Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 21 nr. 183
giugno 1991


Rivista Anarchica Online

Cani randagi e altro

Cari compagni,
vorrei fare delle osservazioni su quanto espresso in alcune lettere pubblicate su "A" 191 in merito alla guerra. Condivido ampiamente gli interventi di Massimo Ortalli e Antonio Lombardo, anche se mi sembra che vadano oltre il rigo, scivolando su due bucce di banana distinte. Il primo definendo il genocidio del popolo ebraico "il più grande mai commesso nella storia dell'umanità" (facciamo le classifiche dei genocidi in ordine di "grandezza"?!?) ed affermando che "il genere umano non finirà mai di pagare il suo immenso debito con il popolo ebraico" : è una sorta di "peccato originale", reminiscenza di teocratica memoria per cui pagheranno in eterno i "figli (innocenti) della colpa"?!?
Il secondo sulla divagazione relativa ai cani randagi, "pericolosi perché non sai cosa hanno", "possono azzannare per paura prima che per malattia"; aggiunge: (uccido io quel nemico lì (...) se posso lo allontano soltanto, o meglio tendo a fargli capire che non sono un nemico". Il randagio: il diverso! La paura (?) fa brutti scherzi: non lo conosco, ma penso di sapere quello che lui pensa di me; le mie fobie proiettate sull'altro; ostilità o almeno diffidenza; rifiuto o almeno difensivismo; preconcetti. (NB: non critico, da animalista fanatico, ignorando il contesto: ho vissuto in campagna anch'io, a contatto con cani randagi).
Un altro inghippo mi pare l'equivoco sulla democrazia in cui cade Furio Biagini, che contrappone democrazia a tirannide e manda a braccetto democrazia e libertà. Mi risulta che la democrazia, nelle sue varie forme, sia un aspetto più o meno sgradevole di quello stesso potere che, "irrigidendosi", sfocia nella dittatura (o nella seconda repubblica) e che quindi non si possa accostare alla libertà (e all'anarchia).
Le osservazioni che seguono riguardano ben altro che scivoloni: veri e propri tonfi che con lo spirito libertario non riesco proprio a capire cosa abbiano a spartire. Per Eugen Galasso "A" si fa paladina dello stato di Israele: ha letto "A" con gli occhi foderati dalle veline di Arafat? Prosegue: "Saddam Hussein (...) è parte di uno schieramento antimperialista": temo che tale forzatura gli sia dettata dal suo essere "forse ancora inconsapevolmente leninista" (col santino dell'OLP).
L'ostinazione che Arturo Schwarz - cui hanno efficacemente replicato la redazione ed Andrea Ferrario - mostra sul "caso" Mazzucchelli il quale, a mio avviso, è estraneo da tempo non solo alla FAI, ma anche al movimento anarchico, serve solo a difendere grottescamente certe sue posizioni ondivaghe (forse dettate da osservanza agli "ideali dello stato di Israele" - sic! -) nel sollecitare un aggiornamento. In assoluto lo ritengo quanto mai opportuno, ma nel contesto in cui viene auspicato mi appare invece come un aberrante revisionismo in un'interpretazione distorta e viziata della storia e dell'esperienza in senso bellicista e militarista.
Infine ad Antonio Donno, per cui il pacifismo - se avesse impedito la guerra - "avrebbe solo provocato l'eliminazione di centinaia di migliaia (?) di kuwaitiani, distruzione di un intero paese, rafforzamento del regime di Saddam", ecc... mi verrebbe da rimandare secco il suo "son solo chiacchiere"; ma non sono semplici chiacchiere: sono affermazioni quanto meno faziose ed infondate stile Ferrara e Flores d'Arcais. Per "merito" di questa guerra quante migliaia di kuwaitiani, iracheni, curdi sono morti, tuttora muoiono e moriranno ancora? Il Kuwait non è stato distrutto? e l'Iraq? Non si è verificato un disastro ambientale? Il regime di Saddam è stato forse indebolito?
Sono perfettamente d'accordo sui doverosi ed importanti "distinguo" tra antimilitarismo e pacifismo (questione già ben trattata da Paolo Finzi e da altri), ma quando leggo Donno - cui peraltro non va a genio neppure la libertà di pensiero (altrui, s'intende), gravissima "colpa" questa di cui si è macchiata pure "A" pubblicandone la lettera - che scrive: "tutte le utopie hanno soltanto comportato sacrifici inenarrabili agli uomini e troppo spesso milioni di morti", l'opposizione alla guerra sarebbe "un esempio agghiacciante di pacifismo sanguinario", "i pacifisti sono stati spesso la causa delle più grandi sciagure" e "dovranno accontentarsi di una medaglia di Saddam: una medaglia alla stupidità", ebbene non posso che prostrarmi di fronte all'intuitiva, sagace, lungimirante, obiettiva, realistica, tollerante, quasi incruenta intelligenza autoritariamente militarista di cui egli si dimostra un fulgido esempio.

Jan Pelikan