Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 24 nr. 211
estate 1994


Rivista Anarchica Online

A nous la libertè
diario a cura di Felice Accame

Calzini in caduta libera

Perlopiù gli assunti impliciti che governano la logica di un film sono «a tempo», caricati come tante piccole bombe ad orologeria fra le pieghe della narrazione. Tocca al regista determinare il momento in cui farli scoppiare, ovverosia esplicitare a quello spettatore che, nel frattempo, si è nutrito di proprie illazioni.
Se, per esempio, ad una fotografa giovane e carina capita nell'ordine: di esser spedita in Africa in cerca di un falco raro dal direttore della rivista per cui lavora che, guarda caso, è anche il suo fidanzato (occhi azzurri, pelo biondastro e recita da cani: attenzione!); di trovare sì il falco raro con la stessa difficoltà con cui si trova un milanese sulla spiaggia di Rimini il giorno di Ferragosto, ma anche un aitante ex stuntman e un albino malefico; di venir sequestrata e drogata per un paio di giorni, di ripartire come nulla fosse; di trovarsi alle prese con la polizia londinese; di finire in un ristorante ove vengono serviti morti ammazzati a iosa; di affrontare fughe precipitose e balzi dal quarto piano con il sorriso ebete sulle labbra - se le capita nell'ordine tutto ciò e altro ancora, dicevo, un motivo ci sarà. Ce lo chiediamo più noi che lei, a dire il vero, ma un motivo ci sarà. E un implicito grande come una casa è destinato a rimanere quasi integralmente tale per l'insipienza del regista, ma, ad un certo punto del film, bene o male ad un tentativo di spiegazione dovrà sottostare.
E' il caso di Freefall - Caduta libera di John Irvin, film dove l'azione si presume che debba farla da padrona nei confronti del raziocinio. «Dietro a tutto» o «a monte del discorso», come si preferisce, c'è un Interpol stolidissimo e impermalito come uno che abbia dormito col sedere all'aria (citazione da mia nonna), stratega del Male e profittatore dell'Ingenuità femminile. Disastroso film ove gli assunti impliciti restano caricati tanto a lungo da indurre la curiosità dello spettatore a lasciar perdere nonché esplicitati tanto male (parzialmente, incoerentemente, inettitudinalmente) da ispirare moti di compatimento. D'altronde è così al cinema come nella vita: ci sono momenti in cui devi render conto degli antefatti e, così come puoi scegliere male questi momenti (magari i più frettolosi, tra uno sparo e l'altro), puoi anche sceglier male gli antefatti. Compattarli male, tagliar poco da una parte e lasciar troppo dall'altra, tacere, ahimè, l'essenziale. Lasciavo presagire che non proprio tutti gli assunti impliciti di un film sono caricati a tempo; ci sono anche degli impliciti «duri a morire». Di solito perché trascurati nel magazzino dell'ovvio, ma non per ciò ideologicamente asettici. Freefall ce ne offre un bello scampolo. Si diceva di un aitante che la fotografa giovane e carina (e fidanzata) incontra in Africa, ma non si diceva di come all'incrocio dei loro sguardi facesse seguito la miscelatura più persuasiva di ogni prodotto del loro metabolismo. Amore e sesso, insomma, sulle rocce scoscese del paradiso africano, ove, è inutile dirlo, ci si va soltanto se muniti di scarponcini e calzettoni idonei. Bene, al dunque, il regista ci offre la successione classica: scamiciamento di lui, scamiciamento di lei, sfibbiamento di jeans di lei, sfibbiamento di jeans di lui,
sreggisenamento (unico), discarpamento (doppio), sfilamento di jeans (doppio) e, infine, smutandamento. Ora, non solo l'ideologia corrente e il razzismo fermorestante vogliono che lo smutandamento sia soltanto di lei ma,
precauzione davvero mirabile, non c'è ombra di scalzinamento, nonostante l'evidente nudità di entrambi mentre si danno felicemente all'amplesso con la Natura incontaminata. Il calzino, o calzettone montagnardo che sia, è rigorosamente tabù. Evidentemente, o ricopre segmenti anatomici i cui misteri non importa a nessuno che si svelino (una bella articolazione tarso-metatarsica od un robusto legamento calcaneoscafoideo, a quanto sembra, non suscitano fantasie erotiche), o le pratiche necessarie alloro sfilamento appaiono irrimediabilmente incompatibili con l'insieme di tutti gli altri sfilamenti (il che, peraltro, è esattamente quello che accade nella vita). Ragion per cui, legittimando impliciti pressoché eterni, i calzini caduti lo sono, ma di nascosto, per un pudore degno di miglior causa.