Rivista Anarchica Online
A nous la libertè diario a cura di Felice Accame
Un numero "2" in incognito
Orchidea selvaggia di Zalman
King è un'invereconda porcata. E badate che l'attribuzione non
riguarda sessualità rese più e meno palesi dal regista,
fino al ben noto limite di quegli orifizi allusi a sufficienza perché
il censore gli somministri un divieto per i minori di diciotto anni,
no, niente affatto: l'attribuzione di "porcata" concerne
propriamente l'opera di regista, sceneggiatori, attori, produttore,
amanti degli uni e presumibilmente anche degli altri, e tutti coloro
che - con la mano sinistra o pensando al conto in banca - hanno
contribuito alla realizzazione di questa indegnità di film.
Per portarvi dalla mia parte e
convincervi di quanto l'Orchidea selvaggia sia un'invereconda porcata
vi dirò quel che segue:
a) che in essa "debutta
sui nostri schermi" tale Carrè Otis, il cui nome proprio
nei ristoranti figura per una particolare presentazione della
lombata di maiale e il cui cognome - se rapportato alle di lei
modalità respiratorie - ricorda inequivocabilmente la medica
specialità dell'otorinolaringoiatria; e la cui presenza, in
termini di attributi sessuali di ordine primario e secondari terrà
occupato lo schermo sul quale debutta per i nove decimi dello
svolgimento. Di questa Carrè Otis mi limiterò a dire
che è dotata di labbro inferiore tanto carnoso d'apparire
tumefatto e che, presumibilmente si allude a lei quando si parla di
"orchidea" nonché "selvaggia" - e il
perché lo sa Dio. b) che in essa compare qua e là
una Jaqueline Bisset che frena la carne ormai sul fuoco da un bel
po' per sublimarsi in turpiloquio e orgasmi d'alta finanza.
c) che in essa c'è financo
Micky Rourke che, ormai, sta al sesso come il cacio ai maccheroni, e
che qui sembra la brutta copia di quello di Nove settimane e
mezzo.
d) che in essa si narra l'improbabile
vicenda di una transazione d'affari a Rio de Janeiro, sufficiente a
far spostare dagli States la donna finanziera e la sua giovane
segretaria in odor di verginità, fino a farle cozzare ambedue
col magnate un po' perverso e un po' introverso, abbronzatissimo e
non privo di orecchino al lobo sinistro. e) che in essa si viaggia a ritmo di
"lambada" fra carnevalate di Rio che sembrano pari pari
quelle promesse dalle agenzie turistiche (e qui si capisce molto di
quale "impegno ideologico" si sia nutrito il film), fra
maschietti dall'erezione perenne e femmine a bagno nel brodo
primordiale.
f) che in essa la paccottiglia
"infrastrutturale" (diciamo così) non manca: sudori,
turgori, bassi ventri vellutati, glutei ipertrofici, afrori da
cartolina, labbra socchiuse, pupille all'occaso, nonché
dovizia d'interpreti di colore giudiziosamente al loro posto di
allegri corifei, contenti come pasque di vedere che i ricchi e
bianchi gozzovigliano alla faccia loro.
g) che se dapprima il perno su cui
ruota il poco che ruota sembra essere la deflorazione della giovin
segretaria, poi si scopre che le deflorazioni - armandosi di santa
pazienza come solo Carrè sa fare, traendone tuttavia
mirabilie - sono addirittura due, perché il più restio,
alla finfine, è lui, proprio lui così simulacro della
maschilità. Se dunque ci aggiungo che tutto ciò
è di principio destituito di ogni senso e privo di una
motivazione appena appena confessabile, se vi dico che trattasi di
preparativi a coiti posticci e di banale esibizione d'epidermide
umidiccia, dalla mia parte spero proprio che ci veniate.
Ma c'è da chiedersi il perché
di tale merce sul mercato. Parlerei di un "numero due" in
incognito, sotto mentite spoglie. Avete presente la caterva di
occasioni in cui il Paganini del cinema concede la replica? Rambo,
Superman, Guerre stellari, Ghostbusters, ci hanno propinato perfino
Arma letale 2 ovvero come continuare a raccogliere quattrini da
quel pubblico pacioso e boccalone che preferisce andare sul sicuro e
vedere cose già viste, rassicuranti, analgesici di pronto
effetto per quel che rimane della propria coscienza civile. Orchidea
selvaggia rappresenta il caso in cui produttore-regista e compagnia
bella non se la sono proprio sentita di spacciare un Nove
settimane e mezzo 2. I numeri nel titolo sarebbero stati davvero
troppi.
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