Rivista Anarchica Online
Da tangentopoli alla seconda repubblica
di Maria Matteo
Anche a chi non ami indulgere a una cultura del sospetto, sorge il dubbio che i referendum istituzionali
giungano per la classe politica come il cacio sui maccheroni. Posti come alternativa tra rinnovamento e
conservazione ricordano una partita con carte segnate, in cui ogni mossa risulta perdente.
Rammento un film di qualche anno fa, interpretato da Paul Newman e Robert
Redford allora giovani fascinosi dall'aria ribalda, che impersonavano due professionisti dell'imbroglio che, per
vendicare la morte di un amico, organizzavano una gigantesca truffa ai danni del gangster assassino. Esile la
trama, scarso lo spessore psicologico dei personaggi, la pellicola risultava nondimeno avvincente grazie al ritmo
vivace ed incalzante con cui veniva descritto il complesso meccanismo del bidone (un finale a sorpresa ne era
il degno coronamento). Di fronte a questi geni della truffa in celluloide imprenditori e politici di
tangentopoli ci fanno una ben magra figura. Il meschino tentativo di cavarsela a buon mercato con il decreto
Conso non solo è miseramente fallito ma ha contribuito a gettare ulteriore discredito su una classe
politica le cui odierne quotazioni battono persino quelle della lira nella tendenza al ribasso. Scandali piccoli e
grandi non sono certo una novità in Italia ma mai prima d'ora il fenomeno era venuto alla luce del sole
in proporzioni così vaste. Tra l'attuale situazione e altre analoghe storie di corruzione nel recente passato
vi è lo stesso rapporto che intercorre tra un cancro maligno
ormai diffuso in ogni parte del corpo politico e qualche foruncoletto facilmente eliminabile . La malattia
è così
grave che non manca di risvolti involontariamente comici, dacché è ormai chiaro che il
più sano ha la rogna e
più si gratta più si infiamma. In quello che ormai è il toto-tangenti non c'è
giorno che un qualche campione di
integrità assiso sullo scranno severo dei moralizzatori non finisca miseramente a terra travolto da un
avviso di
garanzia.
Arroganza incommensurabile La precarietà del quadro politico
è tale da non consentire alternative immediate: in fondo la forza del governo
Amato è la debolezza estrema delle opposizioni. Non solo perché alla mensa di tangentopoli
si sono serviti un
po' tutti, ma anche e soprattutto perché buona parte delle opposizioni classiche sia di destra che di
sinistra si
rivelano incapaci d'una progettualità politica reale e prive d'ogni residua spinta ideale. L'unico
strumento di cui
tutti si servono con dovizia è l'attitudine spregiudicata al più becero trasformismo. Ha
iniziato Craxi, che da accorto camaleonte cinico ha aperto la strada agli altri, che uno dopo l'altro si sono
accodati. Si suggerisce l'idea del complotto, dei giudici manovrati da questo e da quello. Si tira in ballo il solito
Andreotti, nel ruolo invero a lui confacente di tessitore di trame più o meno oscure; si allude alla CIA
la cui
longa manus si protende per destabilizzare l'Europa. Insomma mi han preso con le mani nel sacco, ma chi mi
accusa non è uno zelante funzionario ma un ben noto mariuolo. Nondimeno l'argomento del complotto,
poco
importa se reale o presunto, risulta un po' debole di fronte al livello della melma che sale in maniera
direttamente proporzionale all'infittirsi di avvisi di garanzia, arresti e procedimenti penali a carico di pezzi da
novanta della politica, della finanza e dell'imprenditoria. A questo punto qualsiasi onesto delinquente
getterebbe la spugna e si ritirerebbe in buon ordine, convinto che
il gioco è stato bello finché è durato ma ormai non c'è più nulla da fare.
Ma l'arroganza unita ad un'assoluta
mancanza del comune senso del pudore dei politici nostrani è invece del tutto incommensurabile.
