Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 25 nr. 222
novembre 1995


Rivista Anarchica Online

Intervista sulla psichiatria
a cura della Redazione

Esce in queste settimane Il telefono viola. Contro i metodi della psichiatria (Elèuthera, Milano 1995, pagg. 160, lire 18.000).
Ne parliamo con uno dei due autori, Alessio Coppola (l'altro è Giorgio Antonucci). Coppola, 55 anni, impegnato fin dal 1967 nel volontariato laico contro l'emarginazione sociale, prima nel Nordest del Brasile poi in Italia, ha fondato, oltre al Telefono Viola di Roma, anche il Centro di Ecologia Umana (CEU) di Legambiente.

Alessio, finalmente abbiamo un libro sul Telefono Viola!
Sì, finalmente, e grazie all'Elèuthera, perché se non ci fosse stata la sua richiesta a Antonucci e a me, io non avrei mai trovato il tempo e la spinta sufficienti. Certe cose le fai quando qualcuno te le chiede.

Vuoi dire che fino ad ora non hai scritto nulla su questa esperienza?
Ho scritto opuscoli vari per i volontari sia del CEU che del Telefono Viola. Sono materiali per uso interno, importanti per quelli che operano per la tutela dei diritti contro gli abusi della psichiatria, manicomi, ricoveri coatti, psicofarmaci,elettroshock, etichettature paradiagnostiche. Dovrò aggiornare ora quello sull'elettroshock con lo scandaloso pronunciamento di questi giorni del Comitato Nazionale di Bioetica, che, cito testualmente: "ritiene che non vi siano motivazioni bioetiche per porre in dubbio la liceità della terapia elettroconvulsionante".

Incredibile! Leggendo il libro ci rendiamo conto delle grandi difficoltà in cui operate. Dove siete presenti? Vi state diffondendo?
Sì, abbastanza, anche se con fatica. Man mano si aggiungono le attività degli altri centri che stanno nascendo. Bologna già nel '93, poi man mano Napoli, Genova, Catania. In questi giorni ho fatto un incontro qui a Milano con volontari di un ambulatorio popolare in via dei Transiti. Stanno pensando di aprire un centro del Telefono Viola anche loro. Più che centri mastodontici, si tratta di nuclei, gruppi, associazioni. Non so quanti siamo forse un centinaio di compagni, che hanno una visione della vita molto libera e sono contro ogni forma di razzismo.

La prima parte del libro è di Giorgio Antonucci. In che rapporto sta la vostra esperienza con quella del Dottor Antonucci.
Condivido la critica di Antonucci alle istituzioni totali fin dai primi anni ottanta quando ero presidente della Cooperativa Apache e mi occupavo di libri e della rivista dell'Assemblea contro la repressione e le carceri speciali. In quell'occasione conobbi la sua esperienza dal vivo, lo intervistai a lungo durante alcuni miei stage presso i suoi ex reparti manicomiali, curai personalmente e pubblicai quello che forse è il primo libro dell'antipsichiatria italiana: I pregiudizi e la conoscenza - Critica alla Psichiatria.

Chi si rivolge a voi e quali risposte date ai problemi che vi si presentano?
Sempre più frequentemente, ci chiamano i veri nostri diretti destinatari, che sono uomini e donne di diverse età, che sono già stati catturati dalla psichiatria mediante i trattamenti sanitari obbligatori (TSO, chiamati una volta "ricoveri coatti"). Spesso si tratta di giovani e di ragazze tra i venticinque e i trentacinque anni, che vengono catturati con la forza pubblica, su chiamata stessa dei familiari o condomini, e trattenuti con legature e psicofarmaci per intere settimane. Nel libro riporto qualche storia esemplare.

Avete trovato qualche punto di forza contro queste terribili situazioni?
Data la difficoltà di intervenire con il ricovero coatto già in corso, stiamo cercando di potenziare la prevenzione legale, attraverso la firma di una procura preventiva. La procura in molti casi si sta rivelando utile e per questo motivo è stata pubblicata anche nel libro. Altri interventi formali richiesti per la legittimità dei TSO o cure coattive. Altra verifica è quella che chiede l'osservazione del punto della legge che considera i TSO come estrema ratio rispetto ad altre alternative libere.

Vuoi dire che le leggi attuali non difendono abbastanza i diritti dei cittadini in questo settore?
La capacità di tutela insita nella legge è del tutto insufficiente. La legge è sbilanciata a favore di una supposta ricerca di sicurezza sociale contro i diritti individuali di libertà. Ma ancor prima che di leggi parlerei di cultura. Familiari, giudici e sindaci, che sono i soggetti più coinvolti, sono subalterni al giudizio dello psichiatra. Se uno psichiatra dichiara una persona schizofrenica o malata di mente difficilmente verrà contestato. La vita di migliaia di persone dipende dal giudizio arbitrario e incontestabile di uno psichiatra. Sembra assurdo ma è così. Bisogna starne lontani il più possibile.

Cosa fate rispetto a questo strapotere?
Diamo molte informazioni e consigli su come evitare il ricorso alla psichiatria. Spesso i familiari cominciano chiedendo qualche tranquillante e qualche visita per poi ritrovarsi con l'impossibilità di strappare loro stessi i loro figli dai reparti psichiatrici.
Inoltre stiamo portando avanti uno studio per sollevare eccezione di incostituzionalità del TSO. Infatti un qualsiasi imputato ha il suo avvocato fin dal primo interrogatorio e si può difendere molto meglio di un imputato di malattia mentale. Questo è solo di fronte al peggiore giudice che gli possa capitare, lo psichiatra che con una frasetta sulla carta gli potrà rovinare la vita.

Tu pensi che la psichiatria operi a caso o segua dei criteri per determinare i suoi sequestri e i suoi trattamenti fino all'elettroshock?
La psichiatria pesca nei crescenti conflitti interpersonali e nella crescente frustrazione umana e risolve i problemi, come sempre ha fatto, a favore dei ricchi, e dei più forti socialmente. Per questo credo molto, oltre che all'intervento legale, a quello culturale dell'ecologia umana che sviluppiamo nei nostri incontri. Nel libro dedico un lungo capitolo all'ecologia umana. La sua ricerca di incontri e di relazioni paritarie ci differenzia da quelli che affrontano il problema sostituendo ai luoghi terribili della psichiatria i luoghi egualmente autoritari delle comunità, più o meno protette e artificiali.

Come vi reggete?
Con autofinanziamento e sottoscrizioni libere di cittadini. Molto poche in verità. A Roma poi la situazione è sempre molto precaria. In quattro anni tre trasferimenti di sede e uno sgombero per sfratto dal Comune. Gira e rigira siamo finiti come ospiti della Libreria Anomalia a S. Lorenzo. "Anomalia", questione di DNA?

Per sottoscrizioni c. c. p. 67172007, intestato a Associazione Telefono Viola, Via dei Campani 73, 00185 Roma, causale: per iniziative nazionali.