Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 23 nr. 198
marzo 1993


Rivista Anarchica Online

Da Marx a Bakunin
di Giorgio Sacchetti

Carlo Cafiero rappresenta una delle figure più interessanti dell'anarchismo dello scorso secolo. Il suo distacco da Marx riassume i nodi più significativi del confronto tra anarchici e marxisti in seno alla Prima Internazionale

I nuovi incontri sono talvolta i presupposti delle separazioni, e viceversa. Ciò è vero in particolare quando si operano scelte di campo di tipo radicale; e tali furono quelle sempre fatte dal personaggio di cui si è da poco ricordato il centenario della morte. Bisogna quindi ricercare le ragioni di un incontro, quello di Carlo Cafiero con Mikail A. Bakunin, anche nelle dissonanze che in precedenza si erano manifestate fra il rivoluzionario pugliese ed Engels.
L'Italia del XIX secolo, ed in particolare l'Italia meridionale, mal si adattava a quella sorta di mistica proletaria industriale che sembrava ispirare le teorie del Consiglio Generale di Londra. Gli uomini italiani dell'Internazionale, le stesse masse dei diseredati del sud mal riuscivano ad interpretare la tipologia di referente sociale esplicitamente richiesta da Marx e da Engels per la realizzazione del progetto comunista. "Popolo di contadini arretrati", oppure "avvocati senza cause, medici senza malati e senza scienza, studenti di biliardo, commessi viaggiatori, giornalisti di second'ordine...", sono questi gli epiteti poco gratificanti anzi sprezzanti riferiti a quelli che vengono considerati gli improbabili protagonisti del cambiamento sociale in Italia. Ed a proferirli sarà proprio lui, Engels, il corrispondente assiduo di Cafiero (1).
Ma la vera preoccupazione del Consiglio Generale deriva principalmente dalla presenza di Bakunin nella penisola, dalla sua possibile azione di proselitismo considerata nociva nei confronti dell'Internazionale. Invano Cafiero cercherà di rassicurare Engels da questo punto di vista in una sua lettera del 12 luglio 1871 : "(...) Riguardo a Bakunin io posso affermarvi, che egli ha parecchi amici qui in Napoli, che dividono molti dei suoi principi, che hanno con lui una certa comunanza di vedute, ma che egli vi abbia una setta, un partito che discorda dai principi del Consiglio Generale, io posso fondatamente negarlo (...)". Comunque, quasi in un'altalena di giudizi e considerazioni contrastanti, egli conferma i timori già espressi dal suo corrispondente inglese: "mi parve di trovare qui una tendenza verso Ginevra" (cioè verso Bakunin, n.d.r.) ed una "freddezza di relazioni col Consiglio Generale" (2).
Allo stesso modo, ancora rispondendo ad Engels che si complimentava per la pubblicazione dell'opuscolo clandestino, di indole antimazziniana Agli Operai delegati al Congresso di Roma, Cafiero puntualizza: "Voi vi congratulate per l'indirizzo ai delegati al congresso di Roma, che trovate un'eccellente produzione ecc.. che voi sottoscrivereste in tutte le sue parti. Ma egli è con Bakunin che voi dovreste congratularvi e non con me" (3).
Il fatto è che il rivoluzionario pugliese, certo consapevole della grandezza dei personaggi con i quali ha a che fare, ma anche convinto della peculiarità della questione sociale in Italia, cerca inizialmente almeno di non creare violente scissioni nel movimento. Tenta l'impossibile impresa di rendere Bakunin, se non simpatico, almeno sopportabile da parte di Engels. Ma l'unico risultato che consegue è quello di mantenere dei buoni rapporti sul piano personale, il che è certamente cosa diversa dall'unitarietà di intenti nell'azione e nell'indirizzo politico. Di ciò prenderà atto lo stesso Engels anche in momenti successivi, quando infurierà violenta la polemica antianarchica: "A Napoli sono tutti bakuninisti, e vi è soltanto uno fra loro, Cafiero, che è per lo meno de bonne volonté e sta con me in corrispondenza" (4).
Fino alla fine del 1871 però nel socialismo italiano non si palesano del tutto i contrasti fra le due anime anche perché tutte le migliori energie vengono spese nel fronte anti-Mazzini. All'indomani della Conferenza marxista di Londra ed in particolare in aperta critica con la 'Regola IX' deliberata nell'occasione, gli anarchici del Giura insorgono apertamente convocando un proprio congresso. E dall'Italia, se pure con toni più sommessi, sarà Cafiero ad informare Engels sulle perplessità sue e degli altri internazionalisti: "Qui c'è stata un poco di agitazione per questa benedetta Conferenza (...) Quella 'Regola IX' la si volle prendere come una transazione del 3° Considerando dei nostri Statuti. L'idea di un partito politico, sebbene opposto ad ogni altro borghese, scandalizzò e si gridò al tradimento (...) Io poi, che nel Congresso di Roma rimbeccai un mazziniano sull'affare della questione politica ed economica devo confessarvi che non ne sono stato troppo entusiasmato da quella risoluzione IX che ci accosta indiavolatamente ai mazziniani (...)" (5).
E cercherà ancora, un'ultima volta, di conciliare l'inconciliabile: la volontà cioè di costruire il partito, evidente nella Regola IX dettata da Londra, e l'astensionismo politico bakuniniano prevalente ormai fra gli internazionalisti italiani. E di ciò, scriverà sul "Gazzettino Rosa" (6) sostenendo appunto la non necessaria contraddizione fra i diversi punti di vista. Ma durerà molto poco questa non realistica equidistanza di Cafiero fra marxismo e anarchismo. Dopo un anno esatto di fitta corrispondenza con Engels, 1871 -1872 da giugno a giugno, si verificherà una brusca e definitiva interruzione del rapporto epistolare fra i due. Di tutto questo stato d'animo sarà spia evidente il cambiamento di linea politica che effettua "La campana", il giornale napoletano finanziato da Cafiero, che prima si dimostra unitario, tanto da pubblicare sia le risoluzioni di Londra che quelle bakuniniane, e che poi si schiera definitivamente dalla parte del rivoluzionario russo (7).
La lunga missiva proveniente dal consiglio di Londra e datata 29 febbraio / 9 marzo 1972, non solo resterà senza risposta, ma il suo contenuto sarà integralmente reso noto a Bakunin. Nel "Bulletin de la Fédération Jurassienne" del 10 maggio successivo si potrà_leggere che: "il segretario corrispondente del Consiglio Generale per l'Italia si abbandona alle più odiose calunnie contro onorati cittadini appartenenti alla Federazione Giurassiana". Così Cafiero consuma il suo grande 'tradimento', saltando definitivamente il fosso e forse non nella maniera formalmente più corretta.
Ed è con tale gesto che prende ufficialmente corpo in Italia un progetto di comunismo senza la tanto discussa 'dittatura proletaria'. "Cafiero a Napoli e qualcuno a Torino che non conosco ancora - scrive amareggiato Engels - hanno tradito" (8). Ma non tarderà la replica; e sarà un atto di dedizione completa alla causa del comunismo antiautoritario, e a Bakunin. Da Milano, datata 12 giugno 1872, Cafiero scrive ai suoi "cari amici" di Londra: "il vostro programma comunista è, per me, nella sua parte positiva, una grossa assurdità reazionaria; io ho in onore lo Stato al pari della Chiesa (...)" (9).

