Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 26 nr. 224
febbraio 1996


Rivista Anarchica Online

Anarchici in rete

Vorrei ricollegarmi a quanto scritto da Filippo Trasatti su A rivista anarchica numero 219 sulle reti telematiche e su Internet: condivido la sua analisi del motivo per cui tanto oggi se ne parli e del come esse rispondano alle necessità sociali e comunicative dell'incipiente terzo millennio.
Condivido ancor più la sfida a cercare una posizione come anarchici che ci permetta di non essere tagliati fuori dalle future vie di comunicazione e di trovare il modo di combattere anche con esse la nostra battaglia per la libertà. Le reti telematiche sono penetrate in Italia quasi di soppiatto, quando nel 1983 un radioamatore di Potenza aprì il primo nodo della rete «Fidonet», questa è una rete amatoriale che oggi consta di circa cinquantamila utenti sul territorio nazionale e utilizzata in molti paesi del mondo (ma non ha niente a che fare con Internet). E' governata dai cosiddetti « sysop» i quali mettono a disposizione macchine e competenze per gestire i nodi, ed emanano delle circolari regolamentative interne; in genere sono foraggiati da iniziative commerciali, ma comunque nessuno di essi è vincolato a fare quello che fa e se, se ne andasse all'improvviso niente potrebbe trattenerlo. Ciò comporta che né vi sia un preciso statuto né un preciso organico, ed è anzi curioso vedere quanto gli utenti di tale rete siano i primi a sorprendersi nel constatare che malgrado questa sorta di «autogestione» tutto funzioni egregiamente «senza precipitare nell'anarchia» (!)(G. BONAUDI, La bibbia del modem , Muzzio Editore). Può anzi sembrare strano, ma a tutt'oggi non c'è in Italia alcuna legislazione che regoli la creazione e la gestione di una BBS, né che inquadri i servizi od i guadagni con essa realizzabili. Eppure il futuro è già in qualche modo sotto i nostri occhi: negli Stati uniti ci si muove verso una gestione privatizzata dell'offerta di servizi e di accessi on line, regolamentata da Autority statali, tale da limitare di fatto l'offerta di possibilità su rete (ed il potere è sempre dalla parte dell'offerta, e non della domanda), e di controllare di fatto gli accessi tenendo fuori, o sotto sorveglianza, eventuali indesiderati (The Nation, 3 luglio 1995, La Repubbli-ca 9 luglio 1995). Purtroppo è un modello che vediamo ampiamente propugnato anche in Italia (vedi il dibattito sul riassetto dell'etere), ed è dunque quantomai opportuno sforzarsi di cogliere subito le possibilità offerte dall'attuale assenza di legislazione in materia per cercare di diffondere una pratica indipendente ed autogestita che cerchi di creare la consapevolezza dell'importanza di sottrarre il più possibile a controlli e vincoli questo campo. In tal senso si stanno muovendo i compagni di Livorno («mercati esplosivi» su Internet HTTP: // WWW. cribecu. sins. it/n turchett/mesplo. html) che hanno presentato il loro lavoro alla fiera dell'autogestione tenutasi a Padova in settembre, ma vi è anche l'importante esperienza dei compagni australiani (vedi Umanità Nova, del 15 ottobre 1995.) partiti su Fidonet e poi passati a Internet (per ragioni economiche) non senza conseguenze per la loro azione. In realtà essi avviarono il progetto di rete telematica spinti da ragioni di coordinamento interno del movimento stesso, e con un tale utilizzo penso che anche qui in Italia la rete sia uno strumento che andrebbe profondamente strutturato, ma non senza una strategia precisa: vediamo di definirne una proponibile a grandi linee. Diciamo la verità: l'anarchismo di questo paese conta meno di zero, e non perché sia da qualcuno preso in considerazione e accantonato come utopistico o superato, ma proprio perché la stragrande maggioranza delle persone non sa neppure che esiste. Il fatto che un tempo in Italia vi sia stata una forte tradizione anarchica e poi sia stata cancellata dal codice genetico dell'antagonismo di questo paese è da ascriversi in parte alle responsabilità ed alle vicende storiche del movimento, ma anche, e di misura non indifferente, al successo della strategia Gramsciana di egemonizzazione della cultura (antagonista). E' una strategia che si è realizzata con il crearsi di organizzazioni specifiche ( facenti comune capo al P.C.I.) come per esempio la CGIL, la lega delle cooperative, i circoli ARCI per dire solo le più grosse, le quali hanno portato la presenza comunista in ogni luogo dove nascesse la protesta con competenze settoriali ed efficaci, in modo tale che l'atto stesso di rivendicare è venuto ad immedesimarsi nell'opposizione comunista, mentre l'anarchismo veniva mano a mano riposto nell'angolino delle velleità. Certo, a noi non importa «prendere il potere», ma può interessarci diffondere proprio mediante l'organizzazione della protesta semi e pratiche libertarie che avvicinino l'anarchismo alla società e la società all'anarchismo; una strategia di propaganda con e durante la rivendicazione sociale e civile in cui la cultura libertaria si manifesta e comunica sui temi e sui mezzi e modi con cui si esercita l'azione politica. Ma come può il movimento anarchico pensare una cosa del genere, essendo esso privo di qualsiasi coordinamento, incapace di indire lotte di protesta nazionale, somigliante ad un quadro puntinista, i cui puntini troppo pochi e fra loro lontani, rendono incomprensibile (se non invisibile) la figura? Ciascun gruppo isolato dagli altri si inventa ogni giorno competenze politiche, storiche, sindacali, economiche, giuridiche e tecniche per riuscire a sopravvivere e rendersi appena visibile, e posto che riesca bene è un lavoro quasi mai cumulabile o esportabile. Ecco a cosa può servire una rete telematica. A creare una connessione attraverso cui scambiare esperienze e materiali e nella quale creare possibili luoghi di dibattito permanente dove consultarsi e decidere in tempo reale, senza la necessità di viaggi, portavoce e delegati. E' un mezzo e nient'altro, per rendere funzionale l'azione politica che ognuno di noi fa nel suo posto o città, a contatto con persone, problemi tangibili e realtà quotidiana. E forse di promuovere lo sviluppo di competenze settoriali e specifiche.... Infine, dato che si sta parlando di una «agenzia» che si occupi di curare i rapporti tra le realtà autogestionarie forse si potrebbe tener presente la possibilità di strutturarla almeno in parte in forma di rete telematica, o no?

Guido Coraddu, CDA (Padova)