Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 19 nr. 167
ottobre 1989


Rivista Anarchica Online

Schegge di libertà
di Claudio Neri

A prima vista, forse, può apparire semplice, quasi scontato, il rapporto tra anarchia e libertà. Invece, sostiene l'autore di questi appunti, non è così. Soprattutto, non è vero che anarchia e libertà siano due facce della stessa medaglia

La società prefigurata dagli anarchici è il regno della Libertà. Un Regno quindi senza Re, dominii, imposizioni: un regno in cui ognuno agisce nella più completa libertà, individuale e collettiva, con l'unico limite di non ledere l'uguale libertà altrui.
Per giungere a tale società lo strumento di ingegneria sociale diviene pressoché obbligatorio: esso è dato dalla Libertà. L'anarchismo, il continuo tendere all'anarchia e vivere l'anarchia, vive della Libertà. L'anarchia non è una società data, fissa, immobile ma ha comunque un suo perno fondamentale: la Libertà.
Anarchia e Libertà sembrerebbero sinonimi, identici, sovrapponibili. Ma se fossero uguali perché due nomi per designare uno stesso oggetto? Abbiamo detto che l'anarchia è il regno della Libertà: ma non solo. L'anarchia è pure un desiderio, un'aspirazione, un sentimento teso a costruire un mondo migliore di quello in cui viviamo oggi, tanto migliore che lo consideriamo "altro". L'anarchia è una visione futura, specifica della società umana basata sull'amore reciproco, sull'antiautoritarismo, sulla solidarietà, sull'autodecisionalità. In una certa misura, come idea utopica, ha in sé una componente totalizzante nel senso che viene prefigurato l'universo umano all'interno dell'idea anarchica; un universo in cui gli uomini, tutti, da un certo momento in poi si basano su certi valori "buoni", "positivi" e partecipano di questo mondo.
L'anarchia vuole l'uomo "libero": ma... se questo non vuole esserlo? Bisogna attendere "l'evoluzione" da noi desiderata o costruirsi un mondo proprio, anarchico non come fuga in avanti, né come rifiuto o allontanamento ma come esperienza personale e collettiva?
Il problema è insito nell'anarchismo, cioè nel suo divenire in una realtà non anarchica.

Noi, i diversi, "gli altri"
Se è vero che l'anarchismo spinge al massimo grado la libertà si devono, in attesa di veder realizzato il mondo utopico sperato, accettare le più disparate diversità; accettare come dato oggettivo non come condivisione; convivere per evidenza fisica; mediare per i possibili contatti anche con strutture che anarchiche non siano senza per questo perdere le nostre specificità. Gli anarchici hanno sempre considerato la diversità come un elemento positivo nello svolgersi della società. Noi, i diversi, gli "altri" per definizione, abbiamo presentato la nostra diversità come propositiva, attiva stimolante. Quando noi proiettiamo nel futuro il nostro ideale parliamo di diversità con un grado di attrito fra loro relativamente accettabile, debole. La diversità si estrinseca nella società usufruendo della libertà, ma la libertà non solo necessita di diversità, ma è tale quando accetta, riesca ad assicurare realtà anche contrastanti.
Mi pare che a volte ciò che definiamo diversità siano in effetti variabili anarchiche più o meno ortodosse, più o meno accettabili.
Bisogna considerare invece Libertà ed Anarchia come cose differenti anche se quest'ultima non può essere senza la prima.
L'anarchismo può sin da ora creare, dove possibile, isole libertarie senza paura di demolire il proprio nocciolo duro di pensiero, di fatti, di esperienze, di uomini. Sentirsi "altro", "diverso" e nel contempo "nella" società . La libertà dobbiamo cercarla imponendola per noi a chi vuol negarla. Essendo impossibile identificare in un solo obiettivo la nostra azione ma necessitando estenderla alla società tutta, si impone un modo di essere che si diffonda nei vari settori sociali. È impossibile dire come si avrà l'anarchia: ogni mezzo eticamente corretto (in termini umani e politici) è adatto al raggiungimento del nostro scopo. Un anarchismo quindi propositivo oggi nella società come operatività pratica (per esempio comuni, bioregionalismo, agricoltura biologica, municipalismo). Proporre, creandola ove possibile, l'alternativa rivendicando il diritto alle proprie sperimentazioni.