Il denaro di Cafiero
L'incontro di Cafiero con Bakunin avviene il 20 maggio 1872 a Locarno; è presente anche Giuseppe Fanelli, compagno di Pisacane. Il suo arrivo in Svizzera era stato preceduto da quelle lettere cariche di "odiose calunnie" nei confronti degli uomini della Federazione del Giura scritte da Engels e che il rivoluzionario pugliese aveva pensato bene di usare come credenziali. In realtà non ne avrebbe avuto bisogno dato che già da quegli anni la sua fama di protagonista in Italia del conflitto antimazziniano si era diffusa in tutta Europa (10).
Quattro settimane di soggiorno a Locarno si riveleranno estremamente produttive. Non foss'altro per la stesura dell'ultima lunga lettera a Engels, quella con la definitiva presa di posizione contro il Consiglio Generale, che Bakunin avrà così la possibilità di vedere e rivedere, affinare in tutte le sue spigolature. Padre e figlio, maestro e discepolo, il rapporto che si instaura fra questi due uomini generosi e totalmente votati all'azione rivoluzionaria, potrebbe essere variamente interpretato, persino con gli strumenti delle scienze psicologiche. Dall'incontro di Locarno in poi prenderà corpo un sodalizio che, andando oltre la semplice comunanza di idee, avrà il suo corrispettivo nell'ansia di lottare "contro tutto ciò che inceppa il pensiero e l'azione" così almeno ne scriverà Malatesta, testimone d'eccezione (11).
Nel suo minuzioso diario, sotto la data 21 maggio 1872 (appena il giorno dopo l'incontro), Mikail Alessandrovic annoterà con malcelata soddisfazione: "Tutta la giornata con Fanelli e Cafiero, alleanza perfetta". Un rapporto di fiducia dunque e basato su grandi entusiasmi è quello che tiene legati a doppio filo Carlo e Michele. Ma c'è dell'altro. Cafiero si rivelerà anche preziosissimo finanziatore della bakuniniana Alleanza. I suoi fondi, a torto considerati inesauribili dai compagni, messi totalmente ed evangelicamente a disposizione della causa daranno nuovo vigore e nuove possibilità all'organizzazione: più viaggi e più libertà d'azione, meno debiti e meno vita grama per gli internazionalisti. "Il denaro di Cafiero - ne scrive Nettlau (12) - divenne ben presto un fattore altrettanto utile quanto sotto certi aspetti dannoso: lo si considerava inesauribile, se ne abusava".