Bastano un
paio di postulati di valore ed un semplice sillogismo per dar vita ad un teorema elementare ma efficace. Il
confronto tra i partiti è il cemento della democrazia,la sua linfa vitale, ma la vita dei partiti, il
funzionamento della complessa macchina burocratica che ne è il nerbo, ha i suoi costi, costi ben
più elevati dei 150 miliardi
previsti dalla legge sul finanziamento pubblico dei partiti. Insomma se tanti han trasgredito le regole non
è
perché erano una manica di lestofanti ma perché le regole stesse erano sbagliate. I politici han
rubato e
taglieggiato per amore della democrazia. All'indomani delle dimissioni di Craxi, Giuliano Ferrara,
imbonitore televisivo al servizio di Bettino,
abbandonate le abituali note del Don Giovanni ed intonato il "Così fan tutti", è stato il primo
ma non l'ultimo
a propagandare la "necessità di uscire da tangentopoli". Però, nonostante l'indubbia
abilità di Ferrara e di altri
sofisti di regime, il boccone era troppo grosso e troppo amaro perché la gente, pur usa a digerire tutto,
potesse inghiottirlo tanto facilmente. Sarebbe tuttavia poco lungimirante chi ritenesse che il fallito tentativo di
colpo
di spugna esaurisca la questione, perché trappole ben più raffinate ed insidiose sono sul punto
di scattare. Certo
i più smaliziati una certa puzza di bruciato dovrebbero iniziare ad annusarla quando "l'impellente
necessità di
nuove regole" viene invocata ormai a gran voce da più parti. Se poi tangentisti e moralizzatori, governo
e vasti strati d'opposizione si accaniscono a tenere in piedi un governo ed un parlamento pesantemente
delegittimati pur di consentire lo svolgimento dei referendum del 18 aprile, il lezzo si fa letteralmente
insopportabile.
Tomba della partitocrazia Anche a chi non ami indulgere ad una cultura del
sospetto sopravviene prepotente il dubbio che questi
referendum giungano come il cacio sui maccheroni. Ci dicono che Amato deve restare in sella, il parlamento
non deve sciogliersi, perché elezioni immediate con il vecchio sistema non consentirebbero quel radicale
cambiamento ormai irrinunciabile dopo tangentopoli. La riforma istituzionale deve essere fatta al più
presto ed
il modo migliore di farla è lasciare la parola ai cittadini. E come se dopo aver condannato a morte
qualcuno gli si chiedesse di insaponarsi la corda ed impiccarsi da solo. E una vicenda incredibile ma quel che
è ancora
più incredibile è che pare probabile che il condannato accetti cli buon grado l'idea e sia in
procinto di infilarsi
al collo il cappio. Infatti, se si da credito a certi sondaggi recentemente comparsi sulla stampa, pare certa la
vittoria dei sì nei referendum sul sistema elettorale del senato e dei comuni. E noto lo scopo di questi
referendum ossia il passaggio da una legge elettorale proporzionale ad una maggioritaria. Ancor più
scontato
pare il risultato del referendum sul finanziamento pubblico dei partiti che probabilmente darà luogo ad
una
valanga di sì. Quel che appare fuor di dubbio paradossale è che questi referendum, presentati
dai vari Segni e
Pannella come tomba della partitocrazia, finiranno con il divenirne l'ancora di salvezza. Grazie a
tangentopoli il passaggio dalla prima alla seconda repubblica sarà molto più facile di quanto
fosse
lecito aspettarsi qualche mese fa. Non è certo casuale che nelle ultime settimane si sia visto un certo
rimescolamento di carte rispetto ai referendum istituzionali: la Dc le cui posizioni parevano ormai divergenti
rispetto a quelle di Segni si è schierata per il sì, al contrario la Rete, che inizialmente aveva
aderito al patto
referendario, si è schierata per il no. Se i partiti di governo e parte di quelli d'opposizione dovessero
affrontare oggi elezioni con il vecchio sistema proporzionale è assai probabile che subirebbero una
sconfitta tanto netta
da cancellare gli equilibri politici su cui s'è retta la repubblica negli ultimi cinquant'anni. Al
contrario, un voto effettuato con sistema maggioritario, che prevede l'assegnazione della maggioranza dei
seggi al partito o alla coalizione di partiti che raggiunge la maggioranza relativa dei voti, spazzerebbe via buona
parte delle opposizioni, garantendo il salvataggio all'attuale classe politica. Posti come alternativa tra
mantenimento dello status quo e rinnovamento delle regole della politica, questi
referendum ricordano una partita con carte segnate, in cui qualunque mossa risulta perdente se si accetta di stare
al gioco. L'istituto del referendum diviene strumento efficace per rilegittimare una classe politica corrotta
e liberticida.
