Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 23 nr. 197
febbraio 1993


Rivista Anarchica Online

A Mosca per Kropotkin
di Franco Buncuga

Gli anarco-sindacalisti russi hanno organizzato un convegno internazionale di studi nel 150° anniversario della nascita di Pétr Kropotkin. Tra i partecipanti, Franco Buncuga, redattore del Seme Anarchico. Ecco il suo resoconto.

Quando ho espresso l'intenzione di recarmi in Russia per partecipare alla conferenza internazionale nel 150° anniversario della nascita di Kropotkin non ho trovato un compagno che non mi trattasse un po' da pazzo: andare a Mosca, in dicembre, ad un convegno organizzato, probabilmente senza mezzi, dalla KAS (Confederazione Anarco-Sindacalista), poteva facilmente rivelarsi uno spreco di tempo e di denaro oltre che un soggiorno problematico e faticoso. E invece, sorpresa, la conferenza era organizzata nientemeno che dall'Accademia Russa di Scienze, dalla Società Geografica Russa e da altri enti minori!
Appena arrivati ci siamo trovati immersi in un tipico convegno accademico con gli stessi vizi e difetti di qui: visite guidate, mangiate gratis, a volte, in altri momenti abbandonati in miseri self-service - o sulla strada - quando non c'è lo sponsor; accademici locali in cerca di qualche giorno di vacanza gratis e di indennità di trasferta che vampirizzeranno qualche relazione straniera per pubblicazioni illeggibili (che fanno sempre punteggio per la carriera), insomma tutto come qui, atmosfera di casa.
Unica differenza che qui da noi è impensabile un convegno accademico internazionale, sovvenzionato dall'università, che ne so, su Malatesta, e in più, come in Russia, con la partecipazione, anche organizzata dei gruppi anarchici locali.
A Kropotkin in Russia sono state dedicate strade, lapidi commemorative, musei ed esiste un "Fondo Kropotkin" nella Facoltà di Economia di Mosca, cosa che sorprende un po' chi proviene da un paese come il nostro nel quale ogni traccia dell'influenza degli anarchici nella storia dell'emancipazione sociale è stata cancellata dalla cultura catto-marxista.
Sin da quando io e Leo, un compagno della redazione del Seme Anarchico che mi ha accompagnato, ci siamo dati da fare per ottenere i visti per la Russia al consolato milanese, abbiamo avuto la netta sensazione che le cose non fossero poi così cambiate rispetto al passato: sia l'invito dall'Accademia di Scienze Russa che il visto poi rilasciato dal consolato, erano sulla carta con l'intestazione SSSR, con relative falci e martello. Non si può a tutt'oggi recarsi in Russia senza invito o se non attraverso agenzia autorizzata ed una descrizione dettagliata dei percorsi e degli hotel in cui si alloggia. La libertà di movimento non esiste oggi, come nell'SSSR e nella Russia imperiale zarista. I prezzi per noi "accademici" erano quelli russi - con lo sconto accademico su hotel e servizi pubblici - cento o duecento volte più bassi di quelli turistici. Un esempio: l'hotel in cui alloggiavamo a Mosca - riservato all'Accademia - su standard di lusso internazionale ci costava meno di tremila lire per notte ed il viaggio Mosca-Leningrado - andata e ritorno prima classe, vagone letto - circa duemila. Per un turista è impossibile trovare alloggio a meno di 80-100.000 lire e lo stesso viaggio in treno costa più di 250.000 lire.
E il cambio della valuta? Uno dei tanti misteri russi. All'arrivo all'aeroporto faceva bella mostra di sé una lista dei cambi in cui il rublo veniva dato 1 a 7 col dollaro (circa 1400 lire), lo stesso cambio suggeriva la lista a caratteri digitali dei "free shop" - joint venture russo-irlandese -. Non so se qualcuno ci abbia mai creduto. Ci abbiamo messo giorni per capire dove e a quale prezzo acquistare valuta locale. Non l'abbiamo mai capito: abbiamo cambiato ovunque - meno in banca - da 250 a 350 rubli per dollaro, 4-6 lire per rublo, e nessuno voleva dirci dove cambiare e a quale tasso, spesso il "non so" diventava "se vuoi ti cambio io".
