Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 21 nr. 185
ottobre 1991


Rivista Anarchica Online

Il privilegio infinito
di Marina Padovese

Si è svolto a Fano, in agosto, l'8° Meeting Anticlericale, promosso dall'Associazione per lo sbattezzo. E' diventato un appuntamento importante per chi non è disposto a sopportare in silenzio l'ingerenza e le prevaricazioni della Chiesa cattolica. Marina Padovese - del gruppo veneziano dell'Associazione per lo sbattezzo - ha intervistato due dei relatori a Fano: Cosmo G. Sallustio Salvemini, pronipote di Gaetano Salvemini, impegnato nel rilancio del Movimento Salvemini e Sandro Masini, dell'Associazione Giuditta Taviani Arquati.

Cosmo G. Sallustio Salvemini

Ma la prevaricazione continua

Vorrei che mi parlassi della tua ultima pubblicazione, "La questione cattolica in Italia, privilegi concordatari"

Ho scritto questo libro per raggiungere uno scopo fondamentale: quello di informare. In Italia purtroppo l'informazione è del tutto carente, soprattutto l'informazione che riguarda alcuni punti fondamentali della vita civile, come per esempio la questione della laicità dello stato. Io parto da questo presupposto: ogni concordato, ogni collusione fra l'autorità civile e quella religiosa è anticostituzionale. È una mostruosità giuridica perché lo stato deve viaggiare su un binario diverso da quello della chiesa, avendo competenze diverse da quelle della chiesa. Collusioni di natura finanziaria come l'otto per mille, accordi che riguardano l'insegnamento "obbligatorio" della religione cattolica nelle scuole pubbliche e altri privilegi che lo stato concede alla chiesa cattolica sono inammissibili alla luce della vigente costituzione. La costituzione repubblicana sancisce, all'articolo 8, che tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge. Quindi non si capisce per quale ragione uno stato, che dovrebbe essere laico, neutrale, equidistante nei confronti delle varie confessioni religiose, debba poi garantire o assicurare privilegi, anche di natura finanziaria, ad una sola di esse. E' vero che i cattolici ribattono a questa tesi dicendo: "Ma noi siamo la maggioranza del popolo italiano". Sì signori, sarete anche la maggioranza, però io rispondo con le parole di Carlo Arturo Jemolo, studioso delle relazioni fra stato e chiesa, il quale diceva che il criterio quantitativo non è sufficiente, anzi, non è valido per giustificare la concessione di privilegi, oltretutto anticostituzionali. E poi: maggioranza in Italia, nel mondo magari la maggioranza sarà di musulmani! Dunque, se nel pianeta si concedessero privilegi ai musulmani in quanto maggioranza, anche i cattolici dovrebbero acconsentire. Un altro esempio, magari elementare, lo voglio fare. Nei primi tre secoli della storia del cristianesimo, i cristiani erano una minoranza: la maggioranza era formata da "pagani". Allora vuol dire che se accettassimo l'equazione maggioranza uguale verità, i cattolici stessi devono condividerla fino in fondo. Nei primi tre secoli loro non erano la verità perché erano un'esigua minoranza. Tant'è vero che si nascondevano nelle catacombe. Quindi è assurdo, è mostruoso dire che la maggioranza è già garanzia di verità. Non è il criterio quantitativo che può essere assunto quale metro per misurare la bontà di alcuni concordati, di alcune norme giuridiche. Resta il fatto che i privilegi sono esorbitanti e sono in contrasto con i principi di questa Costituzione.

Al di là del fatto giuridico, mi sembra importante affrontare il problema anche su un altro piano, che è quello diciamo culturale. Infatti mi pare che se in Italia si continui a sottolineare che esiste una tradizione culturale cattolica si sottace il fatto che, parimenti, esiste una tradizione culturale assolutamente laica. Ad esempio, dell'Italia del Risorgimento, tutto si può dire, ma non sicuramente che sia nata da presupposti cattolici o clericali.

