Rivista Anarchica Online
No alla guerra, a tutti gli imperialismi, al fanatismo
religioso e all'antisemitismo
a cura della Redazione
I tempi tecnici di produzione della rivista sono quelli che sono. E noi ci ritroviamo
a scrivere queste righe,
lunedi 21 gennaio, mentre la guerra infuria nel Golfo da qualche giorno e gli scenari politico-militari si
modificano di giorno in giorno. Noi siamo contro la guerra. Come - a parole - quasi tutti. Ne abbiamo orrore
e paura. Istintivamente, prima di
qualsiasi ragionamento e teorizzazione. Non riteniamo, però, che la guerra piova dal cielo. Dietro
la macchina inesorabile della guerra, dietro i suoi
tragici riti, dietro la retorica sempre uguale dei "nostri ragazzi" e del "perfido nemico", riconosciamo la logica
del potere, la volontà di dominio, lo sprezzo di quei principii che pur si proclamano ad ogni piè
sospinto: la
libertà, l'autonommia degli individui e dei popoli, la nonviolenza, la tolleranza, ecc. Siamo presenti
e ci sentiamo parte attiva del grande e per tanti aspetti spontaneo movimento per la pace che in
questi giorni si è svegliato di soprassalto e continua a riempire le strade e le piazze non solo dei grandi
centri,
ma anche di quelli minori e perfino di tanti paesi e paesini sparsi qua e là. E' un fenomeno positivo,
inaspettato
nelle sue dimensioni. In questo movimento confluiscono, oltre a tante, tantissime persone "senza tessera"
desiderose di dare un loro
contributo personale (o perlomeno una testimonianza), forse politiche e sensibilità le più
diverse. In piazza abbiamo visto anche tanta gente che ha una concezione a dir poco curiosa della pace:
gente che
identifica la guerra con il sistema militare USA e chiama antimilitarismo il rifiuto solo di quel sistema. Gente
per cui - tanto per fare un esempio - Saddam Hussein, responsabile del genocidio dei curdi, mosso dalla
volontà
di sterminare gli israeliani, fanatico aizzatore di una "guerra santa" allucinante e pericolosissima, è
comunque
un nemico degli USA. E il nemico di un mio nemico non è forse, oggettivamente, un mio
amico? Fermo restando che la questione palestinese mantiene la sua drammatica gravità
(implicando sia responsabilità
dello stato di Israele sia - non meno grandi - degli stati arabi "fratelli") e che la solidarietà alle vittime
della
violenza (statale e non) è fuori discussione, è necessario fare un po' di chiarezza. C'è
chi, nelle manifestazioni
di questi giorni, continua ad inneggiare ad Arafat ed all'OLP, facendo finta di dimenticare il ruolo che ancora
una volta questi hanno assunto e stanno svolgendo. All'indomani del 2 agosto '90, l'OLP ha fornito a Saddam
Hussein decine di migliaia di "coloni" per strozzare il Kuwait, depredando, assassinando e stuprando chi non
si piegava all'occupazione militare. Recitando una volta di più per le platee occidentali il ruolo di
possibili
"mediatori", i leader dell'OLP hanno in realtà confermato in pieno il proprio sostegno alla causa della
guerra
santa araba, in nome di Allah e di un "anti-imperialismo" che in realtà puzza solo di totalitarismo
politico,
fanatismo religioso e antisemitismo. Ai burocrati e burocratelli di una certa sinistra (non solo italiana)
"pacifista", "antimperialista" ed ora anche
"antimilitarista", prontamente mobilitati all'indomani dell'inizio degli attacchi aerei sull'Irak ma immobili come
la Sfinge all'indomani dell'occupazione del Kuwait o dopo il lancio da parte irachena dei primi missili contro
le città israeliane, poco o niente ci accomuna: anche se ci siamo ritrovati insieme sulle strade e nelle
piazze, a
manifestare ed a vegliare. Sulla natura, poi, di certo antimilitarismo che vediamo sbandierato ad ogni
pié sospinto, fatto di inviti ad ogni
forma di obiezione, di diserzione, ecc., da parte di forze (si pensi all'ex-Fgci) tradizionalmente e strutturalmente
intrise di mentalità "d'ordine" e autoritaria, abbiamo più di un motivo per restare perplessi. Se
poi pensiamo
al disinteresse (quando non allo sprezzo) di cui sono stati oggetto in tempi anche recenti gli obiettori totali (che
sottolineavano, pagando di persona, la necessità di rifiutare il militarismo anche in tempi di pace)...
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