Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 26 nr. 228
giugno 1996


Rivista Anarchica Online

Vegetariani come e perchè
di Valerio Pignatta

"Mucca pazza" ha ridato fiato ai sostenitori del vegetarianesimo. Vediamo più da vicino le loro ragioni

Il vegetarianismo (alimentazione che non contempla il consumo di carni o pesce) è strettamente connesso con le vicissitudini dell'umanità su questo pianeta.
Il filo di questa etica alimentare in Europa si inabissa poi nei sotterranei della storia dei popoli e ogni tanto riaffiora qua e là a testimoniare la sua resistenza. Lo ritroviamo ad esempio fra i Quaccheri del Seicento inglese così come tra gli anarchici andalusi di fine Ottocento. Non dobbiamo comunque dimenticare che parlare di dieta vegetariana alle popolazioni rurali italiane e di tanta parte del Mediterraneo nel medioevo e sino in pieno XX secolo poteva essere superfluo. La carne rimarrà infatti per questa gente consumo raro, spesso solo festivo, o addirittura assente.
Nell'Europa contemporanea poi il vegetarismo si sviluppa e trova simpatie e apprezzamenti soprattutto in Inghilterra, forse in conseguenza dei legami coloniali con l'India, patria dell'alimentazione vegetariana, e in Germania dove filosofi come Schopenauer già agli inizi dell'Ottocento sviluppavano per la prima volta un tipo di pensiero filosofico che non era più prettamente occidentale proprio perché influenzato dalle dottrine orientali e nel suo caso specifico dalle Upanishad, scritti speculativi dell'induismo che costituiscono la parte conclusiva dei Veda, composti tra il sec. IX e il VI a.C., dove compaiono per la prima volta la teoria della trasmigrazione delle anime e la legge del karman, strettamente legate anche al tipo di alimentazione perseguito dal «ricercatore di verità».
Infine alcune grandi figure del Novecento come Tolstoj o il mahatma Gandhi, hanno contribuito alla crescita e alla nascita delle prime associazioni vegetariane nel mondo occidentale come quelle appunto inglese, tedesca e americana e anche la stessa italiana.
In Italia infatti si arriva alla fondazione di una associazione vegetariana sull'esempio delle consorelle occidentali con il pedagogista e teorico della nonviolenza Aldo Capitini (Perugia 1899-1968) nel 1952.
Capitini, libero pensatore, antifascista e pacifista, cercò di elaborare una sorta di liberal-socialismo nonviolento e antisovietico che potesse coniugare libertà individuale e giustizia sociale. E tra tutto ciò che gli sembrò possibile fare per cambiare questa società propugnò anche il vegetarianismo pensando che potesse contribuire non poco a una trasformazione in senso positivo della condizione umana. Sostenitore della libertà e della coscienza individuali contro ogni forma di autorità istituzionalizzata per Capitini la liberazione dell'individuo dai limiti e dalle chiusure impostigli deve essere perseguita come conquista personale perpetuamente rinnovata. Egli si ispirò alla teoria gandhiana della educazione alla non-violenza, precisata non come inerte rassegnazione, ma come mezzo per combattere l'altrui violenza. Più volte imprigionato durante il fascismo per le sue idee, fu anche tra gli elaboratori delle tesi economico-sociali del Partito d'azione.
La Società vegetariana italiana (poi Associazione Vegetariana Italiana) costituitasi a Perugia grazie anche all'appoggio e all'impulso di Emma Thomas, una quacchera vegetariana ivi stabilitasi, tenne da allora ogni anno un congresso e si pose quale punto di riferimento per i vegetariani in Italia dedicandosi a diffondere la conoscenza degl'ideali e della pratica del vegetarismo (cosa che continua a fare tuttora).
Oggi le motivazioni di chi si avvicina a questo tipo di alimentazione possono essere di varie specie. Una buona parte finisce con l'aderire a questa scelta alimentare sulla base di considerazioni di tipo religioso, spirituale o comunque etico. Gli aderenti e i simpatizzanti dei movimenti religiosi o spirituali che perseguono tali insegnamenti hanno certamente contribuito alla diffusione del fenomeno vegetariano. Ma non bisogna dimenticare anche chi si è avvicinato a questa filosofia alimentare per pure esigenze igieniche o fisiologiche di tipo salutista. É ormai accertato che un'alimentazione a base di prodotti vegetali diminuisce del 40% il rischio di cancro, del 20% quello di malattie ischemiche, del 50% quello di calcolosi renale, ecc... ecc... Parecchie persone allettate dagli eccellenti risultati che conferisce alla propria salute l'adozione di una dieta vegetariana vi si gettano entusiasticamente.
