Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 26 nr. 224
febbraio 1996


Rivista Anarchica Online

Ritorna L'ecologia della libertà»/1
di Pietro M. Toesca

L'ecologia - come problema e non come situazione in qualche modo naturale in cui le società organiche preletterate o prelogiche, come le chiama Bookchin, considerano l'uomo dentro alla natura e non sotto o sopra di essa - soffre delle ambiguità e addirittura delle deformazioni di cui soffre ogni procedimento mentale moderno totalmente colonizzato dallo spirito scientifico: mentre ogni componente problematica è separata, selezionata, analizzata per conto proprio, il rapporto tra di loro è poi ricostruito secondo una gerarchia che non rispetta affatto la reciprocità dinamica tra uomo e natura, ma si configura portando con sé tutto l'armamento ormai tradizionale dei vari modi di dominio, dell'uomo sulla natura, del più sul meno, del forte sul debole e così via specificando. Ragion per cui, mentre è maturata straordinariamente la sensibilità ecologica e dunque si è attrezzato altrettanto il problema con la ricerca di soluzioni, è cresciuto parimenti l'equivoco di un processo riconosciuto complesso ma mai affrontato unitariamente, se non addirittura privilegiando metodi e strumenti più affini ai percorsi responsabili dell'inquinamento che non a quelli che ragionevolmente dovrebbero produrne la soluzione. Qui, proprio qui, sta l'importanza del grande libro di Bookchin, L'ecologia della libertà, uscito nel 1982 e già tradotto in italiano nel 1984 e nel 1988. È esaurito e si pensa di ripubblicarlo. Ma perché Bookchin stesso sottolinea che da allora il suo pensiero si è ulteriormente sviluppato, per qualche aspetto addirittura modificandosi. Ebbene, esso è il libro della coerenza, della puntuale, insieme sintetica e analitica, ricerca dei criteri - semplici, fondamentali, ad un tempo comprensivi di ogni sviluppo ma attenti rigorosamente alle possibili contraddizioni - di una logica ecologica, di una prospettiva di rinnovamento globale del mondo attuale, tanto che nel suo insieme può ben rappresentare la bibbia del movimento, il testo/matrice di un percorso tutto da fare ma da far bene, con idee chiare e senza equivoci. Una bibbia non invecchia, l'ambito problematico e la coerenza dei suoi sviluppi rimangono da essa definiti. Esso non è semplicemente un libro che «ha fatto epoca» nel senso ristretto e dunque caduco del termine, ma un libro che permette di ricondurre continuamente alla concretezza dei principi e dei provvedimenti un problema che continua ad essere drammaticamente urgente e per la cui soluzione nessuna ipotesi può pretendere di valere se non rispetta quell'unità complessa che in esso viene definita ed illustrata. Definizione ed illustrazione che non rischiano affatto di essere astratte o dogmatiche, rappresentando invece l'evoluzione del problema reale e della sua percezione in termini di grande ricchezza storica, proponendo continuamente sviluppi e approfondimenti con l'occhio sicuro di una consapevolezza critica da cui il lettore non può che essere contagiato. È un livre de chevet vero e proprio, da tenere sul tavolino da tutti coloro che si occupano, a qualsiasi livello, di questo tema e per di più da essere letto da coloro che si ostinano a considerare l'ecologia un optional per anime più o meno belle. Il paradosso della finale modernità è che il problema non si può più presentare semplicemente come «ecologia si, ecologia no», ma «quale ecologia?». Bookchin la definisce come «ecologia sociale coerentemente radicale»: se il dominio dell'uomo sulla natura deriva dal dominio dell'uomo sull'uomo, la trasformazione non può che investire reciprocamente, alla radice, questo tipo di rapporto, cioè il concetto di dominio e di conseguente gerarchia. Una società ecologica è una società costituita da infinite reciprocità, da un infinitamente fecondo vis-à-vis che si configura alla base come costituzione di comunità autogestite ma, ad un tempo, derivanti dalla corretta considerazione del rapporto con i loro fondamenti naturali, vale a dire con le energie della natura che ne permettono l'esistenza, di cui esse sono cioè il punto di arrivo della possibile autocoscienza evolutiva. Rileggere questo Bookchin vuol dire situarsi direttamente nel cuore del problema che poi per tante arterie e vene è oggi da molti percorso ed elaborato. E non sempre rispettandone la coerenza.