Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 25 nr. 218
maggio 1995


Rivista Anarchica Online

Vicenza: un quartiere ad «alta tensione»
di Gianni Sartori

A San Pio X qualcuno deve aver cominciato a contare e fare le somme. Per ora si tratta solo di un "sordo brontolio" ma le premesse per una protesta popolare sembrano esserci tutte. Del resto basta un giro anche frettoloso attraverso il quartiere (che sorge a ridosso della centrale ENEL tra viale della Pace e via Rumor) per rendersi conto della gravità della situazione: decine di tralicci in mezzo alle case, altrettanti ripetitori che incombono dall'alta torre ben visibile da ogni angolo del quartiere (sempre nell'area della centrale ENEL), numerosi impianti radar (alcuni recentissimi, installati dopo le minacce serbe di rappresaglia contro la NATO) che spuntano tra i rami spogli al di là del muro della Ederle...
Un condensato di campi magnetici che, con il loro inevitabile sinergismo, rendono inquieti molti genitori per la salute futura dei loro figli. La centrale ENEL di San Pio X viene rifornita da quella più potente di Monteviale. A sua volta una delle linee che partono da qui e attraversano l'intero quartiere rifornisce la centrale AIM di via Fisinieri. Attualmente il voltaggio sarebbe di 50.000 ma dovrebbe presto arrivare a 120.000 volt.
Le antenne sulla torre servirebbero per comunicare con la sede in zona di Mestre. Anche alcuni esperti della Legambiente arrivati recentemente a Vicenza con il Treno Verde, dopo un rapido sopralluogo, pur non avendo a disposizione l'attrezzatura per rilevare l'intensità dei CEM (campi elettromagnetici) ci hanno detto che, francamente, la situazione deve essere piuttosto seria. Un vero e proprio "caso limite", a causa del sovraffollamento di fonti di elettromagnetismo.

PRATICAMENTE CIRCONDATI...
Emblematica la situazione della scuola elementare G.B. Tiepolo, praticamente circondata dai tralicci che vi girano attorno; anzi una serie di cavi ad alta tensione è sospesa al di sopra del cortile, a cinque-sei metri dalle finestre delle classi all'ultimo piano. Poco lontano, sopra al parco giochi, passa un'altra linea (presumibilmente più potente, stando alle dimensioni dei tralicci). Ancora più in là una terza ...
Gli effetti deleteri sulla salute umana dei campi elettrici e magnetici a 50 e 60 hertz, presenti nei pressi di linee di trasporto e distribuzione di elettricità, sono ormai ben noti. L'accusa principale mossa ai campi è quella di provocare tumori cerebrali, linfomi e leucemie sia tra alcune categorie di lavoratori a rischio (in particolare i lavoratori delle linee elettriche), sia tra la popolazione maggiormente esposta, soprattutto quella infantile. Gli studi epidemiologici che confermano questa ipotesi rilevano un aumento di tali patologie dell'ordine di due-tre volte rispetto ai non esposti (v. la ricerca dello svedese Albhom) arrivando a 5 volte sotto linee di 380.000 volt. Certo, non siamo ai livelli dell'amianto o del benzene, ma questo non giustifica lo scarso interesse dimostrato per il problema. Infatti, nonostante questi dati siano ormai di pubblico dominio, non sempre vengono presi debitamente in considerazione. Solo quest'anno l'Assessore alla Sanità del Veneto ha accettato di contribuire all'avvio della ricerca sperimentale, in modo da poter stabilire in modo definitivo quale sia la soglia non superabile di esposizione ai CEM (campi elettromagnetici) da elettrodotti.

UNA LEGGE CONTESTATA
Circa due anni fa (il 20-5-'93) il Consiglio Regionale del Veneto aveva approvato all'unanimità la legge n. 27 (primo firmatario Francesco Bortolotto), nata per tutelare la salute di chi abita vicino ad un elettrodotto anche dagli effetti a lungo termine. La legge fissava un limite massimo di esposizione ai CEM (campi elettromagnetici) di 0,2 micro Tesla. È la soglia al di sopra della quale si sono osservati in diverse ricerche aumenti significativi di leucemia e tumori. Immediata l'opposizione dell'ENEL dell'Associazione Industriali e della Coldiretti. Come conseguenza il Consiglio Regionale, dopo cinque mesi, emendava la n. 27 togliendo i riferimenti alla salute forse per non creare "inutili allarmismi". Il titolo divenne "Tutela dei danni derivati da campi elettromagnetici da elettrodotti", così da farla diventare una legge a carattere urbanistico. Inoltre si escluse l'applicazione della legge nelle aree industriali. A queste limitazioni bisogna aggiungere la mancanza di retroattività per cui la legge non si applica agli elettrodotti preesistenti e la non applicabilità ai piani regolatori già approvati.