Da ultimo, tra le molle che spingono alla rinuncia dell'alimentazione carnea non dobbiamo dimenticare le motivazioni di tipo politico dato che è il consumo eccessivo di carne, latticini e uova nei paesi industrializzati che sta alla base della distribuzione non equa delle risorse alimentari mondiali. In Occidente oltre a nutrire noi stessi nutriamo un'enorme popolazione di animali di allevamento spesso alimentati con proteine vegetali originarie del «Terzo Mondo» adatte invece ad essere consumate direttamente dagli esseri umani.
Più del 60% dei cereali prodotti nel mondo non nutre direttamente le persone ma gli animali degli allevamenti intensivi e tale percentuale negli USA sale al 90%.
Tutti i cereali dati in pasto agli animali potrebbero nutrire direttamente almeno i 15 milioni di persone che muoiono di fame ogni anno nel «Terzo Mondo», mondo dal quale provengono buona parte dei cereali che i paesi industrializzati importano. L'Italia ad esempio importa annualmente 30.000 miliardi di prodotti alimentari di cui 15.000 destinati al solo acquisto di carni.
Invero un appezzamento di terra coltivato è in grado di sostenere più di 7 persone se queste si nutrono direttamente dei prodotti vegetali che esso produce e di 1 solo individuo se questo segue una dieta basata sul consumo di prodotti di origine animale.
Infine si può riflettere sul fatto che anche deforestazione e desertificazione di intere aree sono in parte collegate agli allevamenti intensivi di animali da macello gestiti nel Sud del mondo per conto di svariate multinazionali dell'hamburger.
Tutte queste ragioni si coagulano nel militante politico o nell'attivista di qualche organizzazione del volontariato inducendolo ad aderire all'opzione vegetariana.
Esistono vari tipi di vegetarianismo oggi: il vegetariano in senso proprio che include nella sua dieta oltre ai vegetali anche latte, uova e formaggi; il vegetariano o vegan che si attiene perentoriamente al consumo di prodotti vegetali escludendo derivati del latte, uova e miele; il crudista che si alimenta solo di cibi di origine vegetale cruda; il fruttariano che si ciba soltanto di semi e frutta.
Queste tipologie di vegetariani non sfuggono comunque alla classificazione che già Capitini fece con concretezza in un numero unico del giornale della Società nel luglio del 1963.
Capitini affermava che le ragioni del vegetarianismo si riducono alla fine a quattro: «per non uccidere animali, per una ragione naturistica, per un pressante motivo medico, per miseria». A suo parere il vegetarianismo più sincero però si attua solo nel primo caso «perché si stabilisce un rapporto diverso del proprio animo... con numerose categorie di esseri viventi...». Insomma la giustificazione etica sta alla base del sistema filosofico in questione.
Precisando quindi che la scelta vegetariana è una scelta nonviolenta ed è appunto scelta e non adesione fanatica ad un dogma uguale per tutti che si impone dittatorialmente è difficile vedere una qualche sorta di vegetarianismo integralista, organizzato o meno, salvo quelli di tipo individuale. Può cioè succedere che qualche fautore del vegetarianismo estremizzi la sua scelta trasformandola nell'esatto suo opposto, cercando di imporla o malgiudicando coloro che non si attengono ad essa, ma ciò può accadere sempre e comunque solo a titolo individuale. Anche il jaina, infatti, che pur adotta uno stile di vita e quindi un regime alimentare che potrebbero sembrare integralisti, in realtà proprio per la nonviolenza intrinseca a ciò che egli porta avanti, resta esonerato e tutelalo da qualsiasi scadimento nell'intolleranza verso il suo prossimo. Se incontriamo qualche ardente sostenitore dell'abolizione coatta del regime carneo lo possiamo sicuramente considerare, per quel che ne sappia, come uno dei pochi casi isolati.
Le tipologie di questi presunti, o comunque sparuti, integralisti vegetariani sono l'espressione dell'esasperazione della motivazione principale che ha spinto il simpatizzante a compiere il passo decisivo e se ne distinguono tre specie: il religioso, il salutista, il terzomondista.