Tutto ciò è molto "russo".
A questo punto bisogna dire due parole sui salari. Da quello che abbiamo capito - anche qui tutto diventa misterioso - i salari variano dai 1500 rubli che un compagno anarchico al primo impegno ci ha detto percepire ai 5-6000 di un docente. Ciò non toglie che il taxista ci ha chiesto per condurci all'aeroporto l'equivalente in dollari di due stipendi medi (20 dollari) e che si incontrano Mercedes ultimo modello con targa russa che sfrecciano per la città (non ho mai visto a Mosca una targa straniera). Un pasto in un ristorante privato costa sui 2000 rubli ed un cravatta in un boutique all'europea altrettanto. E l'unica coda che ho notato a Pietroburgo davanti a un negozio era davanti a una boutique che esponeva cravatte a quel prezzo e vestiti dieci volte tanto.
Abbiamo rinunciato a capirci qualcosa con la logica. Ogni aspetto della società e dell'economia che si cerca di analizzare si trasforma ben presto in un labirinto nel quale qualsiasi russo col quale cerchi di comunicare ti spinge con gentile insistenza.
Cornelius Castoriadis, con successo anche sulle nostre pubblicazioni, ha sostenuto per lungo tempo che l'URSS poteva sopravvivere grazie a una doppia economia, da una parte quella civile, pigra e fallimentare, dall'altra quella militare efficiente e brillante che le permetteva di essere la seconda potenza mondiale. Alla luce dei fatti questa teoria sembra non reggere granché, forse serviva soltanto per giustificare il fatto che - di fronte all'evidenza - almeno il settore militare era efficiente. Forse la società sovietica si è sin dall'inizio strutturata in una stratificazione di funzioni che agiscono una dentro all'altra - una rete dentro ogni rete: e il sistema di potere comunista si è configurato come una falsa società in miniatura proiettata sulla società reale dall'interno di questa - non a fianco come sosteneva Cornelius Castoriadis - che teneva in ostaggio grazie al KGB ed alla struttura militare, scomparendo così ad ogni controllo e definizione e pervadendo ogni cosa. Non ci sono mai state due economie in Russia. Forse, come tutto ci porta a credere oggi, l'URSS è sempre stato quel caos etnico ed economico che solo ora ci appare nella sua interezza, ed anche la sua vantata potenza militare è sempre stata in gran parte un "bluff", comodo anche all'occidente per demonizzare il "nemico". Orwell insegna.
Oggi i comunisti sono in gran parte diventati ex, qualcuno anti, altri socialisti o laburisti, spesso rimangono "uomini di potere" ed occupano stabilmente i posti chiave.
Chi avrà avuto interesse a gestire e sovvenzionare la conferenza su Kropotkin all'interno degli ambienti accademici in cui ancora dominano in gran parte gli ex-aparatnicki? E' una delle prime cose che ci siamo chiesti io e Leo e a cui nessuno ha voluto risponderci se non per rimetterci fuori strada. Un compagno ci ha detto che uno degli organizzatori era un esponente "laburista", a noi gran parte dei convegnisti russi sono sembrati dei conservatori - rossi - o peggio dei reazionari - neo nazionalisti più o meno russi, pan-russi o neo-imperialisti. Loro si sono sempre definiti "studiosi" evitando qualsiasi connotazione politica - come ai bei tempi -. Tutti ad ogni modo studiosi di Kropotkin, non necessariamente anarchici, tranne i vari esponenti dei gruppi politici, per la verità mal sopportati dalla componente accademica. I convegnisti stranieri invece erano quasi tutti anarchici militanti o studiosi dell'anarchismo e del comunismo libertario.
