Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 22 nr. 194
ottobre 1992


Rivista Anarchica Online

Dalla notizia alla sua matrice ideologica
di Francesco Ranci

Analizzando attentamente le parole utilizzate in un articolo di un quotidiano sui naziskin tedeschi si possono capire molte cose non dette

Sotto il titolo "Una condanna mite a naziskin assassini", il Corriere della Sera (15 settembre '92) propone un articolo di cronaca la cui struttura argomentativa merita secondo me una breve riflessione.
La condanna riguarda cinque giovani che avrebbero ucciso un "immigrato africano", precisamente a quattro anni di carcere, tre anni e sei mesi, e due anni con la condizionale.
Definire il provvedimento "mite" - possiamo dirlo pur non avendo una conoscenza approfondita del codice penale e della giurisprudenza tedesca, né del caso in questione - è fin troppo generico. La condanna è assai più che mite, la pena comminata è straordinariamente esigua rispetto alle "normali" applicazioni.
Si tratta di una scelta lessicale volta a normalizzare l'operato, a prima vista anomalo, dei giudici. E ad essa si accompagna - con la medesima funzione comunicativa - la categoria specificante di "naziskin assassini": assassini speciali, condanna speciale.
Lo snodo cruciale del testo è costituito da un "ma" in funzione contrappositiva a qualcosa di non detto: come nel classico esempio dell'annuncio matrimoniale in cui cercasi fanciulla "bionda ma illibata"; asseverante la tesi che le bionde di regola non sono illibate (altrimenti sarebbe stata "bionda e illibata").
L'articolo in questione, non firmato, esordisce con il fissare un riferimento - sufficientemente ripetuto dai giornali del periodo in cui è chiamato a inserire il suo pezzo - che possiamo anche chiamare "paradigma": esordisce, cioè, dicendo che la "Germania è scossa dall'ondata di violenze xenofobe".
Notiamo che si parla "dell'ondata", richiamando cronache precedenti, e non di "una" ondata, la cui esistenza sarebbe da spiegare al lettore a meno di supporre che in Germania si abbiano ondate di razzismo (ma il "Corriere" la chiama "violenza xenofoba"...razzista è chi vota Lega Nord!) così come ci sono le onde del mare.
Siamo d'accordo che esista "la" Germania, e siamo d'accordo che è in corso "l'ondata": il consenso al paradigma è ormai dato, o negato, e possiamo andare avanti con la lettura e con l'analisi, non senza aver osservato che la metafora dell'"onda" si aggiunge come ulteriore livello di giustificazione, una metafora che promette di deresponsabilizzare i protagonisti senza tuttavia accollarsi l'onere di un'analisi più ampia.
"Ma" - ecco il punto cruciale e la susseguente offerta di arricchimento del paradigma - "la magistratura, a giudicare da un verdetto emesso dal tribunale di Francoforte sull'Oder (ex Germania comunista), non sembra aver colto in pieno la portata della minaccia".
Le cautele relative al fatto che si trattava di un verdetto di un singolo tribunale e la localizzazione del fatto in zona "ex comunista", sembrerebbero ulteriori conferme che dalla Germania ci si aspetta la repressione del razzismo.
Allora, se la "magistratura", come avrebbe dovuto, avesse "colto in pieno la portata della minaccia", ben altra sarebbe stata la pena inflitta ai "naziskin": la risposta all'"onda".
Tuttavia, troviamo che nella motivazione della sentenza, la Corte in questione "sottolinea" che non si è voluto dare un "esempio", ma, invece, puntare al "recupero" degli imputati.
Lo stesso estensore dell'articolo conclude dicendo che "durante le udienze, iniziate in luglio, davanti al tribunale i militanti di destra hanno attuato ripetute manifestazioni di solidarietà con gli imputati, scontrandosi con gli attivisti di estrema sinistra" (ed è curioso che la qualifica di "estrema" spetti, in questo caso, alla "sinistra").
Sembrerebbe piuttosto che, sentendosi pesantemente minacciati, i giudici abbiano optato per il trattamento "mite".

I puntelli dell'ideologia
Se ci fosse stata una "e", al posto di quel "ma", avremmo avuto una Germania scossa e una magistratura tedesca conseguentemente indebolita; avendo invece un "ma", ci teniamo la Germania scossa e la sua magistratura inopinatamente deficitaria. Come a dire che la magistratura dovrebbe sopperire alle carenze della società di cui fa parte, una tesi implicita, che in questo periodo è avvalorata da molte parti, ma non perciò pone meno problemi di plausibilità.
Così come le bionde non sono illibate (secondo l'annuncio matrimoniale precedentemente citato), la Germania perseguiterebbe duramente i razzisti (secondo questo articolo, volto comunque ad avvisare che questa certezza è scossa); ma la tesi è così poco convincente che dev'essere nascosta dietro un "ma" e implicitata in una poetica sequela di giustificazioni del perché ciò non avviene affatto.
Dalla sentenza "mite" e "rieducativa", alla categoria di "naziskin assassini", dalla "ondata" al giudizio sulla "magistratura" ricavato però da un singolo e atipico tribunale.
Riassumiamo - per terminare la serie di questi puntelli all'ideologia dominante - il paradigma della "Germania" che sarebbe "scossa dall'ondata di violenze xenofobe". Secondo l'estensore, la magistratura tedesca reagisce debolmente contro i responsabili e pensa di poterli rieducare, non rendendosi conto di essere sulla via della rieducazione essa stessa, perché non saprebbe "cogliere in pieno la portata della minaccia": si tratta del ricorso al medesimo meccanismo esplicativo con il quale è stato narrato il successo storico dei fascismi sui regim iliberali, sempre accusati di non aver capito cosa stava succedendo e di non aver capito che sarebbero stati fatti fuori anche loro.
Possiamo perciò considerare questo aspetto dell'argomentazione come un caso esemplare, un'applicazione nella cronaca di un sapere - sempre implicitato - riguardante la nostra società e la sua storia. Un sapere che dipende da certi presupposti che guidano la ricerca e che informano poi storia e cronaca.