Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 26 nr. 224
febbraio 1996


Rivista Anarchica Online

Realismo dell'utopia: Fai, i cinquant'anni a Carrara
di Maria Matteo

In occasione del cinquantesimo anniversario dalla costituzione della Federazione Anarchica Italiana il 9 e IO dicembre anarchici provenienti da tutt'Italia sono convenuti a Carrara, la città in cui nel settembre del '45 si svolse il congresso di fondazione della FAI.
I più anziani tra gli anarchici che 5O anni fà si incontrarono a Carrara avevano partecipato alla settimana rossa, all'occupazione delle fabbriche e alla lotta antifascista, spesso pagando di persona: alcuni avevano conosciuto il confino e la galera, altri avevano preso la via dell'esilio; i più giovani si erano avvicinati all'anarchismo nei momenti terribili ma esaltanti della lotta partigiana.
La Federazione allora rappresentava la quasi totalità del movimento anarchico di lingua italiana.
Gli anarchici che il nove e il dieci dicembre si sono riuniti a Carrara per fare il punto sui primi cinquant'anni della FAI si sono formati nelle lotte studentesche, operaie, antimilitariste dal '68 ad oggi: la loro, la mia esperienza è assai diversa da quella di coloro che ci hanno preceduto; oggi la Federazione pur essendo una componente significativa dell'anarchismo italiano non lo rappresenta più nella sua interezza.
Nel '45 gli anarchici si ritrovarono ad agire in un mondo che il trattato di Yalta aveva diviso in due blocchi contrapposti: da un lato l'occidente capitalista, liberale e democratico, dall'altro l'est comunista e totalitario. La scelta, per chi ama codesto stile di cimenti, era quello classico tra l'arcinota padella e la non meno famosa brace.
Gli auspici di chi con generosità e coraggio, si era battuto contro il nazifascismo sperando in un mondo migliore, si rivelarono presto vani.
La componente maggioritaria della sinistra italiana rappresentata da comunisti e socialisti si adattò facilmente alla nuova situazione, rinunciando alle proprie velleità rivoluzionarie in cambio di quel complesso sistema di garanzie che siamo soliti definire stato sociale o welfare state. È quello che oggi chiamiamo compromesso socialdemocratico. Gli anarchici, che già nel '43 furono i soli a non godere del provvedimento che liberò dal confino gli antifascisti, nel dopoguerra saranno soli nel rifiutare il realismo folle di un mondo diviso in due blocchi contrapposti ma specularmente identici.
Fu una scelta che, inevitabilmente, ebbe i suoi prezzi: il movimento anarchico, nuovamente solo, si trovò dalla parte degli sfruttati, dei senza potere, di chi assumeva l'internazionalismo come riferimento ideale per un mondo di liberi ed eguali.
Il realismo dell'utopia che negli anni '50 rese l'anarchismo socialmente ininfluente darà i suoi frutti nella stagione successiva quando, dentro e fuori dal movimento anarchico le istanze libertarie riprenderanno vigore, risultando socialmente pervasive, influenzando le scelte politiche, esistenziali, economiche di tanta gente.
Dal '68 in poi il movimento anarchico nel suo complesso ha una forte crescita: una nuova generazione di militanti si forma nelle lotte operaie, antimilitariste ed antiautoritarie.
Il nove e dieci dicembre a Carrara è stata occasione propizia per riflettere sulla storia di questi ultimi cinquant'anni e per porre in luce i vari campi d'intervento politico, sociale ed economico in cui è oggi presente la FAI. Preziosi sono stati gli interventi storici di Gigi Di Lembo, Italino Rossi, Giorgio Sacchetti e Claudio Venza, nonchè le relazioni proposte da vari compagni sui temi dell'internazionalismo, dell'intervento sindacale, dell'anticlericalismo, dell'autogestione, del femminismo e delle attività dei gruppi giovanili. Da questi interventi è emersa con forza la vitalità di un anarchismo sociale, la cui volontà trasformatrice intimamente si connette alla capacità di elaborare e praticare una proposta politica che, pur essendo saldamente radicata nel presente, mantiene una forte tensione ad un radicale cambiamento dell'esistente.
La prima giornata si è conclusa con una serata animata dalle esibizioni musicali di Roberto e Ruggero Ruberti, di Selva Varengo e del Teatro dei due mondi.
La domenica mattina un corteo di circa cinquecento compagni ha attraversato le vie di Carrara per testimoniare che a ventisei anni dalla strage di stato e dall'assassinio di Giuseppe Pinelli nei locali della questura di Milano nel dicembre di un ormai lontano 1969 resta saldo l'impegno degli anarchici contro l'autoritarismo. Un autoritarismo che per quanto vesta i panni decorosi della democrazia parlamentare non manca di lasciare dietro di sè una lunga scia sanguinosa. Ha concluso la manifestazione un intenso comizio di Domenico Liguori, che ha ricordato come l'impegno degli anarchici si giochi fuori e contro la logica del potere e si dia altresì nelle lotte sociali.
L'incontro di Carrara ha evidenziato la vitalità di una struttura organizzativa che, pur nel rispetto rigoroso dell'autonomia di ogni aderente, ha mantenuto una stabile ed efficace rete di collegamento tra compagni e una discreta capacità di intervento politico e sociale.
A quanti considerano l'anarchismo una proposta utopica ed inattuale si può con legittima soddisfazione ricordare che tutti i gruppi politici nati dopo la resistenza si sono oggi dissolti mentre la Federazione anarchica festeggia il proprio cinquantenario. Con buona pace di tutti quelli che pensavano che DC, PSI, PCI ed MSI fossero immortali. A volte il realismo dell'utopia si rivela più efficace del realismo della politica.