Abbiamo visto gli stessi sorrisi di sopportazione benevola di ex-professori marxisti nei confronti delle critiche libertarie mosse dagli anarchici che vediamo fingere qui da noi dai "vecchi" di "Rifondazione" che ispirandosi ancora una volta ai loro "fratelli" russi fanno la corte ad anarchici e trotzkisti per trovare qualche militante e "ricompattare la sinistra rivoluzionaria", sperando un giorno di poterla spedire in Siberia come ai bei tempi. Tutto il mondo è paese.
Io e Leo abbiamo avuto la sensazione di entrare attraverso una porticina di servizio nella Russia di prima, o meglio in quella falsa Russia per pochi intimi che non ha mai smesso di esistere e che vuole a tutti i costi continuare a sopravvivere, che continua a fregiarsi della falce e martello e della stella rossa, che mantiene privilegi per pochi all'interno di una società alla fame.
Certo da questo osservatorio privilegiato da "convegnisti" la miseria non si vede e nessuno ne parla in questo alveare gelato composto da un'immensa periferia di 30 per 40 kilometri con strade rettilinee immense con torri d'abitazione tutte uguali, prefabbricate, composte da moduli abitativi minimi. Forse da questo stato di privilegiati si può in parte capire come tanti intellettuali "di sinistra" non capirono mai nulla di quello che succedeva sotto i loro occhi, portati per mano a visitare fabbriche modello e musei, università e accademie, in un paese che per antica abitudine e nuove paure pratica l'amnesia e coltiva il silenzio.
Al nord, sotto il ghiaccio la povertà non puzza, non è all'aperto, si nota di meno. Solo la fanno intuire oggi le lunghe file di persone che incessantemente, come formiche, si snodano attraverso sentieri nella neve da una fermata dell'autobus o del metro, o le forme grigie che vendono, immobili per ore appoggiate a un muretto, povere cose: alcune teste d'aglio, pacchetti con merci irriconoscibili, semi o bulbi, alcuni dolcetti fatti in casa, o reggono in mano cartelli con offerta di vendita o di prestazioni. Chi si è organizzato un "libero commercio" è riuscito a costruirsi una piccola baracca - le vedi raggruppate come un piccolo villaggio nei nodi di traffico pedonale - dove vende ad orari stranissimi un po' di tutto, dall'ago alla bevanda alcolica. I mercati di Mosca sono qualcosa di unico: centinaia di persone vendono povere cose, contadini venuti da chissadove - a volte anche in aereo alla mattina dalle repubbliche del sud - che patteggiando colle varie mafie uzbeke ucraine o cecene riescono a pagarsi il trasporto e guadagnare qualcosa, luoghi in cui torna il baratto e spesso non si distingue chi vende da chi compra. C'è di tutto, solo questione di prezzo.
L'economia di mercato introdotta in Russia sembra aver prodotto solo pochi mafiosi che affollano ristoranti, locali di lusso e sfrecciano con macchine nuove fiammanti e tanta nuova povertà. Viene da chiedersi come mai la Cina, a differenza della Russia, senza rinnegare il Comunismo sia riuscita di recente ad indirizzare con successo la propria economia, riscoprendo le regole del mercato e l'iniziativa privata? Forse perché la rivoluzione cinese è partita dalle campagne, a differenza di quella russa prevalentemente operaia, e non ha penalizzato la classe contadina che nell'ex-URSS non può appoggiarsi su una agricoltura fiorente, né recuperare antiche capacità di gestione agricola, completamente cancellate da Stalin. Ricordiamoci che gli anarchici russi avevano anche una forte matrice contadina, e quelli ucraini in modo ancora più spiccato, e che la sconfitta degli anarchici nell'ex-URSS fu anche in parte la sconfitta delle istanze del mondo contadino che si esprimevano bene nelle strutture di mutuo appoggio e nella lotta per l'autonomia locale, il federalismo e l'autogestione che Kropotkin elaborò nel corso dei suoi studi da geografo, da etnologo e da militante anarchico analizzando le comunità della Siberia e le forme di aggregazione sociale in ogni tipo di insediamento umano e non solo in ambiente urbano e operaio, come fece il marxismo. Allora non è cambiato nulla nell'arcipelago Russia, ci si perde oggi come prima tentando di navigarci in mezzo con una bussola - forse come sempre?
