Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 22 nr. 192
giugno 1992


Rivista Anarchica Online

A nous la libertè
diario a cura di Felice Accame

Salvatori e salvati

Credo che si debba alla salace vena toscana di Ferdinando Martini un raccontino che narra di un ricco americano che, al momento di annegare, viene salvato da un marinaio il quale, più tardi, forte della posizione acquisita di "salvatore", diventa una seccatura tale da indurre ad una drastica scelta tra un suicidio e un omicidio.
Introdursi a qualsiasi titolo e con qualsiasi tatto nella vita altrui, insomma, è un problema. Ovviamente irresolubile più ti intrufoli con pretese di consapevolezza e controllo nella rete sempre più fitta delle cause e degli effetti - roba tua, frutto della tua mente esacerbata o cheta, ma fino a un certo punto, e questo certo punto è la vita altrui. Quanto detto sembrerebbe essere l'assunto fondamentale di Lawrence Kasdan (Brivido Caldo, Il grande freddo, Silverado, Turista per caso, e altro di stimabile) per condurre in porto Grand Canyon - Il cuore della città, racconto affollato e pur di pregio che anticipa almeno allusivamente - qui sì con poco merito, perché gli occhi per guardare li hanno in tanti, anche se poi tacciono - i recenti eventi insurrezionali di Los Angeles.
Un meccanico nero che gira di notte, sua sorella e suo nipote che ha l'età e il colore giusto per trovarsi nei guai, un agiato e per bene in panne, sua moglie che trova un bimbo messicano abbandonato dietro le siepi, loro figlio al primo amore, il produttore di film da cui gronda violenza e sangue gambizzato in un tentativo di rapina, la sua amica che piange la violenza quotidiana che subisce, un'amante sola e perfino un poliziotto umanamente solerte son tutti lì, s'incontrano quando s'incontrano e magari non s'incontrano neppure, ma son tutti lì, alle prese con la malattia della società cui appartengono con sempre minore partecipazione, sempre più concussi e violati, spettatori non inerti e tuttavia impotenti della paura, propria e altrui, che cresce.
E' spesso sera, i valori della democrazia hanno finito da un pezzo di garantire la pace ai loro adepti, sul buio che brulica d'ansia e sulle chiacchiere che tentano nuove vie d'uscita rombano gli elicotteri della polizia di Los Angeles. Aiutarsi? Dare una mano a chi è in difficoltà? E se poi, senza volerlo, gli fai del male? Togli il ragazzo dalla banda e questi te lo massacrano, dai una casa migliore a chi ne ha bisogno e poi magari i vicini non gli rivolgono la parola, salvi un bambino e poi magari non c'è nessuno a volergli bene, presenti una ragazza all'amico ma se va male rischi di acuire la crisi di due persone, salvatori e salvati sono sistemi con storie diverse e dignità tutte proprie, mica detto che siano per forza compatibili: ambasce e problemi che, come in ogni racconto ben architettato. sui fatterelli della vita, dal personale si dipartono per proiettarsi minacciosamente sul collettivo.
Il risultato della nostra avventura sociale dipende proprio dal modo in cui scegliamo di fronte a questo tipo di alternative: ci sia pur una buona dose di pessimismo a guidarci nell'analisi, ma non manchi la buona volontà nell'indurci all'azione. Ogni tanto, se mai, andiamo a prendere una boccata d'aria tersa, sopportiamoci un bel po' di chilometri in auto e andiamo al Grand Canyon, nel silenzio, in una natura priva dei tempi dell'uomo, dove, sgomenti uno a fianco dell'altro, improvvisamente disintossicati, forse, ritroviamo l'energia per non arrenderci e tornare all'inferno che ci siamo costruiti. Il tutto pensato, detto e filmato senza la prosopopea del docente e la sicumera del profeta, ma con la dovuta sobrietà di chi propone modeste analisi ma sincere, nonché modestissime proposte ma appassionate. Kasdan, inoltre, nonostante sia un regista prolifico, ha sempre il merito d'impiantare dialoghi che sembran colti nel proprio tinello fra persone davvero normali, poco "attori" bensì alla portata dell'umanità di ciascuno. Un'attenzione rispettosa - anche per le abilità del mestiere -, insomma, se la sa guadagnare e l'apprensione con cui guarda ai destini della propria cultura va considerata perlomeno con simpatia.