Rivista Anarchica Online
Con stupore
Cari compagni di A ho letto con stupore sul numero di febbraio
(«A» 215) del vostro giornale la seguente frase:
«Da cittadino rispettoso delle leggi mi inchino davanti al ruolo e alla funzione dei
tribunali...» nell'articolo di Carlo Oliva «Dimissioni perché». Ora, senza entrare nel
merito
delle argomentazioni espresse e limitandoci a questa sola affermazione, penso che asserzioni
del genere non abbiano e non dovrebbero avere diritto di cittadinanza su una pubblicazione
anarchica. Riconosco che Oliva (che tra l'altro non si definisce anarchico) ha il diritto di
pensarla come gli pare, ma credo che proprio per il fatto di scrivere su una rivista anarchica,
egli dovrebbe evitare l'uso di simili locuzioni o, se proprio non ne può fare a meno,
dovrebbe
sentirsi in dovere di precisare che quanto espresso è in contraddizione con
l'anarchismo e
quindi rappresenta solo una sua opinione personale. Questo non significa naturalmente da
parte mia auspicare l'intervento di una censura sui collaboratori non anarchici ma solo l'invito
ad aver un po' di savoir-faire. lo mi considero un carnivoro-militante-intransigente ma se
dovessi scrivere un articolo su una
rivista vegetariana o animalista non mi permetterei mai di affermare quanto sono buone le
bistecche, proprio per non urtare la suscettibilità dei miei interlocutori. Questo non
vuole
essere un elogio del comportamento gesuitico; ha la sua ragione d'essere nella misura in cui
per me un giornale di movimento non è solamente una libera palestra d'idee e
opinioni ma
soprattutto un veicolo per la trasmissione di valori. I valori espressi nella frase citata all'inizio
non sono quelli in cui gli anarchici si riconoscono. Cordialmente
P.S. - Il mio
intervento non vuole essere assolutamente un attacco personale ad Oliva che
considero un ottimo collaboratore della rivista i suoi articoli leggo sempre con grande
interesse. Tobia Imperato (Torino)
Cari compagni, mi rincresce di aver
urtato la suscettibilità di Tobia Imperato, che non conosco, ma ringrazio
per la critica e le gentili parole. Spero che vorrà scusarmi. L 'ho fatto
involontariamente,
perché l'espressione che lo ha tanto ferito voleva avere soltanto un blando valore
ironico:
come speravo risultasse da quello che scrivo su "A» e altrove, rispetto solo le leggi che
meritano di essere rispettate e spero proprio di non dovermi inchinare di fronte ad
alcunché
(evidentemente non mi sono fatto capire, che, per chiunque scrive, è colpa grave). In
ogni
caso, credo anch'io che un giornale, di movimento o no, sia soprattutto un veicolo per la
trasmissione di valori: nello specifico, il valore più importante che può
trasmettere è quello
del pensare sempre e comunque con la propria testa. Non so se questo sia un punto di vista
anarchico, anche perché, con gli anni, mi sono fatto sempre meno sicuro di tutto: non
so
bene neanche se possa continuarmi a definire un non anarchico. A proposito. Mi è
venuto in
mente che il problema, diciamo così, del rapporto tra anarchia e legalità
possa presentare,
oggi come oggi, qualche aspetto interessante e meritevole di discussione. Voi che ne dite?
Bacioni <Carlo Oliva (Milano)
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