Sembra che il linguaggio ingiurioso che usano, fra loro, i
politici, abbia fatto scuola anche in ambienti che si dicono
anarchici. Finora sono casi isolati anche se fanno un certo..
rumore.
C'è chi si diverte a scrivere nei giornali frasi
oltraggiose nei confronti di compagni che hanno opinioni diverse su
particolari problemi, e chi si diverte a scrivere, continuamente e
ossessivamente, sconclusionate e offensive lettere o a tormentare,
sempre con insulti, offese, insinuazioni, col mezzo del telefono,
dei malcapitati compagni. Forse si tratta di inquietudini
generazionali. Forse di un certo tipo di educazione o, se si
preferisce, di maleducazione. Al limite, si potrebbe parlare di casi
patologici, di paranoia, di "devianza" dal linguaggio
delle persone dotate di senso di responsabilità e di "buone
maniere" verso i propri simili. Forse si tratta di una di
queste condizioni e, in qualche misura, di tutte quelle
accennate. Con queste brevi note non si intende condannare certi
comportamenti. Lungi da chi scrive assumere pose moralistiche o
indossare le vesti del giudice delle azioni altrui. Ma ciò
non gli impedisce di chiedere ai compagni: è anarchico il
linguaggio dell'insulto? E' anarchico offendere gravemente con
parole o gesti persone con le quali, per un motivo qualsiasi, non si
è d'accordo?
E' anarchico accettare o tollerare comportamenti irresponsabili
che non tengano in nessun conto quella norma - che dovrebbe essere
comune a tutti - che si chiama rispetto della personalità e
della dignità dell'uomo? La risposta - o le risposte -
sono per il sottoscritto scontate ed è perfettamente inutile
che ci si soffermi. L'anarchismo antepone ad ogni altra cosa il
rispetto della personalità e della dignità umane:
Però... però sembra che non tutti, su questa
caratteristica fondamentale dell'anarchismo, siano d'accordo. E ciò,
pur tenendo conto del variegato (e talvolta contraddittorio) mondo
libertario, è molto grave. Lo spirito critico e la polemica
fra compagni rappresentano da sempre un aspetto importante del
nostro essere anarchici, cioè degli uomini liberi come noi
diciamo e vogliamo essere. Ma lo spirito critico e la polemica,
anche se possono assumere toni vivaci e appassionati, non possono
giustificare in alcun modo l'aggressione morale, l'insulto, la
denigrazione sistematica nei confronti di militanti - a qualunque
orientamento filosofico si richiamino e a qualunque componente del
movimento appartengano - che portano avanti, con convinzione e con
passione, le loro battaglie libertarie. I compagni riflettano
sulle conseguenze perniciose del linguaggio dell'insulto nei
rapporti interpersonali, un linguaggio che, oltretutto, a lungo
andare, potrebbe compromettere, forse irrimediabilmente, le
nostre attività di propaganda e di proselitismo.