Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 26 nr. 228
giugno 1996


Rivista Anarchica Online

Ricordando Umberto Marzocchi
di Giorgio Sacchetti

Dieci anni fa moriva a Savona Umberto Marzocchi (1900-1986), una delle figure più note e attive dell'anarchismo militante

Abbiamo conosciuto Marzocchi, che ha conosciuto Borghi, che ha conosciuto Malatesta, che ha conosciuto Cafiero, che ha conosciuto Bakunin... Sta in una filastrocca la parabola immaginifica di una generazione di anarchici - quella del Sessantotto - che non ha mai cessato di inseguire, affannosamente, le tracce di una Storia vecchia di un secolo. Sono passati dieci anni da quando Umberto Marzocchi, classe 1900, ci ha lasciato. Nella sua vita avventurosa ci eravamo riconosciuti e identificati in molti. Noi, cresciuti all'ombra delle sacrestie o delle case del popolo di un interminabile dopoguerra italiano, già in conflitto permanente con il pragmatismo istituzionale della generazione dei padri, avevamo subito simpatizzato con le tensioni movimentiste e la creatività rivoluzionaria di questi giovani settantenni. Di loro ammiravamo ribellione e coerenza, caparbietà nella lotta per la felicità ora e subito, ed una scelta di campo senza tentennamenti: dalla parte degli ultimi. L'esperienza straordinaria di Umberto, insieme a quella di pochi altri compagni suoi coetanei che hanno attraversato le vicende tormentate di questo Novecento, è stata insomma anche il luogo d'incontro fra le nostre rivoluzioni piccole (eco lontano della beat generation prima e del maggio francese poi) e quelle grandi di cui avevamo letto soltanto sulle edizioni proibite dell'Anarchia. Era così che un certo radicalismo libertario, assolutamente antiautoritario, talvolta indefinito seppur vivace, si innestava in maniera tumultuosa nell'alveo ampio ed un po' prosciugato della tradizione autogestionaria del movimento operaio. Marzocchi accettava il difficile dialogo, con fermezza e con pazienza, disposto anche a capire le ragioni degli altri. Del resto la sua lunga militanza sindacale lo portava naturalmente a questo atteggiamento e l'estremismo verbale proprio non gli si confaceva. A vedere i suoi modi gentili, le sue attenzioni premurose perfino per i problemi spiccioli degli altri, nessuno avrebbe potuto immaginare quest'uomo dall'aspetto così aristocratico con le armi in pugno nella lotta antifascista fra gli Arditi del Popolo già nel 1921, in Spagna e nel maquis francese. Una vita di sofferenze e di persecuzioni non gli avevano tolto la serenità che sembrava quasi volerci trasmettere insieme alla sua incapacità a odiare.
L'esperienza di Umberto, maturata in mille situazioni specie nell'esilio, era stata segnata indubbiamente dall'epopea spagnola e dall'aver anche vissuto - testimone impotente - l'assassinio di antifascisti da parte di altri antifascisti. Le figure di Berneri e Barbieri eliminati dagli stalinisti a Barcellona tornavano sempre nei suoi discorsi. E questa che appariva, ancora nell'immediato secondo dopoguerra, una sorta di «petite histoire» tutta interna al variegato mondo della dissidenza di sinistra, sarebbe diventata invece uno dei punti di forza per aprire poi un vasto processo di destalinizzazione nel movimento operaio e sindacale.
Umberto Marzocchi ebbe modo di vivere anche la stagione dei movimenti, principalmente quello delle Donne ed il Settantasette, gli «Indiani» e i Punk, che pure attraversarono - mettendone spesso a nudo i limiti storici - la F.A.I. come tutto il milieu anarchico. La sua attenzione fu sempre altissima, malgrado l'età ormai avanzata. A margine mostrò anche di non comprendere quei comportamenti di costume metropolitano «innovativo», teorizzati da qualcuno e «politicamente» motivati con la necessità della riappropriazione sociale, del tipo: viaggiare a sbafo sull'autobus o uscire dalle trattorie senza pagare il conto.
La sua permanenza ultradecennale alla segreteria della C.R.I.F.A. (la Commissione di relazioni dell'Internazionale anarchica) lo aveva reso certo prigioniero di un ruolo «istituzionale». Eppure questa incombenza a cui si sottoponeva con sacrifici non gli avrebbe mai impedito, nel corso di una vita così lunga, di restare giovane e rivoluzionario.

Umberto Marzocchi (1900-1986)

1900 - Nasce a Firenze il 10 ottobre, da genitori livornesi.
1917 - Operaio all'Arsenale di La Spezia, frequenta i corsi serali delle Scuole di Arti e mestieri, ricostituisce il sindacato metallurgici aderente all'USI, diventandone segretario.
1919 - Partecipa alle agitazioni sociali del dopoguerra e alla riorganizzazione del movimento anarchico con Pasquale Binazzi ed il Libertario. Subisce per questo la sua prima carcerazione a Sarzana ed è poi condannato per "eccitamento all'odio di classe".
1920 - E' coinvolto in un tentativo rivoluzionario nella roccaforte militare di La Spezia: assalto alla polveriera di Val di Locchi, occupazione delle fabbriche.
1921 - Si rifugia a Savona dove è attivo nel locale gruppo anarchico e nel comitato antifascista della Alleanza del Lavoro. Partecipa con gli Arditi del Popolo al moto insurrezionale di Sarzana in seguito al quale è costretto a riparare in Francia.
1936 - Con Berneri fa parte della Colonna Italiana Francisco Ascaso delle milizie CNT-FAI in Spagna sul fronte d'Aragona.
1939 - Rientra in Francia dopo la sconfitta spagnola, si occupa come minatore sui Pirenei e prende contatti con la resistenza francese.
1944 - Attivo nel "maquis", intraprende un giro di propaganda per conto dell'associazione Solidarietà Internazionale Antifascista con Gaston Leval.
1945 - Rientra in Italia dove intraprende una febbrile attività propagandistica e pubblicistica. Si occupa di relazioni internazionali nell'ambito della neocostituita Federazione Anarchica Italiana. Contemporaneamente fa parte dei "Gruppi di difesa sindacale" e, per un decennio, è anche nella CGIL segretario provinciale del Sindacato dipendenti enti locali a Savona.
1958 - E' delegato della FAI al congresso internazionale anarchico di Londra.
1968 - E' l'animatore del congresso costitutivo dell'IFA, Internazionale delle Federazioni Anarchiche, tenutosi a Carrara.
1969 - Dopo la strage di stato subisce una perquisizione della polizia.
1971 - Il congresso dell'IFA di Parigi lo nomina segretario della Commissione di relazioni dell'Internazionale (CRIFA), carica che manterrà per dodici anni.
1977 - Promuove la ricostituzione dell'Unione Sindacale Italiana e partecipa con Carlo Cassola alla Lega per il Disarmo Unilaterale. Viene arrestato in Spagna, quindi espulso, mentre partecipa ad una riunione anarchica internazionale.
1982 - Tiene a Livorno il comizio conclusivo della manifestazione nazionale antimilitarista. A Pisa inaugura il monumento a Franco Serantini. Partecipa ad un dibattito televisivo in RAI sulla guerra di Spagna.
1983 - Ad Ancona è relatore ad un convegno per il 50° della morte di Errico Malatesta.
1984/86 - Collabora fattivamente, malgrado i gravi problemi di salute, con il nuovo segretario del CRIFA. Muore a Savona il 4 giugno 1986.