Il primo dovere del proletariato
Dal canto loro Marx ed Engels, da questo momento in poi, impiegheranno buona parte delle loro energie per distruggere l'attività dei bakuniniani, per cercare di riparare ai danni subiti e riconquistare il terreno ormai perduto in Spagna come nell'Italia meridionale; per vincere quella sorta di fronte libertario a predominanza latina che stava dando filo da torcere alla "maggioranza anglo-germanica ossequiente" del Consiglio Generale. La scelta di campo operata dal rivoluzionario di Barletta si rivela quindi decisiva per lo sviluppo in senso anarchico dell'internazionalismo italiano. A Rimini nell'agosto 1872 si tiene così la conferenza costitutiva della Federazione Italiana che si dichiara autonoma rispetto al centro di Londra e che stabilisce di disertare il successivo congresso marxista dell'Aia.
Cafiero però, già artefice e protagonista dell'assise riminese insieme al giovane Andrea Costa, si recherà anche nella città olandese a titolo di osservatore e qui, al cospetto di Marx e di Engels, prenderà ancora posizione per Bakunin fra l'altro espulso dall'associazione proprio in quel contesto benché assente. Ed è a partire proprio dal congresso di Rimini che il socialismo italiano, fino a quel momento inerte e 'bloccato' prima sulla difesa della Comune dagli attacchi mazziniani, poi dalle polemiche personalistiche contro l'autoritarismo del Consiglio Generale, prende realmente coscienza delle opportunità rivoluzionarie che offre la peculiare situazione sociale italiana (13).
Al congresso internazionale antiautoritario di Saint-Imier (settembre 1872) Cafiero, delegato della neo-costituita Federazione italiana, contribuisce in maniera decisiva all'approvazione ed alla ratifica del noto principio bakuniniano "la distruzione di ogni potere politico è il primo dovere del proletariato" (14).
Ma, come abbiamo già visto, il sodalizio fra i due rivoluzionari si sviluppa non soltanto in termini di sintonia ideologica e di azione o di simpatia e reciproca stima personale. Ci sono di mezzo anche i denari di Cafiero. Come socialista e come anarchico egli ha già rinunciato al titolo di barone e a tutte le ricchezze ereditate dalla famiglia devolvendole per la causa. La vendita, dopo la morte dei genitori, della tenuta di S. Pietro a Barletta al fratello Nicola frutta 215.000 lire. Si tratta di una cifra enorme che verrà immediatamente investita nell'acquisto di una villa in campagna alla periferia di Locarno: la Baronata. Sarà questa la nuova base per Bakunin sessantenne che coglierà l'occasione per richiamare in Svizzera tutta la sua famiglia. La Baronata ha una grande estensione comprendendo un bosco e persino un lago da dove si può arrivare dall'Italia senza controlli. La situazione che si crea in questa improbabile isola di comunismo anarchico viene impietosamente descritta dai biografi di Cafiero (15): "La Baronata diventò in quel periodo il comodo ospizio di profughi spagnoli, francesi, russi, polacchi, inglesi, tedeschi, italiani e fu la beata cuccagna di fabbri, falegnami, pittori, capimastri, ai quali Bakunin profondeva larghe mercedi senza controllo; di contadini profittatori che fingevano di coltivare con grande vantaggio dei padroni quel roccioso e brullo terreno; di bifolchi e cocchieri che governavano a loro agio scuderie, cavalli, mucche, guidando a tempo perso birocci e carrozze; di barcaioli che avrebbero dovuto far copiosa pesca a beneficio degli esuli con le barche gratuitamente fornite dagli ingenui e corbellati amministratori. E come se tutto ciò non bastasse, di tanto in tanto, specialmente all'arrivo di personaggi autorevoli, girandole e bengali irradiavano di luci multicolori lo splendido panorama alpino e le azzurrine acque del lago, mentre i compartecipi del falansterio inneggiavano al sole dell'avvenire, che sembrava per loro una presente e concreta realtà".
Lo sperpero della Baronata, il rimpianto e la rabbia di Cafiero per le occasioni rivoluzionarie mancate, getteranno l'amico ormai vecchio Bakunin nella depressione più nera. Ed anche il loro pluriennale rapporto di comunanza ideale e personale ne risentirà profondamente. Nel 1875 Cafiero lascia la Baronata per tornare a dedicarsi ai tentativi insurrezionali in Italia, non senza però essersi riconciliato con il grande vecchio. Bakunin muore il 1 luglio 1876 invocando il nome del giovane amico pugliese, così lontano ma che gli aveva dimostrato nel corso di quegli anni completa devozione. "Ti abbraccio Michele. Ti abbraccio forte. Ti abbraccio ancora", era l'ultimo messaggio che aveva da lui ricevuto a conferma del perdurare di quell'affetto filiale, malgrado tutto (16).
Per l'ottobre successivo era convocato il 3° Congresso della Federazione italiana dell'A.I.L., a Firenze. Poi l'ondata repressiva, che coincide fra l'altro con l'avvento della Sinistra al potere farà dirottare provvidenzialmente di alcuni chilometri dal capoluogo toscano il luogo della riunione, ormai clandestino, a Tosi di Vallombrosa nell'impervia montagna di Pratomagno. Qui i delegati giungeranno dopo ore di marcia forzata sotto la pioggia battente. Qui, prima di discutere i punti all'odg concernenti: l'azione insurrezionale e le lotte contro la tattica elettorale, l'applicazione pratica del comunismo anarchico riferita sia agli strumenti che ai prodotti del lavoro, Cafiero, appena sfuggito alla cattura dei carabinieri di Pontassieve, commemora davanti agli altri delegati l'amico e il vecchio compagno russo appena scomparso, Mikail Alessandrovic Bakunin. Nel medesimo congresso di Tosi si riaffermeranno inoltre quei principi comunistici che forse alla Baronata non avevano ben funzionato: "(...) tutti i delegati si trovarono d'accordo nell'opinione che in una società veramente solidale, le nozioni del mio e del tuo non avranno ragion d'essere (...)" (17).

