Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 22 nr. 195
novembre 1992


Rivista Anarchica Online

L'assedio
di Antonio Cardella

Qual è l'Europa che ci aspetta con la futura attuazione degli accordi di Maastricht? Stando alle premesse non si tratta di una prospettiva tra le più confortanti. Le possibilità di una svolta esistono ma non sembrano interessare l'establishment politico europeo

Nel corso di una recente trasmissione di Milano-Italia, condotta da Gad Lerner e dedicata al popolo della Lega, circolò per la sala una carta geografica dell'Europa disegnata secondo le aspirazioni degli uomini di Bossi.
Con tratti marcati di un azzurro carico, si delimitava in essa un'area di opulenza e laboriosità destinata, sempre secondo i compilatori, a guidare la ripresa europea nella grande competizione con il resto del mondo industrializzato.
Ricostruendola a memoria e, quindi, con qualche margine di inesattezza, tale area intensamente colorata comprendeva, per l'intero, l'Austria, la Germania, l'Olanda, il Lussemburgo, e la Svizzera, e poi il Regno Unito, con l'esclusione della Scozia e dell'Irlanda, la Francia sino all'asse Bordeaux-Marsiglia e l'Italia sino alla Toscana.
Il resto era delineato con tratti evanescenti su fondo grigio opaco.
Secondo la visione degli estensori di questa sorta di Magna Carta del XXI secolo l'azzurro carico rappresentava tout-court le speranze di un futuro pacificato e opulento, in grado di regolare l'ordinato sviluppo economico, sociale e politico dell'intero Continente. Era evidente che tale visione, in quella sala e su tanta gente, esercitava un'indubbia suggestione, anche se da parte degli antileghisti le si muovevano alcune obiezioni, per lo più di natura etico-sociologica. Nella buona sostanza, gli antileghisti mostravano di non essere del tutto alieni dal consentire sul disegno generale: si trattava soltanto di operare una forzatura, di ampliare, cioè l'area dell'azzurro carico, includendovi le zone originariamente amputate (oltre ai monconi di Francia e Italia, la Spagna ed il Portogallo), le quali, certamente, non erano ancora degne di cotanto consesso, ma, insomma, non si poteva lasciarle fuori, in primis per carità di patria, ma poi anche per evitare che si facessero più consistenti le resistenze alla realizzazione del disegno complessivo, mettendo in imbarazzo i governi relativi.

Cittadella assediata
Debbo dirvi che lo scenario che quelle carte prefiguravano, mi appariva privo di senso. A me quella macchia azzurro-carico nel bel mezzo di un'area almeno tre volte più grande, mi si materializzava come la classica cittadella medievale, guarnita certamente di mura alte e resistenti, all'apparenza fiera e inespugnabile, ma circondata da ogni parte da soldatesche, forse un po' male in arnese, ma numerose e palesemente motivate dall'urgenza di seri problemi esistenziali: quindi agguerrite e decise a tutto.
Posto così in termini di contrapposizione frontale, l'esito di questo immaginario conflitto, alla lunga non può che ipotizzarsi a favore della causa degli assediati, e su questo dato mi sembra occorra meditare seriamente.
Per usare un'immagine meteorologica, l'Europa occidentale - e segnatamente quella in rilievo sulla famosa carta - è come una zona depressionaria che richiami aria umida e fredda, foriera di tempo perturbato assai, quando non addirittura tempestoso.
Guardati con quest'ottica, i destini dell'Europa non possono che essere segnati dalla precarietà.
Credete, infatti, che basteranno i cordoni sanitari elevati a presidio di questa piccola e privilegiata porzione di continente per resistere ad un processo di balcanizzazione che trasformerà intere plaghe europee in terreno di scontro tra egoismi di varia natura? Un processo che costringerà (e già oggi costringe) intere popolazioni ad abbandonare i luoghi natii per sottrarsi alla miseria e agli orrori dei conflitti etnici e religiosi, finendo col premere ai confini di paesi ricchi o ritenuti tali. Ritengono tutti i fautori dell'Europa autarchica che basterà schierare i soldati lungo le coste e sui valichi di confine, per arginare uomini, donne e bambini, costretti a procedere solo in avanti perché alle spalle non hanno che il deserto delle proprie disgrazie e l'avvilimento della propria condizione di diseredati?
D'altra parte, considerate quale mutamento di logica delle regole della convivenza internazionale, quanto tempo e quante risorse occorrerebbero per progettare in fretta, perché di tempo ce n'è davvero poco, un piano di solidarietà concreta, che valga a sconfiggere le cause di un fenomeno di portata epocale, che minaccia il futuro di tutti noi, nessuno escluso, per protetto che esso si senta.
Occorrerebbe, in prima istanza, una concezione economica dello sviluppo che tornasse a privilegiare la produzione dei beni, che tendesse ad allargare progressivamente il sistema industriale dei paesi che già ne avessero uno e da crearne di nuovi laddove non ne esistessero, badando ad esaltare le singole vocazionalità, senza imporre modelli ritenuti validi in assoluto. Occorrerebbe tornare immediatamente a riconsiderare la moneta come strumento (largamente imperfetto) per il trasferimento di beni e servizi reali, eliminandone la base puramente finanziaria, che del "vissuto" economico concreto è la reificazione. Bisognerebbe, infine, avere una visione del mondo molto diversa da quella che emerge dagli avvenimenti - capitolo di questa nostra benedetta società.
Bisognerebbe...!

Il consenso delle vittime
Invece, nella cittadella assediata, alcuni omuncoli che si spacciano per statisti, si danno un gran da fare a tirarsi colpi bassi. Speculano sulle monete, sui tassi, bruciano ricchezze immense con sovrana incoscienza, mentre nelle loro megalopoli ormai incontrollabili, cresce la grande delinquenza organizzata, ed anche la piccola, quotidiana, sintomo di un profondo malessere sociale. Crescono - e sono questi i sintomi più allucinanti - i conati neonazisti, il razzismo, l'antisemitismo: sembra di rivivere il prologo di tragedie che si ritenevano ormai consegnate alla storia, retaggio di un passato forse troppo presto ritenuto da archiviare.
In questo contesto - che non è una farneticante, visionaria interpretazione dei segni del presente - può esserci ancora qualcuno che riesca a creder in buona fede ad una futura Europa vivibile, costruita con questi uomini e con queste premesse?
A me sembra che, se quella descritta è una realtà non contestabile, tutti i discorsi su Maastricht, l'Europa a due velocità, i sacrifici da compiere perché comunque si realizzi l'unificazione, altro non siano che impulsi emozionali lanciati dagli establishments per razionalizzare - a livello continentale - l'esercizio del loro potere, sollecitando il consenso delle vittime predestinate.