Il «religioso» tenderà a snobbare e a considerare come esseri impuri coloro che si macchiano della colpa di uccidere altri esseri per cibarsene. Enfatizzerà la sua scelta come l'unico vero possibile passaggio obbligatorio per un mondo migliore sia terreno ma anche celeste. I «religiosi» possono arrivare, e talvolta arrivano, ad identificarsi in una specie di classe eletta, agli occhi del Creatore, che sovrasta i comuni mortali immersi nell'ignoranza più nera.
Il «salutista» invece sarà aggiornatissimo su percentuali e statistiche sanitarie legate all'argomento che sbandiererà ai quattro venti trascurando di dire (o di sapere) che un corretto nutrimento non basta per una salubre esistenza. Un'alimentazione naturale non può essere separata da una vita sana e naturale. Non esistono formule magiche per non ammalarsi e la dieta vegetale non sfugge a questa regola. Il «salutista» però cercherà chiaramente di affermare la sua superiorità fisiologica sui paria che accettano la medicalizzazione inevitabile conseguente l'assimilazione di cibo carneo.
L'integralismo del «terzomondista» forse è ancora più raro da trovare (non ne ho mai incontrati) ma si può supporre che si fondi sull'idea di aver trovato la panacea per tutti i mali della società e che coloro che non vi si adeguano siano i mostri da combattere senz'esitazioni.
É ovvio che in alcune persone che aderiscono all'etica vegetariana si possono ritrovare variamente frammischiate tutte e tre le tipologie come è anche possibile che alcuni passino durante il loro cammino nel vegetarianismo attraverso tutte e tre le fasi che abbiamo illustrato.
Mi pare in ogni modo di poter affermare che nessuno di loro, proprio per quanto su riferito, arriverebbe a forme violente di imposizione di questa antica filosofia. L'unico risultato che un fondamentalismo di questo tipo otterrebbe, sarebbe quello di togliere al significato dell'azione intrapresa in tal senso, anche quella presunta spiritualità o umanità che ha mosso inizialmente il sostenitore della «dittatura vegetariana». In sostanza non si può negare la violenza appoggiandosi ad un'altra seppur più sottile variazione della stessa specie di abusi normalmente perpetrati ai danni dei più deboli, siano essi umani, animali o vegetali.
In Inghilterra oggi si contano 3,2 milioni di vegetariani, il 6% della popolazione, 1 persona su 17.
Negli Stati Uniti d'America sono circa 15 milioni gli aderenti a questa scelta alimentare mentre in Italia ci troviamo di fronte ad oltre 2 milioni di vegetariani con un aumento annuo del 15%.
Si tratta comunque in gran parte di cammini individuali e di obiezioni silenziose anche se per questo non meno influenzanti o determinanti ai fini di un cambiamento delle abitudini e delle organizzazioni e strutture sociali (e a diretta comprova di ciò possiamo citare l'allarme degli allevatori inglesi di fronte ad un calo del consumo di carne che interessa qualcosa come più del 40% della popolazione di quel paese).
É un popolo molto eterogeneo che si riconosce tuttavia per un comune aspetto unificante: la nonviolenza e il rispetto per l'altro, chiunque esso sia, uomo o animale. Le forme estreme di animalismo che taluni possono appoggiare o praticare (come ad esempio l'Animal Front Liberation) o le tesi «integraliste» sostenute a titolo personale da qualcuno non inficiano, a mio parere, la grande propositività e umanità che l'etica vegetariana offre nel suo complesso.

Chi volesse ricevere documentazione sui principi e sulle attività dei vegetariani, si metta in contatto con la sezione laziale dell'Associazione Vegetariani Italiana, via Collina, 48 00187 ROMA Tel. (06) 47 44 589.

Leggere vegetariano

  • •L'idea vegetariana - rivista dell'Associazione Vegetariana Italiana
  • •G. Zanga - Filosofia del vegetarianesimo - Bresci, Grignasco
  • •AA.VV. - Enciclopedia delle religioni - Garzanti, Milano, 1989
  • •K. Clements - Perchè vegetariani - Red, Como, 1991
  • •M. Livi Bacci - Popolazione e alimentazione - Il Mulino, Bologna, 1987
  • •AAm Terra Nuova - rivista dell'area eco-pacifista (in particolare n. 70-71, maggio/agosto 1993)
  • •Lev N. Tolstoj - Contro la caccia e il mangiar carne - Isonomia, Este, 1994
  • •N. Valerio - L'alimentazione naturale - Mondadori, Milano, 1980
  • •F. Delor - Compendio di dietetica vegetariana - edizione a cura dell'Associazione Vegetariana Italiana, Ragusa (ma Novate Mil.), 1984