Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 22 nr. 190
aprile 1992


Rivista Anarchica Online

Il senso del tirannicidio

Cari compagni,
mi sono risoluta a scrivervi dopo che, sfogliando distrattamente il quotidiano "la Repubblica" dell'8 febbraio 1992, ho letto il titolo di un trafiletto: "Processato a 88 anni per la statua a Bresci". Leggendo l'articolo sono venuta a conoscenza del fatto che Ugo Mazzucchelli è stato rinviato a giudizio dalla sezione istruttoria della corte d'appello di Genova perché accusato di "finalità di terrorismo e di eversione dell'ordine democratico". Dopo un primo momento di stupore ed incredulità mi sono dovuta convincere, con conseguente indignazione, della veridicità dell'accaduto. A parte il fatto che lo stesso consiglio comunale di Carrara si era pronunciato favorevolmente alla collocazione in una pubblica piazza del monumento, e che i giudici di Genova nonché quelli di Massa Carrara, avevano decretato che l'atto non costituiva reato e che era pertanto da considerarsi "inammissibile l'appello proposto dal procuratore generale della repubblica" contro Mazzucchelli, la mia rabbia è aumentata considerando tutta la vicenda da un punto di vista storico-politico. Bresci ("suicidatosi" in carcere nel 1901) fu un regicida, vero, ma ritengo indispensabile, per meglio comprendere la vicenda, riflettere sugli avvenimenti accaduti in Italia durante il periodo che va dall'unificazione ai primi anni del secolo attuale.
L'unità d'Italia fu espressione della volontà popolare nella misura in cui venne chiesto, per via plebiscitaria, ai neo-italiani di scegliere se preferivano sottomettersi alla monarchia imperiale austriaca od a quella piemontese dei Savoia. Il popolo non fu in possibilità di decidere il tipo di istituzioni politiche che l'Italia avrebbe dovuto avere, ma queste gli furono imposte; tra i due mali gli fu chiesto di scegliere il minore. Dopo l'unificazione le leggi piemontesi vennero estese a tutta la penisola, compreso il suffragio estremamente ristretto e censitario.
Ciò significa che il governo italiano e tutti gli atti da esso emanati non furono mai espressione della maggioranza della popolazione, bensì della minoranza borghese. Ora, se accettiamo la teoria democratica secondo la quale un governo è legittimo solo se espressione della maggioranza di tutto il popolo, senza distinzione di censo e di natali, dobbiamo necessariamente considerare ingiusta la costituzione di stampo liberal-repubblicano. Da questo punto di vista era allora doveroso da parte di un cittadino, soprattutto anarchico, insorgere contro questo stato di cose. Certo, è vero che Bresci faceva parte della comunità italiana negli Stati Uniti, ma era pur sempre un anarchico italiano, avente quindi a cuore le vicende del suo Paese. Inoltre non dimentichiamo che noi libertari, per la nostra stessa natura cosmopolita, siamo portati a prendere parte attiva nelle lotte per la conquista della libertà, dovunque esse si combattano. E proprio il fatto che Bresci viveva negli USA, e che quindi aveva un rapporto indiretto con gli avvenimenti italiani, dovrebbe rivalutarne la sua figura: egli, venendo in Italia con il suo scopo, sapeva benissimo che sarebbe andato incontro a morte certa, sia che il regicidio fosse riuscito, sia che fosse fallito. Nonostante ciò per amore di libertà e giustizia, porta a compimento l'opera prefissatasi. Ultima cosa da ricordare il motivo per cui Umberto I fu giustiziato: la linea da lui e dal suo governo adottata in quegli anni (fine 1800) era di stampo decisamente reazionario, ed aveva provocato malcontenti e critiche non solo nell'area di opposizione parlamentare, ma soprattutto nell'opinione pubblica, la quale tendeva ad orientarsi sempre più verso posizioni progressiste. Nel 1898 scoppiarono tumulti contro il carovita che determinarono una dura reazione del governo: a Milano l'esercito prese a cannonate la folla inerme che protestava per l'aumento del prezzo del pane, assassinando decine di persone. Il generale Bava Beccaris, responsabile dell'eccidio, fu decorato ed apostrofato come salvatore della patria dal re Umberto I. A ciò seguirono dei provvedimenti durissimi, atti a colpire l'opposizione, come la limitazione delle fondamentali libertà (di stampa, di associazione, di riunione).
Ecco, questo il contesto storico-politico in cui si inquadra il regicidio di Bresci. A coloro che ritengono "immorale" ricordare individui come questo, persone che dettero la vita per amore di giusti ideali, a coloro che considerano i libertari come dei carnefici amanti del sangue e della violenza, simpatizzanti della rivoluzione per la rivoluzione, io obietto che è ora che essi aprano gli occhi e le menti e che considerino finalmente gli anarchici per quello che sono: dei democratici radicali i cui scopi si possono riassumere in tre parole: libertà, uguaglianza e giustizia. Se tutto ciò non dovesse convincere queste persone a prendere atto dell'erroneità delle loro posizioni, allora dovrei ricordare loro che se si schierano contro Bresci, devono schierarsi anche contro tutti quei tentativi democratici, violenti e non, di conquistare la libertà politica e privata. Quindi che essi prendano posizione contro i movimenti democratici che operano nei paesi dell'Est europeo, dell'America Latina, dell'Africa e dell'Asia. E se hanno il coraggio di obiettare che questi movimenti tendono a conquistare la democrazia mentre il gesto di Bresci tende a "sovvertire l'ordine democratico", io ritengo di aver dimostrato che in Italia, tra la fine del 1800 e l'inizio del 1900, l'ordinamento politico fosse di carattere monarchico-"liberale" (e quindi elitario) e perciò tutt'altro che democratico.
Un fraterno saluto a tutti i compagni
Cristiana Gianiorio
(Roma)

"Ho attentato al capo dello stato perché a parer mio egli è responsabile di tutte le vittime pallide e sanguinanti del sistema che lui rappresenta e fa difendere. E come ho detto altre volte, concepii tale disegnamento dopo le sanguinose repressioni avvenute in Sicilia circa 7 o 8 anni or sono, in seguito agli stati d'assedio emanati per decreto reale in contraddizione alla legge dello Stato. E dopo avvenute le altre repressioni del '98, ancora più numerose e più barbare, sempre in seguito agli stati d'assedio emanati con decreto reale, il mio proposito assunse in me maggiore gagliardia."

Gaetano Bresci
Brano tratto da; "Storia degli anarchici italiani nell'epoca degli attentati" di Pier Carlo Masini.

Il "Tirannicidio" quando la comunità non ha altri mezzi per mettere fine a una oppressione ingiusta, è stato giustificato anche da solennissimi moralisti della Chiesa cattolica...Umberto I, negli ultimi anni del suo regno, si era messo a fare il tiranno nel significato classico della parola, tenendo mano allo strangolamento delle libertà politiche: stati d'assedio nel 1894, stati d'assedio nel 1898, leggi eccezionali del generale Pelloux. Ecco perché la memoria di Gaetano Bresci è rimasta circondata con un'aureola di simpatia e gratitudine nella coscienza di molti italiani, anche non anarchici..".

Gaetano Salvemini