Rivista Anarchica Online
Vicenza: un quartiere ad «alta
tensione»
di Gianni Sartori
A San Pio X qualcuno deve aver cominciato a contare e fare le
somme. Per ora si tratta solo di un "sordo brontolio"
ma le premesse per una protesta popolare sembrano esserci tutte. Del resto basta un giro
anche frettoloso attraverso
il quartiere (che sorge a ridosso della centrale ENEL tra viale della Pace e via Rumor) per
rendersi conto della
gravità della situazione: decine di tralicci in mezzo alle case, altrettanti ripetitori che
incombono dall'alta torre ben
visibile da ogni angolo del quartiere (sempre nell'area della centrale ENEL), numerosi
impianti radar (alcuni
recentissimi, installati dopo le minacce serbe di rappresaglia contro la NATO) che spuntano
tra i rami spogli al di là
del muro della Ederle... Un condensato di campi magnetici che, con il loro inevitabile
sinergismo, rendono inquieti molti genitori per la salute
futura dei loro figli. La centrale ENEL di San Pio X viene rifornita da quella più
potente di Monteviale. A sua volta
una delle linee che partono da qui e attraversano l'intero quartiere rifornisce la centrale AIM
di via Fisinieri.
Attualmente il voltaggio sarebbe di 50.000 ma dovrebbe presto arrivare a 120.000 volt.
Le antenne sulla torre servirebbero per comunicare con la sede in zona di Mestre. Anche
alcuni esperti della
Legambiente arrivati recentemente a Vicenza con il Treno Verde, dopo un rapido
sopralluogo, pur non avendo a
disposizione l'attrezzatura per rilevare l'intensità dei CEM (campi elettromagnetici)
ci hanno detto che, francamente,
la situazione deve essere piuttosto seria. Un vero e proprio "caso limite", a causa del
sovraffollamento di fonti di
elettromagnetismo.
PRATICAMENTE CIRCONDATI...
Emblematica la situazione della scuola
elementare G.B. Tiepolo, praticamente circondata dai tralicci che vi girano attorno;
anzi una serie di cavi ad alta tensione è sospesa al di sopra del cortile, a cinque-sei
metri dalle finestre delle classi all'ultimo
piano. Poco lontano, sopra al parco giochi, passa un'altra linea (presumibilmente più
potente, stando alle dimensioni dei
tralicci). Ancora più in là una terza ... Gli effetti deleteri sulla salute
umana dei campi elettrici e magnetici a 50 e 60 hertz, presenti nei pressi di linee di
trasporto e distribuzione di elettricità, sono ormai ben noti. L'accusa
principale mossa ai campi è quella di provocare
tumori cerebrali, linfomi e leucemie sia tra alcune categorie di lavoratori a rischio (in
particolare i lavoratori delle linee
elettriche), sia tra la popolazione maggiormente esposta, soprattutto quella infantile.
Gli studi epidemiologici che
confermano questa ipotesi rilevano un aumento di tali patologie dell'ordine di due-tre volte
rispetto ai non esposti (v.
la ricerca dello svedese Albhom) arrivando a 5 volte sotto linee di 380.000 volt. Certo, non
siamo ai livelli
dell'amianto o del benzene, ma questo non giustifica lo scarso interesse dimostrato per il
problema. Infatti, nonostante
questi dati siano ormai di pubblico dominio, non sempre vengono presi debitamente in
considerazione. Solo
quest'anno l'Assessore alla Sanità del Veneto ha accettato di contribuire all'avvio
della ricerca sperimentale, in modo
da poter stabilire in modo definitivo quale sia la soglia non superabile di esposizione ai CEM
(campi elettromagnetici)
da elettrodotti.
UNA LEGGE CONTESTATA
Circa due anni fa (il 20-5-'93) il Consiglio
Regionale del Veneto aveva approvato all'unanimità la legge n. 27 (primo
firmatario Francesco Bortolotto), nata per tutelare la salute di chi abita vicino ad un
elettrodotto anche dagli effetti a lungo
termine. La legge fissava un limite massimo di esposizione ai CEM (campi elettromagnetici)
di 0,2 micro Tesla. È la soglia
al di sopra della quale si sono osservati in diverse ricerche aumenti significativi di leucemia e
tumori. Immediata
l'opposizione dell'ENEL dell'Associazione Industriali e della Coldiretti. Come conseguenza il
Consiglio Regionale, dopo
cinque mesi, emendava la n. 27 togliendo i riferimenti alla salute forse per non creare "inutili
allarmismi". Il titolo divenne
"Tutela dei danni derivati da campi elettromagnetici da elettrodotti",
così da farla diventare una legge a carattere
urbanistico. Inoltre si escluse l'applicazione della legge nelle aree industriali. A queste
limitazioni bisogna aggiungere la
mancanza di retroattività per cui la legge non si applica agli elettrodotti preesistenti e
la non applicabilità ai piani regolatori
già approvati.
