e pochi, nel gennaio scorso, hanno
creduto seriamente che sarebbe stato
possibile vincerla. Eppure si è realizzato, costringendo magari l'Ezln a costituire una sorta di "vigili urbani
zapatisti" con tanto di fascia al braccio, all'apparenza un po' assurdi ma nella pratica efficientissimi, e un
australiano ha perfettamente sintetizzato la situazione con questa frase: "Vorrebbe avercela Clinton ad Atlanta,
una simile capacità organizzativa". Qualche malumore era nel conto, c'è chi si aspettava meno
disagi perché non
aveva ben capito dove diamine sarebbe venuto, e alcune femministe si sono lamentate per essere state "relegate"
a un tavolo che comprendeva altri argomenti senza averne uno specifico, ma alla fine, si può dire che
l'Incontro
è stato un successo al di là di ogni aspettativa, soprattutto per la risonanza ottenuta nel pianeta
(sono venuti da
43 paesi - e da 31 dei 32 stati della federazione messicana - sopportando le garbate ma estenuanti "schedature"
della polizia migratoria piazzata a Las Margaritas sull'unica strada che porta a La Realidad). "Benvenuti nel
luogo della resistenza contro la stupidità", ha esordito la mayor Ana Marìa,
aggiungendo poi:
"Fino alla nostra insurrezione del 1 gennaio 1994, per il potere che oggi assume mondialmente il nome di
neoliberismo, noi non contavamo, non producevamo, non compravamo, non vendevamo, eravamo solo un numero
inutile per i conteggi del grande capitale. Non vogliamo più morte e inganni per le nostre genti, e
tantomeno
l'oblio". E la comandante Hortencia: "Le donne hanno partecipato in tutti i livelli di lotta e sono
quelle che patiscono
maggiormente le ingiustizie, lo sfruttamento, le umiliazioni e le violazioni ai loro diritti umani e hanno avuto
meno opportunità di vivere dignitosamente, senza neppure il diritto di partecipare a qualsiasi
decisione". Il comandante David, uno dei più "anziani" nell'Ezln, ormai celebre per la
saggezza antica (e sorprendentemente
attuale) dei suoi interventi, ha tenuto una breve conferenza stampa di apertura, così descritta da Adolfo
Gilly: "Il comandante non cerca frasi a effetto. Da' spiegazioni chiare, affinché tutti possano
comprenderlo. Il suo non è
un atteggiamento da dirigente politico, bensì da sperimentato organizzatore che, a giudicare dalla sua
età, ha
imparato il mestiere ben prima che nascesse lo zapatismo. Alle domande il comandante non risponde con slogan
o direttive o in modo evasivo. Risponde con una maniera di esporre che suggerisce all'interlocutore il compito
di pensare da sé alla risposta; di più: con l'idea che la risposta si troverà soltanto attraverso
la pratica e pensando all'esperienza che si possa e si voglia vivere insieme a tutti gli altri". Di "personaggi
illustri", cioè in grado di influire sull'informazione internazionale, ne sono venuti molti, e altri
hanno inviato messaggi di accorato appoggio (come Noam Chomsky e John Berger). Tutti sono intervenuti in
vario modo, sia ai tavoli di lavoro sia concedendo interviste a destra e a manca. Lo scrittore uruguayano Eduardo
Galeano, vecchio amico degli zapatisti, ha detto tra l'altro: "La sfida è creare e ricreare molteplici specchi
che ci
restituiscano il nostro volto. La storia latinoamericana è lunga, dolorosa, orrenda e meravigliosa in quanto
a
dignità umana. Da cinque secoli i suoi abitanti danno mostra di spirito ribelle, dignità, rifiuto di
farsi trattare come
cose, e tutte queste lotte sono gli antecedenti dell'Ezln. Non siamo venuti fin qui con l'intenzione di formulare
o ricevere ricette, per esperienza personale sono abituato a diffidare di chi è pronto a dare ricette. Siamo
stati
invitati qui da persone che da millenni hanno l'abitudine di sognare insieme. All'inizio forse procederemo a
tentoni, brancolando, ma con un'unica certezza: questo mondo che identifica la libertà del denaro con la
libertà
delle persone, si sta trasformando in un gigantesco campo di concentramento per la maggioranza dei suoi abitanti,
dove chi non viene condannato alla fame di pane lo si condanna alla fame di affetto. Se la pensassimo tutti allo
stesso modo, questa riunione sarebbe insopportabile. Siamo gente diversa venuta da luoghi diversi e a unirci
può
essere soltanto il rispetto delle diversità. Oggi più che mai, perché mai prima d'ora il
mondo era stato così
diseguale nelle opportunità che offre, mai così ingiusto nella distribuzione dei pani e dei pesci,
e al tempo stesso
mai era stato così uniformatore ed eguagliatore nelle abitudini che impone, cancellando le differenze
culturali che
sono quelle che rendono la condizione umana un allegro arcobaleno. I processi rivoluzionari in America Latina
sono stati viziati da un'idea che ha loro impedito di attecchire, l'idea che la rivoluzione avrebbe salvato il popolo