M. A. Miller, studioso di Kropotkin da anni, americano, che è venuto altre volte in Russia in passato ci ha fatto notare che se anche tutto sembra apparentemente uguale, fino a poco fa un convegno internazionale su Kropotkin di questa portata sarebbe stato inconcepibile, questa è una differenza sostanziale. Gli anarchici hanno la parola e si stanno riorganizzando in molteplici forme, dall'anarco-sindacalismo tradizionale ai gruppi giovanili post-punk, dall'individualismo all'insurrezionalismo operaio e contadino.
Abbiamo avuto testimonianze dirette di assalti armati a treni di viveri nella zona di Leningrado da parte del popolo affamato che sventolava bandiere nere, di comitati operai anarchici in 19 fabbriche della regione. Qualcosa si muove nel profondo. Oppure... i soliti gattopardi, la rifondazione comunista locale, gli ex-comunisti, si rendono conto che tutto deve cambiare per mantenere i giochi di potere identici a prima e salvaguardare i propri privilegi. Studiare Kropotkin oggi in Russia può dare numeri dal punto di vista accademico e può servire ad un tentativo di salvare il comunismo patinandolo di teorie libertarie (l'etica di Kropotkin non a caso è stata riscoperta da docenti ex-comunisti alla statale di Milano e altrove nel mondo accademico italiano).
Non aveva cercato di fare qualcosa di simile l'ex-lacchè di Craxi, Pellicani, rispolverando Proudhon, per cercare, in chiave anti-comunista, radici illustri e "di sinistra" al PSI? Anche questa volta possiamo dire come allora: "Beh!... in tutti i casi è meglio che in qualche modo se ne parli, ci sarà una ricaduta positiva anche su di noi? Se l'apparato accademico russo si occupa degli anarchici non è forse anche per cercare di neutralizzare un'idea che si sta nuovamente sviluppando tra le masse di sfruttati ridotte ormai alla fame? Le teorie di Kropotkin avrebbero molto da insegnare alla Russia attuale, discorsi su decentramento, mutuo appoggio, autogestione possono essere una via alternativa alla mafizzazione capitalistica forzata in atto e più vicino alle radici del popolo russo dei discorsi efficentisti e centralizzatori esportati dal capitalismo dell'ovest.
Chi ci ha raccontato delle azioni di "auto-approvvigionamento" ha anche perentoriamente affermato in assemblea che c'è ancora chi pratica, ed ha sempre praticato anche negli anni della peggiore repressione, l'etica di Kropotkin, che è viva oggi come non mai tra gli sfruttati russi. Nel suo ritiro degli ultimi anni a Dmitrov - più o meno forzato - in cui scelse l'inattività politica si dedicò alla stesura dell'Etica, conscio, dopo il fallimento della rivoluzione di ottobre che aveva condotto il popolo russo ad una nuova forma di oppressione, che senza una forte base etica materialistica, ampiamente condivisa, inevitabilmente ogni rivoluzione avrebbe avuto bisogno di trasformarsi in uno stato poliziesco.
L'etica di Kropotkin, anche se mai terminata, rimane a tutt'oggi l'unica riflessione sull'argomento prodotta in campo socialista e libertario. Uno dei meriti della conferenza russa sarà probabilmente quello di curare la nuova edizione integrale di tutti gli scritti, in gran parte inediti, di Kropotkin per la sua Etica. Kropotkin ebbe un altro ruolo importantissimo a Dmitrov: con la sua presenza garantire una generazione di suoi discepoli che avrebbe gettato un ponte verso l'oggi, permettendo la rinascita attuale dell'anarchismo russo che affonda in gran parte le sue radici nelle sue teorie. Forse dobbiamo fare più attenzione allo sviluppo del movimento anarchico in Russia e perché no, fare ogni tanto la pazzia di andare a darci un occhiata.

Chi fosse interessato ad una relazione dettagliata sullo svolgimento russo potrà trovarla, dello stesso autore e di Leonardo Leo, sul Seme Anarchico di Febbraio/Marzo.