No, anzi! Bisogna dire soprattutto ai giovani e giovanissimi, studenti delle scuole medie e delle elementari, che il nostro Risorgimento è avvenuto quasi per "miracolo". Sembrava impossibile che ciò potesse accadere, perché si è realizzata l'Unità d'Italia nonostante la ferma opposizione, l'ostinata opposizione del vaticano. Non bisogna dimenticare che Pio IX ha fatto perseguitare e ammazzare i patrioti italiani, ha considerato sovversivi i patrioti come Silvio Pellico, Ciro Menotti, lo stesso Mazzini e tanti altri. La tradizione culturale del popolo italiano non è solo cattolica, ma non possiamo dimenticare che esiste anche una tradizione laica, risorgimentale che deve essere tutelata e portata a conoscenza delle nuove generazioni al pari di altre tradizioni. Non capisco il perché di questo monopolio esclusivo da parte della chiesa cattolica che vanta una tradizione. Esistono tante altre tradizioni, tutte quante di pari dignità e poi, diceva Gaetano Salvemini, "...chi ha miglior filo tesserà miglior tela". Dobbiamo dare ai giovani la più ampia informazione possibile e poi sarà ciascuno studente e ciascun essere umano a decidere quale tradizione merita di essere seguita e quale di essere abbandonata. Un fatto è certo: in Italia la persecuzione contro le minoranze religiose esiste ancora, non è stata debellata per niente. La prevaricazione, la prepotenza di alcuni settori integralisti cattolici continua ed è martellante. Allora noi ci battiamo affinché ogni opinione venga liberamente espressa senza pregiudizi, senza persecuzioni di alcun genere. Per tornare ai privilegi della chiesa cattolica, noi riteniamo l'otto per mille incostituzionale perché tra i fini dello stato c'è l'istruzione, l'assistenza sanitaria... ma non c'è il fine religioso: la costituzione vigente non stabilisce che tra i fini dello stato ci deve essere il sostentamento del clero! E allora non si capisce perché una parte del gettito tributario, parte che ammonta a circa 1000 miliardi ogni anno, da cui sono esclusi naturalmente gli stipendi per gli insegnanti di religione tanto per fare un esempio, debba essere devoluta al clero cattolico. E' una forzatura questa, in aperto contrasto con i sommi principi della costituzione repubblicana. Il finanziamento delle chiese deve avvenire attraverso libere offerte dei fedeli stessi, di tasca propria, non a documento del fisco, cioè delle casse dello stato! Uno stato che piange miseria, una repubblica che ogni anno mostra un bilancio con un deficit di 140.000 miliardi è incomprensibile che regali una valanga di miliardi ad un altro stato, che magari non ha bisogno di questo denaro perché riesce a trovare canali di finanziamento che sono internazionali.

Questo è uno dei privilegi dato da questo concordato, ma ogni e qualsiasi concordato è finalizzato a stabilire o mantenere privilegi.

Io dò ragione a Gramsci, quando definiva i concordati una capitolazione dello stato nei confronti di un'autorità religiosa.

La "politica dei concordati" mi pare sia la nuova politica di Wojtyla. Tant'è che negli ex-paesi comunisti una delle cose che sta succedendo è proprio questa: la stipulazione di concordati fra i nuovi governi e il Vaticano.

