Rivista Anarchica Online
Parole fra le sbarre
di Coordinamento anarchico veronese La Pecora Nera
Solidarietà a Stefano Capuzzo, antimilitarista anarchico condannato alla pena di tre
mesi e quindici giorni ed arrestato per
non sottomissione al servizio militare e al servizio civile. Il 25 novembre Stefano si presenta in questura. È da
qualche
giorno che insistentemente la polizia telefona a casa dei genitori, esortandoli a convincere il figlio a presentarsi per firmare
una carta che lo riguarda. Dal portone della questura di Verona però quel sabato mattina Stefano non è
uscito insieme alla
sua compagna (mandata subito fuori) come era entrato, ma scortato da due poliziotti in borghese i quali rispondono, ad un
compagno accorso in attesa di conoscere le sorti dell'amico, che «ha finito di fare il furbo, ora deve scontare la pena» (poco
prima, lo sapremo più avanti, sono volati schiaffi e pugni per l'insofferenza di Stefano a subire oltre al danno la
beffa).
Destinazione il lager di Montorio: carcere di massima sicurezza al tempo concepito per ospitare brigatisti e detenuti politici
nel quale oggi regolamenti rigidissimi ed una struttura disumanizzante hanno già regalato nel giro di pochi mesi
due suicidi
ed una rivolta sedata con gli idranti. Stefano è stato quindi sequestrato e tradotto nelle patrie galere con uno
squallido
tranello: nessun avviso di presentarsi, nessuna informazione su che cosa lo aspettava una volta giunto in questura e
soprattutto l'utilizzo infame dei genitori come esca perché facessero leva su di lui (non c'è altra ragione
dell'interessamento
sbirresco: Stefano da anni ha residenza e domicilio altrove). Dal carcere Stefano ci scrive:
Casa circondariale «Montorio» 13/12/95 Cari compagni, sono costretto a partecipare al vostro incontro, tramite
epistola, in quanto la mia persona è impossibilitata
ad uscire dalla cella n° 135 del carcere di massima sicurezza di Verona. In pratica, «sto punito». Sono stato punito con tre
mesi e mezzo di privazione totale della libertà (rispetto a quella parziale che normalmente ho a disposizione)
perché sono
antimilitarista e non ho voluto sottostare alla legge 772/72. Detta legge, quella che regolamenta il servizio civile alternativo,
viene considerata alla quasi unanimità «un grosso passo verso la società civile», un riconoscimento da
parte dello stato
dell'antimilitarismo. A me non sembra. Antimilitarista è chi rifiuta l'esercito, perché è l'autore di
fatto delle guerre. Esso
è sostenuto e guidato dai governi degli stati, e combatte (o si prepara a combattere) non per difendere i governanti
che se
fossero attaccati non governerebbero più. Antimilitarista poi, è anche chi si oppone all'esercito,
perché vede in esso il
modello perfetto dell'autoritarismo. Una piramide costruita su comando/obbedienza che non lascia spazio per le opinioni
(l'ordine non si discute). [...] Per chi vuole un mondo senza eserciti e, per conseguenza naturale, senza guerre e lo afferma
con chiarezza, il suo posto nella società rimane, a tutt'oggi, la galera. Ciao. Stefano Capuzzo E purtroppo non
è finita: l'1 dicembre Max Terzi viene processato e condannato a cinque mesi di carcere dal tribunale di
Verona per la stessa scelta di rifiuto del servizio militare e del servizio civile. Alcuni compagni, fuori dal tribunale, sono
presenti con un presidio di protesta e solidarietà; la «celebre» scritta «QUANDO LA PATRIA CHIAMA
RISPONDI
SIGNORNO'» e qualche parola di troppo sulla realtà del militarismo provocano una violenta carica della polizia
, che
arresta otto compagni sequestrandoli in questura. Degli otto, tre verranno rilasciati la sera stessa, mentre quattro rimarranno
in carcere fino al primo pomeriggio del quattro dicembre; in tutto i manifestanti denunciati con i più svariati capi
d'accusa
sono diciotto. All'apatia, alla rassegnazione, al ricatto della violenza istituzionale i non sottomessi rispondono con un gesto
di resistenza individuale che oggi più che mai dovrebbe agire da stimolo per la ripresa di un'incisiva propaganda
antimilitarista. Crediamo infatti, riprendendo un scritto apparso su Senzapatria alcuni anni orsono, che se è vero
che la
semplice propaganda supera i suoi limiti nella pratica di concrete scelte di non sottomissione, è anche vero che
queste
hanno bisogno di un'attiva publicizzazione e di un costante sostegno. E questo non può che essere compito di tutti
indistintamente.
Puoi dimostrare la tua solidarietà direttamente a Stefano. Scrivendogli non sarà solo, ma si
sentirà forte della vicinanza
di molti compagni. Indirizza telegrammi, cartoline e lettere a Stefano Capuzzo, via S. Michele, 15 - 37033 Montorio
Veronese (Vr). Inoltre puoi sottoscrivere sul C.C.P. 13013370 intestato a: Luca Zevio, via M. Faliero, 171 - 37138, Verona,
specificando nella causale: «Pro Stefano»
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