Rivista Anarchica Online
Cani randagi e altro
Cari compagni, vorrei fare delle osservazioni su quanto
espresso in alcune lettere pubblicate su "A" 191 in merito
alla guerra. Condivido ampiamente gli interventi di Massimo
Ortalli e Antonio Lombardo, anche se mi sembra che vadano oltre
il rigo, scivolando su due bucce di banana distinte. Il primo
definendo il genocidio del popolo ebraico "il più
grande mai commesso nella storia dell'umanità" (facciamo
le classifiche dei genocidi in ordine di "grandezza"?!?)
ed affermando che "il genere umano non finirà mai
di pagare il suo immenso debito con il popolo ebraico" :
è una sorta di "peccato originale", reminiscenza di
teocratica memoria per cui pagheranno in eterno i "figli
(innocenti) della colpa"?!? Il secondo sulla divagazione
relativa ai cani randagi, "pericolosi perché non sai
cosa hanno", "possono azzannare per paura
prima che per malattia"; aggiunge: (uccido io quel nemico
lì (...) se posso lo allontano soltanto, o meglio
tendo a fargli capire che non sono un nemico". Il
randagio: il diverso! La paura (?) fa brutti scherzi: non lo
conosco, ma penso di sapere quello che lui pensa di me; le mie
fobie proiettate sull'altro; ostilità o almeno diffidenza;
rifiuto o almeno difensivismo; preconcetti. (NB: non critico, da
animalista fanatico, ignorando il contesto: ho vissuto in campagna
anch'io, a contatto con cani randagi). Un altro inghippo mi pare
l'equivoco sulla democrazia in cui cade Furio Biagini, che
contrappone democrazia a tirannide e manda a braccetto democrazia e
libertà. Mi risulta che la democrazia, nelle sue varie forme,
sia un aspetto più o meno sgradevole di quello stesso potere
che, "irrigidendosi", sfocia nella dittatura (o nella
seconda repubblica) e che quindi non si possa accostare alla libertà
(e all'anarchia). Le osservazioni che seguono riguardano ben
altro che scivoloni: veri e propri tonfi che con lo spirito
libertario non riesco proprio a capire cosa abbiano a spartire. Per
Eugen Galasso "A" si fa paladina dello stato di Israele:
ha letto "A" con gli occhi foderati dalle veline di
Arafat? Prosegue: "Saddam Hussein (...) è parte di uno
schieramento antimperialista": temo che tale forzatura gli sia
dettata dal suo essere "forse ancora inconsapevolmente
leninista" (col santino dell'OLP). L'ostinazione che Arturo
Schwarz - cui hanno efficacemente replicato la redazione ed Andrea
Ferrario - mostra sul "caso" Mazzucchelli il quale, a mio
avviso, è estraneo da tempo non solo alla FAI, ma anche al
movimento anarchico, serve solo a difendere grottescamente certe sue
posizioni ondivaghe (forse dettate da osservanza agli "ideali
dello stato di Israele" - sic! -) nel sollecitare un
aggiornamento. In assoluto lo ritengo quanto mai opportuno, ma nel
contesto in cui viene auspicato mi appare invece come un aberrante
revisionismo in un'interpretazione distorta e viziata della storia e
dell'esperienza in senso bellicista e militarista. Infine ad
Antonio Donno, per cui il pacifismo - se avesse impedito la guerra -
"avrebbe solo provocato l'eliminazione di centinaia di
migliaia (?) di kuwaitiani, distruzione di un intero
paese, rafforzamento del regime di Saddam", ecc... mi
verrebbe da rimandare secco il suo "son solo chiacchiere";
ma non sono semplici chiacchiere: sono affermazioni quanto meno
faziose ed infondate stile Ferrara e Flores d'Arcais. Per
"merito" di questa guerra quante migliaia di kuwaitiani,
iracheni, curdi sono morti, tuttora muoiono e moriranno ancora? Il
Kuwait non è stato distrutto? e l'Iraq? Non si è
verificato un disastro ambientale? Il regime di Saddam è
stato forse indebolito? Sono perfettamente d'accordo sui
doverosi ed importanti "distinguo" tra antimilitarismo e
pacifismo (questione già ben trattata da Paolo Finzi e da
altri), ma quando leggo Donno - cui peraltro non va a genio neppure
la libertà di pensiero (altrui, s'intende), gravissima
"colpa" questa di cui si è macchiata pure "A"
pubblicandone la lettera - che scrive: "tutte le utopie hanno
soltanto comportato sacrifici inenarrabili agli uomini e troppo
spesso milioni di morti", l'opposizione alla guerra sarebbe "un
esempio agghiacciante di pacifismo sanguinario", "i
pacifisti sono stati spesso la causa delle più grandi
sciagure" e "dovranno accontentarsi di una medaglia di Saddam:
una medaglia alla stupidità", ebbene non posso che
prostrarmi di fronte all'intuitiva, sagace, lungimirante,
obiettiva, realistica, tollerante, quasi incruenta intelligenza
autoritariamente militarista di cui egli si dimostra un fulgido
esempio.Jan Pelikan
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