Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 23 nr. 199
aprile 1993


Rivista Anarchica Online

Referendum / Mi astengo perché
di Paolo Finzi

A parte il referendum istituzionale del '46 - a quell'epoca non ero ancora nato - avrei potuto partecipare a tutti i referendum che si sono tenuti finora, a partire da quello "storico" sul divorzio nel '73. Non mi sono mai recato alle urne e francamente, anche se su tante cose ho modificato la sensibilità e le mie opinioni, su questo tema la penso oggi come allora.
Negli anni '70 - vuoi per la "novità" dello strumento referendario, vuoi per la maggiore vivacità del contesto politico-sociale - all'approssimarsi di ogni scadenza referendaria (e, prima ancora, quando i promotori raccoglievano le 500.000 firme necessarie per proporre referendum), si scatenava anche in campo anarchico un dibattito molto partecipato e spesso con toni accesi.
Le ragioni pro e contro la partecipazione erano, in parte, quelle riportate da Maria Matteo nel suo intervento in queste pagine.
La nostra rivista, fin dal referendum sul divorzio schierata decisamente per l'astensione, ha sempre cercato di evitare che tale scelta potesse apparire - per quanto ci riguarda - come una rigida ed acritica applicazione di un più generale (ed astratto) "astensionismo", secondo il quale "gli anarchici non votano mai". Personalmente, non nego che vi sia anche una componente per così dire "affettiva", o meglio "tradizionale", nel non voler varcare la soglia di un seggio.
Ma sono il ragionamento pacato, l'analisi senza paraocchi della realtà politica, la coscienza dei nostri limiti ed al contempo dei nostri compiti, della nostra stessa ragione d'essere in quanto anarchici, il motivo principale di un'astensione che riguarda tutti i referendum statali.
Più che in passato, sono pronto ad ascoltare ed a rispettare chi - anarchico - decida di utilizzare la scheda per impedire che vengano abrogate leggi che bene o male assicurano qualche spazio di libertà. Ma resto profondamente convinto che quando il gioco è promosso, organizzato, pubblicizzato e soprattutto vinto in partenza dallo stato, la scelta più sensata e più coerente sia l'astensione.