Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 21 nr. 187
dicembre 1991 - gennaio 1992


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La Costituzione chewing-gum
di Francesco Ranci

Per decenni è stata considerata il faro del nostro vivere sociale. Oggi è considerata un ostacolo pesante per il progresso. In realtà...

Per quel che ne so, tra il 1946 e il 1948 è stata elaborata la Costituzione della Repubblica Italiana. A partire da modelli eterogenei, come lo Statuto Albertino, l'enciclica Rerum Novarum o Il Manifesto del Partito Comunista, il cervellone della nota Assemblea Nazionale ha prodotto un qualcosa di originale, un output, che ha anche definito come "coerente".
Coerente - si sa - la legge lo è per definizione. Non si ha notizia di alcuno studio, destinato a comprovare - e, nel caso ci riuscisse, a mantenere aggiornata - la coerenza della Costituzione Italiana, e tanto meno la coerenza del sistema legislativo nel suo complesso. Non si pretendano, poi, studi sulla coerenza fra un sistema legislativo di uno Stato e quello, ad esempio, di una scienza qualsiasi. Semplicemente non c'è dialogo. Da un lato, c'è lo scienziato, che se tu non rispetti una sua legge se ne frega, e finché può dice che non sta parlando di te; poi cerca di trovare una causa del tuo comportamento, perché gli rientri nel sistema; e alla fine potrebbe anche essere costretto a modificare l'intero sistema proprio per rendere conto di un comportamento particolare. Dall'altro lato, c'è invece il giurista, che se tu non rispetti la sua legge, tu vai in galera, o paghi la multa, e lui passa ad occuparsi di qualcun altro.
A riprova di ciò, la coerente Costituzione della Repubblica Italiana, dal 1948 in poi è stata applicata, interpretata, e solo in minima parte modificata. Ma come ogni teoria - visto che una teoria non è altro che un insieme di leggi coerenti fra di loro - anche la Costituzione Italiana è servita da guida per coloro che l'hanno adottata. E come ogni altra teoria, c'è anche chi non l'ha mai del tutto accettata, la Costituzione Italiana, e c'è anche chi l'ha imposta, e chi l'ha subita. Come ogni teoria, la Costituzione Italiana è formata da leggi, e le leggi di per sé - in quanto leggi - non sono necessariamente fatti storici.
Se si vuol vederle come fatti storici, certo, si può, ma allora non ci si sta più solo chiedendo se funzionano, come leggi. Le leggi considerate come fatti storici diventano parte di una storia, che fa loro da contesto di riferimento; un contesto in genere assai vagamente caratterizzato, in dipendenza delle ubbie ideologiche di colui che scrive la storia.
Se Robespierre - quando fece decapitare i suoi oppositori politici - applicò delle leggi o meno, e quali leggi, è un problema storico, che riguarda lui e le leggi del suo tempo e luogo d'operazioni, cioè le leggi francesi della fine del '700.
La legge di gravità, o la legge della ghigliottina - cui un collo umano non può resistere -, in quanto leggi fisiche non sono fatti storici, spetta a noi applicarle o meno, in ragione dei nostri scopi. Possiamo usarle per studiare ciò che ha fatto Robespierre o Danton, ma allora non sono necessariamente le stesse leggi che applicavano loro.
Una metodica - quella del teorico - esclude l'altra - quella dello storico -, e viceversa. La prima metodica costruisce un mondo di esperienze ripetibili, che confermano la teoria, !a seconda metodica, invece, costituisce un mondo di esperienze irripetibili, che caratterizzano la storia.
Sono due mestieri diversi, anche se lo storico e il teorico - piuttosto che confrontarsi nella consapevolezza della diversità dei rispettivi scopi - tendono a confondersi e a scambiarsi le parti, forse ancor di più che il giurista e lo scienziato.

Sottomessi ai criteri altrui
La Costituzione Italiana - come si diceva, coerente per definizione - da quando esiste mai è stata oggetto di discussione e valutazione , né per la sua funzionalità, né in rapporto alla cronaca o alla storia.
In omaggio alla trascendenza del valore, si è detto esplicitamente che la Costituzione fissa gli scopi e i valori di coloro che l'approvano, e si è detto - meno esplicitamente - che non è opportuno dibattere pubblicamente i contenuti e le scelte in essa contenuti.
Oggi, però, non è più così. Per motivi che non mi interessa in questo momento analizzare, vi è, invece, una pubblica discussione dell'argomento. Mi chiedo, soltanto, che senso hanno, anzi, dove sono, oggi, gli argomenti messi in gioco per farci passare dal tabù positivo al tabù negativo.
Per alcuni - diciamo per gli esperti in materia - sembra sia molto facile far precipitare da un giorno all'altro il valore di una Costituzione: dai cieli del "sacro e inviolabile", giù giù fino alla pattumiera degli "interessi dei partiti in quel momento storico".
L'unica cosa importante per questi signori, sembrerebbe che sia sottrarre il valore alla consapevolezza di chi li segue nei loro ragionamenti, che passano per "profondi" o "tecnici".
Sia chiaro che non dico questo in difesa della Costituzione Italiana. Dico questo in difesa di tutti noi, perennemente sottomessi ai criteri altrui - a quelli cui si allude, al massimo, sottovoce -, e a quelli che non vengono mai dichiarati in nessuna Costituzione.