Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 24 nr. 211
estate 1994


Rivista Anarchica Online

Il mio no!

Io sottoscritto Renato Arvedi, nato a Londra St. Marylebone il 31/3/72, ricevuta la Cartolina per la chiamata alle armi (n° 922) e dovendomi presentare il 13/7/94 alla caserma militare di Portogruaro (VE): dichiaro di non voler adempiere all'obbligo del servizio militare né a quello del servizio civile per i seguenti motivi:
sono antimilitarista, non riesco ad accettare una logica di violenza né privata né, tantomeno, istituzionale. Le guerre in cui si è trovata in mezzo l'Italia in questi ultimi periodi mostrano chiaramente che comunque si chiamino «Missioni di Pace» o «Missioni di guerra» lo scopo rimane quello di uccidere e farsi uccidere. Il servizio civile rimane comunque una spesa militare e in questi anni vi continua ad essere un aumento, da parte del potere politico, degli stanziamenti delle spese militari e paradossalmente vi sono continui tagli nel settore dell'istruzione. Ritenendo che un uomo si formi giustamente solo con una cultura pacifista, sociale che attribuisco alla cultura laica in generale, e non con una cultura di «guerra» che dà il servizio militare.
Ritenendo inutile e dannoso per una nazione che si consideri avanzata, sociale, come dovrebbe essere l'Italia, l'uso di armi, ritengo che l'unica strada possibile per la mia persona sia quella di diventare obiettore totale. Il vivere in una società comporta dei necessari compromessi... ma vi sono dei compromessi che non posso accettare.
Un anno di servizio militare ha per me un forte valore simbolico: significa offrire la propria vita allo stato dimostrando la sacralità del potere. Significa diventare un numero, una matricola, una divisa che deve soggiacere ad ordini altrui anche se questi sembrano sbagliati: questa non può essere una logica di uomo libero all'interno di una società.
Lo so che vado incontro a delle conseguenze penali per questo mio gesto ma non posso accettare di andare contro a una mia etica. Anche il servizio civile è un servizio militare poiché le spese del servizio civile cadono dentro alle spese del servizio militare e poi non è un servizio volontario ma obbligatorio. Un altro fatto molto grave è che, in un momento di forte disoccupazione, si tolgono possibili posti di lavoro.
Mi rendo conto delle assurde conseguenze che questo mio gesto comporta: un periodo di detenzione, molte volte la fedina penale «sporca» e quindi difficoltà per trovare un lavoro. Quindi dico: NO alle armi, NO alla violenza, NO allo sfruttamento sociale ... ponendomi in un'ottica di anarchia ideologica, tentando in qualche modo di riuscire ad ottenere un determinato senso critico per scegliere con la mia testa e portare avanti le mie idee che sono comunque sempre pacifiste e sociali.
Finisco citando una poesia di Gianni Rodari che si intitola «Il verbo piantare»: Bisogna piantare / molti soldati / per far crescere / un tenente / Bisogna piantare / molti tenenti / Per far crescere / Un generale / Bisogna piantare / molti generali / Per far crescere / Più niente!
In fede

Renato Arvedi (Verona)