Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 21 nr. 183
giugno 1991


Rivista Anarchica Online

Sui nuovi federalismi

Il parlamento italiano sta, in pratica abdicando al proprio potere in favore di gruppi che attraversano lo Stato e la malavita in maniera dinamica e pericolosa. Il risultato è sotto l'occhio di tutti: la sovranità popolare, con delega al parlamento, non esiste più. Terreno fertile per la morale anarchica, la situazione attuale, invece che da noi, è sfruttata vantaggiosamente da populismi regionali quali sono le leghe. Esse spingono e sostengono la loro ideologia con parole d'ordine basate sì su bassi concetti di razzismo spicciolo e di utilitarismo spruzzato d'odio nei confronti di chiunque non regga un programma sociale di massima produttività industriale, ma anche e soprattutto difendono la loro posizione, e da sempre, con parole quali federalismo, autodeterminazione, regionalismo, controllo diretto della società ed altre.
Queste parole, con tutto il bagaglio di esperienze teoriche e pratiche che le riguardano nella storia occidentale, sono sempre state patrimonio libertario e anarchico. L'internazionalismo, anche quello nostro, ha nascosto e spinto a dimenticare quanto Proudhon aveva elaborato alla fine del diciannovesimo secolo, visto che la rivoluzione mondiale, sempre incombente, non dava tempo ai compagni di auto-organizzarsi nei territori d'Europa con sistemi municipalistici, quali di fatto sono quelli proposti da Proudhon e dalle assemblee della Comune di Parigi. Il risultato è stata la sconfitta del pensiero cooperativistico anarchico da parte sia della destra governativa sia del marxismo-leninismo. Entrambi infatti puntarono e puntano su fattori comuni che sono: controllo militare, sistema industrialista di sfruttamento della natura (uomo e donna compresi), potere di una classe sociale sulle altre.
Queste forze sono onnipotenti nei confronti degli anarchici soprattutto se questi stessi non aderiscono a idee che spingono all'organizzazione municipale bensì si rifugiano in modesti gruppi che propongono meri lavori e proposte individuali che, fantastiche nella loro purezza, ben poco possono nei confronti dello strapotere dell'ottusità del gregge servo dei partiti, delle fabbriche, dei padroni. Il risultato di ciò è anche l'attuale potenza delle Leghe del Nord Italia, che spiego così: il tempo ha permesso di scoprire di quali nefandezze siano capaci gli uomini quando troppo potere si accumula nelle loro mani. Tuttavia la cultura che circola oggi come oggi non permette di togliere il velo che sta sugli occhi di quasi tutti. Tant'è che i ricchi, i padroni, sono sfiduciati di questo Stato, ma non dicono: "lo sfruttamento lavorativo porta alla rovina di tutti: salviamo la società e la natura!" dicono solo: "facciamo uno Stato più piccolo così teniamo le tasse e si sta bene". (...)
Naturalmente difendere tali idee è imbarazzante anche per il campione del mondo di faccia di bronzo, ed ecco che dal cappello magico di Rocchetta, Bossi e company escono le fatali parole: "noi non siamo fascisti (ed è vero che non lo sono) vogliamo la libertà di tutti i popoli d'Europa con le loro lingue, tradizioni, territori ecc. ecc. e vogliamo che ogni popolo sia padrone di ciò che produce e guadagna (chi non produce e non guadagna non è un popolo ma un problema, i problemi vanno risolti, i calabresi vanno risolti)".
Il povero Proudhon, nel sapere utilizzate le sue parole da questi venditori di bolle di sapone (assai velenose) certo si starà rigirando nella tomba. Chi invece è pacifico e tranquillo è il movimento anarchico al gran completo, consapevole della sua pulizia morale, della sua storia senza macchia, ed in attesa della rivoluzione con cento vecchi sfegatati e pronti ai fucili (del '45) e qualche migliaio di giovani pronti ai cannoni (di marijuana). E', me la sento addosso, una nostra vergogna. Da più di dieci anni le Leghe imperversano dove viviamo e nascondono le loro infamie dietro le parole dei nostri grandi pensatori.
