Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 21 nr. 186
novembre 1991


Rivista Anarchica Online

Il Komsomol occupato
di Maxim Kucinskij

La cronaca, fatta da uno dei protagonisti, dell'occupazione del Museo del Komsomol di Mosca ad opera di un gruppo di anarchici

Quella che segue è una corrispondenza inviataci in chiusura del numero da un'esponente del Fronte Anarchico Giovanile di Mosca. Essa costituisce una testimonianza dell'azione volta alla costituzione di un Centro culturale autogestito svoltasi la notte del 29 agosto a Mosca. Il Museo del Komsomol, di cui viene descritta l'occupazione, date le trasformazioni generali in corso, non avrà la possibilità di perseguire un'azione legale contro gli occupanti non esistendo più come ente giuridico. Anche a questo proposito questo articolo costituisce una testimonianza diretta delle tensioni, dei fermenti e delle trasformazioni politiche in atto in URSS.


Dall'autunno 1990 nel Museo di Storia del Komsomol (Organizzazione dei Giovani Comunisti dell'URSS) di Mosca per un accordo tra l'amministrazione del Museo e l'organizzazione moscovita della confederazione degli Anarco-sindacalisti (KAS), sono stati approvati alcuni seminari della scuola moscovita apartitica della Kas. Per questo uno degli organizzatori della scuola si è impiegato nel Museo. Sono state tenute lezioni e seminari di storia dell'anarchismo, di sociologia, di cultura e di filosofia. Uditori delle lezioni sono state persone interessate all'anarchismo, sostanzialmente giovani, che non aderivano alla Kas a causa dell'orientamento puramente sindacalistico dell'organizzazione . La scuola è diventata un gruppo di opposizione alla direzione della Kas, gruppo che difendeva la necessità di lavoro con la gioventù marginale e la partecipazione alla controcultura. Dopo l'uscita di tutti e tre i coordinatori della scuola della Kas, alla fine di febbraio, la scuola ha cessato di farne parte. Due dei coordinatori con alcuni uditori presero parte alla fondazione della nuova organizzazione anarco-comunista: iniziativa degli anarchici rivoluzionari, IREAN. Il terzo aderì al Fronte Anarchico Giovanile (AMF), nel quale entrarono anche molti uditori della scuola.

Azione dimostrativa
Nel frattempo il Museo si trovò sotto la minaccia della privatizzazione e del trasferimento del palazzo ad una impresa commerciale. Allora nacque l'idea dell'occupazione del Museo. Dopo il Putsch questa minaccia divenne reale... non c'era tempo per aspettare e l'AMF prese la decisione di promuovere l'azione dimostrativa dell'occupazione del palazzo, allo scopo di fondare in esso un centro culturale. Nel quadro di questo centro fu pianificato lo sviluppo di differenti innovative tra le quali c'erano: una sala per le mostre, una per le conferenze, una biblioteca, un centro musicale e un centro socio-politico. Possedendo la chiave, si decise di passare al Museo di sera come per la riunione abituale, di barricare la porta e resistere fino al mattino, e il mattino tenere una conferenza stampa. In caso di repressione decidemmo di tenere resistenza passiva.

Eravamo la metà
La sera del 29 agosto cominciammo l'azione, barricammo la porta posteriore. Gli abitanti della casa vicina pensarono che nel Museo si erano introdotti i ladri e chiamarono la polizia. Per la sconsideratezza di chi era di guardia, la polizia riuscì a fare irruzione nell'edificio dalla porta anteriore. Non potevamo essere arrestati prima della conferenza stampa e perciò decidemmo di lasciare il museo per ripenetrarvi dopo l'uscita della polizia. Uscimmo nel cortile accanto. Arrivarono il direttore del museo ed alcuni collaboratori, i quali smontarono la barricata alla porta posteriore ed installarono una nuova serratura . La polizia si trattenne tanto a lungo nell'edificio che molti dei nostri reputarono tutto fosse finito e andarono a casa. Quando la polizia finalmente uscì rimanevano soltanto dodici persone. Dopo un po' uno dei nostri entrò nell'edificio e ci aprì la porta dall'interno. Il resto della notte restammo nel museo, ognuno mantenne la sua presenza, ci assegnammo dei turni alla porta e al telefono. Mantenemmo un legame ininterrotto con stazioni radio che trasmettevano notizie sulla nostra occupazione. Alla televisione di Mosca trasmisero un servizio con la nostra intervista, e i mezzi di informazione ci sostenevano. La mattina arrivò il direttore del museo con un drappello di polizia, non acconsentirono a trattare, sfondarono la porta; la resistenza sarebbe stata assurda: eravamo la metà. Trasmettemmo le ultime notizie per telefono e dopo fummo arrestati. I corrispondenti, in ritardo, arrivarono quando già la polizia si era allontanata. Il "potere" non era interessato a prolungare il conflitto (era passato il putsch da appena una settimana) e ci rilasciarono tutti. Solo il direttore del museo richiese una confessione, ma la richiesta non fu soddisfatta. Ottenemmo la concessione di uno scantinato in una casa vicina, senza garanzie giuridiche, garanzie che stiamo cercando di avere registrando il centro sociale. Per il suo restauro è necessaria una grossa somma di denaro. In questo momento, parallelamente alle riparazioni che stiamo cercando di eseguire, è cominciato il programma musicale del centro, e con questa denominazione organizziamo dei concerti che oggi portano lo slogan di "ROCK CONTRO IL MILITARISMO" nel quadro della campagna contro il servizio militare obbligatorio, nel quale l'AMF prende parte attiva.

(traduzione di Luca Montanari e Laura Davi)