Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 21 nr. 179
febbraio 1991


Rivista Anarchica Online

No alla guerra, a tutti gli imperialismi, al fanatismo religioso e all'antisemitismo
a cura della Redazione

I tempi tecnici di produzione della rivista sono quelli che sono. E noi ci ritroviamo a scrivere queste righe, lunedi 21 gennaio, mentre la guerra infuria nel Golfo da qualche giorno e gli scenari politico-militari si modificano di giorno in giorno.
Noi siamo contro la guerra. Come - a parole - quasi tutti. Ne abbiamo orrore e paura. Istintivamente, prima di qualsiasi ragionamento e teorizzazione.
Non riteniamo, però, che la guerra piova dal cielo. Dietro la macchina inesorabile della guerra, dietro i suoi tragici riti, dietro la retorica sempre uguale dei "nostri ragazzi" e del "perfido nemico", riconosciamo la logica del potere, la volontà di dominio, lo sprezzo di quei principii che pur si proclamano ad ogni piè sospinto: la libertà, l'autonommia degli individui e dei popoli, la nonviolenza, la tolleranza, ecc.
Siamo presenti e ci sentiamo parte attiva del grande e per tanti aspetti spontaneo movimento per la pace che in questi giorni si è svegliato di soprassalto e continua a riempire le strade e le piazze non solo dei grandi centri, ma anche di quelli minori e perfino di tanti paesi e paesini sparsi qua e là. E' un fenomeno positivo, inaspettato nelle sue dimensioni.
In questo movimento confluiscono, oltre a tante, tantissime persone "senza tessera" desiderose di dare un loro contributo personale (o perlomeno una testimonianza), forse politiche e sensibilità le più diverse.
In piazza abbiamo visto anche tanta gente che ha una concezione a dir poco curiosa della pace: gente che identifica la guerra con il sistema militare USA e chiama antimilitarismo il rifiuto solo di quel sistema. Gente per cui - tanto per fare un esempio - Saddam Hussein, responsabile del genocidio dei curdi, mosso dalla volontà di sterminare gli israeliani, fanatico aizzatore di una "guerra santa" allucinante e pericolosissima, è comunque un nemico degli USA. E il nemico di un mio nemico non è forse, oggettivamente, un mio amico?
Fermo restando che la questione palestinese mantiene la sua drammatica gravità (implicando sia responsabilità dello stato di Israele sia - non meno grandi - degli stati arabi "fratelli") e che la solidarietà alle vittime della violenza (statale e non) è fuori discussione, è necessario fare un po' di chiarezza. C'è chi, nelle manifestazioni di questi giorni, continua ad inneggiare ad Arafat ed all'OLP, facendo finta di dimenticare il ruolo che ancora una volta questi hanno assunto e stanno svolgendo. All'indomani del 2 agosto '90, l'OLP ha fornito a Saddam Hussein decine di migliaia di "coloni" per strozzare il Kuwait, depredando, assassinando e stuprando chi non si piegava all'occupazione militare. Recitando una volta di più per le platee occidentali il ruolo di possibili "mediatori", i leader dell'OLP hanno in realtà confermato in pieno il proprio sostegno alla causa della guerra santa araba, in nome di Allah e di un "anti-imperialismo" che in realtà puzza solo di totalitarismo politico, fanatismo religioso e antisemitismo.
Ai burocrati e burocratelli di una certa sinistra (non solo italiana) "pacifista", "antimperialista" ed ora anche "antimilitarista", prontamente mobilitati all'indomani dell'inizio degli attacchi aerei sull'Irak ma immobili come la Sfinge all'indomani dell'occupazione del Kuwait o dopo il lancio da parte irachena dei primi missili contro le città israeliane, poco o niente ci accomuna: anche se ci siamo ritrovati insieme sulle strade e nelle piazze, a manifestare ed a vegliare.
Sulla natura, poi, di certo antimilitarismo che vediamo sbandierato ad ogni pié sospinto, fatto di inviti ad ogni forma di obiezione, di diserzione, ecc., da parte di forze (si pensi all'ex-Fgci) tradizionalmente e strutturalmente intrise di mentalità "d'ordine" e autoritaria, abbiamo più di un motivo per restare perplessi. Se poi pensiamo al disinteresse (quando non allo sprezzo) di cui sono stati oggetto in tempi anche recenti gli obiettori totali (che sottolineavano, pagando di persona, la necessità di rifiutare il militarismo anche in tempi di pace)...