1) Cfr K. MARX, F. ENGELS, L'Alleanza della Democrazia Socialista e l'Associazione Internazionale dei Lavoratori. Rapporti e documenti sul congresso internazionale dell'Aia (1873); cit. in P.C.MASINI, Cafiero, Rizzoli Milano 1974, pp. 50-1.
2) In M. NETTLAU, Bakunin e l'Internazionale in Italia dal 1864 al 1872, prefaz. di Errico Malatesta, Edizioni del Risveglio Ginevra 1928. pp. 177 e 221-2
3) Ivi, p. 256, lettera a Engels del 29 novembre 1871.
4) Lettera a Paul Lafargue. Parigi, dell'11 marzo 1872 cit. in G.M.BRAVO, Cafiero Carlo; sta in: F. ANDREUCCI, T. DETTI (A cura di), Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico 1853 - 1943, vol. I. Editori Riuniti Roma 1975
5) Lettera a Engels del 17 novembre 1871: sta in K.MARX, F. ENGELS, Corrispondenza con italiani. a cura di G. DEL BO, Milano 1964.
6) Ivi del 20 dicembre 1871: ora in A. ROMANO. Storia del Movimento Socialista in Italia, Bari 1966. vol. III p.21.
7) Cfr P.C. MASINI. op.cit.. pp 58-61. Per una scheda de "La Campana", cfr L. BETTINI. Bibliografia dell'anarchismo, vol. I, tomo 1, Periodici e numeri unici anarchici in lingua italiana pubblicati in Italia (1872-1971), CP editrice Firenze 1972, pp. 1-3.
8) Cfr M. NETTLAU, op. cit., p.317; e P.C. MASINI. op. cit., pp. 60-1.
9) Il testo di questa lettera in M. NETTLAU, op. cit. pp. 333 e segg. e in "Volontà" n. 5/1972.
10) Cfr N. ROSSELLI, Mazzini e Bakounine, Milano 1927.
11) In "Pensiero e Volontà" Roma. 1 luglio 1926, articolo commemorativo nel cinquantenario della morte di Bakunin.
12) Cfr M. NETTLAU, op. cit., pp. 330; e Ibidem per la descrizione dell'incontro di Locarno.
13) Cfr R. HOSTETTER. Le origini del socialismo italiano, Milano 1963: e R. MICHELS, Storia del marxismo in Italia. Compendio critico con annessa bibliografia, Roma 1909. Sulla conferenza di Rimini si veda "Volontà", cit.
14) Cfr G. WOODCOCK, L'Anarchia. Storia delle idee e dei movimenti libertari. Feltrinelli 1971. p. 215.
15) Cfr A. LUCARELLI, Carlo Cafiero. Bari-Trani 1947, pp. 36-7; e V. EMILIANI, Gli anarchici. Vite di Cafiero, Costa. Malatesta. Gori, Berneri, Borghi, Bompiani Milano 1973, p. 16.
16) Ivi, p.21.
17) Il resoconto del congresso di Tosi in "Il Martello" Jesi, 19 novembre 1876: e in P.C. MASINI (a cura di), La Federazione Italiana della Associazione Internazionale dei Lavoratori. Atti ufficiali 1871/1880, Milano 1964, pp. 135-41.