e gli intellettuali avrebbero illuminato la plebe. Gli zapatisti propongono il cammino inverso: si muovono dal di
dentro e dal basso, contraddicendo il vecchio schema di civiltà e barbarie all'interno del quale la sinistra
era
imprigionata - lo è ancora, anche se meno - perché in esso la verità veniva sempre da fuori
e dall'alto, mai da
dentro e dal basso". Un altro intervento che ha riscosso notevole interesse è quello del francese Alain
Touraine, qui presentato come
"pensatore polemico": "Se c'è un sistema globale di potere, c'è bisogno dunque di un sistema
globale di
opposizione. Gli zapatisti hanno scatenato un processo democratizzatore che può realizzarsi o meno, ma
comunque resta possibile. Il loro sforzo di rinnovamento politico, sociale e culturale è di enorme
importanza. Lo
zapatismo rappresenta una delle grandi imprese sociali di portata simile a quelle di Nelson Mandela e Martin
Luther King. Mi auguro quindi che siano in molti, nel mondo intero, a difendere e fare proprio questo
movimento". Danielle Mitterrand, al suo secondo viaggio nella Selva Lacandona, ha osservato e ascoltato
molto, intervenendo
brevemente. Mentre parlava, un aereo militare ha sorvolato La Realidad a bassa quota, e la Mitterrand ha
aggiunto, indicandolo: "La militarizzazione è sintomo di decadenza delle capacità di uno stato
nel proseguire per
il suo cammino". Yvon Le Bot, studioso delle civiltà maya, ha enfatizzato la capacità del
movimento zapatista di evitare la guerra
totale battendo l'avversario nel campo del rinnovamento politico. Il leader delle lotte contadine in
Perù, Hugo Blanco, ha ringraziato gli zapatisti soprattutto per due motivi:
"L'universalità del loro pensiero e la democrazia. Non hanno rivolto un appello soltanto alle sinistre, ma
all'umanità intera. Noi della sinistra mondiale abbiamo commesso molti errori, tramutatisi in altrettante
sconfitte,
e questo è dovuto all'assenza di democrazia nelle organizzazioni. Loro sono di esempio a tutti". Il
veterano guerrigliero Douglas Bravo, venezuelano, ha aggiunto: "Da quando sono comparsi gli zapatisti del
Chiapas, ogni governo latinoamericano si sta ponendo il problema di cosa fare per impedire che un simile esempio
si diffonda". Taciturno e meravigliato osservatore, il regista russo Pavel Luguin si è limitato a
dichiarare: "Qui mi trovo fra
due tempi e due spazi. E' ormai nato lo zapatismo internazionale". Concetto espresso in modo più
articolato anche
dall'editore italiano Roberto Massari (Erre Emme Edizioni): "Qui si muovono i primi passi per un nuovo futuro
dell'umanità. E' un'utopia di cui abbiamo tutti bisogno, e per realizzarla si impone un modo di pensare
collettivo.
Nessuno si illude di aver vinto una prima battaglia, sono soltanto i primi passi, ma decisivi, perché
rompono certi
schemi che molti hanno ancora nella testa". Nella babele dei cinque Aguascalientes si è discusso
molto e nessuno, certamente, era venuto fin qui sperando
di tornare a casa con la "ricetta" per inceppare il neoliberismo e le conseguenti devastazioni. Ci sono stati
momenti di indubbia costruttività, altri di sapore vecchio, come certi interventi logorroici da anni
sessanta-settanta, più qualche motivo di imbarazzo superato dalla grande elasticità mentale degli
indios zapatisti,
come quando si è parlato di liberalizzazione delle droghe leggere in un territorio dove, per pure questioni
di
sopravvivenza fisica e morale, hanno bandito persino gli alcolici. Marcos è intervenuto al termine,
rispondendo
alle innumerevoli domande dei giornalisti. Non si è mostrato molto ottimista sull'immediato futuro
dell'Ezln, dato
che l'esercito federale ha fatto affluire almeno 4000 paracadutisti specializzati nel combattimento notturno, truppe
scelte che si piazzano se si ha l'intenzione di attaccare, non di "contenere". Tra l'altro, ha detto: "Per potersi
opporre al neoliberismo non è sufficiente la volontà di una sola nazione o di un
solo popolo. C'è bisogno di un nuovo modo di pensare e di agire in ogni angolo del mondo, che si basi
sulla
fratellanza: siamo qui per confrontare le nostre differenze, ma uniti da un incubo comune, condiviso da milioni
di esseri umani. E i fabbricanti di incubi stanno tutti nelle grandi nazioni industrializzate, che al loro interno hanno
anch'esse settori della popolazione impoveriti e privati dei diritti fondamentali". E riguardo alla cosiddetta "caduta
del campo socialista": "Aveva costruito il suo potere su una menzogna, quella di un popolo che si supponeva unito
al suo regime, e venuto il momento di difenderlo, non lo ha fatto. Spesso il nemico principale della sinistra
è la
sinistra stessa. Per l'immediato futuro sono pessimista, ma sul lungo termine, non può esservi altro futuro
che a
sinistra".
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