Non ci siamo mai domandati, questa è la verità, quali siano le nostre necessità e le nostre capacità di cambiamento. Il municipalismo di Bookchin è stato guardato sempre con favore, ma da lontano, intriso com'è di compromessi con il potere regionale del Vermont. Tuttavia negli Stati Uniti è uno dei pochi sistemi di organizzazione libertaria che sta al passo con le richieste della gente e di sicuro, se noi avessimo attuato una simile azione qui da noi - e ampie sarebbero state e sono le possibilità di farlo - la base delle Leghe sarebbe di gran lunga dalla nostra, con dubbi e problemi, certo, ma con la volontà di dividere i risultati della lotta politica e morale con altri e non con la volontà di staccarsi da una città corrotta (Roma) per corromperne un'altra (Milano o Venezia) per meri fini economici in uno sterile deserto di egoismi mortali e di sicuro collasso per il vivere egualitario.
E' il momento quindi di verificarci, informarci e valutare le reali nostre possibilità. Riprendiamo o iniziamo letture e studi su Proudhon. Ad un poco plausibile incontro con i delegati politici di queste Leghe che dovremmo tutti essere in grado di domandare: Cosa si intende per federalismo Veneto (o Lombardo)? Perché il vostro federalismo propone un sindacato dei lavoratori veneti e un'associazione degli industriali veneti? Contate di fondare un'altra repubblica? Con che controllo sociale? Pensate che l'industria e lo sfruttamento di suolo e dei lavoratori sia meno disastroso nel piccolo di un popolo? La tragedia ambientale e culturale è importante nell'elenco delle vostre proposte di cambiamento? Le strutture militari estere interne al territorio verranno chiuse? Nei comuni, chi reggerà l'organizzazione e le responsabilità ? Il potere resterà gestito così come propone lo Stato italiano o verrà modificato il potere della base? Riconoscete nelle vostre parole tradizioni quali le nostre? Come potete o riuscite ad unire padroni e servitori in un'unica volontà senza poi trascinarli tutti in guerra civile? La cooperazione di popoli in numero modesto serve per dare una grande felicità ed esperienza comune di possesso del lavoro. Volete questo o volete solo essere politici che controllano un territorio potenzialmente ricchissimo da solo e più facilmente controllabile? Quando l'acqua sarà del tutto inquinata come pensate di controllare l'odio di gente abituata ed allenata alla repressione ed alla "colonizzazione", come voi la chiamate?
Queste ed altre domande ci potrebbero far conoscere meglio la posizione di queste nuove genie politiche che, additate come fasciste dalla sinistra istituzionale e non, hanno potuto indisturbate aprirsi un varco senza che la sinistra stessa proponesse qualcosa di almeno simile. Attivarci sul municipalismo, in mille modi, con diverse volontà, è fra le ultime possibilità di regalare a tutti la nostra volontà d'essere lucidi produttori di libertà individuale e sociale. La rivoluzione, spietata o rigeneratrice, è ormai un sogno per chiunque. La rivolta, valida sempre, nel territorio moderno così corroso e deturpato, può produrre qualcosa solo se ogni città ed ogni campagna è pronta ad uno sforzo di recupero e di salvaguardia di valori che non hanno nulla a che vedere con le parole produttivismo, industrializzazione, segmentazione delle responsabilità eccetera, che proliferano sulle bocche dei biechi politici leghisti. Il bioregionalismo o municipalismo, il nostro entrare nelle fortezze cittadine ormai decadenti, è la nostra chance finale che, se colta per tempo, potrà darci soddisfazioni e divertimenti, purché il potere non raggiunga le nostre mani: ché altrimenti faremo la fine dei verdi, dei demoproletari e di chiunque pensi di poter controllare la gente meglio di altri, dimenticando che per controllare c'è lo Stato di polizia e che il controllo costa un'energia che non può non provenire dallo sfruttamento di una qualche classe sociale o di un qualche territorio.

Antonio Pasquale
del C.d.a di Padova


P.S. Niente di dogmatico in questo scritto, solo una provocazione-appello a tutti i compagni e le compagne per costruire un dibattito su queste situazioni sociali per noi tutt'altro che secondarie.

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