Michail Aleksandrovic Bakunin (1814 - 1876)
Figlio di un aristocratico russo, abbandona ben presto la Russia per frequentare l'università di Berlino, dove subisce l'influenza di Hegel. Condannato da più parti a morte per aver partecipato ai moti che nel '48 sconquassarono l'Europa, viene estradato in Russia, dove è rinchiuso per ben sei anni nelle segrete della fortezza di Pietro e Paolo a Pietroburgo. Graziato, viene deportato in Siberia da dove finalmente riesce a fuggire. In Svizzera nel 1868 fonda l'"Alleanza della Democrazia Socialista" e, nello stesso anno, aderisce alla Ia Internazionale rafforzando la linea proudhoniana presente. Ancora nel 1870 è presente ai moti di Lyone dove, dal municipio occupato, dichiara "abolito lo Stato". E' nel 1872 che le tesi di Bakunin, sulla distruzione dello Stato, trionfano su quelle marxiste trovando ampia conferma nel Congresso di Saint-Imier. L'insurrezione di Bologna (agosto 1874) è l'ultima rivolta a cui partecipail gigantesco anarchico russo; le malattie contratte nei lunghi anni di segregazione alla fine riescono a piegare il suo pur eccezionale fisico, fino a portarlo alla morte nel 1876.

Carlo Cafiero (1846 - 1892)
Figlio della ricca borghesia terriera pugliese, che l'aveva indirizzato verso la carriera diplomatica, aderisce, dopo aver conosciuto a Londra Carlo Marx, alla Sezione napoletana, costituita da poco da Fanelli, dell'Internazionale. Per un anno esatto è l'inviato italiano di Engels dell'Internazionale, ma nel '72, dopo aver conosciuto Bakunin, aderisce alla tendenza libertaria dell'AIL, ed è uno dei maggiori organizzatori del congresso di Rimini dell'agosto '72. Compagno inseparabile di Malatesta, che conosce a Napoli fin dall'inizio della sua militanza, Carlo Cafiero è considerato da molti il primo teorico dell'anarchismo italiano. Ricchissimo, dà tutti i suoi averi per la causa, partecipando ed organizzando quasi tutti i congressi e tentativi insurrezionali italiani fino al 1882, anno della sua inaspettata adesione alla linea parlamentarista di Costa, e anno della sua quasi contemporanea pazzia. Muore nel manicomio di Nocera Inferiore il 17 luglio 1892.