Già De Gaulle si servi a larghe mani del referendum per realizzare il passaggio dalla quarta alla quinta
repubblica: la Francia di allora come l'Italia di oggi attraversava una grave crisi a causa della guerra sporca
d'Algeria. De Gaulle, personaggio dal forte carisma, che pure gestì in modo ambiguo un conflitto che
si concluse
con la perdita del dominio coloniale sull'Algeria, riuscì ad imprimere una svolta autoritaria
all'ordinamento della
repubblica francese. Due plebisciti sancirono il passaggio da un sistema elettorale proporzionale ad uno
maggioritario, nonché il trapasso da un modello parlamentare ad uno presidenziale. Certo Segni non
è De Gaulle
e più che i panni del capo carismatico gli si addicono quelli di un gattopardo sardo che si sforza di far
sì che
tutto cambi affinché tutto resti come prima. D'altra parte nemmeno lo scenario d'Europa è
più quello del periodo
a cavallo tra la fine degli anni '50 e il principio dei '60.
Svolta autoritaria In Italia ha ormai esaurito la sua funzione quella che
è stata definita democrazia bloccata, imperniata su di uno
schieramento di centro reso inamovibile dal confronto con il partito comunista più forte dell'occidente.
Finita
la guerra fredda, finito il comunismo, il vecchio PCI si è frantumato in due spezzoni che ancora cercano
un'identità; il blocco di centro che traeva la sua forza dall'anticomunismo, ha perso il suo collante e si
va
sfaldando. Se al cocktail si aggiunge un forte vento di destra e l'inasprirsi dello scontro sociale conseguente alla
crisi economica, non pare pessimistica l'ipotesi d'una svolta autoritaria sia sul piano istituzionale che su quello
delle scelte politiche di fondo. I referendum, giocati abilmente sulla voglia d'aria nuova della gente. non sono
che il primo passo. Non è certo la prima volta che il referendum viene adoperato per battaglie
politiche che poco o nulla hanno a
che fare con gli effettivi contenuti su cui i cittadini sono chiamati a rispondere. Troppo spesso negli ultimi anni
i signori del palazzo sono riusciti a sconvolgere e mutare di senso i vari quesiti referendari sottoposti al vaglio
dell'elettorato. Craxi ottenne il no nel referendum sul ripristino dei punti di contingenza, facendo agli italiani
quella che con il linguaggio del padrino di Coppola è una proposta che non si può rifiutare.
Come molti
ricorderanno egli minacciò di colpire ancor più pesantemente gli interessi dei lavoratori nel caso
d'una vittoria
dei sì. Ancor più bieco fu il modo in cui riuscirono ad invalidare i referendum su caccia e
pesticidi. In un paese
in cui ad ogni scadenza elettorale i partiti insistono nel richiamare al dovere del voto non si è esitato
a
propagandare l'astensionismo. Quell'astensionismo che da sempre caratterizza la politica degli anarchici e che
di fronte alla trappola dei referendum istituzionali non solo mantiene ma vede confermate le proprie ragioni.
Tuttavia non tutti i referendum sono uguali. E' vero che il carattere esclusivamente abrogativo dell'istituto
referendario fa sì che il potere di decidere sulle norme resti nelle mani del parlamento e quindi paia
inaccettabile
a chi come gli anarchici rifiuta di dare in alcun modo avallo ad un sistema basato sulla delega. Negli ultimi
tempi tuttavia mi è capitato di confrontarmi con compagni convinti che talora l'abrogazione di una legge
possa
avere effetti immediati tali da non consentire a nessuno di stare alla finestra, cullandosi nella quieta sicurezza
della propria coerenza. Fu il caso dei referendum sull'abrogazione della legge 194 in materia di aborto, una
legge brutta, criticatissima dal movimento delle donne ma la sua abrogazione avrebbe consentito
all'oscurantismo clericale di ricacciare le donne nel buio dell'aborto clandestino, a rischio della vita e del
carcere. Se il referendum sull'abrogazione della legge Reale fosse riuscito a cancellarla, quanti avrebbero evitato
l'arbitrio di perquisizioni domiciliari senza mandato, eseguite a mero scopo intimidatorio? Se il 18 aprile
verrà abrogata la Craxi-Jervolino che punisce con carcere, ammende e privazioni della patente chi fa
uso di sostanze
proibite, non vi sarà un piccolo spazio di libertà in più in questo nostro paese? Certo
non è la libertà che molti
auspicherebbero, certo non è la fine di quel proibizionismo che tanto conviene all'alleanza tra il
gangsterismo
della politica e le mafie e le camorre dello spaccio.
