Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 21 nr. 185
ottobre 1991


Rivista Anarchica Online

A nous la libertè
diario a cura di Felice Accame

Tesi sacrosante reiterate, fino ad indebolirle

In materia di comunicazione vige una legge implicita: se un argomento è buono, più lo ribadisci e più lo indebolisci. Se poi l'argomento buono concerne una gran generalità di questioni, è del tutto controproducente estenderlo alla totalità: di un argomento così totalitario, io, sospetto sempre, e il buono in esso contenuto comincia ad apparirmi meno buono.
Accade che un regista abbracci una tesi e che, nell'enfasi di dimostrarla, commetta più di un errore - per esempio, addomesticando tutti gli eventi da lui narrati al fine di renderli coerenti alla tesi medesima. Finisce così per costruire un universo logicamente chiuso, in cui tutto - dalla battuta del protagonista allo sviluppo degli eventi - risulta perfettamente compatibile, conseguenziale, a rispecchiare un mondo aristotelico dove i rapporti di causa e di effetto rispettano le ambizioni (e le illusioni) di razionalità del narratore.
Fermo restando, allora, che una teoria anarchica della narrazione sia ancora tutta da formulare, possiamo dire che di questo crampo mentale rimane vittima Thelma&Louise di Ridley Scott, regista britannico oggidì in amor di America cui la storia del cinema elegante deve, a seconda dei gusti, I duellanti, Alien, Blade Runner, Legend o Chi protegge il testimone. Sembrerebbe premergli, a Scott, il riscatto dell'immaginario femminile: ed eccolo, dunque, alle prese con Thelma (la Geena Davis plaudita in Turista per caso) e con Louise (Susan Saradon), le due amiche americane che dalla sottomissione quotidiana pervengono alla definitiva liberazione passando per un tentativo di stupro, un omicidio, amore, ciucche e rabbia, rapine e riparazione di torti storici e meno storici.
La soluzione narrativa è di quelle che, andando sul sicuro e sul collaudato, si affidano alla strada. Tanto per dire che di nuovo non ci si deve aspettare granché - per un verso siamo al solito europeo che vede l'America, per la serie Paris, Texas (serie, alla fin fine, meno disprezzabile di altre qualora lo spettatore sia disposto a digerirsi la cospicua porzione di melodrammaticità che sembrerebbe d'obbligo).
Film diretto bene, fotografato meglio, musicato stupendamente sui rumori della carreggiata e sui silenzi dei canyon, scaturito forse dalle più pie intenzioni di questo mondo, Thelma&Louise eccede nel raccogliere simpatie intorno alle sue due eroine e frana senza misericordia addirittura nel caricaturale allorquando della simpatia non si accontenta più e mira all'aureola: ecco che allora ci tocca notare come la sceneggiatura riservi ai maschietti soltanto ridicolaggine di parola e nefandezze d'azione, o come, nell'arte dell'inseguimento, alla polizia americana tocchino le stesse figure barbine che gli toccavano nei film di Jerry Lewis o di Eddie Murphy. Tanto è vero che al palpito segue il riso liberatorio; tanto è vero che all'indignazione segue il sollievo - fino al momento magico in cui il sacrificio finale ci viene ammannito sotto forma di stilizzazione suprema con i titoli di coda. Peccato. Alla fresca e spontanea evoluzione del ritratto delle protagoniste fa riscontro un contesto umano e cinematografico via via più fittizio.
Peccato, perché, così facendo, quel che poteva sembrare a prima vista una denuncia si è rivelata come letteratura consolatoria.