CAVI INTERRATI AL POSTO DI LINEE ELETTRICHE AEREE
Ma l'ENEL, non contenta degli emendamenti,
dichiarò che non avrebbe potuto ugualmente effettuare gli allacciamenti
richiesti da 580 imprese e 2.500 abitazioni (dal "Sole-24 ORE" del 30-10-'93), fingendo di
ignorare che la normativa
consentiva l'uso dei cavi interrati, infinitamente più sicuri. L'ENEL
riuscì anche a far presentare al Consiglio
Regionale una nuova proposta di legge, la n. 335. Per la cronaca: dei diciotto firmatari ben
undici risultarono inquisiti per
tangenti e affini. La n. 335 riprendeva sostanzialmente il decreto Andreotti/De
Lorenzo/Ruffolo (dpcm del 23-4-'92) che fissa limiti
insufficienti a tutelare la salute. Con questo decreto la distanza viene calcolata dalla casa
al filo più vicino e non dalla casa all'asse della linea
elettrica, misurando questa distanza sul terreno come avviene a livello internazionale (criterio
previsto dalla n. 27).
Così una eventuale abrogazione della n. 27 avrebbe imposto a chi vive vicino ad un
elettrodotto l'esposizione a CEM
fino a 100 micro Tesla, ossia un "dosaggio" 500 volte superiore al limite regionale (0,2 micro
Tesla). Tanto per fare
un paragone si tratta di una quantità 600 (seicento) volte superiore alla media
espositiva non delle incontaminate vette
alpine ma di una metropoli come Milano.
ELETTRODOMESTICI PERICOLOSI?
Qualcuno, più o meno interessato,
dichiarò che "i parametri della n. 27 avrebbero reso fuorilegge anche la maggior
parte
degli elettrodomestici", fingendo di non sapere che a poco più di un metro di distanza
anche il "peggior" elettrodomestico
sta sotto il limite della legge in questione (una curiosità: un campo magnetico
piuttosto potente è quello dell'asciugacapelli,
da cui non è facile "mantenere le distanze". Meglio usarlo per un tempo breve). Per
non superare 0,2 micro Tesla basta
la distanza di 35 cm da un frigorifero, di 50 cm da un forno elettrico, di 80 cm da un
televisore o da un videoterminale,
di 120 cm da un forno a microonde ... ma per un traliccio da 380.000 volt ci vogliono almeno
15.000 (quindicimila) cm;
ossia i 150 metri previsti dalla legge n. 27. Per il professore Cesare Maltoni (che
recentemente ha preso parte al convegno organizzato a Vicenza dalla FAIB e
da Legambiente sui danni arrecati alla salute dal benzene e altri componenti dei carburanti) e
per il dottor Morando
Soffriti dell'Istituto oncologico "Addarii" di Bologna la distanza minima di sicurezza
dovrebbe essere di almeno
duecento metri. Con un po' di attenzione chiunque è in grado di
minimizzare i rischi provocati dagli elettrodomestici (anche
limitandone drasticamente l'uso, naturalmente), mentre chi vive in prossimità di un
elettrodotto non può fare niente.
Soltanto subire o andarsene. Tra l'altro alcuni cittadini che abitano in prossimità
di elettrodotti denunciarono l'ENEL alla magistratura per "aver
tentato di ingannare clamorosamente l'opinione pubblica con falsa propaganda a
mezzo stampa volendo far
credere che la legge 27 avrebbe messo fuorilegge anche molti strumenti di uso
quotidiano". L'ENEL infatti aveva comprato pagine e pagine di giornali (a spese
nostre che paghiamo le bollette) per tentare di
rassicurare l'opinione pubblica e contestare le tesi ambientaliste. In sostanza l'ENEL
sosteneva (e sostiene) che "le
ricerche sugli effetti biologici e sulle valutazioni dei rischi sanitari derivanti
all'uomo dall'esposizione ai campi
elettromagnetici a frequenza industriale non forniscono ancora prove evidenti
che un'esposizione a livelli di
campo attuali abbia sulla popolazione un impatto sanitario tale da richiedere un'azione
mitigatrice". Vien da chiedersi a quanto ammontino in termini di vite umane le
"prove evidenti" per gli esperti dell'ENEL. L'Associazione Difesa Ambiente, già
nel novembre del '93, si chiedeva "quali interessi, quali accordi di mutuo
sostegno (tra esponenti del mondo politico veneto, ENEL, industriali ... ndr)
possono spiegare questo
accanimento contro una legge di tutela sanitaria?". Forse una parte della risposta stava
nei contratti delle linee
elettriche aeree fatti ancor prima di ottenere le dovute autorizzazioni, così come era
accaduto a Fanzolo (Vedelago). Alla fine comunque la legge 27 non è stata
completamente vanificata e dovrebbe entrare in vigore il 1 gennaio '96.
Da quella data i Comuni non potranno più lottizzare terreni nelle fasce di rispetto
stabilite per le linee elettriche aeree
che producono un campo di oltre 0,2 micro Tesla. Inoltre l'ENEL non potrà
più far passare nuove linee sopra alle
abitazioni. Niente da fare invece per le linee già esistenti su cui fa testo la legge
nazionale. Bisogna proprio rassegnarsi e
confidare nella Divina Provvidenza? Ma forse le perplessità che cominciano ad
insinuarsi nelle preoccupate coscienze
di tanti cittadini (non solo a San Pio X) sono già di per se "provvidenziali" ...
Ignari di tutti questi precedenti e contenziosi, i bambini della scuola elementare Tiepolo
e quelli della vicina scuola
materna convivono quotidianamente con tralicci, linee elettriche, radar e ripetitori divenuti
elementi familiari del
paesaggio. Usque tandem?
|