CAVI INTERRATI AL POSTO DI LINEE ELETTRICHE AEREE
Ma l'ENEL, non contenta degli emendamenti, dichiarò che non avrebbe potuto ugualmente effettuare gli allacciamenti richiesti da 580 imprese e 2.500 abitazioni (dal "Sole-24 ORE" del 30-10-'93), fingendo di ignorare che la normativa consentiva l'uso dei cavi interrati, infinitamente più sicuri. L'ENEL riuscì anche a far presentare al Consiglio Regionale una nuova proposta di legge, la n. 335. Per la cronaca: dei diciotto firmatari ben undici risultarono inquisiti per tangenti e affini.
La n. 335 riprendeva sostanzialmente il decreto Andreotti/De Lorenzo/Ruffolo (dpcm del 23-4-'92) che fissa limiti insufficienti a tutelare la salute.
Con questo decreto la distanza viene calcolata dalla casa al filo più vicino e non dalla casa all'asse della linea elettrica, misurando questa distanza sul terreno come avviene a livello internazionale (criterio previsto dalla n. 27). Così una eventuale abrogazione della n. 27 avrebbe imposto a chi vive vicino ad un elettrodotto l'esposizione a CEM fino a 100 micro Tesla, ossia un "dosaggio" 500 volte superiore al limite regionale (0,2 micro Tesla). Tanto per fare un paragone si tratta di una quantità 600 (seicento) volte superiore alla media espositiva non delle incontaminate vette alpine ma di una metropoli come Milano.

ELETTRODOMESTICI PERICOLOSI?
Qualcuno, più o meno interessato, dichiarò che "i parametri della n. 27 avrebbero reso fuorilegge anche la maggior parte degli elettrodomestici", fingendo di non sapere che a poco più di un metro di distanza anche il "peggior" elettrodomestico sta sotto il limite della legge in questione (una curiosità: un campo magnetico piuttosto potente è quello dell'asciugacapelli, da cui non è facile "mantenere le distanze". Meglio usarlo per un tempo breve). Per non superare 0,2 micro Tesla basta la distanza di 35 cm da un frigorifero, di 50 cm da un forno elettrico, di 80 cm da un televisore o da un videoterminale, di 120 cm da un forno a microonde ... ma per un traliccio da 380.000 volt ci vogliono almeno 15.000 (quindicimila) cm; ossia i 150 metri previsti dalla legge n. 27.
Per il professore Cesare Maltoni (che recentemente ha preso parte al convegno organizzato a Vicenza dalla FAIB e da Legambiente sui danni arrecati alla salute dal benzene e altri componenti dei carburanti) e per il dottor Morando Soffriti dell'Istituto oncologico "Addarii" di Bologna la distanza minima di sicurezza dovrebbe essere di almeno duecento metri.
Con un po' di attenzione chiunque è in grado di minimizzare i rischi provocati dagli elettrodomestici (anche limitandone drasticamente l'uso, naturalmente), mentre chi vive in prossimità di un elettrodotto non può fare niente. Soltanto subire o andarsene.
Tra l'altro alcuni cittadini che abitano in prossimità di elettrodotti denunciarono l'ENEL alla magistratura per "aver tentato di ingannare clamorosamente l'opinione pubblica con falsa propaganda a mezzo stampa volendo far credere che la legge 27 avrebbe messo fuorilegge anche molti strumenti di uso quotidiano".
L'ENEL infatti aveva comprato pagine e pagine di giornali (a spese nostre che paghiamo le bollette) per tentare di rassicurare l'opinione pubblica e contestare le tesi ambientaliste. In sostanza l'ENEL sosteneva (e sostiene) che "le ricerche sugli effetti biologici e sulle valutazioni dei rischi sanitari derivanti all'uomo dall'esposizione ai campi elettromagnetici a frequenza industriale non forniscono ancora prove evidenti che un'esposizione a livelli di campo attuali abbia sulla popolazione un impatto sanitario tale da richiedere un'azione mitigatrice".
Vien da chiedersi a quanto ammontino in termini di vite umane le "prove evidenti" per gli esperti dell'ENEL.
L'Associazione Difesa Ambiente, già nel novembre del '93, si chiedeva "quali interessi, quali accordi di mutuo sostegno (tra esponenti del mondo politico veneto, ENEL, industriali ... ndr) possono spiegare questo accanimento contro una legge di tutela sanitaria?". Forse una parte della risposta stava nei contratti delle linee elettriche aeree fatti ancor prima di ottenere le dovute autorizzazioni, così come era accaduto a Fanzolo (Vedelago).
Alla fine comunque la legge 27 non è stata completamente vanificata e dovrebbe entrare in vigore il 1 gennaio '96. Da quella data i Comuni non potranno più lottizzare terreni nelle fasce di rispetto stabilite per le linee elettriche aeree che producono un campo di oltre 0,2 micro Tesla. Inoltre l'ENEL non potrà più far passare nuove linee sopra alle abitazioni.
Niente da fare invece per le linee già esistenti su cui fa testo la legge nazionale. Bisogna proprio rassegnarsi e confidare nella Divina Provvidenza? Ma forse le perplessità che cominciano ad insinuarsi nelle preoccupate coscienze di tanti cittadini (non solo a San Pio X) sono già di per se "provvidenziali" ...
Ignari di tutti questi precedenti e contenziosi, i bambini della scuola elementare Tiepolo e quelli della vicina scuola materna convivono quotidianamente con tralicci, linee elettriche, radar e ripetitori divenuti elementi familiari del paesaggio. Usque tandem?