Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 23 nr. 198
marzo 1993


Rivista Anarchica Online

A colloquio con Portaluppi
di Raffaele BB Lazzara

Fabio Portaluppi, 23 anni, sarà processato in primo grado l'11 Marzo 1993 per "rifiuto alla chiamata per motivi di coscienza". Avrebbe dovuto presentarsi il 26 Settembre 1990 a Savona presso il "XVI Battaglione" fanteria per svolgervi il servizio militare in seguito al diniego della sua domanda di poter svolgere quello civile. La sua dichiarazione è apparsa su "A" 196 (pag. 42). Questa che segue è la breve sintesi d'una lunga chiacchierata con lui.

Raffaele: Come è nato il tuo rifiuto del servizio militare?

Fabio: Le motivazioni del mio rifiuto sono legate in primo luogo alla mia avversione per la filosofia espressa dagli eserciti d'ogni nazione o colore e ad ogni forma di violenza. Credo infatti necessaria la pubblicizzazione delle pratiche non-violente sia nell'ambito della protesta e della lotta sia nella vita quotidiana e nelle relazioni interpersonali.

Raffaele: Tu rifiuti anche l'ipotesi del servizio civile...

Fabio: Ritengo immorale che un individuo sia costretto a svolgere un servizio sociale (anche se questo servizio può essere utile); i concetti di "volontario", "volontariato" "servizio civile", sono infatti una contraddizione se posti in termini autoritari: se una azione è volontaria non può nascere dalla costrizione e un individuo dev'essere libero di svolgerla nel tempo e nello spazio. Il concetto stesso di "fare volontariato" andrebbe completamente rivisto in termini di libertà, di tempi, di modalità: non è forse "fare volontariato" l'attività politica e sociale svolta liberamente?

Raffaele: Stiamo vivendo un momento storico nel quale il militarismo pare attraversare l'immaginario collettivo dell'Occidente parallelamente all'esplodere di sempre nuovi conflitti nei quali alcuni eserciti hanno il ruolo di "polizia". Al tempo stesso io sono convinto che si sia costruita, in questo immaginario, un' immagine della guerra priva di quella sacralità e moralità assoluta che poteva venire sbandierata un tempo. Le guerre, le "operazioni di polizia" sono sporchi affari anche per chi le condivide o appoggia. Sei d'accordo?

Fabio: Sì. Comunque per me è evidente il legame fra l'estendersi delle realtà di guerra e la crescita numerica di coloro che rifiutano di svolgere il servizio militare. E non è solo un discorso ideologico.

Raffaele: Certamente. Io vedo nei non-sottomessi l'antidoto culturale al crescere del militarismo, dell'autoritarismo, anche perché si tratta di situazioni particolarmente visibili...

Fabio: Il dato culturale resta, comunque, quello della comunicazione il più ampia possibile di un modo diverso di intendere la vita, la società. Infatti ho l'esigenza di poter comunicare con chiarezza che le motivazioni che mi portano ad essere processato per il mio "rifiuto alla chiamata", sono le stesse che mi portano ad esser critico nei confronti di una cultura che ritengo dannosa e inutile. Alla base del mio modo di intendere la vita c'è la ricerca del rispetto per i modi di essere degli altri, la ricerca di modalità più vive e vere nel relazionarmi con le persone, di lavorare, di divertirmi, di essere nel tempo. Se un mio vicino di casa è impossibilitato a muoversi si deve forse aspettare un assistente sociale del Comune o un obiettore in "servizio civile" che gli vada a fare la spesa? Perché non si agisce in prima persona? Viviamo in una società nella quale c'è uno strano, assurdo modo di concepire il divertimento, il gioco, il piacere, il tempo: si creano solo forme di consumo organizzate, prestabilite. Ci sono altri modi di vivere, altri modi di agire, e dobbiamo pensarli, inventarli, costruirli...

Raffaele: e raccontarli!