Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 23 nr. 198
marzo 1993


Rivista Anarchica Online

Ebraismo e Libertà
di Jean-François Fueg

Jean-Denis Bredin resuscita Bernard Lazare in un libro (Bernard Lazare, de l'anarchiste au prophète, Edition de Fallois, Paris, 1992 ,428 pp., FF. 140) a ben vedere molto appassionante. Nato a Nimes nel 1865, Lazare giunge a Parigi a 22 anni assetato di ambizioni letterarie. Egli ritrova suo cugino Ephraim Mikhael, poeta superdotato che lo introduce negli ambienti simbolisti. Frequenta Fontainas, Henri de Regnier, dedica una religiosa ammirazione a Stephane Mallarmé che l'allegra banda ascolta ogni martedì sera. Questi giovani anticonformisti, che non rinnegano l'appellativo di "Decadenti" dato loro dai borghesi, nemici dell'ordine costituito e di quella ultima élite di letterati che essi aspirano a rimpiazzare, si interessano rapidamente alle dottrine sociali.
Bernard Lazare, socialista rivoluzionario, innamorato della uguaglianza e della libertà, si orienta naturalmente verso l'anarchia. Egli scriverà in numerosi giornali libertari come "L'en dehors" di Zo d'Axa, e, quando questi si esilierà in Inghilterra per sfuggire alla giustizia che lo accusa di offesa alla morale, è Lazare che raccoglierà la fiaccola insieme a Féneon, Quillard e Descaves. Come numerosi anarchici, Lazare si interessa molto di educazione. "I politici socialisti - scrive - parlano ad un popolo e non fanno il minimo sforzo per educare questo popolo; essi dedicano tutto il proprio tempo alle statistiche che permetteranno loro di prevedere il numero futuro di schede elettorali (...). Ciò che i politici non fanno, tocca a noi indipendenti di farlo. Tutte le scuole sono nelle mani della borghesia e del governo che possiede così il mezzo per dirigere i cervelli. Uniamoci e fondiamo delle scuole private, uniamoci ancora, penetriamo nei sindacati, creiamo dei corsi e delle conferenze (...) in una parola: cerchiamo di cambiare questo gregge e cieco e schiavo in un popolo di uomini liberi".
Ma Bernard Lazare è già attirato da altre battaglie. Egli si interessa all'antisemitismo che si sviluppa in Francia. Alternativamente antisemita, difensore degli ebrei oppressi dalla notte dei tempi, egli vede anzitutto nell'antisemitismo, un problema interno alla classe borghese allineandosi così alla maggioranza dei socialisti. In seguito arriverà fino a lodare le virtù di un antisemita che "...eccita la classe media, i piccoli borghesi e i contadini qualche volta contro i capitalisti ebrei, ma anche (...) conduce loro dolcemente al socialismo (...) preparandoli all'anarchia, conducendoli all'odio di tutti i capitalisti e soprattutto del capitale. Così inconsciamente, l'antisemitismo prepara la sua propria rovina".
Queste idee ingenue mutano sotto la pressione degli avvenimenti. Il 29 ottobre 1894, "La libre parole" annuncia che un militare accusato di spionaggio è stato arrestato. La vita di Dreyfus subisce un rovesciamento. Anche quella di Lazare ma lui non lo sa ancora. Immediatamente inizia una campagna antisemita; liste di ufficiali ebrei sono pubblicate, in una spaventosa unanimità, i giornali conservatori denunciano "la Francia Ebraica", o, quando Dreyfus sarà condannato, la stampa di destra come quella di sinistra griderà il suo odio. Clemenceau scrive che Dreyfus non è "altro che un'anima immonda, un cuore abbietto" mentre Jaurès esige il ripristino della pena di morte per tradimento. Nessuno dubita della colpevolezza di questo ebreo alsaziano. Ci vuole molto coraggio per proclamare l'innocenza di Dreyfus. Lazare fu il primo, dietro l'appello della famiglia Dreyfus, a lanciarsi in una campagna per la riabilitazione. "Nessun movente, nessun crimine", dirà più tardi. Nei primi tempi dell'Affaire, è convinto di essere di fronte ad una sentenza antisemita. E' a Bruxelles che nell'ottobre 1896, Bernard Lazare fa stampare la tesi della innocenza di Dreyfus, provocando una levata di scudi sulla stampa parigina. Il socialista Zevaès scrive: "E' una nuova manovra nella campagna astutamente orchestrata dai giornali della finanza e dagli ebrei per far dubitare l'opinione della colpevolezza del traditore" e sicuramente questo è niente paragonato alle ingiurie immonde propagate dalla stampa di destra.