Io ho la sensazione che i popoli dell'est europeo stiano cadendo dalla padella nella brace. Siano riusciti cioè ad abbattere un regime totalitario come quello comunista e stiano abbracciando un altro tipo di regime sempre totalitario come quello cattolico: quello cattolico più integralista, per giunta, come lo è quello vaticano. I popoli dell'est europeo si illudono di essersi liberati, ma non si stanno rendendo conto che stanno scivolando verso un'altra forma di totalitarismo. Ecco, totalitarismo è una parola che io ho usato spesso in questo libro perché ritengo che la chiesa cattolica, per bocca dello stesso Pio XI , papa Ratti, quello che fece firmare i Patti Lateranensi, sia un regime totalitario. Totalitario perché pretende che tutto l'essere umano, anima e corpo, appartenga alla chiesa. Le tesi sostenute nel mio libro "La questione cattolica" sono state giudicate da molti giuristi estremamente lineari, chiare, lapalissiane e da altri addirittura scandalose. Io devo comunque ringraziare un grande giurista, il professor Piero Bellini, che ha scritto la prefazione al mio libro. E ricordo le ultime parole della sua prefazione perché mi inorgogliscono. Dicono che la denuncia degli smaccati privilegi che lo stato italiano continua a concedere alla chiesa cattolica provoca l'indignazione dell'autore, cioè il sottoscritto, e la polemica, anche dura, che io porto avanti è il simbolo di un'antica virtù civica: l'indignazione, virtù che la maggioranza del popolo italiano purtroppo ha dimenticato. Bisognerebbe continuare ad indignarsi dinnanzi a quelle ingiustizie che, attraverso alcune leggi, continuano a perpetrarsi.

Sandro Masini

Obiettiamo i crocefissi!

Due parole sul problema dei crocefissi negli edifici pubblici: ci sono stati ricorsi per la continua presenza dei crocefissi nelle scuole? Com'è la situazione a livello legislativo?

A livello legislativo non mi sembra che ci siano delle disposizioni che stabiliscano l'esposizione dei crocefissi, tranne quella di Mussolini. Appena preso il potere, per ottenere il voto dei cattolici, Mussolini fece una circolare in cui si diceva di esporre i crocefissi in tutti i luoghi pubblici. Questa circolare non è mai stata abrogata e tra l'altro sembra che non si trovi più: io stesso ho fatto delle ricerche presso il Ministero degli Interni, ma non si trova. Si dice vagamente che si fa riferimento a quella. L'esposizione a mio giudizio è palesemente illegittima. Per quello che riguarda la presenza dei crocefissi nei tribunali è una questione veramente ridicola: il crocefisso l'avevano i Torquemada, l'Inquisizione, quando dicevano di amministrare la "giustizia". Mi lascia perplesso che i magistrati accettino di amministrare la giustizia con il simbolo che avevano i Torquemada e che gli avvocati non intervengano su questo. Tranne l'ordine degli avvocati di Firenze, che l'ha fatto levare, mi sembra che da tutte le altre parti venga lasciato. Ma a prescindere da questo, secondo là tradizione Cristo è un giusto condannato ingiustamente e a mio parere è sempre un messaggio di pessima giustizia, per cui sta in un posto in cui non dovrebbe stare. Nelle scuole è ancora più grave che ci sia, perché si determina una frattura fra l'educazione che eventualmente il singolo genitore vorrebbe dare e quel simbolo, che rappresenta una fede religiosa. Forse sarebbe il caso che si incominciasse a fare un'"obiezione": chi è convocato in tribunale si rifiuti di prestare testimonianza finché non levano il simbolo. Poi ci sarebbe il problema di ricorrere alla Corte Costituzionale. Per quanto riguarda la scuola, il genitore dovrebbe rifiutare di mandare a scuola il figlio finché non levano un simbolo che rappresenta una religione che comunque non è la sua. Con questo forse, cioè con l'evasione dell'obbligo scolastico, si potrebbe porre il problema dei simboli religiosi.

Ma non esiste già una sentenza del Consiglio di stato a proposito dei crocefissi a scuola?

No ! Non è una sentenza quella del Consiglio di Stato. È un parere e come parere è nullo, tant'è che il ministro della Pubblica Istruzione l'ha inviato, per opportuna conoscenza, ai provveditori, ma non ne ha fatto una circolare. Se avesse trasformato quel parere in circolare si poteva far ricorso al TAR per richiederne l'abrogazione !