Autonomia e solidarietà
L'anarchismo può vivere di proprie "isole" anche all'interno dell'attuale ordinamento sociale. Libertà per tutti significa esperimentazione libera per tutti. Chi vuol costruirsi un mondo anarchico lo possa, chi masochisticamente vuol vivere in un ordinamento autoritario lo possa, senza volerlo imporre ad altri. L'alterità, vissuta a contatto di gomito, può essere esplosiva, dura ma ricca di esperienze e propositività e, perché no, gratificante.
Essendo molteplici le forze in gioco in una società, molteplici le possibili sperimentazioni, ognuna portatrice di una propria peculiare verità e incompletezza, queste realtà potrebbero sin dal loro sorgere riaggregarsi in una sorta di federalismo (autonomia e solidarietà). Tutto ciò senza aver paura di sporcarsi le mani nel contatto con gli altri e senza sentirsi frustrati se tutto ciò che tocchiamo non si trasforma in oro.
Non è questa una passiva accettazione o rassegnazione dell'esistente intorno a noi ma una comprensione dei vari livelli di desiderio di libertà che ognuno porta con sé. Si presuppone qui che anche strutture che non siano anarchiche tollerino esperienze diverse, almeno sino ad un certo grado: se questo non dovesse accadere il problema che nasce sarebbe quello della difesa personale e collettiva. Altra questione tanto importante quanto drammatica. L'anarchismo vive della/nella Libertà, nella non-gerarchia solidaristica: chi anarchico non è e vuole sottomettersi (o comandare) in una struttura gerarchica può usare della propria Libertà in questo senso.
Non per niente Hobbes considerava l'atto contrattualistico un atto significante di Libertà.
Se l'anarchismo senza Libertà non può sussistere è però vero il contrario se consideriamo la Libertà a vari livelli da uno Stato dittatoriale ad uno democratico per quanto concerne la storia contemporanea.

Non solo libertà
L'anarchismo non è Libertà in una equivalenza rigida ma è un certo tipo di Libertà, una Libertà con un suo proprio senso, indirizzo, scopo in termini qualitativi; una Libertà enorme, la più ampia in termini quantitativi. L'accettazione della Libertà come mezzo impone di accettare le diversità. Una società aperta deve necessariamente vivere nella Libertà non solo nelle idee ma soprattutto nei fatti e nelle loro conseguenze. Non solo diritto di parola, pensiero ma anche di azione.
L'anarchismo non è solo Libertà. Si potrebbe ipotizzare un accordo fra persone per istituire la "libertà" del più forte: ciò non è anarchismo, logicamente.
L'anarchismo è un certo uso della Libertà, indirizzata ad un continuo permanere ed agire affinché ognuno trovi, stabilisca da sé il proprio scopo, la propria felicità partecipando, se vuole, dei vantaggi del vivere in comune agli altri. La felicità di crescere senza oppressione implica una lotta serrata contro coloro che vogliono imporre sia a proprio favore che nell'interesse collettivo determinati modi di vita. L'anarchismo, non avendo un principio di Verità imponibile, quello di Libertà per sua natura non si può imporre, crea una situazione di prova continua, di novità e dubbio in azione. La Verità divina (unica) non è per gli anarchici che amano verità umane cioè molteplici, non assolute ma storiche, verificabili, piene di esistenza e di desiderio.
È certo che l'anarchismo è la teoria che spinge al massimo grado di utilizzo la Libertà per un "bene" che si ritiene tale universalmente.
Ma dato che non tutti paiono ritenere la Libertà così importante da farne il fulcro su cui diramare se stessi e i propri rapporti sociali (vuoi per mancanza di pensiero, o per mancanza di conoscenze di ipotesi, sia per sfiducia verso l'uomo, sia perché il Dominio pare spesso più comodo) è necessario proporre culturalmente (in pensieri ed azioni) un concetto legato al valore positivo della Libertà e questo perché l'aspirazione alla Libertà va stimolata verso chi non ce l'ha e mantenuta in coloro che l'hanno perché ricercare una società libera è una decisione razionale e sentimentale che va continuamente confermata perché può perdersi come valore e quindi non si può ritenere di averla acquisita una volta per tutte.