Etica della convinzione, etica della responsabilità I compagni che
sostengono l'opportunità di votare a questi referendum in cui sia direttamente in gioco
l'aumentare e il restringersi di ambiti di libertà si rifanno ad un'etica della responsabilità.
È nota la distinzione
tra etica della convinzione ed etica della responsabilità: nel primo caso chi agisce persegue
prioritariamente
l'accordo tra comportamenti e valori; nel secondo assume valenza etica anche l'esame delle conseguenze dei
propri atti. Sicuramente importante nell'agire quotidiano, la valutazione degli effetti del proprio comportamento
appare addirittura imprescindibile in politica. Difficile tuttavia ridurre la questione ad un conflitto tra
convinzione e responsabilità, poiché anche chi ritiene comunque inopportuno il voto mira a
sottolinearne le
conseguenze negative. Come mi faceva notare un compagno l'effetto più rilevante dei referendum,
al di là del mantenimento e della
soppressione di questa e quella norma, è il rafforzarsi della fiducia nella capacità dello stato
di autoriformarsi.
Oltretutto, nel caso qui in esame ossia la Craxi-Jervolino, votare significa riconoscere allo stato il diritto di
legiferare su di una questione, l'uso e l'abuso di sostanze stupefacenti che non inerisce in alcun modo la sfera
collettiva ma solo quella individuale. L'approccio libertario si caratterizza per il rifiuto dell'espropriazione da
parte dello stato di quella facoltà normativa che spetta unicamente alla società civile. La
prefigurazione d'un
assetto sociale anarchico non implica in alcun modo l'assenza di regole, quanto piuttosto un sistema decisionale
basato sulla partecipazione e non sulla delega. Possiamo individuare due distinti ambiti normativi: uno
più
generale, una sorta di patto associativo, di "costituzione", il cui scopo è la definizione delle
modalità decisionali
e la salvaguardia del diritto alla sperimentazione sociale; un altro più "specifico", maggiormente
soggetto a verifica e revisione, che inerisce tutte le questioni di portata generale, ossia quelle decisioni i cui
effetti si
riversano sulla società nel suo complesso. Ne deriva che, ad esempio, la scelta di costituire o meno una
centrale
nucleare, non può essere fatta unicamente dagli abitanti del posto in cui verrebbe edificata,
poiché le
conseguenze di tale scelta travalicherebbe di gran lunga l'ambito locale. Ne deriva altresì, che tutti i
comportamenti individuali, così come le modalità di vita comune, purché liberamente
assunti, i cui effetti non
oltrepassino lo spazio sociale di chi li ha fatti propri, restano al di fuori dell'area normativa più generale,
il cui
compito è semmai di garantirne la salvaguardia. Un principio quest'ultimo non solo anarchico ma
già liberale,
che il parlamento si è ben guardato dal garantire quando ha preteso legiferare sull'uso di droghe.
Una scelta difficile Come già in passato, abbiamo di fronte una
scelta tra le più difficili, poiché dare una risposta univoca appare
arduo e fors'anche semplicistico. Cos'è preferibile: tentare di cancellare, anche con il voto, una delle
leggi più
liberticide promulgate in tempi recenti dal parlamento, oppure rifiutare un gioco che non è il nostro,
un gioco
ingiusto, in cui non siamo che misere pedine su una scacchiera disposta da altri? Ho l'impressione che, in un
caso o nell'altro, finiremo comunque con lo sporcarci le mani, finiremo comunque con il fare qualcosa di
sbagliato. In dirittura d'arrivo rischiamo di scoprire che questo sistema politico e la sua classe dirigente non sono
tanto stupidi quanto credevamo, e, come gli abili bidonari della "Stangata" ci riservano un finale a
sorpresa.
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