Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 26 nr. 228
giugno 1996


Rivista Anarchica Online

A nous la libertè
diario a cura di Felice Accame

Due culture in agosto

Nel 1959, il fisico e letterato Charles Percy Snow pubblicò The Two Cultures and the Scientific Revolution, libro tradotto un po' ovunque attorno al quale si dibatté a lungo. Snow sosteneva che, fra cultura umanistico-letteraria e cultura scientifica, nel moderno mondo occidentale, si era ormai aperto un crepaccio pressoché invalicabile e che, anzi, la distanza fra le due sponde era tale che, per quanto si facesse, non ci si capiva più.
Sullo scontro fra due culture anche Paolo Virzì mette in scena, oggi, le sue encomiabili Ferie d'agosto. Passiamo le vacanze, allora, a Ventotene, isola nel golfo di Gaeta che, dall'antichità romana al 1969, si è portata sempre dietro la trista fama di luogo di confino o di carcerazione. Le passiamo bazzicando fra due gruppi culturali oppositivi che, vittime dei ghiribizzi del Dio del Turismo, si trovano gomito a gomito, casa-vacanze contro casa-vacanze, costumi contro costumi o, più facilmente, pelle contro pelle. Da una parte c'è il giornalista dell'Unità e la sua corte - una compagna con figlioletta a carico, il suo ex marito, due amiche milanesi, qualche amico in visita attesa e qualche amica in visita inattesa. Dall'altra, due sorelle e la regolarità della loro famiglia: mariti, figli e suocera ormai partita per le stazioni più lontane e recondite del morbo di Alzheimer.
I primi rappresentano la cultura ecologico-democratica. Vivono senza legami istituzionali, leggono e scrivono, dicono cose intelligenti, rispettano la natura, la diversità e i cittadini extracomunitari, disdegnando, ovviamente, la televisione e la civiltà dei consumi. I più giovani, manco a dirlo, fumano con franchezza e disinvoltura i derivati della canapa indiana. Sono, in altre parole, quel che rimane della cultura di sinistra.
I secondi rappresentano la cultura «burina». Danno corpo alla perfezione a quei fantasmi del cosiddetto «egoismo piccolo-borghese» tanto sagacemente agitati da vescovi e cardinali illuminati. Hanno fatto i quattrini senza la teoria, sono tv-dipendenti, contaminatori, ignoranti, volgari e razzisti. La solidarietà, ovviamente, non sanno cosa sia.
Orbene, le lodi a Virzì (che già ha dato alla luce La bella vita) non vanno ascritte tanto all'abile capacità di narratore, quanto a quella - connessa alla prima in funzione di sua fondamentale premessa - di analista, di fine scompositore del superficiale differente per giungere agli elementi del profondo uguale. C'è, insomma, un livello di analisi in cui le due culture, che piaccia o meno, sono dannatamente simili. Le auto-rappresentazioni soltanto garantiscono preamboli e sviluppi ben diversi, ma, sotto sotto, sotto la bugia del rituale e sotto la cosmesi storica per la pratica sociale, albergano miserie e fragilità, intelligenze e forza della cui affinità sarebbe veramente stupido non tener conto.
I due blocchi monolitici si sfaldano, dunque, gradualmente nello stemperarsi ritmico di dramma e commedia, di trauma e accomodamento. Forse Marx picchiava la moglie: figuriamoci, dunque, se l'intellettuale che oggi lavora per un giornale che fu «organo del Partito Comunista» e che - con più di una goffa capriola - è diventato «per chi ama il cinema», figuriamoci se non può coltivare anche lui i suoi egoismi piccoli-borghesi. Così come, nel qualunquismo più becero, figuriamoci se, avendoci la lenza giusta, non possiamo pescarci anime in pena e grandi formati ideologici. Virzì ed i suoi bravi attori (fra cui la Ferilli e la Morante, e Fantastichini, si stagliano per l'affettuosa adesione) si danno da fare per distruggere l'idea manichea della vita e della convivenza sociale. Quando si tratta di esprimere un desiderio alle stelle cadenti di una notte d'estate, ogni affabulazione umana merita pari rispetto. Le contraddizioni s'annidano ovunque e non è detto da nessuna parte che la fatica di superare le barriere culturali debba esser fatta da una parte sola.
Snow tentava di volgere in positivo la sua critica proponendo il rinnovamento dell'intellettuale.
Sperava in una figura nuova di politico che capisse la scienza. Invano, perché non aveva gli strumenti per ricondurre le varie forme del sapere alla loro unitarietà. Il crepaccio dei suoi tempi è, dunque, diventato un baratro senza fondo di cui non si vede neppure più la sponda opposta. Virzì, annodando forse fin troppo i tanti nodi dei suoi personaggi, scommette anche lui su di un filo d'ottimismo. Che gli si perdona volentieri.

P.S.:Anche Io ballo da sola di Bernardo Bertolucci (a) riunisce un microcosmo di varia umanità, (b) d'agosto, dove (c) fumare derivati della canapa indiana è giovanilmente conveniente e dove (d) questo beato diritto viene esteso all'adulto in difficoltà con tutto l'armamentario d'ordinanza di affollate cene all'aperto, abluzioni e desideri sessuali incipienti. Tuttavia, tanto quanto nel film di Virzì persone e vicende sembrano affettuosamente accompagnate - con naturalezza e onestà, con chiarezza e genuinità -, tanto quanto, nel film di Bertolucci, sembrano scolpite una volta per tutte, fasulle e artificiose, residui di chiacchiera da salotto intellettuale. Anche qui sembra di trovarsi di fronte a due culture - con più difficoltà a reperire qualcosa di buono in una delle due.

P.P.S.: La cultura «burina» nel mancare di rispetto alla Natura, coerentemente, cerca di proteggersi dalle zanzare. I suoi adepti si muniscono, perciò, delle tecnologie più potenti e crudeli che, nel difenderli, diffondono spettralmente luci azzurrognole nel loro spazio vitale. La cultura ecologico-democratica no. Disdegna: si agita o dorme comunque impavida. Tuttavia, in Ferie d'agosto, i soli colpiti dall'anofele molesta sono i rappresentanti della prima. I conti qui, non tornano, a meno che l'insetto, non colpendo a sinistra, sapendola lunga non voglia infierire.