Rivista Anarchica Online
A nous la libertè diario a cura di Felice Accame
Calzini in caduta libera
Perlopiù gli assunti impliciti che governano la logica di un film sono «a tempo», caricati come
tante piccole
bombe ad orologeria fra le pieghe della narrazione. Tocca al regista determinare il momento in cui farli
scoppiare, ovverosia esplicitare a quello spettatore che, nel frattempo, si è nutrito di proprie illazioni.
Se, per esempio, ad una fotografa giovane e carina capita nell'ordine: di esser spedita in Africa in cerca di
un
falco raro dal direttore della rivista per cui lavora che, guarda caso, è anche il suo fidanzato (occhi
azzurri, pelo
biondastro e recita da cani: attenzione!); di trovare sì il falco raro con la stessa difficoltà con
cui si trova un
milanese sulla spiaggia di Rimini il giorno di Ferragosto, ma anche un aitante ex stuntman e un albino malefico;
di venir sequestrata e drogata per un paio di giorni, di ripartire come nulla fosse; di trovarsi alle prese con la
polizia londinese; di finire in un ristorante ove vengono serviti morti ammazzati a iosa; di affrontare fughe
precipitose e balzi dal quarto piano con il sorriso ebete sulle labbra - se le capita nell'ordine tutto ciò
e altro
ancora, dicevo, un motivo ci sarà. Ce lo chiediamo più noi che lei, a dire il vero, ma un motivo
ci sarà. E un
implicito grande come una casa è destinato a rimanere quasi integralmente tale per l'insipienza del
regista, ma,
ad un certo punto del film, bene o male ad un tentativo di spiegazione dovrà sottostare. E' il caso
di Freefall - Caduta libera di John Irvin, film dove l'azione si presume che debba farla da padrona
nei confronti del raziocinio. «Dietro a tutto» o «a monte del discorso», come si preferisce, c'è un
Interpol
stolidissimo e impermalito come uno che abbia dormito col sedere all'aria (citazione da mia nonna), stratega
del Male e profittatore dell'Ingenuità femminile. Disastroso film ove gli assunti impliciti restano caricati
tanto
a lungo da indurre la curiosità dello spettatore a lasciar perdere nonché esplicitati tanto male
(parzialmente,
incoerentemente, inettitudinalmente) da ispirare moti di compatimento. D'altronde è così al
cinema come nella
vita: ci sono momenti in cui devi render conto degli antefatti e, così come puoi scegliere male questi
momenti
(magari i più frettolosi, tra uno sparo e l'altro), puoi anche sceglier male gli antefatti. Compattarli male,
tagliar
poco da una parte e lasciar troppo dall'altra, tacere, ahimè, l'essenziale. Lasciavo presagire che non
proprio tutti
gli assunti impliciti di un film sono caricati a tempo; ci sono anche degli impliciti «duri a morire». Di solito
perché trascurati nel magazzino dell'ovvio, ma non per ciò ideologicamente asettici.
Freefall ce ne offre un bello
scampolo. Si diceva di un aitante che la fotografa giovane e carina (e fidanzata) incontra in Africa, ma non si
diceva di come all'incrocio dei loro sguardi facesse seguito la miscelatura più persuasiva di ogni
prodotto del
loro metabolismo. Amore e sesso, insomma, sulle rocce scoscese del paradiso africano, ove, è inutile
dirlo, ci
si va soltanto se muniti di scarponcini e calzettoni idonei. Bene, al dunque, il regista ci offre la successione
classica: scamiciamento di lui, scamiciamento di lei, sfibbiamento di jeans di lei, sfibbiamento di jeans di lui,
sreggisenamento (unico), discarpamento (doppio), sfilamento di jeans (doppio) e, infine, smutandamento.
Ora,
non solo l'ideologia corrente e il razzismo fermorestante vogliono che lo smutandamento sia soltanto di lei ma,
precauzione davvero mirabile, non c'è ombra di scalzinamento, nonostante l'evidente
nudità di entrambi mentre
si danno felicemente all'amplesso con la Natura incontaminata. Il calzino, o calzettone montagnardo che sia,
è rigorosamente tabù. Evidentemente, o ricopre segmenti anatomici i cui misteri non importa
a nessuno che si
svelino (una bella articolazione tarso-metatarsica od un robusto legamento calcaneoscafoideo, a quanto sembra,
non suscitano fantasie erotiche), o le pratiche necessarie alloro sfilamento appaiono irrimediabilmente
incompatibili con l'insieme di tutti gli altri sfilamenti (il che, peraltro, è esattamente quello che accade
nella
vita). Ragion per cui, legittimando impliciti pressoché eterni, i calzini caduti lo sono, ma di nascosto,
per un
pudore degno di miglior causa.
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