E' alla fine del 1897 che il gruppo dei Dreyfusardi assume importanza e dopo il "J'accuse" di Zola, il 13 gennaio 1898, la Francia sarà tagliata in due e verrà costituito il "partito della giustizia". Ci si dimenticherà del ruolo di Lazare, oscurato dai suoi brillanti compagni di strada senza dubbio un poco afflitti da non aver compreso tutto prima.
Nel 1906, al momento della sua riabilitazione definitiva, Albert Dreyfus scriverà alla vedova di Bernard Lazare: "Bernard che, per primo, osò prendere la difesa di un innocente, avrebbe meritato di assistere al trionfo della verità al quale egli contribuì potentemente" in una epoca in cui tutti hanno dimenticato il ruolo che egli giocò e in cui Jaurès, Zola, Clemenceau e altri Picquart restano i soli nella memoria.
Ma Lazare si preoccupava della gloria come un pesce di una mela. Egli è infaticabile e già altre cause lo attendono. Nel 1896 incontra Theodore Herzl. Affascinato dal fondatore del movimento sionista, Lazare si lancia nella lotta, cercando di conciliare nazionalismo e socialismo. Ciò che unisce gli ebrei, scrive, non è certamente la razza: "si può dire che l'identità delle origini costituisce già un legame fra gli ebrei".
Origini, tradizioni, abitudini e sofferenze comuni costituiscono l'ebraicità e sono alla origine di questo formidabile amore della libertà che caratterizza questo popolo. La nazione ebraica sarà dunque un paese di libertà. A partire dal 1897 e quando il caso Dreyfus gliene lascia il tempo, Lazare si prodiga senza posa per il movimento sionista. Il 29 agosto 1897 si tiene il congresso di Basilea, "prima riunione nazionale ebraica dopo duemila anni". Lazare non vi partecipa, trattenuto in Francia dall'Affaire, ma nell'agosto 1898, partecipa al secondo congresso sionista. Poco prima della sua partenza, Lazare scrive: "Noi dobbiamo anzitutto trasformare le nostre masse in un popolo ebraico. E' dunque nostro dovere, oltre alla colonizzazione, di preoccuparci della educazione del nostro popolo. Io vado a lavorarci a Basilea". Entrando nella sala del congresso, Lazare è acclamato freneticamente, la sua reputazione l'aveva preceduto, lui che fu il primo a difendere Dreyfus. Ma subito Lazare rompe con Herzl, "voi siete dei borghesi", scrive affermando il suo rifiuto del "sionismo politico-diplomatico, capitalista e borghese che occupa la scena". Egli sogna di trasformare il sionismo in un grande partito che deve prendersi cura di educare i giovani, di creare delle associazioni operaie e di aiutare gli ebrei oppressi nel mondo. Lazare userà le sue ultime forze per la difesa di tutti gli ebrei poveri e perseguitati, viaggiando specialmente in Romania. Egli muore nel 1903 roso dal cancro. Non aveva che trentotto anni.
Di questa vita passata al servizio dei deboli, di questo impegno senza profitto, Jean-Denis Bredin disegna un ritratto attraente, unendo un grande rigore scientifico e delle analisi sottili ad uno stile letterario che rende l'opera gradevole a leggersi ed accessibile anche ad un pubblico non specializzato.
Si può recriminare, senza cadere nella gallofobia che affligge numerosi storici belgi, qualche grossolano errore più degno di uno studentello che di un brillante accademico. Così si apprende che "Knocke" (sic) si trova vicino Bruxelles, mentre l'Université Nouvelle fondata nel 1894 da Reclus e altri è qualificata come "Université anarchiste" ciò che costituisce, a dir poco, una scorciatoia audace. Malgrado qualche riserva, lo si avrà compreso, il "Bernard Lazare" di Jean-Denis è un libro appassionante dall'inizio alla fine, e non unicamente a causa della ricca personalità di Lazare.

(traduzione di Furio Biagini dal periodico belga "Alternative Libertaire")