Rivista Anarchica Online
Terrore di stato
di Gianni Sartori
A due anni esatti dall'assassinio di Chico Mendes e a 100 dal
massacro di Wounded Knee, altri tre nomi di indiani si aggiungono
alla lista infinita del Genocidio. Un Genocidio iniziato proprio 500
anni or sono, insieme alla conquista delle Americhe di cui lo
sterminio dei nativi fu la costante principale. Tra il 10 e il 22
dicembre '90 sono stati sequestrati, mentre si recavano in autobus a
Bogotà per assistere ad una riunione, tre indigeni
Arhuacos (Ljcka) della Sierra Nevada di Santa Marta, in Colombia.
Si tratta di tre leader riconosciuti delle lotte condotte dalle
comunità indiane per la difesa dei loro diritti, della
loro autodeterminazione, della loro stessa sopravvivenza. Luis
Napoleon Torres, 50 anni, governatore della comunità,
Angel Maria Torres, 40 anni e Manuel Chepeno, 60 anni,
dopo il sequestro sono stati orrendamente torturati dai membri
della squadra della morte che ha compiuto l'azione terroristica.
I loro corpi, straziati e squartati, sono stati fatti a pezzi e
dispersi nella zona tra El Paso e Valledupar, nel dipartimento del
Casar. Numerosi testimoni hanno raccontato che i tre sono stati
fatti scendere a forza dall'autobus, dopo che questo era stato
fermato ad un posto di blocco. Quindi trascinati via da un gruppo
di uomini in borghese armati. I membri del commando terrorista
sono stati comunque identificati come membri dell'esercito, già
noti per precedenti operazioni di "guerra sporca". Ciò
che rende questo ennesimo eccidio particolarmente disgustoso è
la nota e tradizionale indole pacifica della comunità a cui
appartenevano le vittime. Indole pacifica che ha impregnato di
autentica nonviolenza tutte le lotte di questa comunità. Come
forse ricordano coloro che tre anni fa parteciparono al convegno di
Milano (indetto fra l'altro dalla Lega per i diritti e la
liberazione dei Popoli, da "Etnie", da "Quetzel"
ecc.), a cui prese parte anche una delegazione di indiani
Arhuacos di Santa Marta. Sofia, una compagna colombiana, che ha
vissuto per parecchio tempo ospite della comunità
come medico, ci ha parlato, ancora shoccata per la tragica
notizia, dei tre suoi amici assassinati. "I tre si
"integravano" a vicenda, scambievolmente. Il più
anziano era in qualche modo il "depositario della tradizione".
Si era sempre rifiutato d'imparare lo spagnolo e vestiva
abitualmente il costume tradizionale. Il più giovane invece
aveva anche frequentato l'università, a Bogotà e aveva
adottato un abbigliamento all'"occidentale". Si occupava
in qualche modo delle "pubbliche relazioni', sia con le
organizzazioni di solidarietà che con la pubblica
amministrazione. Il terzo fungeva da mediatore tra i due. Se il
più giovane si lasciava portare a qualche "passo falso",
fuori dal solco della Tradizione, interveniva con i suoi consigli
l'anziano. D'altro canto l'esperienza del cosiddetto mondo
"civile", i rapporti con la stampa ecc. erano
indispensabili per non cadere nell'isolamento. Di questo si occupava
Angel Maria. Quando ho appreso della loro morte orribile, ho
urlato... non credevo che potessero arrivare a tanto...". Ovviamente
episodi del genere non sono casuali. Rappresentano l'ennesimo
tentativo delle forze armate colombiane di ipotecare qualsiasi
tentativo di "riconciliazione" tra governo e
opposizione. Si è fatto un gran parlare del processo detto
"di pacificazione" e della svolta
apertamente socialdemocratica (e non più anticapitalista)
di M-19 che, dopo aver deposto le armi, ha preso parte alle
elezioni. I buoni risultati conseguiti dall'organizzazione di
Antonio Navarro non possono comunque nascondere che il 70
(settanta) per cento dei potenziali votanti non si è nemmeno
avvicinato alle urne elettorali; a conferma dell'estraneità
tra istituzioni e popolo colombiano. E questa estraneità
si ripercuote anche sulla "sinistra", sugli
ex-guerriglieri. Altre organizzazioni (come le FARC,
l'Uc-Eln...), pur dichiarandosi favorevoli ad un negoziato globale,
si sono rifiutate di riconsegnare le armi senza precise garanzie di
potere continuare la loro lotta politicamente,
democraticamente. In pratica FARC (Fuerzas armadas
revolucionarias colombianas) e Uc-Eln (Union Camilista-Ejercito de
liberacion nacional) chiedono: La soppressione dei gruppi
paramilitari (paravento dietro cui operano le squadre della morte
parastatali); la fine dell'ingerenza nordamericana; la soluzione
della questione del Debito non a spese dei diseredati (ossia
dei contadini, degli operai e minatori, degli indiani..). Chiedono
soprattutto la convocazione di una Assemblea nazionale costituente,
democratica e popolare. Da parte sua l'esercito con queste
azioni terroristiche "manda a dire" che non intende
rinunciare tanto facilmente al suo ruolo, alla sua egemonia. Con
questi assassinii intende condizionare il processo in corso,
svuotarlo di ogni possibilità autentica di cambiamento.
Stroncare ogni reale opposizione con il terrore di stato; anche
quella di cittadini inermi e completamente pacifici (oltre
che pacifisti) come gli indigeni della Sierra Nevada.
|