Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 25 nr. 216
marzo 1995


Rivista Anarchica Online

Intorno alla nascita

Devo confessare di essere stato disorientato dalla lettera di Monica Cerutti ("A" 212, ottobre 1994) e ho vissuto con estrema incertezza il modo con cui provare a rispondere, assolutamente consapevole di non riuscire a dare risposta alle domande esplicite.
Nei limiti di un'intervista, che si sofferma forse di più sull'aspetto politico, ho cercato di attirare l'attenzione verso questa apolide del pensiero qual è Hannah Arendt, sapendo in anticipo di non avere la possibilità di addentrarmi nei singoli momenti della costellata riflessione Arendtiana. Vediamo ora di riuscire a trovare i termini di una probabile risposta e allo stesso tempo colmare un vuoto.
In occasione della presentazione di un pamphlet edito dalla piccola casa editrice milanese, Mimesis, che ripubblicava, in parte, alcuni scritti di H. Arendt già presenti in un vecchio numero monografico di Aut-Aut, qualcuno, tra un pubblico molto attento, accennò alla lunga e veneranda tradizione del pensiero abituata a considerare la filosofia come "esercizio di morte". Questa solenne marcia funebre - a partire da Platone, il quale ritiene tale esercizio di pensare alla morte come un mezzo per liberarsi dalle "passioni del corpo" - è un argomento su cui H. Arendt riflette con insistenza. Non che la Arendt trascuri che la morte rappresenta l'ineluttabile fine di ogni vita umana, solo che, a suo avviso, gli esseri umani anche se debbono morire, non sono nati per questo, ma per incominciare. Come lei stessa scrisse in Vita Activa " ... il cominciamento inerente alla nascita può farsi riconoscere nel mondo solo perché il nuovo venuto possiede la capacità di dar luogo a qualcosa di nuovo, cioè di agire.
Qui possiamo notare come la natalità sia anche la fonte dell'azione che per H. Arendt non ha niente a che vedere con il lavoro ed è anche distante dall'operare dell'homo faber. La sfera dell'azione coincide anche con il regno della libertà che si esercita per così dire in uno spazio pubblico.
Ma lo sguardo rivolto alla nascita è anche all'origine della memoria che coinvolge il concetto di storia sviluppato da H. Arendt.
In questo senso la categoria della natalità rappresenta una parte dell'itinerario percorso dal pensiero filosofico e politico di H. Arendt e non sono molto convinto che ciò confermi, come scrive Monica Cerutti, che "l'origine sta per qualcosa e su qualcosa di decisamente materiale: la nascita appunto". Probabilmente posto in questi termini si rischia di sollevare più di qualche equivoco che si potrebbe chiarire solamente attraverso una approfondita analisi del pensiero di H. Arendt, ed ovviamente ciò va oltre questa semplice lettera.
In conclusione alla lettera mi si "rimproverava" di aver dimenticato di menzionare quel filone di studi che va sotto il nome di filosofia della differenza. Infatti da alcuni anni Hannah Arendt, insieme ad un'altra pensatrice eccellente quale Simone Weil, viene interrogata sulla questione dell'agire e del pensare soprattutto da molte studiose o appassionate di filosofia, che hanno scelto la loro differenza sessuale.
Ammetto di essere stato molto avaro nel dare le indicazioni bibliografiche e mi sono limitato alle opere che considero più interessanti e più conosciute senza citare i numerosi articoli e saggi dispersi in varie riviste. A mia discolpa, nel riquadro che riporta anche dei testi su Hannah Arendt, ho anche indicato gli atti del convegno svoltosi a Sorrento il 13/14 ottobre 1992 dal titolo: Hannah Arendt: la politica fra natalità e mortalità. Gli atti curati da Eugenia Parise e pubblicata dalle Edizioni Scientifiche Italiane, che raccolgono parte degli interventi, partono quasi tutti da un punto di vista del pensiero femminista sulla differenza.
La più completa bibliografia esistente in Italia è quella curata da S. Forti, in appendice a H. Arendt, La vita della mente (Bologna 1987); a cui segue un elenco aggiornato nella nota bibliografica che si trova in appendice al già citato volume collettaneo curato da Eugenia Parise.

Gaetano Ricciardo (Vigevano)